giovedì 6 agosto 2015

Obama autorizza raid in Siria, ma con quale obiettivo?


Obama autorizza raid aerei in Siria per difendere i ribelli antigovernativi addestrati dagli americani nel caso venissero attaccati dall’Isis, ma anche dalle forze di Assad. Sembra come un avvertimento: se bombardiamo Assad è solo perché difendiamo i nostri ribelli “moderati”.

A dirla tutta, questi ribelli così moderati poi non sono, è risaputo che i combattenti addestrati e armati dall'Occidente spesso passano nelle file dell'Isis. La situazione ha dell'incredibile, perché gli Stati Uniti in Siria non sanno più chi devono bombardare e chi devono armare. La confusione è tanta, forse l'obiettivo finale da centrare non è tanto l'Isis, ma il terribile Assad?


Sputnik Italia ha raggiunto per una riflessione Andrea Cucco, direttore di "Difesa online".
La città di Kobane in Siria
La città di Kobane in Siria - © AFP 2015/ ARIS MESSINIS

— Gli Stati Uniti autorizzano i raid aerei in Siria, se sarà necessario anche contro le forze di Assad, per difendere i ribelli da loro addestrati, che sono una sessantina di persone circa. Secondo lei non si destabilizza così ancora di più la regione?
— I cambiamenti delle ultime settimane portano allo scoperto molte carte. Prima la Turchia ufficialmente inizia a combattere l'Isis, di fatto poi bombarda i curdi, facendo da sé il lavoro dell'Isis. Così gli Stati Uniti, che hanno sempre appoggiato la ribellione antigovernativa, sono sempre più chiari nelle loro intenzioni. Il fine primario non è l'Isis, ma la caduta del regime di Assad. Anzi, regime è un termine che viene abusato, ma che, a sentire chi è stato in Siria, è assolutamente incoerente. Si tratta del governo legittimo siriano.
— Lavrov e Kerry hanno recentemente discusso di Siria nella capitale del Qatar. Mosca si dice sempre contraria ad ogni tipo di intervento militare, punta invece su una soluzione diplomatica e un tavolo di negoziati assieme alla Siria e ai curdi. Perché secondo Lei gli Stati Uniti vogliono a tutti costi interventi militari?
— Io non ho avuto ancora un'esperienza diretta in Siria, anche se spero di andarci prossimamente. Le informazioni che ci arrivano sono estremamente diverse da quello che accade realmente sul campo. Tanti italiani mi hanno raccontato come il governo di Assad non sia quella dittatura tremenda che viene descritta dai media. Anzi è un esempio di tolleranza religiosa e di convivenza, cioè l'opposto dell'Isis. Molti americani che ho incontrato si chiedevano sul perché andare a combattere un governo, quello siriano, che è molto simile come valori a quello statunitense. Invece poi si trovano alleati a Paesi come Qatar e Arabia Saudita, che sono delle monarchie assolute con scarso rispetto dei diritti civili.
— Perché gli Stati Uniti non vedono l'ora di sganciare altre bombe a suo avviso?
— Perché evidentemente fanno il lavoro di qualcun altro. Un episodio particolare è stato l'accordo con l'Iran. Dopo 35 anni è stata una svolta storica che gli Stati Uniti possano aver raggiunto un accordo con un Paese ritenuto da loro Stato canaglia e nemico assoluto. Gli americani sono manichei, una cosa o è giusta o sbagliata, non ci sono le vie di mezzo come siamo abituati noi in Europa.Quando hanno capito che le informazioni erano errate riguardo agli iraniani, sono stati capaci di raggiungere un accordo. Anche nel caso della Siria si tratta di una guerra basata sulla comunicazione e combattuta non solo con le armi.
— Spesso i ribelli "moderati" addestrati dall'Occidente passano all'Isis. Quindi c'è il rischio di finanziare e addestrare l'Isis. Non trova questa strategia controproducente?
— Si, ad un certo punto si è deciso che metà dei ribelli è cattiva e l'altra è buona. Di fatto poi tra quelli buoni ci sono dei simpatizzanti per Al-Qaeda. L'esempio dei piloti americani che dovevano attaccare degli obiettivi Isis e venivano bloccati per la mancanza di autorizzazione la dice lunga sull'effettiva volontà di combattere lo Stato Islamico. L'armata dell'Isis è diventata internazionale, si tratterebbe di 25 mila foreign fighters da 100 Paesi diversi. È impossibile che l'esercito dello Stato Islamico sia diventato come lo vediamo oggi senza finanziamenti esterni.
— Come combattere quindi contro l'Isis, forse al posto dei raid aerei bisognerebbe bloccare questi finanziamenti?
Ragazze cecene hanno truffato predicatori di ISIS
Ragazze cecene hanno truffato predicatori di ISIS - © Sputnik. Vitaly Podvitski
— Questa storia mi ricorda molto la guerra in Spagna degli anni '30: due schieramenti, da una parte i fascisti dall'altra i repubblicani. A questi due schieramenti hanno partecipato migliaia di combattenti da tutto il mondo.
Oggi ci sono circa 25 mila foreign fighters che combattono a fianco dell'Isis, ma dalla parte del governo di Assad non c'è la volontà di aprirsi a forze e volontari stranieri. Se per l'Isis sono andati a combattere 25 mila foreign fighters, credo che i volontari pronti a combattere contro lo Stato Islamico sarebbero più numerosi. E probabilmente ci sarebbero molti americani tra questi volontari.
— Lei crede più realistica quindi una soluzione militare e non diplomatica?
— Di fatto con il vasto territorio in mano all'Isis, è difficile trovare una soluzione diplomatica.
Togliendo i finanziamenti che arrivano allo Stato Islamico?
— Teoricamente questa strategia sarebbe in atto già da anni. Di fatto i finanziamenti continuano, è difficile rendere effettivo un embargo quando dietro ci sono volontà e interessi tanto forti.
— Qual è il ruolo della Russia per la soluzione di questa faccenda?

— La Russia ha salvato la Siria fino adesso, sennò ci troveremmo un'altra Libia e staremmo ora a rimpiangere Assad dicendo che con lui era molto meglio.

Tatiana Santi

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