Immaginate
di trovarvi in autostrada e di vedere le indicazioni stradali delle
distanze tra le diverse località ed uscite non in Km ma in cm. Qualcosa
del tipo “Milano 23.300.000 cm”.
Oppure di entrare in un supermercato e
di vedere i prezzi espressi non in euro ma in centesimi: “Pomodori 200
cent al Kg”.
Avreste l’impressione di essere vittime di uno scherzo.
Eppure, questo “gioco” con le unità di misura, è quello che da sempre
fanno praticamente tutte le compagnie telefoniche che vendono contratti
per le connessioni internet. Invece di indicare la velocità di download
ed upload nell’unità di misura universalmente più usata per il calcolo
del traffico dati e cioè i Megabyte (MB), vi parlano subdolamente di
Megabit (Mb). Ma perché? Per una mera questione di marketing fumoso,
come vi spiegheremo a breve.
E se per i vari bene informati(ci)
questa potrà sembrare la classica “scoperta dell’acqua calda”, la
comunicazione commerciale e è platealmente utilizzata in malafede nei
confronti del “consumatore medio” che naturalmente è poco pratico in
materia informatica e soprattutto distratto.
Per avere prova di quanto
sia diffusa la disinformazione in tal senso, basta fare un piccolo
sondaggio tra amici, conoscenti e parenti, chiedendo loro che tipo di
abbonamento internet hanno e a quale velocità, da contratto, dovrebbero
scaricare file e navigare in rete.
Scoprirete che la stragrande
maggioranza è convinta che “Alice 7 Mega” permetta un download massimo a
7 Megabyte al secondo invece che a 7 Megabit. Idem per Fastweb, con i
suoi 20Mb (ovvero più o meno 2 Megabyte) ed Infostrada con i suoi 8
Megabit.
Del resto, anche se da sempre si usa il Megabit per calcolare
la velocità di scambio dati sulle linee telefoniche, è anche vero che da
sempre quando si devono scaricare o caricare file in rete si pensa e
scrive in Megabyte per ovvi motivi e cioè perché è più facile pensare
con un’unità di misura più grande. Incredibilmente, nessuna autority è
ancora intervenuta per obbligare le compagnie ad una comunicazione più
chiara e meno ambigua.
In tal senso, infatti, i più corretti (ma
comunque furbetti) sono quelli di Fastweb che, almeno sul portale,
scrivono chiaramente che la connessione è a 20 Megabit/secondo. Per
Infostrada e Telecom invece c’è la dicitura generica e per nulla
indicativa di “MEGA”. Ma Mega scritto in questo modo non significa
assolutamente nulla, proprio perché tra “byte” e “bit” cambia non poco
(come detto 20 Megabit equivalgono più o meno a 2 Megabyte, con un
rapporto di 8:1).
Grazie a questa ambiguità tra le due
differenti unità di misura, quindi, l’utente poco esperto e poco attento
viene agevolmente raggirato e si convince di aver acquistato un
servizio migliore di quello di cui in realtà potrà fruire. Il tutto
senza contare che la dicitura “velocità massima garantita” rappresenta
anch’essa un esempio di scarsa trasparenza informativa.
Come può
sperimentare chiunque, infatti, non succede praticamente mai che una
connessione raggiunga il massimo della velocità potenziale. Tra
connessioni Wi-fi, distanza dalla centralina, cavi vecchi, colli di
bottiglia ecc, il picco non può essere mai garantito.
Chi vi scrive, ad
esempio, ha un abbonamento Fastweb da 20Mb. La connessione scende a 14Mb
(e cioè circa 1,7 MB) se misurata dagli apparecchi del tecnico
installatore e si stabilizza al massimo sui 500-700Kb (circa 5-7
Megabit) al secondo.
Ricapitolando, quindi, queste sono le velocità effettive garantite dai
vari gestori in termini di Megabyte (MB) e di Megabit (Mb)
Alice 7 Mega (circa 700kb o 0,9 Megabyte al secondo effettivi)
Infostrada 8 Mega (circa 800kb o 1 Megabyte al secondo effettivi )
Fastweb 20 Megabit (circa 2000kb o 2,5 Megabyte al secondo effettivi)
Infostrada 8 Mega (circa 800kb o 1 Megabyte al secondo effettivi )
Fastweb 20 Megabit (circa 2000kb o 2,5 Megabyte al secondo effettivi)
A conti fatti, in oltre 10 anni, nella maggior parte del nostro paese,
la velocità media di connessione è rimasta decisamente bassa e, come
abbiamo notato, con questi numeri parlare di “internet superveloce”
suona abbastanza ridicolo. Tuttavia, allo stesso tempo, è anche vero che
i tempi dei modem a 36 e 56Kb sono finiti e che esprimersi (anche) in
Megabyte aiuterebbe molto a scongiurare certi cortocircuiti informativi.
Si spera che le cosiddette “autorità preposte” intervengano presto per
costringere le compagnie telefoniche a comunicare in maniera più chiara,
onesta e trasparente.
Ovviamente non si chiede di cambiare
unità di misura considerata in ambito tecnico e scientifico per la
trasmissione dei dati nelle reti telefoniche (che “trasportano” appunto
bit non byte) ma solo una comunicazione commercialmente più chiara e
completa del tipo:”FASTWEB 20 Mbit che ti permette di scaricare fino a
2,5 Megabyte al secondo”. Giocare sull’ignoranza generale in materia e
parlare genericamente di “7 Mega”, significa infatti favorire una
pratica di pubblicità ingannevole per un numero considerevole e non
ignorabile di consumatori.
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