Gli antichi Esseni forse identificarono meglio di chiunque altro il ruolo dei rapporti umani, riuscendo a dividerli in 7categorie: 7 misteri corrispondenti ai vari tipi di rapporto che ciascun essere umano avrebbe esperimentato nel corso della sua vita di relazione. Gli Esseni li hanno definiti “specchi” e ci fanno ricordare che in ogni momento della nostra vita la nostra realtà interiore ci viene rispecchiata dalle azioni, dalle scelte e dal linguaggio di coloro che ci circondano.
IL
1° SPECCHIO ESSENO
Il
primo specchio esseno, dei rapporti umani, è quello della nostra presenza
nel momento presente.
Il
mistero del Primo specchio è incentrato
su cosa noi inviamo nel momento presente, alle persone che ci stanno
accanto.
Quando ci
troviamo circondati da individui e modelli di rapporto di comportamento in cui
domina l’aspetto della rabbia o della paura, lo specchio funziona in
entrambi i sensi, potrebbe invece trattarsi di gioia, estasi e felicità,
ciò che vediamo nel primo specchio
è l’immagine di quello che noi siamo nel presente. Chi ci è vicino ce lo
rimanda, rispecchiandoci...
IL
2° SPECCHIO ESSENO
Il
secondo specchio esseno, dei rapporti umani, ha una qualità simile alla
precedente ma è un po’ più sottile. Anziché riflettere ciò che siamo, ci
rimanda ciò che noi giudichiamo nel momento presente.
Se
siete circondati da persone, i cui modelli di comportamento vi provocano
frustrazione o scatenano la vostra rabbia o astio e se percepite che quei
modelli non sono vostri in quel momento, allora chiedetevi: Mi
stanno mostrando me stesso nel presente?
Se potete onestamente rispondervi con un no c’è una buona probabilità che vi
stiano invece mostrando ciò che voi giudicate nel momento presente. La
rabbia, l’astio o la gioia che voi state giudicando.
Pensiamo
a quando varie persone impersonano gli stessi modelli per voi esprimendo rabbia
ed astio. Vi è mai capitato di essere irritati o ansiosi di arrivare da
qualche parte e di salire in macchina rendendovi conto che avete fatto
continuamente delle scelte sbagliate: in banca avete scelto la fila più lenta,
avete sbagliato la rampa di accesso nel raccordo stradale, e ora mentre guidate
vi ritrovate dietro a macchine che vanno a 50 Km all’ora in una strada dove si
potrebbe andare a 100? Può darsi che quelle persone vi stiano riflettendo
ciò che siete in quel momento.
Spesso
il mistero del primo specchio rappresenta esattamente ciò che sta
succedendo A volte siamo in presenza di persone che ci rimandano come siamo in
quel momento e altre volte non è così. Allora la gente dice che gli
specchi non funzionano.
Invece
funzionano! Se abbiamo la saggezza di comprendere cosa ci stanno dicendo.
Alcuni
anni fa ho avuto la rarissima possibilità di vedere entrare nella mia vita tre
persone diverse durante lo stesso mese. Avrebbe dovuto essere un
segno premonitore abbastanza chiaro per me! Quando tre nuovi rapporti umani,
diversi fra loro, si presentano durante lo stesso mese, è come una
bandierina che dice: “ Qui sta per accadere qualcosa! Credeteci!
Uno
era un potenziale rapporto amoroso
Un
altro era un potenziale rapporto d’affari.
Il
terzo era un misto di amicizia e di lavoro.
Fu
ciascuna di quelle tre persone a venire da me, ognuno di loro mi aveva
cercato. Questo avrebbe dovuto essere il secondo segno.
Il
rapporto amoroso riguardava una persona con cui avevo lavorato; avevamo passato
molto tempo insieme scoprendo vari interessi comuni e, stare con lei,
aveva senso per me. Non era tanto una potente attrazione magnetica, quanto
la cosa giusta da fare.
