giovedì 9 maggio 2013

Il particolato più sottile è all'origine di ictus

Il particolato più minuto (PM 2,5 ed inferiori) è importante causa di ictus. Lo dimostra un recente studio medico condotto negli Stati Uniti d'America. Qual è la principale fonte di inquinamento da polveri? La geoingegneria assassina: ecco spiegato il motivo per cui gli ictus hanno purtroppo conosciuto un'impennata in questi ultimi anni, anche tra giovani e giovanissimi. Si legga "Polveri sottili e guerra climatica", 2013

L’esposizione prolungata alle polveri sottili accelera il processo di ispessimento e di indurimento delle arterie, oltre al fumo, all’obesità, al colesterolo ed all'ipertensione, sul banco degli imputati per lo sviluppo dell’aterosclerosi si trova l’inquinamento atmosferico. A confermarlo è uno studio pubblicato di recente su "Plos Medicine" che ha osservato come l’esposizione alle polveri sottili accentui l’aterosclerosi, aumentando i rischi di infarto o ictus.


Sara Adar della University of Michigan School of Public Health e Joel Kaufman della University of Washington hanno analizzato l’effetto dell’inquinamento sulla carotide, usando questa arteria (che trasporta il sangue al collo, alla testa ed al cervello) come "zona" campione per valutare la situazione degli altri vasi del corpo. È stato analizzato l’ispessimento della carotide di cinquemila persone di età compresa fra i 45 e gli 84 anni, provenienti da sei diverse aree metropolitane degli Stati Uniti e senza problemi di tipo cardiovascolare.

I risultati degli esami agli ultrasuoni eseguiti nell’arco di cinque anni sono stati inequivocabili: se in media lo spessore della carotide aumentava di 14 micrometri all’anno, nelle persone maggiormente esposte ai PM 2,5 l’ingrossamento era maggiore di 5 micrometri. Questi dati, correlati con altri risultati provenienti dalla stessa popolazione, hanno anche evidenziato come coloro che abitano nelle aree più inquinate della città abbiano il 2% di possibilità in più di essere colpiti da un ictus nei confronti di chi risiede nelle zone con livelli inferiori di P M 2,5.

Lo studio non è concluso: le analisi condotte in futuro sullo stesso campione consentiranno di valutare in maniera più approfondita il nesso fra un’esposizione a lungo termine ai PM 2,5 e problemi all’apparato cardiovascolare.

Fonte: ecoblog.it

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