Il Washington Post sembra essere completamente scioccato dal recente tasso di approvazione per Putin:
“Pensate che I russi siano stanchi del conflitto con l’Occidente? No, secondo il tasso di approvazione per il Presidente Vladimir Putin, che mercoledì ha raggiunto il record dell’89% (…) Il rating per Putin è salito dal 65% registrato a gennaio all’80% due mesi dopo, per poi rimanere sugli 80, come riportano le statistiche del moscovita Levada Center, l’unico centro di proiezioni indipendente russo. Hanno continuato a crescere: nei 15 anni di governo Putin non sono mai stati alti come nel giugno 2015 (…) L’89% di approvazione testimonia anche una quasi unanimità di vedute circa la direzione attuale della Russia.”
Il Washington Post ha ragione: il popolo
russo appoggia completamente Putin, specialmente se si considera che il
restante 11% che non lo approva è in maggior parte composto da
comunisti che condannano Putin per essere troppo accondiscendente con
l’economia di mercato capitalista, nazionalisti che considerano che il
Cremlino sia troppo tenue o indeciso nell’appoggiare la Novorussia
contro gli Ucronazi, e forse un 1-3% (massimo!) che in genere appoggiano
gli USA e l’UE. Così l’attuale confronto con l’Impero AngliSionista
vede un rating di approvazione per Putin pari al 97-98%.
Cosa significa questo?
1) Non esiste una “putiniana” né una “cremliniana” politica/posizione sull’Ucraina. C’è una posizione russa sull’Ucraina.
2) Le sanzioni hanno avuto l’effetto opposto a quello sperato: invece di scatenare un’ondata di malcontento verso Putin i russi si sono compattati attorno al Presidente.
3) Il “messaggio” AngloSionista non ha nessuna presa in Russia: l’Occidente ha perso ogni credibilità, fascino, autorità politica o morale. La maggior parte dei russi considerano gli USA come un pericoloso nemico che cerca di soggiogare la Russia e vedono l’UE come un’afona, passiva colonia servile agli USA.
4) I russi non “ammiccheranno”. Come ho ripetutamente sottolineato in questo blog – i russi non vogliono la guerra ma sono pronti a combatterla. La nazione è pienamente mobilitata, psicologicamente e materialmente. Nessun insieme di minacce o sanzioni cambierà questo fatto.
5) La base di potere di Putin è più forte che mai: i russi non soltanto lo sostengono ma i “liberals” e i “democratici” anti-Putin (nella declinazione russa dei termini) sono in completo scompliglio e si danno alla fuga (i più politicamente, ma a volte di fatto).
6) Si chiarisce vieppiù che la Russia ha sofferto a causa delle sanzioni, e ancor più per il calo dei prezzi energetici, ma di fatto i timori e le conseguenze immaginate erano ben maggiori (anche per il Cremlino): il prospettato “isolamento” della Russia è un misero fallimento.
7) La maggior parte degli indicatori sembra portare alla stessa conclusione: il regime Ucronazi si trova ad un punto di svolta, le purghe sono iniziate, i disertori aumentano, il regime prende decisioni assurde (Saakashvili a Odessa) e Goldman Sachs prefigura un default ufficiale il 24 luglio (ufficiosamente l’Ucraina si trova già in una situazione di default).
In altre parole, mentre la Russia è più forte che mai in questo conflitto, l’Ucraina non è mai stata così debole.
Gli USA non hanno nessun piano praticabile: l’Impero ha fallito nel
progetto di coinvolgere la Russia in una guerra con l’Ucraina, gli
ucraini hanno fallito nello schiacciare il Donbass e crepe politiche
appaiono in tutta l’UE. Le dinamiche intimidatorie lungo le frontiere
russe hanno fatto arrabbiare il popolo russo ma sono totalmente fallite
nell’impressionarlo – e tantomeno spaventarlo. Sembra che Putin tenga
Obama per le palle
.
E adesso cosa succederà?
Beh, dipende soprattutto dagli USA; la
Russia può tenere la propria posizione quanto le pare. Al contrario,
l’UE soffre economicamente e ancor più politicamente. Se il popolo greco
dovesse sollevarsi contro la plutocrazia AngloSionista e rigettare
l’ultimatum, la conseguente crisi politica renderà l’UE ancora più
debole. La Moldova e la Romania non hanno mostrato l’intenzione di
confrontarsi direttamente con la Russia rispetto alla Transinistria e
questa è una buona notizia. Sospetto che la Russia abbia trasmesso
qualche chiaro avvertimento all’Occidente, incluso un ricordo di cosa è
successo l’ultima volta che i peacekeeper russi sono stati attaccati.
Più a lungo gli USA si ostineranno a sostenere una politica fallita in
Ucraina, peggiore diventeranno le tensioni all’interno dell’UE.
Minsk-2 è morto e gli Ucronazi hanno
chiaramente rinunciato al Donbass: lo bombardano giornalmente, hanno
tagliato tutte le linee di rifornimento (inclusa acqua e medicinali),
non hanno ripreso il pagamento delle pensioni (in chiara violazione
degli accordi M2A) e la loro retorica politica è più ostile e bellicosa
che mai.
Comunque per le elites occidentali non
c’è modo di accettarlo: hanno investito tutto il loro capitale politico e
la loro credibilità in una scelta totalmente fallimentare, e devono ora
ammettere che questa comporterà una definitiva perdita della faccia.
Così come la giunta Ucronazi in Kiev, mi aspetto che i leader
occidentali abbaieranno senza mordere, altrimenti l’orso russo reagirà
mordendoli.
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Articolo apparso su TheSaker.is il 30 giugno 2015
Traduzione a cura di EmmE per Sakeritalia.it
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