Il
secondo rapporto, quello d’affari, era molto interessante. Ero occupatissimo a
svolgere seminari a tempo pieno in quel momento e una persona, un uomo, venne da
me offrendosi di curare gli aspetti logistici del mio lavoro, il che mi avrebbe
permesso di fare altre cose, che mi premevano di più, mentre lui avrebbe
potuto svolgere compiti che gli riuscivano facili. Sembrava una buona idea.
Il
terzo rapporto era di amicizia e quasi di affari e riguardava un bravissimo
falegname che si offrì di prendersi cura della mia casa nel Nuovo Messico
Settentrionale durante l’autunno successivo quando avrei condotto un gruppo in
Egitto.
In
effetti avevo già cominciato a cercare qualcuno che abitasse nella mia
proprietà, quindi anche quella mi sembrò una cosa giusta da fare.
L’uomo
mi disse che gli sarebbe piaciuto stare da me in cambio di servizi di
falegnameria e di custodia della casa.
Tutto
mi accadde quasi contemporaneamente in un periodo della mia vita in cui ero
veramente molto impegnato.
Io
decisi di farlo e in quello stesso mese ciascuno delle tre persone che erano
entrate nella mia vita, ognuna di loro cominciò a farmi impazzire. Mi
facevano veramente imbestialire. C’era un modello che mi si era
presentato varie volte nella mia vita. Quando le cose mi rendevano
furioso, io usavo la logica e mi dicevo: “Beh, sei solo stanco, hai viaggiato
molto, sei sotto pressione, in questo momento, prenditi un’altra
settimana di tempo forse due, per vedere come vanno le cose.” Quindi
partivo – e l’ho fatto anche con quelle persone. Facevo un viaggio, tornavo
una decina di giorni dopo e tutto era come prima, e allora ripartivo.
Avevo
una routine a quell’epoca. Facevo un viaggio, tornavo all’aereoporto
di Albuquerque, mi fermavo al bancomat per prelevare dei contanti, andavo a
prendere i miei animali dal veterinario che li aveva in custodia, tiravo fuori
l’auto dal parcheggio, facevo il pieno e guidavo per quattro ore fino a casa
nel Nuovo Messico del Nord.
Durante
quello specifico viaggio iniziai la solita routine e non andai molto
lontano perché, arrivato al Bancomat dell’aereoporto di Albuquerque, alle 5
di pomeriggio, mi vidi recapitare il messaggio che sul mio conto non
c’era più niente.
Sapevo
che si trattava di un errore e che il conto era ben fornito, perché
mi era appena stato concesso un permesso di costruzione per un’attività da
realizzare sulla mia proprietà ed avevo molti soldi a disposizione per
questo. Quindi decisi che avrei verificato tutto il lunedì mattina
successivo.
Guidai
fino a casa e il lunedì mattina, puntualmente chiamai la banca dove mi dissero
che non solo non c’era denaro sul conto ma che avevo anche 71 assegni scoperti
e che per ciascun assegno c’era una penale da pagare.
Poi
mi chiesero quando sarei potuto passare in banca a discutere la
situazione.
Ci
andai immediatamente
Uno
di quegli assegni era all’ordine del mio caro amico Jerry Home e questo è il
modo in cui ci siamo conosciuti.
Andai
in banca e chiesi cos’era successo. Mi risposero che c’era stato un
prelievo per mezzo di un bonifico telegrafico, che non era stato autorizzato da
me, nonostante la banca avesse creduto il contrario e che tutto il denaro era
stato prelevato fino all’ultimo centesimo. Quindi gli assegni che avevo
già emesso erano scoperti e mi erano stati addebitati.
Quando
qualcosa del genere accade non c’è nessun senso nel razionalizzare. Non
si può farci niente.
