lunedì 18 novembre 2013

La Vera Origine della Vita - Lloyd Pye

Inquadriamo la questione.
Come ebbe origine la vita sulla Terra? Per tentare di rispondere a questa domanda è stato sparso più sangue - sia in senso metaforico che letterale - che per rispondere a qualsiasi altro interrogativo scientifico e religioso. Come mai?

Perché la risposta a tale domanda ci rivelerebbe il senso più profondo di ciò che siamo e di ciò che ci circonda, e demolirebbe una volta per tutte il groviglio spinoso di teorie e credenze che ha causato lo spargimento di sangue di cui sopra.

Attualmente esistono appena due spiegazioni socialmente accettabili in merito a come la vita potrebbe essersi sviluppata sulla Terra. La scienza è convinta che il fenomeno abbia avuto luogo con modalità del tutto naturali ed endogene, attraverso una combinazione di elementi già presenti sul pianeta, senza alcun intervento attuato da una fonte esterna, sia essa divina o extraterrestre. La religione afferma con pari fervore che la vita sia stata plasmata da un Creatore divino chiamato con nomi diversi a seconda delle aree geografiche e culturali.


Tra questi due punti di vista diametralmente opposti non esiste sovrapposizione, nessun terreno comune che possa in qualche modo conciliarle. Ciascuno considera la propria posizione esaustiva e corretta e l'altrui posizione totalmente errata, certezze rafforzate dal fatto che entrambe le visioni prestano il fianco alle critiche per via di diverse illogicità (scienza) e diversi concetti dogmatici ed indimostrabili (religione).

La scienza sottolinea - dati schiaccianti alla mano - che la vita non avrebbe mai potuto svilupparsi sul pianeta entro il limitato arco temporale delineato nel racconto biblico. Naturalmente, le persone di fede sono poco toccate da simili argomentazioni logiche. La fede richiede di accettare il racconto biblico, non importa quanto dissonante possa apparire dalla realtà. D'altro canto i sostenitori del creazionismo possono affermare a ragion veduta che non esista uno straccio di prova tangibile a supporto della ipotesi scientifica secondo cui nel lungo termine una specie sia in grado di trasmutarsi in un'altra specie grazie ad una successione di mutazioni genetiche positive. Tale ipotesi costituisce il fondamento della teoria dell'evoluzione incrementale di Charles Darwin, anche detta 'gradualismo.' 

Nei primi anni del Diciannovesimo secolo Darwin visitò le isole Galapagos e notò come alcune specie animali stanziate nell'arcipelago avessero sviluppato peculiarità distinte, rispetto agli esemplari della stessa specie viventi altrove. Il becco dei fringuelli era diverso da quello di un fringuello comune in Inghilterra, in quanto si era modificato per consentire al piccolo volatile di nutrirsi di frutta, insetti e semi. Anche i gusci delle tartarughe erano diversi rispetto a quelli di altre razze note di tartarughe, anche ciò a seguito di una mutazione genetica causata dalle condizioni ambientali.

Come ben si vede, si trattava di modificazioni sopravvenute all'interno di uno stesso ceppo genetico. I fringuelli erano comunque rimasti fringuelli e le tartarughe erano rimaste tartarughe, tuttavia la scoperta di tali mutazioni circoscritte indusse Darwin a ipotizzare che in un arco di tempo abbastanza lungo un organismo sarebbe potuto diventare un altro organismo del tutto distinto dal primo. Voila! Dopo una gestazione di quasi tre decenni nel 1859 vide la luce il gradualismo, con la pubblicazione del celebre testo L'Origine delle Specie.

Da quel giorno Darwin e la sua opera divennero temi di intenso, astioso dibattito tra scienza e religione. Come una sorta di sistema politico bipartitico i cui membri vivano per screditare i concetti dell'avversario, senza che in realtà alcuna delle due parti sappia davvero di cosa diavolo stia parlando.

