La meditazione non è una fuga dal mondo; non è un isolarsi e chiudersi in sé, ma piuttosto la comprensione del mondo e delle sue vie. Il mondo ha poco da offrire tranne il cibo, i vestiti e la casa, e il piacere con i suoi grandi dolori.
Meditare è deviare da questo mondo, diventargli totalmente estraneo. Allora il mondo ha un significato, e la bellezza del cielo e della terra è costante. Allora l'amore non è piacere. Da ciò prende le mosse l'azione che non è il risultato della tensione, della contraddizione, della ricerca dell'autosoddisfazione o della vanità del potere.
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Se hai intenzione di meditare, non sarà meditazione. Se hai intenzione di essere buono, la bontà non fiorirà mai. Se coltivi l'umiltà, essa cessa di essere. La meditazione è come la brezza che entra quando lasci la finestra aperta; ma se di proposito la tieni aperta, di proposito la inviti a venire, non apparirà mai.
La meditazione non è la via del pensiero, perché il pensiero è astuto, con infinite possibilità di autoinganno, e così perde la via della meditazione. Come l'amore, non può essere cercata.
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Il pensiero non può concepire o formulare la natura dello spazio. Tutto ciò che formula ha in sé il limite dei suoi confini. Non è così lo spazio dinanzi al quale viene a trovarsi la meditazione. Il pensiero ha sempre un orizzonte. La mente meditativa non ha orizzonte. La mente non può, andare dal limitato all'immenso, né può trasformare il limitato nell'illimitato. L'uno deve cessare perché l'altro sia. La meditazione apre la porta a una vastità che trascende ogni immaginazione o congettura. Il pensiero è il centro intorno al quale c'è lo spazio dell'idea, e questo spazio può essere allargato da ulteriori idee. Ma tale allargamento mediante stimoli di ogni sorta non è la vastità in cui non c'è alcun centro. La meditazione è la comprensione di questo centro e quindi il suo superamento. Il silenzio e la vastità vanno insieme. L'immensità del silenzio è l'immensità della mente in cui non esiste un centro. La percezione di questo spazio-silenzio non procede dal pensiero. Il pensiero percepisce soltanto la sua proiezione, e il riconoscimento di essa è il suo confine.
Jiddu Krishnamurti
tratto da: "La sola rivoluzione" di Jiddu Krisnhamurti
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