Siccome
non avevo neanche i soldi per fare benzina e per riprendere i miei animali dal
veterinario, fui costretto a cercare di rendermi conto pienamente di cosa mi
stava succedendo. Ricordo di aver pensato: “Santo cielo! Qui sta
succedendo qualcosa di grosso”. Avevo appena terminato di svolgere una serie
di seminari nel Nord Ovest del Pacifico durati circa un mese e gli organizzatori
di quei programmi mi stavano dando mille ragioni per cui non c’erano ancora
fondi per pagarmi. Nel frattempo l’uomo che viveva nella mia proprietà
in cambio di lavori di falegnameria – questo è un argomento veramente molto
delicato per me – diciamo che aveva scelto uno stile di vita che non
solo non corrispondeva a quello della nostra proprietà, ma era anche
illegale nello Stato del Nuovo Messico ed io gli avevo chiesto di cambiare stile
di vita.
Quindi
tutte quelle cose mi accadevano contemporaneamente ed io mi sono detto:
“Ebbene, se è vero che gli specchi funzionano, ovviamente me ne vengono
presentati alcuni in questo momento. Cosa mi stanno dicendo?” Sono così
andato a fare una passeggiata – non avevo molta scelta quel giorno – in una
bellissima strada che da casa nostra si inoltra per circa quattro miglia fino
alle gole del Rio Grande ed è un meraviglioso santuario naturale. Lungo
quella strada c’è un’enorme montagna, chiamata il “Pick”.
Gli
indiani raccontano un sacco di storie su quella montagna sacra che segna
la fine dei loro terreni di caccia. Avevo immaginato dei libri e
condotto interi seminari su quella strada e poi ero andato a casa e li
avevo trascritti al computer.
Mi
chiesi nuovamente: “Se gli specchi funzionano, che aspetto di me stanno
riflettendo queste persone?” Sapevo che avrei dovuto trovare un filo
conduttore comune- Quindi cominciai ad analizzare cosa
rappresentava per me ciascuno di quei rapporti. Analizzai molte possibilità e
quando ebbi finito sapevo che ciascun rapporto era collegato ad elementi di
onesta, integrità e fiducia. Quindi mi sono detto: “Se questo
specchio è vero, se queste persone stanno riflettendo tali modelli di
comportamento, mi stanno forse mostrando che in qualche modo io manco di onestà,
di integrità o di fiducia?”
Ed
ancora prima che io formulassi quella frase ero certo che non fosse così, perché
quelle erano proprio le qualità che applicavo nel mio lavoro. Esattamente
quelle. Allo stesso tempo ebbi un’illuminazione, così potente e sottile
che mi fece realizzare questo: Gli specchi non mi stavano mostrando – come
avevo pensato – un riflesso di ciò che io ero nel momento presente, mi
stavano invece proponendo un’immagine più sottile: lo specchio di ciò che io
giudicavo in quel momento, lo specchio di come giudicavo, proprio in quel
momento. Solo questo.
Avevo
in me una fortissima carica su l’onestà, integrità e fiducia,. Era una
carica tale che non ero disposto a permettere che esistesse in altre persone.
Quando avete una carica emotiva su qualcosa, che cosa vi promette? Promette
che la incontrerete nella vita. Io avevo quella carica.
Ciascuna
delle tre persone che erano entrate nella mia vita – ora lo so – era un
potente ed abile maestro che impeccabilmente ha retto uno specchio davanti a me
riflettendo le mie cariche più potenti. Il processo fu relativamente breve,
anche se sarebbe potuto durare per anni. Forse era stato davvero così,
forse quegli specchi mi erano già stati mostrati per molto tempo a dei
livelli tanto sottili che non li avevo riconosciuti. Poi erano divenuti sempre
meno impercettibili, fino a che successe qualcosa che non avevo potuto ignorare.
In
quel momento della mia vita mi fu mostrato quello specchio, in quel
momento avevo davanti a me il secondo mistero dei rapporti umani ciò che
giudichiamo nel momento presente.
A
proposito dell’uomo che si era offerto di organizzare i miei seminari,
l’attimo in cui ci eravamo conosciuti a casa di un comune amico in
California del Nord, era successo qualcosa di interessante. Non ci eravamo
ancora incontrati di persona. Avevamo solo parlato per telefono e appena
lo vidi gli posi una domanda che faccio raramente: “Qual è la sua data di
nascita?” Rispose “28 giugno 1954”. Ed io ne fui molto stupito perché
era anche la mia! Lo stesso giorno, mese e anno!