Tra quelli che assistono dal di fuori a questa assurda contesa vi è chi ritiene che entrambe le fazioni abbiano ugualmente torto, e che sia necessario trovare una terza spiegazione. Ma niente da fare: in questo clima basato sulla emotività e la faziosità quasi tutti sono obbligati a scegliere tra una di queste due visioni. Tale è il pedaggio psicologico che ci tocca pagare per via dell'atteggiamento intransigente assunto dalle due parti.

I dati certi sono dati certi.
Le persone dotate di fede sono impermeabili agli argomenti basati sui fatti, quindi non si pongono il problema di intavolare discussioni oggettive su come la vita possa essersi sviluppata sulla Terra.

Quindi, se chi legge ha una visione del mondo basata sulla rivelazione divina, si fermi qui e passi pure ad occuparsi d'altro, perché ciò che sta per leggere non gli piacerà. Allo stesso modo è avvertito chiunque riponga una fede cieca nei postulati della dottrina scientifica dominante. Come i fatti evidenziano, e come abbiamo osservato in precedenza, nessuna delle due parti in questo sistema bipartitico ha la minima idea di ciò di cui sta parlando.  

Coloro che ritengono che la vita sia nata spontaneamente dalla combinazione di una massa di elementi inorganici sono denominati 'darwinisti.' Condizione necessaria affinché negli oceani prebiotici una massa di elementi chimici inorganici si legassero in molecole complesse, secondo i darwinisti fu il raggiungimento di un certo livello di raffreddamento delle temperature. Si tratta di una deduzione logica, nel senso che - al contrario - chiunque abbia mai preso in mano un libro di chimica del liceo sa che tra i sistemi migliori per disgregare i composti chimici vi sia quello di sottoporli a calore. Di conseguenza, i darwinisti hanno postulato che la prima scintilla di vita non possa che essersi sviluppata nel momento in cui la temperatura delle acque planetarie raggiunse una adeguata freschezza, all'incirca 2,5 miliardi di anni fa. A quel punto esisteva già un abbozzo di mari e terre emerse.

Alla fine, la teoria darwinista secondo cui la vita sia nata spontaneamente circa 2,5 miliardi di anni fa senza alcun intervento esterno, divino o extraterrestre, riscosse un enorme consenso nella ortodossia scientifica. Queste ipotesi furono insegnate in tutto il mondo con un fervore da fare invidia ai fondamentalisti religiosi. E furono presentate sotto forma di dati certi, dal momento che con la scienza questo è ciò che accade inevitabilmente: ci si accorda tra varie correnti sulla validità di una serie di ipotesi circa argomenti di cui in realtà non si possiede padronanza, e da quel momento tali ipotesi si trasformano in dogmi e vengono insegnate come dati certi fino a quando un nuovo 'dato certo' non giunge puntualmente a confutarle.

A volte tale mutuo accordo sui 'dati certi' ha vita breve (l'ipotesi di Isaac Newton che la velocità della luce fosse una misura relativa durò solo 200 anni); altre volte resiste come un cirripede che zampetta sulla nostra consapevolezza.

Anche l'ipotesi della origine della vita causata dell'abbassamento delle temperature fu smentito da una serie di scoperte risalenti alla seconda metà del secolo scorso che appurarono che l'evento sia in realtà da datarsi in una era molto più antica, cioè 4,5 miliardi anni fa, subito dopo che i proto-pianeti assunsero la morfologia e le posizioni astronomiche attuali.

Mi riferisco in primo luogo al rinvenimento in Australia di stromatoliti fossili risalenti a 3,6 miliardi di anni fa. Tale scoperta ha rappresentato un gigantesco smacco per i darwinisti, dal momento che a quel tempo la proto-Terra altro non era che un ribollente calderone di lava e vapore; in altre parole, quanto di più lontano da un incubatore biologico possa esistere. Insomma, ecco che alle prime analisi più approfondite Charles Darwin diventò, come si dice al sud, uno schizzato.

