A nome della compagnia Sheryl Sandberg, numero due di
Facebook, ha presentato scuse pubbliche per gli esperimenti segreti
sugli utenti:
Era una parte della ricerca a lungo termine svolta dalla compagnia per testare i nuovi prodotti. Ma la colpa di tutto ciò è della mancanza di comunicazione. Ci scusiamo per questo. Non volevamo in nessun modo crearvi dispiaceri.
Questa dichiarazione è stata
fatta nel momento in cui Sanberg era impegnata in trattative con
inserzionisti indiani. La compagnia cerca di aumentare il numero di
inserzionisti fuori dei confini degli USA.
L’esperimento
psicologico nella rete ha suscitato un’ondata di indignazione da parte
degli utenti che l’hanno definito “cattivo” e persino “terribile”. A
scioccare più di tutto è stato il fatto che l’indagine fosse stata
condotta a loro insaputa, mentre che nel contratto di utenza non era
detto niente degli eventuali test psicologici.
L’esperimento
è stato svolto nel gennaio 2012 nell’arco di una settimana. La prima
metà dei testati ha dovuto ricevere mediante le notizie nel network una
elevata dose di fatti negativi, mentre nelle altre notizie sono apparsi
più fatti positivi che di solito.
Quando il numero di notizie positive è stato ridotto, gli utenti hanno pubblicato meno status positivi. Quando invece dalle notizie sono stati tolti commenti negativi, ciò ha prodotto l’effetto opposto. I risultati dell’esperimento dimostrano che le emozioni espresse dalla gente in Facebook influenzano il nostro umore, hanno detto gli autori dell’indagine pubblicata dalle università di Cornell e della California.
Abbiamo condotto questa indagine per sapere quale influenza emotiva venga prodotta da Facebook sui propri utenti – scrive sulla sua pagine Adam Cramer, uno degli autori dell’indagine. – Volevamo confermare o confutare l’opinione diffusa che le emozioni positive nei post di alcuni utenti suscitano la sensazione di afflizione o di solituidine in altri. Volevamo anche verificare se le emozioni negative degli amici possano costringere gli utenti ad abbandonare Facebook.
Lo scopo della nostra ricerca è migliorare i servizi. Come autore dell’esperimento dichiaro che non intendevo affliggere nessuno. Ci dispiace molto che nei giornali il nostro esperimento sia stato presentato in una luce tanto negativa provocando tali passioni.
Secondo
l’opinione di James Pennebaker, professore di psicologia della Texas
University, per alcuni giorni la gente rimarrà innervosita:
Ma in realtà Google sa già tutto su di noi, Amazon sa molto. Colpisce il volume dell’informazione sugli utenti della rete posseduto dalle grandi compagnie. Chi è propenso alla paranoia ne è spaventato.
Stando all’edizione SCG News, questa indagine ha attinenza con il progetto del Pentagono denominato Minerva Initiative,
nell’ambito del quale varie univerità vengono finanziate per svolgere
uno studio su larga scala dell’opinione pubblica, degli orientamenti e
timori sociali in tutto il mondo.
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