mercoledì 17 luglio 2013

Come (tutte) le compagnie telefoniche raggirano i consumatori nel silenzio generale

compagnie
Immaginate di trovarvi in autostrada e di vedere le indicazioni stradali delle distanze tra le diverse località ed uscite non in Km ma in cm. Qualcosa del tipo “Milano 23.300.000 cm”. 

Oppure di entrare in un supermercato e di vedere i prezzi espressi non in euro ma in centesimi: “Pomodori 200 cent al Kg”. 

Avreste l’impressione di essere vittime di uno scherzo. Eppure, questo “gioco” con le unità di misura, è quello che da sempre fanno praticamente tutte le compagnie telefoniche che vendono contratti per le connessioni internet. Invece di indicare la velocità di download ed upload nell’unità di misura universalmente più usata per il calcolo del traffico dati e cioè i Megabyte (MB), vi parlano subdolamente di Megabit (Mb). Ma perché? Per una mera questione di marketing fumoso, come vi spiegheremo a breve.

E se per i vari bene informati(ci) questa potrà sembrare la classica “scoperta dell’acqua calda”, la comunicazione commerciale e è platealmente utilizzata in malafede nei confronti del “consumatore medio” che naturalmente è poco pratico in materia informatica e soprattutto distratto. 

Per avere prova di quanto sia diffusa la disinformazione in tal senso, basta fare un piccolo sondaggio tra amici, conoscenti e parenti, chiedendo loro che tipo di abbonamento internet hanno e a quale velocità, da contratto, dovrebbero scaricare file e navigare in rete. 

Scoprirete che la stragrande maggioranza è convinta che “Alice 7 Mega” permetta un download massimo a 7 Megabyte al secondo invece che a 7 Megabit. Idem per Fastweb, con i suoi 20Mb (ovvero più o meno 2 Megabyte) ed Infostrada con i suoi 8 Megabit. 

Del resto, anche se da sempre si usa il Megabit per calcolare la velocità di scambio dati sulle linee telefoniche, è anche vero che da sempre quando si devono scaricare o caricare file in rete si pensa e scrive in Megabyte per ovvi motivi e cioè perché  è più facile pensare con un’unità di misura più grande. Incredibilmente, nessuna autority è ancora intervenuta per obbligare le compagnie ad una comunicazione più chiara e meno ambigua. 

In tal senso, infatti, i più corretti (ma comunque furbetti) sono quelli di Fastweb che, almeno sul portale, scrivono chiaramente che la connessione è a 20 Megabit/secondo. Per Infostrada e Telecom invece c’è la dicitura generica e per nulla indicativa di “MEGA”. Ma Mega scritto in questo modo non significa assolutamente nulla, proprio perché tra “byte” e “bit” cambia non poco (come detto 20 Megabit equivalgono più o meno a 2 Megabyte, con un rapporto di 8:1).

Grazie a questa ambiguità tra le due differenti unità di misura, quindi, l’utente poco esperto e poco attento viene agevolmente raggirato e si convince di aver acquistato un servizio migliore di quello di cui in realtà potrà fruire. Il tutto senza contare che la dicitura “velocità massima garantita” rappresenta anch’essa un esempio di scarsa trasparenza informativa. 

Come può sperimentare chiunque, infatti, non succede praticamente mai che una connessione raggiunga il massimo della velocità potenziale. Tra connessioni Wi-fi, distanza dalla centralina, cavi vecchi, colli di bottiglia ecc, il picco non può essere mai garantito. 

Chi vi scrive, ad esempio, ha un abbonamento Fastweb da 20Mb. La connessione scende a 14Mb (e cioè circa 1,7 MB) se misurata dagli apparecchi del tecnico installatore e si stabilizza al massimo sui 500-700Kb (circa 5-7 Megabit) al secondo.
 
Ricapitolando, quindi, queste sono le velocità effettive garantite dai vari gestori in termini di Megabyte (MB) e di Megabit (Mb)
 
Alice 7 Mega (circa 700kb o 0,9 Megabyte al secondo effettivi)
Infostrada 8 Mega (circa 800kb o 1 Megabyte al secondo effettivi )
Fastweb 20 Megabit (circa 2000kb o 2,5 Megabyte al secondo effettivi)
 
A conti fatti, in oltre 10 anni, nella maggior parte del nostro paese, la velocità media di connessione è rimasta decisamente bassa e, come abbiamo notato, con questi numeri parlare di “internet superveloce” suona abbastanza ridicolo. Tuttavia, allo stesso tempo, è anche vero che i tempi dei modem a 36 e 56Kb sono finiti e che esprimersi (anche) in Megabyte aiuterebbe molto a scongiurare certi cortocircuiti informativi. Si spera che le cosiddette “autorità preposte” intervengano presto per costringere le compagnie telefoniche a comunicare in maniera più chiara, onesta e trasparente.

Ovviamente non si chiede di cambiare unità di misura considerata in ambito tecnico e scientifico per la trasmissione dei dati nelle reti telefoniche (che “trasportano” appunto bit non byte) ma solo una comunicazione commercialmente più chiara e completa del tipo:”FASTWEB 20 Mbit che ti permette di scaricare fino a 2,5 Megabyte al secondo”. Giocare sull’ignoranza generale in materia e parlare genericamente di “7 Mega”, significa infatti favorire una pratica di pubblicità ingannevole per un numero considerevole e non ignorabile di consumatori.

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