La crescita illimitata è la fantasia di economisti, imprese e
politici. La vedono come una misura del progresso. Come risultato, il
prodotto interno lordo (Pil), che dovrebbe misurare la ricchezza delle
nazioni, è diventato sia il numero più potente che il concetto dominante
del nostro tempo. Tuttavia, la crescita economica nasconde la povertà
creata attraverso la distruzione della natura, la quale a sua volta
porta a comunità incapaci di provvedere a se stesse.
Durante la seconda guerra
mondiale il concetto di crescita fu presentato come una misura per la
movimentazione delle risorse. Il Pil si basa sulla creazione di un
confine artificiale e fittizio, il quale parte dal presupposto che se
produci ciò che consumi, non produci. In effetti, la “crescita” misura
la trasformazione della natura in denaro e dei beni comuni in merci.
Così i magnifici cicli naturali di rinnovamento dell’acqua e delle
sostanze nutritive sono qualificati non produttivi.
I contadini di tutto il mondo, che forniscono il 72% del cibo, non
producono; le donne che coltivano o fanno la maggior parte dei lavori
domestici non rispettano
questo paradigma di crescita. Una foresta vivente non contribuisce alla
crescita, ma quando gli alberi vengono tagliati e venduti come legname,
abbiamo la crescita. Le società e le comunità sane non contribuiscono
alla crescita, ma la malattia crea crescita attraverso, ad esempio, la
vendita di medicine brevettate. L’acqua disponibile come bene comune
condiviso liberamente e protetto da tutti viene fornita a tutti.
Tuttavia, essa non crea crescita. Ma quando la Coca-Cola impone una
pianta, estrae l’acqua e con essa riempie le bottiglie di plastica, l’economia
cresce.
Ma questa crescita è basata sulla creazione di povertà – sia
per la natura sia per le comunità locali. L’acqua estratta al di là
della capacità della natura di rigenerarsi crea una penuria d’acqua. Le
donne sono costrette a percorrere lunghe distanze in cerca di acqua
potabile. Nel villaggio di Plachimada nel Kerala, quando la passeggiata
per l’acqua è diventata 10 chilometri, la tribale donna locale Mayilamma
ha detto che il troppo è troppo. Non possiamo camminare ulteriormente,
l’impianto della Coca-Cola deve chiudere. Il movimento che le donne
incominciarono ha portato infine alla chiusura dello stabilimento.
Nella stessa ottica, l’evoluzione ci ha regalato il seme. Gli
agricoltori lo hanno selezionato, allevato e lo hanno diversificato –
esso è la base della produzione alimentare. Un seme che si rinnova e si
moltiplica produce semi per la prossima stagione, così come il cibo.
Tuttavia, il contadino di razza e il contadino che salva i semi non sono
visti come un contributo alla crescita. Ciò crea e rinnova la vita, ma
non porta a profitti. La crescita inizia quando i semi vengono
modificati, brevettati e geneticamente resi sterili, portando gli
agricoltori ad essere costretti a comprarne di più ad ogni stagione. La
natura si impoverisce, la biodiversità è erosa e una risorsa aperta
libera si trasforma in una merce brevettata. L’acquisto di semi ogni
anno è una ricetta per l’indebitamento dei poveri contadini dell’India. E
da quando è stato istituito il monopolio dei semi, l’indebitamento
degli agricoltori è aumentato. Dal 1995, oltre 270.000 agricoltori in India sono stati presi nella trappola del debito e si sono suicidati.
La povertà è anche ulteriore spreco quando i sistemi pubblici vengono
privatizzati. La privatizzazione di acqua, elettricità, sanità e
istruzione genera crescita attraverso i profitti. Ma genera anche
povertà, costringendo la gente a spendere grandi quantità di denaro per
ciò che era disponibile a costi accessibili come bene comune. Quando
ogni aspetto della vita è commercializzato e mercificato, vivere diventa
più costoso e la gente diventa più povera. Sia l’ecologia che l’economia sono nate dalla stessa radice – “oikos”, la parola greca per “casa”. Fino a quando l’economia
è stata incentrata sulla famiglia, riconosceva e rispettava le sue basi
nelle risorse naturali e i limiti del rinnovamento ecologico. Era
focalizzata a provvedere ai bisogni umani di base all’interno di questi
limiti. L’economia basata sulla famiglia era anche incentrata sulle donne. Oggi l’economia
è separata sia dai processi ecologici che dai bisogni fondamentali e si
oppone ad ambedue. Mentre la distruzione della natura veniva motivata
da ragioni di creazione della crescita, la povertà e l’espropriazione
aumentavano. Oltre ad essere insostenibile, è anche economicamente
ingiusta.
Il modello dominante di sviluppo economico è infatti diventato
contrario alla vita. Quando le economie sono misurate solo in termini di
flusso di denaro, i ricchi diventano più ricchi e i poveri sempre più
poveri. E i ricchi possono essere ricchi in termini monetari – ma anche
loro sono poveri nel contesto più ampio di ciò che significa essere
umani. Nel frattempo, le richieste del modello attuale dell’economia
stanno portando a guerre per le risorse come quelle per il petrolio,
guerre per l’acqua, guerre alimentari. Ci sono tre livelli di violenza
implicati nello sviluppo non sostenibile. Il primo è la violenza contro
la terra, che si esprime come crisi ecologica. Il secondo è la violenza contro l’uomo, che si esprime come povertà, miseria e migrazioni. Il terzo è la violenza della guerra e del conflitto, come potente caccia alle risorse che si trovano in altre comunità e paesi per i propri appetiti illimitati.
L’aumento del flusso di denaro attraverso il Pil si è dissociato dal
valore reale, ma coloro che accumulano risorse finanziarie possono poi
reclamare pretese sulle risorse reali delle persone – la loro terra e
l’acqua, le foreste e i semi. Questa sete li conduce all’ultima goccia
d’acqua e all’ultimo centimetro di terra del pianeta. Questa non è la
fine della povertà. É la fine dei diritti umani e della giustizia.
Gli economisti e premi Nobel Joseph Stiglitz e Amartya Sen hanno
riconosciuto che il Pil non coglie la condizione umana e hanno
sollecitato la creazione di altri strumenti per misurare il benessere
delle nazioni. Questo è il motivo per cui paesi come Bhutan hanno
adottato la “felicità nazionale lorda” al posto del prodotto interno
lordo per calcolare il progresso. Abbiamo bisogno di creare misure che
vadano oltre il Pil, ed economie che vadano al di là del supermercato
globale, per ringiovanire la ricchezza reale. Dobbiamo tener presente
che la vera valuta della vita è la vita stessa.
(Vandana Shiva, “Come la crescita economica è diventata nemica della
vita”, intervento pubblicato dal “Guardian” e ripreso il 4 novembre 2013
da “Come Don Chisciotte”).
fonte: http://www.libreidee.org/2013/11/vandana-shiva-perche-la-crescita-e-nemica-della-vita/
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