Il limbo perduto.
I fossili di stromatoliti scoperti in Australia derivavano dai cadaveri di miliardi di batteri procarioti, ad oggi la più antica forma di vita rinvenuta sul pianeta in forma fossile, oltre che di gran lunga la più semplice, dato che il loro DNA non contiene nucleo.

Eppure i procarioti non sono organismi semplici. Sono decine di volte più complessi di un tipico virus, con centinaia di basi di DNA al posto delle 5-10 che caratterizzano i virus più semplici. Quindi è chiaro che i procarioti sono creature di gran lunga più sofisticate di quella che si suppone sia stata la prima forma di vita auto-animata apparsa sul pianeta.

(A proposito, i virus non figurano in questo scenario perché non sono tecnicamente 'vivi' in senso classico. Essere vivi significa possedere la capacità di nutrirsi senza 'intermediazioni', trasformare quel nutrimento in energia, espellere i rifiuti e riprodursi indefinitamente. Il virus invece per vivere necessita di un ospite vivente, sebbene abbia la capacità di riprodursi se localizzato in ambiente idoneo).

Inutile dire che la scoperta dei fossili di procarioti risalenti a 3,6 miliardi di anni fa indispose non poco gli scienziati che avevano concordato la versione precedente. Tuttavia, trattandosi di ambienti e personaggi ormai abituati ad essere smentiti, questi reagirono alla cosa senza panico o grosse rivoluzioni.

Si limitarono ad accordarsi per oscurare la scoperta e continuare a professare la vecchia teoria, proprio come se nulla fosse cambiato. Infatti nulla cambiò. Nessun libro di testo fu modificato sulla scorta delle nuove valutazioni. I docenti continuarono a insegnare la teoria della animazione spontanea come si era fatto per decenni. Le stromatoliti furono impacchettate e confinate nel limbo inquietante in cui giacciono tutti gli ooparts (out-of-place artifacts - v. correlati).

Sembrava fatta, quando nel 1980 ecco giungere un nuovo attentato alla loro amata teoria. Un biologo di nome Carl Woese scoprì non solo che la vita sulla Terra sotto forma di procarioti risalisse a circa 4,0 miliardi di anni fa, ma che di questi esseri vi fossero più tipi! Woese scoprì che ciò che era stato sempre considerato una singola creatura fossero in realtà due distinti esseri, che battezzò archeo-batteri e veri-batteri.

Tale inattesa, sorprendente scoperta fugò ogni dubbio, dimostrando che le prime forme di vita sulla Terra non siano state frutto di un processo evolutivo. Infatti la scoperta fu accolta con lo stesso assordante silenzio di quella delle stromatoliti. Provate a nominare le stromatoliti o i procarioti ad un qualsiasi docente di biologia e otterrete in cambio una espressione perplessa. Reazione dovuta al fatto che si tratta di dati sconosciuti, occultati, in quanto non adattabili al paradigma sposato dallo establishment, costruito intorno al gradualismo di Charles Darwin.

panspermia, vita sulla terra, genesi Intervento esterno.

Tra i motivi per cui gli scienziati hanno insabbiato le importanti scoperte descritte nella prima parte, vi è la foga con cui da sempre i fondamentalisti religiosi stanno loro alle costole. Se questi ultimi avessero tenuto le loro opinioni all'interno dei luoghi di culto forse gli scienziati sarebbero stati più propensi a riconoscere che la teoria ufficiale non coincide con la realtà. Invece gli attacchi hanno prodotto chiusura, e piuttosto che ammettere il torto la scienza ha proseguito a insegnare una teoria sulle origini della vita che è superata da oltre due decenni.

