«Il “nazismo” sionista precede quello tedesco di 30 anni. Il sionismo
è un’aberrazione dell’umanità. Israele è il più ignobile insulto
esistente alla memoria di sei milioni di ebrei sterminati in Germania». Paolo Barnard,
autore del saggio “Perché ci odiano” sul risentimento arabo contro il
brutale colonialismo occidentale e sionista, condanna senza mezzi
termini l’ennesima operazione di pulizia etnica che le truppe di Tel
Aviv stanno conducendo a Gaza sparando nel mucchio e colpendo donne,
vecchi e bambini. La musica è sempre la stessa: «Dobbiamo dire ai
palestinesi dei territori occupati che non esiste soluzione per loro,
continueranno a vivere come cani, e se vogliono possono andarsene»,
tagliò corto Moshe Dayan nel 1967. Se lo sfratto dei palestinesi
prosegue anche oggi con tanta disumanità, aggiunge un osservatore
internazionale come Pepe Escobar, dipende anche da un motivo
contingente: il colossale giacimento di gas naturale davanti alla costa
di Gaza, “la prigione a cielo aperto più grande del mondo”.
Sangue in cambio di gas: i palestinesi devono preparasi a lasciare
anche Gaza, perché «Israele vuole tutto», anche le loro risorse
energetiche.
Alla fine, scrive Escobar su “Rt” in un post tradotto da “Come Don Chisciotte”, il premier “Bibi” Netanyahu «ha avuto la sua guerra nuova di zecca».
L’Operazione Barriera Protettiva, «ovvero l’attuale pulizia etnica al
rallentatore messa in atto a Gaza» dall’esercito israeliano, «è il sogno
erotico del primo ministro» di Tel Aviv. Prezioso il pretesto del
rapimento di tre studenti israeliani, dopo che l’Anp e Hamas avevano
formato un governo unitario in Cisgiordania, mentre il segretario di
Stato americano John Kerry «stava portando avanti un gioco ipocrita
chiamato “tavolo di pace” tra Israele e Palestina», piano che «come
previsto è fallito miseramente». Due palestinesi – non appartanenti ad
Hamas – hanno rapito tre coloni adolescenti israeliani mentre facevano
autostop di notte vicino a Hebron. «Uno degli autostoppisti in qualche
modo è riuscito a chiamare il numero di emergenza della polizia
israeliana con il cellulare», così «i rapitori hanno perso la testa e
sparato immediatamente ai ragazzi, sbarazzandosi poi dei corpi». La
testa in realtà l’hanno persa tutti gli israeliani, continua Escobar:
per tre settimane l’esercito ha condotto feroci rastrellamenti, con
decina di migliaia di soldati, mentre «i media si sono scatenati, immolando i palestinesi in una pira funeraria di stampo razzista».
Ipotesi dietrologica: sono stati gli 007 israeliani a simulare un
rapimento condotto da palestinesi, per poi incolpare Hamas e bombardare
Gaza? Escobar smentisce: le prove, scrive, puntano alla tribù Qawasmeh
della regione di Hebron, storicamente conosciuta come antagonista di
Hamas e ostile verso i coloni israeliani. «C’è anche la possibilità che i
rapitori volessero usare gli autostoppisti come merce di scambio per la
restituzione di prigionieri palestinesi». Quello che conta è che
Netanyahu e la sua intelligence, lo Shin Bet, «sapevano fin dall’inizio
che i ragazzi erano morti – e chi era responsabile». Ma “Bibi”,
semplicemente, «non poteva sorvolare sulla possibilità di sfruttare
l’accaduto – durante le tre settimane di folle ricerca – come
motivazione per perseguire Hamas nella Zona Ovest e a Gaza,
un’operazione già pianificata da tempo». I numeri, aggiunge Escobar, non
rendono giustizia all’orribile massacro: in un solo giorno 167 morti,
per lo più
civili, inceneriti da 30 missili israeliani e sepolti dalle macerie di
200 case distrutte, senza contare gli oltre mille feriti e 1.500 edifici
lesionati.
In Israele, ovviamente, nemmeno un morto. Un portavoce militare «si è
macabramente vantato che Gaza – un campo di concentramento-baraccopoli
de facto – stava venendo bombardata ogni 4 minuti e mezzo». Il
messaggio: «Che “Bibi” la possa fare franca è tutto ciò che le strade
arabe – e di tutto il sud del mondo – devono sapere circa il depositario delle navi da guerra
e degli aerei statunitensi in Medio Oriente». Quello che invece pochi
sanno, continua Escobar, è che 14 anni fa sono stati scoperti al largo
della costa di Gaza 1,4 trilioni di piedi cubi di gas naturale, del
valore di almeno 4 miliardi di dollari. Altra “dimenticanza”: durante
l’ultima invasione israeliana di Gaza – l’Operazione Piombo Fuso – i
giacimenti di gas palestinesi furono confiscati da Israele. Quella
“operazione” era già una guerra
energetica, come denunciò Nafeez Ahmed. «Bisogna guardare al tutto da
fuori», avverte Escobar: «I 122 trilioni di piedi cubi di gas, più i
potenziali 1,6 miliardi di barili di greggio del bacino del Levante
sparsi nelle acque territoriali di Israele, Siria, Libano, Cipro e
ovviamente Gaza: queste acque territoriali sono alacremente contese come
quelle del Mar Cinese del Sud. Neanche a dirlo, Tel Aviv le vuole tutte».
