L'alluminio a contatto con il cibo è sicuro?
L'alluminio è un elemento presente in natura, sia nell'acqua, che
nell'aria e nel suolo. Può essere presente in tracce nel nostro corpo
che può entrare in contatto con esso soprattutto attraverso l'utilizzo di utensili da cucina, come pentole, mestoli, padelle, vaschette, pellicole, caffettiere, borracce e contenitori per alimenti.
Utilizzarli può essere rischioso? L'Istituto Nazionale della Nutrizione (INRAN) ha condotto uno studio con l'obiettivo di appurare quali siano i reali livelli di ingestione di alluminio nella popolazione italiana, per comprendere quali possano essere i rischi sanitari correlati alla presenza di questo elemento nell'alimentazione.
Lo studio ha preso il via da un'ampia indagine condotta su 10 mila famiglie
di diverse regioni italiane e si è concentrato soprattutto sugli
alimenti sottoposti a preparazione culinaria, ma anche sul cibo
semplicemente conservato in contenitori di alluminio. I dati ottenuti
grazie alla sperimentazioni hanno permesso un confronto tra ingestioni di alluminio potenziali e reali nella popolazione.
Le ingestioni potenziali sono state ricavate dalla concentrazione di alluminio presente negli alimenti riferita dalla letteratura scientifica. Le ingestioni reali sono state invece ottenute da campioni di diete riferiti a gruppi di popolazione adulta con abitudini alimentari e di vita differenti.
Alluminio e cibi: il contatto e' sicuro?
Le diverse diete seguite dai gruppi di
persone inseriti nello studio hanno evidenziato come le differenze nei
contenuti di alluminio emerse fossero imputabili ad alcuni fattori principali, come le modalità di preparazione culinaria dei cibi (cottura con o senza recipienti di alluminio) e la presenza nella dieta di alimenti trattati con additivi contenenti alluminio.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità stabilisce una dose giornaliera massima accettabile per l'alluminio pari a 60 mg al giorno. I livelli riscontrati direttamente in varie diete regionali italiane risultano compresi tra i 3 e i 6 mg al giorno, dati che, accanto a quanto calcolato teoricamente per l'ingestione potenziale, mostrano un livello di esposizione compreso in una fascia di sicurezza.
COTTURA E CONSERVAZIONE DEI CIBI NELL'ALLUMINIO
Resta comunque chiaro che una delle possibili cause di apporto di allumino nella dieta è costituita dai materiali di imballaggio e di confezionamento degli alimenti e dalla cottura dei cibi, soprattutto se essa avviene in recipienti di alluminio.
Cosa stabilisce la legge in proposito?
Non vengono fissate norme specifiche per l'alluminio per quanto
riguarda i materiali e gli oggetti destinati al contatto con gli
alimenti (Decreto Ministeriale 21 marzo 1973). Si fa dunque riferimento
ai principi di carattere generale previsti dalla Legge n. 283 del 1962. che prescrive che i materiali a contatto con gli alimenti non devono cedere ad essi sostanze nocive e non devono alterarne le caratteristiche organolettiche.
Gli esperti hanno condotto delle indagini in proposito, prendendo in considerazione vaschette, pellicole e pentole in alluminio
da una parte, e caffettiere (articoli fusi in alluminio) dall'altra. Le
prove sono state condotte con il ricorso a liquidi per verificare la
cessione di alluminio dal contenitore al contenuto, con particolare
riferimento a acqua, olio di girasole o acido acetico. La migrazione di sostanze dal contenitore al contenuto
è risultata vicina allo zero con l'impiego di acqua o olio di girasole.
Diverso il caso dell'acido acetico, che ha confermato l'ipotesi di
formazione di acetato di alluminio e di qualche altra sostanza estranea (qui la tabella).
In conclusione, la migrazione di alluminio
negli alimenti, causata dalla loro permanenza in contenitori per la
conservazione o durante la cottura, risulterebbe in generale minima, ad eccezione che per le sostanze più acide, come l'aceto e i pomodori (clicca qui per visualizzare le tabelle). Inoltre, è stato riscontrato che l'utilizzo di sale
contribuisce a incrementare la migrazione di alluminio verso gli
alimenti. Presumibilmente proprio per la presenza di sali, durante gli
esperimenti l'acqua potabile ha estratto più alluminio rispetto
all'acqua distillata.
I risultati ottenuti ribadiscono che i contatti prolungati a temperatura ambiente, o comunque non refrigerata, con alimenti acidi debbano essere, per prudenza, evitati, e che in generale, ipotizzando un pasto normale per un italiano medio, si può arrivare ad una contaminazione di meno di 1 ppm (parte per milione) per pasto, nel caso ipotetico che tutto venga preparato in contenitori di alluminio. L'alterazione di sapore degli alimenti si verificherebbe soltanto nei prodotti sott'aceto conservati a lungo in contenitori di alluminio a temperatura non refrigerata.
Di norma, difficilmente una famiglia
italiana preparerà i propri pasti utilizzando esclusivamente pentole,
vaschette e contenitori in alluminio. In caso di particolari
preoccupazioni o problemi di salute, è comunque molto semplice aggirare il problema, evitando il contatto dei cibi con l'alluminio, ad esempio, ricorrendo a pentole in vetro pirex per la cottura e a contenitori e barattoli di vetro per la conservazione degli alimenti.
Ecco infine, alcuni consigli pratici. Se possedete pentole o padelle in alluminio,
ricordate di non utilizzarle per preparare il sugo di pomodoro, per
cuocere i pomodori o per ricette che prevedono tra gli ingredienti
sostanze acide, come l'aceto. Per quanto riguarda le vaschette e le pellicole in alluminio,
non è difficile farne a meno, ma se proprio dobbiamo utilizzare,
ricordiamo di non metterle a contatto con i cibi ancora caldi e con
quelli acidi, come pomodori, limoni e altri agrumi. Per quanto riguarda
la caffettiera, esistono dei modelli con rivestimenti
che evitano la presenza di alluminio a contatto con l'acqua. E' bene non
pulire le caffettiere con sostanze acide, come l'aceto, ma
semplicemente lavarle e risciacquarle con acqua, e se serve, con un po'
di sapone. Attenzione anche alla lavastoviglie: le pentole in acciaio possono rovinarsi e macchiarsi a causa del detersivo utilizzato e per via dell'ossidazione.
Marta Albè
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