Un'altra ragione alla base di questo insabbiamento implica questioni finanziarie. Basta pensare ai miliardi di dollari in sovvenzioni pubbliche e private spesi ogni anno per cercare di provare l'esistenza della vita extraterrestre. Come si è visto, i fatti dicono che 4 miliardi di anni fa apparvero improvvisamente - dalla sera alla mattina - due razze della specie dei procarioti. Dunque la vita extraterrestre esiste! La vita non sarebbe mai potuta nascere spontaneamente da una micidiale combinazione di agenti chimici inorganici inabissati all'interno di masse di materiale ribollente. Così se gli scienziati ammettessero apertamente che la vita deve essere giunta sulla Terra da qualche altra parte, di colpo tutte quelle sovvenzioni sparirebbero.

La terza ragione che induce gli scienziati a non diffondere tale scomoda verità è che l'intera teoria della evoluzione incrementale si basa sul principio della animazione spontanea. La scienza ortodossa insiste sul fatto che ogni essere vivente sulla Terra sia il prodotto di una prolungata serie di mutazioni genetiche graduali, e che - come già detto - tale processo abbia avuto inizio spontaneamente, per via di alcune reazioni chimiche naturali, senza alcun intervento esterno di qualsiasi natura.

L'eventuale definitiva confutazione della teoria della animazione spontanea a seguito della aggregazione biochimica a seguito del calo delle temperature, comporterebbe la rivalutazione della ipotesi di un intervento esterno, prospettiva così inaccettabile per gli scienziati da indurli a negare l'evidenza piuttosto che affrontare l'imbarazzo di un mastodontico fallimento.

Quindi?
Quindi la vita è giunta sulla Terra da qualche altro luogo e tempo. E' giunta in grande quantità e nella sua forma compiuta e definitiva, ad iniziare da due antichissime e microscopiche forme di vita resistenti alle più ostili condizioni ambientali.

E' il momento di fare un balzo mentale che quasi nessuno scienziato e teologo è ancora disposto o capace di fare: prendere in considerazione la possibilità che la vita sulla Terra sia stata veicolata. In che modo? Le possibilità sono due: per puro caso, oppure ... (detto sommessamente) a seguito di un deliberato intervento intelligente.

L'ipotesi di una inseminazione accidentale (tecnicamente denominata 'panspermia') è stata esaminata da un gran numero di pensatori indipendenti e perfino da alcuni scienziati ortodossi (l'astronomo britannico Fred Hoyle è forse il più noto). L'idea alla sua base è che la vita batterica sia 'caduta' sulla Terra a seguito di uno o più impatti di asteroidi provenienti da astri in cui risiedeva la vita.

L'altra ipotesi - denominata 'panspermia guidata' - asserisce che la vita sia stata volutamente 'seminata' sulla Terra; ad esempio per mezzo di capsule tecnologiche progettate per attraversare lo spazio e deporre i loro semi sui proto-pianeti.

A prescindere dalle modalità con cui si sarebbe verificata, la idea che possa avere avuto luogo una qualsiasi forma di 'fecondazione' dall'esterno appare ripugnante per la scienza, infatti la teoria della panspermia ha ricevuto poco più che una educata derisione da parte della cultura dominante, ed oggi è considerata una sorta di ipotesi alternativa. Si sono susseguiti molti tentativi, anche importanti, di reperire traccia dei 'mattoni' della vita sulla superficie dei frammenti di asteroidi caduti sulla Terra, ma con scarso successo.

Il punto da sottolineare in tutto ciò è che nessuno è ancora disposto a compiere un ulteriore balzo mentale per intuire l'ovvietà, cioè che qualche entità per qualche motivo abbia deciso di 'inseminare' la Terra quando era ancora un proto-pianeta, e che lo abbia fatto servendosi delle più resistenti forme di batteri oggi conosciute: i procarioti, creature che sembrano progettate per prosperare in condizioni ambientali proibitive. E' interessante notare come ancora al giorno d'oggi esistano in natura procarioti esattamente come 4 miliardi di anni fa ... invariati, indistruttibili, agenti microscopici dotati della capacità unica di trasformare qualsiasi inferno in paradiso. Ma di questo parleremo tra un attimo.