Anch’io
come tutti quelli del segno del Cancro vivo in un mondo fatto di sentimenti,
sono un doppio segno del Cancro e questo significa il doppio di sentimenti,
inoltre ho 5 o 6 pianeti nella dodicesima casa, tutti nel segno del Cancro,
quindi il mio mondo è un mondo di sentimenti. Il mio sentiero di vita è stato
quello di conciliare il sentimento con il mondo accademico e scientifico
attraverso il lavoro nelle imprese e nelle università. Ho guardato in
faccia quell’uomo e gli ho detto che, sicuramente anche lui, aveva avuto le
stesse esperienze. Un altro uomo del Cancro! Che fantastica persona
con cui entrare in affari!. Lui allora mi guardò direttamente negli occhi
e mi disse qualcosa di cui non tenni conto perché stavo usando la logica.
“Ah, io sono il suo gemello negativo” mi rispose. Io non ascoltati,
perché la logica mi diceva “Sta solo scherzando”, però provavo una strana
sensazione qui, anche con l’uomo che si trasferì nella mia proprietà per
prendersene cura in cambio di ospitalità provai una certa sensazione ma non ci
feci attenzione, perché la mia logica diceva: non lo conosci nemmeno, perché
lo giudichi?
Anche
nel rapporto amoroso provai una certa sensazione e la mia logica mi disse:
Beh, quella sensazione ti viene dall’ultima volta in cui hai sofferto, quindi
dai una possibilità a questo nuovo rapporto!.
La
ragione per cui vi racconto queste storie è che in ciascuna di esse provai una
sensazione immediata e che ciascuna mi procurò più di una lezione, come
ho detto anche ad altri che hanno trovato questi esempi molto stimolanti.
Era una lezione di cui non mi importava in quel momento.
Durante
la settimana in cui io riconobbi il modello del giudizio e cioè che ciascuna di
quelle persone era un maestro nel rispecchiarmi le cose che giudicavo,
ogni altro rapporto che esisteva in virtù del giudizio critico, iniziò a
scomparire dalla mia vita. E’ un effetto a catena. Ve lo dico
perché so che funziona proprio così. Se vivete un certo modello in un area
della vostra vita, esso rispunta anche altrove e una volta che viene
guarito ed appianato, anche in una sola aerea, guarisce dappertutto,
simultaneamente, perché la nostra natura è oleografica. La
consapevolezza funziona così: si riflette su moltissimi livelli diversi.
Il
rapporto con l’uomo che si era offerto di entrare in affari con me non
funzionò affatto, anche se io sentivo di avergli dato ampie opportunità.
In
effetti però funzionò bene perché mi offrì uno specchio, anche se non sapevo
cosa mi stava mostrando. Quindi un bel giorno chiamai quell’uomo al telefono e
gli dissi: “Non intendo più lavorare con te”. La conversazione in
realtà fu un po’ più elaborata, ma non voglio dilungarmi troppo. Riagganciai
il ricevitore e nel farlo mi resi conto di aver appena disdetto tutti i miei
programmi, tutte le mie fonti di reddito e per i 6 mesi successivi. Era un
sabato pomeriggio e passai tutto il resto del giorno e la domenica a riflettere
sul da farsi. La domenica sera trovai sulla segreteria telefonica il
messaggio di una donna che non conoscevo che aveva sentito parlare dei
miei seminari da amici comuni e che mi chiedeva di richiamarla.
Mi
disse che era interessata a sponsorizzarmi e a creare programmi per me in
tutto il paese se accettavo di collaborare con lei. La prima cosa che le
chiesi fu: “Qual è la sua data di nascita?” Lei disse “28 giugno 1954”.
E’ una storia vera. La mia prima reazione fu di chiudere la
comunicazione ma non riuscii a farlo e le raccontai tutta la storia.
Lei mi chiese se intendevo dare una possibilità alla sua proposta. Questa volta
feci attenzione a cosa sentivo e c’era qualcosa di diverso, perciò
dissi di sì.
