La noce dell'Amazzonia o noce brasiliana,
se equa e solidale, rappresenta un super alimento che, oltre ad essere
buono e nutriente, diventa capace di nutrire (anche economicamente)
diverse comunità sudamericane. Di questo si è parlato la scorsa
settimana ad Expo durante l'evento "Una noce per l'Amazzonia" organizzato da Slow Food, Altromercato e CESVI.
Quando un
alimento è di qualità, fa bene, crea lavoro ed è una risorsa per chi lo
produce, è impensabile che non possa arrivare a tutti. Questo il
concetto che si è voluto veicolare auspicando lo stesso successo
riscosso dalla quinoa, un alimento che appena quindici anni fa nessuno
la conosceva e oggi richiestissimo.
Per spiegare le proprietà e i benefici della noce amazzonica è stato trasmesso un documentario di 17 minuti, prodotti da CESVI. La noce amazzonica (chiamata anche castagna del Brasile o noce brasiliana) è una frutta secca che cresce solo in alcune zone del Brasile, della Bolivia e Perù.
Per le persone che la lavorano è una
risorsa, lo è perché genera impiego e dà da mangiare – anche
indirettamente – a tantissimi abitanti di quelle zone. È, inoltre, una
parte importantissima delle economie di questi paesi oltre che un
alimento quasi sacro, dato che nasce dalla difesa e dal rispetto del territorio naturale.
La forma della noce amazzonica
ricorda esteriormente quella di una noce di cocco, va aperta e, una
volta fatto, all'interno troviamo anche più di 30 noci commestibili.
In altre parole ogni albero può dare oltre 300 noci giganti che
moltiplicate a quelle circa 30 noci commestibili al suo interno, porta
una produzione di poche inferiore ai 1000 frutti per albero.
Dal punto di vista nutrizionale,
le noci amazzoniche sono una ricca fonte di grassi "buoni", vitamine,
ferro, calcio e fosforo. Poi troviamo gli acidi palmitoleico e oleico.
Acidi che aiutano in modo importante l'abbassamento del colesterolo. Il contenuto calorico di 100 grammi di noci sono oltre 650 calorie e ciò dà da pensare sulle potenzialità di questo frutto per sfamare un numero sempre crescente di persone. Inoltre,
dalla sua lavorazione si possono fare dolci e farine. Al suo interno,
infine, anche un ottimo quantitativo di selenio che, operando come antiossidante permette di proteggere dai radicali liberi.
"Per nutrire il Pianeta non si utilizzano tutte le specie vegetali. Siamo teorici quando si parla di biodiversità, non pratici. Invece di scoprire le infinite opportunità che il mondo offre, ci ritroviamo sempre ad avere a che fare con riso e frumento" commenta Vittorio Rinaldi, presidente di Altromercato - "La noce amazzonica (così come tanti alimenti meno noti) andrebbe, infatti, considerata in modo identitario. Cosa vuol dire? Che con il suo consumo si può garantire la sopravvivenza di un gruppo".
Come detto, infatti, la sua produzione fa letteralmente vivere tante popolazioni dell'Amazzonia. "La biodiversità – ha dichiarato Lorenzo Berlendis, vicepresidente di Slow Food – per essere salvata va trasformata in un bene comune. Va letteralmente mangiata la biodiversità se la si vuole salvare. L'agricoltura di oggi è colpevole del 15% del totale delle emissioni di C02. L'agricoltura, pensate, ha più colpevolezza dell'industria dei trasporti nei cambiamenti climatici".
Scoprire, recuperare, supportare. Sono
queste le parole chiave per far sì che una nuova agricoltura possa avere
inizio. Un'agricoltura dove anche una noce amazzonica può benissimo
esistere, offrendo al consumatore le sue infinite proprietà.
Alessandro Ribaldi
Alessandro Ribaldi
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