Chi riesce a compiere il balzo in avanti di cui sopra, e a prendere in considerazione la possibilità di una panspermia guidata, si ritrova a dover riflettere su una pletora di nuovi interrogativi.

- L'operazione avrebbe avuto luogo su tutti i proto-pianeti o solo sulla Terra?
- Nel secondo caso, perché proprio la Terra?
- Perché quando era un calderone ribollente?
- Perché non un paio di miliardi di anni più tardi, quando si fosse raffreddata?

Tutte ottime domande, le quali però non fanno che girare attorno alla vera questione irrisolta, e cioè per quale motivo qualcuno debba essere interessato a seminare la vita su un proto-pianeta.

Eccoci al punto, un concetto che pochi di noi riescono a considerare con serenità: è possibile che il pianeta Terra sia stato oggetto di una operazione di terraforming?

Benvenuti nell'allevamento delle formiche.
L'idea di terraforming in alcuni potrebbe evocare le immagini del film Z la Formica. Tutti noi sappiamo che funziona allo stesso modo per gli esseri umani e qualsiasi altra forma di vita, attori su un palcoscenico che sembra grande, ma che in realtà (la ripresa della telecamera si allontana velocemente nel finale di Z la Formica) è solo una minuscola sfera vorticosa posizionata da qualche parte nella vastità di un universo apparentemente infinito.

Quello del terraforming è uno scenario inquietante ma che è necessario affrontare. È realmente plausibile una simile ipotesi? Può essere anche lontanamente plausibile? Dobbiamo considerare i fatti per ciò che vediamo e conosciamo realmente, e non in base a ciò che siamo stati indotti a credere da persone da cui ci illudiamo di essere informati correttamente. La semplice realtà dei fatti sembra essere che la vita sia stata veicolata sul pianeta quando era ancora un gigantesco calderone galattico.

Le forme di vita con cui fu inseminata la proto-Terra furono i due tipi di procarioti, i quali oltre ad essere le creature più semplici, resistenti e durevoli di cui siamo a conoscenza possiedono (elemento cruciale, riscontrato negli esemplari odierni)  la capacità unica di produrre ossigeno con i loro processi metabolici.

Cosa c'entra adesso l'ossigeno?

C'entra perché è appurato che non può esistere vita in assenza di una atmosfera a base di ossigeno. Solo gli organismi anaerobici vivono senza di essa, tuttavia sono gli unici e di certo non servirebbero a facilitare la sopravvivenza di nuove e successive forme di vita. No, l'ossigeno è essenziale per la vita complessa come la conosciamo. E dato che l'ossigeno è l'ingrediente fondamentale per la vita in tutto l'universo, dal punto di vista di un ingegnere di terraforming mi basta un carico di procarioti affinché il sistema solare di 4 miliardi di anni fa inizi ad evolversi in una data direzione. 

Mettiamoci nei loro panni (o qualsiasi altra cosa indossino). Ipotetiche entità più evolute di noi di un paio di milioni o anche miliardi di anni. Spazio e tempo non significano nulla per loro. Così viaggiano alla ricerca di luoghi adatti ad ospitare la vita, e all'incirca 4 miliardi di anni fa trovano il nostro sistema solare, ed inizia il ballo.

Ogni proto-pianeta ribolle a temperature elevatissime proprio come la proto-Terra, ma ognuno di essi viene inseminato mediante i procarioti nella speranza che da qualche parte esistano le condizioni affinché tali batteri prosperino. Gli ingegneri sanno bene che laddove i procarioti riusciranno a prosperare, con il tempo migliaia di miliardi di essi produrranno abbastanza ossigeno per, in primo luogo, trasformare tutto il ferro del pianeta in ossido di ferro.