Oggi
quella donna è coordinatrice di seminari, svolge laboratori per conto suo ed
ha scritto molti libri. Si chiama Joan Carrol Cornak, se la conoscete.
Io
non ho permesso al primo rapporto di inquinare il secondo perché sono riuscito
ad aver fiducia in ciò che sentivo e a capire il significato della
sensazione che provavo e si è realizzato fra noi un rapporto molto forte.
Ed è stato attraverso quella persona che ho incontrato Melissa.
Riassumendo,
è interessante come funzionano queste cose, attraverso il secondo
specchio del giudizio critico, mi è stato mostrato quali erano le mie più
grosse cariche. Non tanto cosa io ero, quanto ciò che io giudicavo nel
momento presente ed ho imparato una grande lezione sul discernimento e sulla
fiducia.
E’
stata una lezione relativamente poco gravosa in paragone di ciò che
è venuto immediatamente dopo, perché ho cominciato ad avere a che fare
con creditori, contratti ecc. E attraverso il mio potere di discernimento,
ho evitato seri problemi potenziali. Quindi vi invito a passare in rivista
le vostre vite, le persone che vi sono più care, perché sono quelle che fanno
da calamita, siano esse relazioni amorose oppure rapporti di famiglia – questi
ultimi non ci è dato di sceglierceli. Osservate le caratteristiche che le
persone usano nel premere i vostri bottoni e chiedetevi: “Mi
stanno mostrando me stesso nel momento?” Se la risposta onesta è
“No”. Allora chiedetevi questo: “Mi stanno mostrando ciò che
io giudico nel momento?” La risposta potrebbe sorprendervi.
IL
3° SPECCHIO ESSENO
Il
terzo specchio esseno dei rapporti umani è uno degli specchi più facili da
riconoscere, perché lo percepiamo ogni volta che ci troviamo alla presenza di
un’altra persona, quando la guardiamo negli occhi, e in quel momento accade
qualcosa di magico. Alla presenza di questa persona, che forse non
conosciamo nemmeno, sentiamo come una scossa elettrica, forse anche la pelle
d’oca sulla nuca o sulle braccia. Che cosa è appena successo, in
quell’attimo?
Attraverso
la saggezza del terzo specchio ci viene chiesto di ammettere la possibilità
che, nella nostra innocenza, noi rinunciamo a delle grosse parti di noi stesi,
per poter sopravvivere alle esperienze della vita. Possono venir perse,
senza che noi ce ne rendiamo conto, o forse le perdiamo consapevolmente o ancora
ci vengono portate via da coloro che hanno un potere su di noi.
Talvolta
quando ci troviamo in presenza di un individuo che incarna proprio le cose che
abbiamo perduto e che stiamo cercando, per poter ritrovare la nostra interezza,
i nostri corpi esprimono una risposta fisiologica per mezzo della quale
realizziamo di nutrire un’attrazione magnetica verso quella persona.
Se
vi trovate in presenza di qualcuno e, per qualche motivo inspiegabile,
sentite l’esigenza di passare del tempo con quella persona, ponetevi una
domanda: che cosa ha questa persona che io ho perduto, ho ceduto, o mi è stato
portato via? La risposta potrebbe sorprendervi molto perché in
realtà riconoscerete questa sensazione di familiarità, quasi verso
chiunque incontriate. Cioè vedrete delle parti di voi stessi in tutti.
Questo è il terzo mistero dei rapporti umani.
Nel
1992, stavo svolgendo una serie di seminari molto simili a questo in
un bellissimo posto che, a quell’epoca, era una pensione ed un centro per
ritiri spirituali.
Avevamo
affittato l’intera struttura, incluso la grande sala al pian terreno, dove
ogni sera guardavamo i nostri video. Una sera stavamo guardando uno
stupefacente video con Richard Holden che presentava una conferenza
alle Nazioni Unite durante una sessione speciale di argomento archeologico
incentrato su ciò che, secondo lui, era stato trovato su Marte nel 1976
dal progetto della sonda Viking. Era buio, la porta si aprì ed entrarono
due persone che chiesero una stanza e, naturalmente, la pensione era
tutta occupata da noi.