Per integrare il quadro, «Israele si sta preparando ad affrontare un
crescente incubo di sicurezza energetica». E’ coinvolto nell’operazione
persino Tony Blair, responsabile politico della falsificazione delle
prove sulle “armi di distruzione di massa” di Saddam e ora insider
strategico della Jp Morgan: l’ex premier britannico ha proposto di
“sviluppare” lo sfruttamento dei giacimenti di gas di Gaza attraverso un
accordo tra la British Gas e le autorità palestinesi, escludendo
totalmente Hamas e la popolazione di Gaza. «Il modo in cui Gaza è
mantenuta come un campo di concentramento, soggetto a violenze di massa
ininterrotte, è già abbastanza rivoltante», continua Escobar. In più,
«bisogna aggiungere la componente-chiave economica: in tutti i modi
possibili a Gaza deve essere impedito di accedere ai giacimenti Marina-1
e Marina-2», i quali «verranno inghiottiti da Israele», che già
controlla «tutte le risorse naturali palestinesi – acqua, terra ed energia».
Ecco il “segreto” dell’Operazione Barriera Protettiva: «Senza
schiacciare Hamas, che controlla Gaza, gli israeliani non potranno
trivellare la costa». Per Israele, quindi, i palestinesi vanno sfrattati
dalla Striscia.
Secondo Michael Klare, «la nuova, ininterrotta e collettiva aggressione a Gaza è soprattutto una guerra energetica che versa sangue in cambio di gas». Tutto questo, naturalmente, può avvenire senza che il resto del mondo
lo impedisca, anche grazie al consenso che il mainstream ha sempre
assicurato al colonialismo israeliano, fingendo di non sapere che la
fine della secolare convivenza pacifica tra ebrei e arabi in Palestina è
stata imposta unilateralmente dai sionisti, decisi a ottenere
l’esclusiva sulla Terra Santa anche a prezzo del bagno di sangue. La
pulizia etnica, avviata tre decenni prima di Auschwitz, secondo il
grande storico israeliano Ilan Pappe è “il peccato originale di
Israele”, sempre sottaciuto dai media.
E’ Paolo Barnard a ricordare le terribili parole contenute nelle
memorie di David Ben Gurion, padre dello Stato ebraico: «C’è bisogno di
una reazione brutale», scriveva Ben Gurion nel 1948. «Dobbiamo essere
precisi su coloro che colpiamo. Se accusiamo una famiglia palestinese
non c’è bisogno di distinguere fra colpevoli e innocenti. Dobbiamo fargli del male senza pietà, altrimenti non sarebbe un’azione efficace».
«Gli inglesi – disse il futuro presidente israeliano Chaim Weizmann –
ci hanno detto che in Palestina ci sono dei negri, gente di nessun
valore». E’ un destino di sangue, deciso a tavolino e imposto al mondo,
per il quale i palestinesi di Gaza sono ancora oggi dei “negri” senza
diritti. E’ storia: il sionista Yossef Weitz, continua Barnard, aveva
preparato una lista dettagliata dei villaggi palestinesi da distruggere,
«coi nomi e cognomi di uomini, donne e bambini disarmati, e questo anni
prima dei Protocolli di Wannsee compilati dai nazisti per sterminare
gli ebrei in Europa». La coscienza israeliana viene mantenuta in letargo da una disinformazione
martellante, nonostante la rivolta civile di molti israeliani che si
oppongono al militarismo, intellettuali e pacificisti, studiosi,
veterani dell’esercito come i “Refuseniks” che si rifiutano di
partecipare a operazioni di sterminio della popolazione palestinese. Già
nel 1948, un uomo come Aharon Ciszling, ministro del primo governo del
neonato Stato di Israele, rifletteva amaramente: «Adesso anche gli ebrei
si sono comportati (contro i palestinesi) come i nazisti, e tutta la
mia anima ne è turbata». Oltre mezzo secolo dopo, la politica di Israele
non è cambiata. Ora tocca a Gaza, che ha la “colpa” di essere
affacciata su un mare di gas.
fonte: http://www.libreidee.org/2014/07/gaza-strage-per-il-gas-insulto-alla-memoria-di-auschwitz/
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