Ciò fatto ... dopo diciamo un miliardo di anni (che, ricordiamo, significa nulla per gli ingegneri) ... l'ossigeno prodotto dai procarioti  inizia a formare le acque dei mari e l'atmosfera. Quando l'atmosfera è satura (ad esempio, dopo un altro miliardo di anni), gli ingegneri possono introdurre nell'ecosistema forme di vita sempre più complesse. Ciò potrebbe includere, ad esempio, gli eucarioti, altri batteri unicellulari apparsi all'improvviso come i procarioti, all'incirca 2 miliardi di anni fa.

Gli eucarioti si distinguono perché furono la prima forma di vita avente un DNA con nucleo, che poi è una caratteristica che accomuna indistintamente tutte le forme di vita terrestri, tranne i procarioti. Noi umani siamo creature eucariotiche. I secondi inviati (che, esattamente come i procarioti, continuano ad esistere in natura anche oggi) sono molto più grandi rispetto ai predecessori, meno resistenti ma più efficienti nella produzione di ossigeno.

Dopo aver portato a compimento la prima parte del progetto, gli ingegneri attendono pazientemente che il proto-pianeta si raffreddi abbastanza per iniziare ad introdurvi le 'vere' forme di vita. Giunti al momento giusto, circa mezzo miliardo di anni fa, vengono introdotte nell'ecosistema le forme di vita più sviluppate, nel corso di quella che oggi è definita Esplosione Cambriana. Migliaia e migliaia di forme altamente complesse compaiono dal nulla, quasi dalla sera alla mattina; maschi e femmine, predatori e prede, creature ben poco rassomiglianti a quelle esistenti attualmente.

Questo è accaduto.

E successivamente gli ingegneri non hanno mai smesso di monitorare e manipolare l'opera. Nessuno ha notato che la Terra subisce a cadenza periodica catastrofi che eliminano tra il 50 e il 90% di tutte le forme di vita superiore? Tali eventi di estinzione di massa si sono già verificati cinque volte, l'ultima delle quali - risalente al Cretaceo di 65 milioni di anni fa - spazzò via i dinosauri.

Dopo tali eventi catastrofici gli ingegneri attendono qualche migliaio di anni che si rinnovi l'equilibrio biotico del pianeta, per poi ripopolarlo con nuove piante e animali adatti ad un ambiente post-catastrofico.

Anche quest'ultima ipotesi sembra trovare conferma in una serie di reperti fossili che gli scienziati cercano di spiegare mediante un addendum specioso al darwinismo chiamato 'equilibrio punteggiato.' 

Per quanto incredibile possa sembrare, sta di fatto che lo scenario descritto in questo articolo, dati alla mano, risulta più plausibile sia del creazionismo biblico che del gradualismo darwinistico. Ed in ciò risiede l'amara ironia. Con tonnellate di prove concrete che supportano la teoria dell'intervento esterno finalizzato alla creazione della vita sulla Terra, questa viene ugualmente ignorata e oscurata sia in ambito scientifico che religioso.

Comprensibile, dato che discutere apertamente di simili elementi susciterebbe un crollo di credibilità che al momento nessuna delle due parti in gioco può permettersi. Entrambe sono troppo occupate a combattersi reciprocamente, e l'ultima cosa di cui hanno bisogno è una terza versione che rischi di mandare in mille pezzi il loro dominio culturale.

Tuttavia, questa terza versione è arrivata, e ciò che temono sta per avverarsi

Articolo in lingua inglese pubblicato sul sito QLS


di L. Pye

Link diretto:
http://www.qsl.net/w5www/lloyd.html

Traduzione a cura di Anticorpi.info
http://www.anticorpi.info/2013/11/la-vera-origine-della-vita-lloyd-pye-p1.html#more
http://www.anticorpi.info/2013/11/la-vera-origine-della-vita-lloyd-pye-p2.html#more

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