Videro ciò che stavamo guardando e lo trovarono molto interessante, perciò
chiesero di restare con noi ed io acconsentii. Alla fine della
proiezione, quando si riaccesero le luci, guardai le due nuove arrivate, che
erano due viaggiatrici e notai che stranamente una di loro aveva un aspetto
molto familiare. Non l’avevo mai incontrata prima e tuttavia
sentivo un senso di familiarità. Vi è mai successa la stessa cosa, magari in
un aereoporto, in una stazione, in un centro acquisti? Anche le drogherie sono
ottimi posti, perché lì nessuno ci pensa né ha aspettative di sorta.
All’improvviso,
anche se non stai cercando di incontrare gente o di procurarti qualcosa
consciamente, qualcuno viene verso di te e tu percepisci questa persona che ti
passa davanti e dici: “Santo cielo che cosa è stato?” Forse i nostri occhi
si incontrano e per una frazione di secondo avviene una piccola magia, scocca
una scintilla di riconoscimento reciproco.
Nella
nostra società questo comportamento non è bene accetto, perciò spesso
troviamo il modo di distaccarcene. Se siamo per strada faremo qualcosa
come mandare indietro i capelli, o come fissare una gomma da masticare
appiccicata sul selciato o qualunque altra cosa che interrompa quel contatto.
Che
cosa succede in quel momento. Cosa succede quando guardate così qualcuno
e sentite quel senso di familiarità?
Ad
un certo punto della mia vita ho lavorato con un gruppo di ingegneri e uno di
loro provava sensazioni simili molte volte al giorno. Di regola gli
accadeva con le donne. Ad esempio usciva dall’ufficio per pranzo
oppure per riscuotere lo stipendio in banca o per fare qualche commissione
il venerdì pomeriggio. Poi tornava, si sedeva immobile alla scrivania.
Allora io gli chiedevo se c’era qualcosa che non andava e lui mi
rispondeva: “Non riesco a lavorare, mi sono innamorato durante la
pausa-pranzo.” Il mio collega si innamorava varie volte al giorno.
Questo gli rendeva la vita un inferno.
Questo
è il modo in cui gli specchi si presentano a noi e questa è la ragione per cui
vi racconto delle storie vere. Gli succedeva così spesso che noi colleghi
avevamo perfino dato un nome a quell’effetto, lo chiamavamo Effetto Schiaffo.
Lui usciva per pranzare e poi tornava e diceva sono stato schiaffeggiato 5
volte. Voleva dire che si era innamorato 5 volte. Riprendevamo
il lavoro e intanto lui faceva cose diverse come chiamare la banca dove aveva
incassato l’assegno per chiedere chi era la terza impiegata da sinistra, poi
le telefonava e la invitava a prendere un caffè. Lei rispondeva di sì
e mentre prendevano il caffè, lui osservava la cameriera e sentiva che se
ne stava innamorando. Succedeva continuamente ed era un vero problema per
lui perché aveva una moglie e due bei bambini a cui voleva molto bene.
Quello che vi ho narrato era un caso estremo ma ve l’ho mostrato come esempio
perché è molto appropriato.
Cosa
succede nel momento in cui proviamo quella sensazioni?
Ebbene
sto per raccontarvi ciò che è accaduto a me… Quella famosa sera, le luci si
accesero, le donne erano lì sedute e quando guardai negli occhi una di loro
ebbi la sensazione che accadesse qualcosa di magico. Lei ed io continuavamo a
parlare anche dopo che tutti erano andati a dormire. Allora le chiesi se
le andava di fare una passeggiata e lei acconsentì. La cittadina
era così piccola che per attraversarla bastava un minuto. C’erano un
museo, un ufficio postale, una gelateria e si era visto tutto.
La
donna ed io abbiamo percorso quel tragitto molte volte quella sera e poi alla
fine ci siamo augurati la buona notte, senza che io le avessi chiesto come si
chiamava, perché pensavo che la cosa sarebbe finita lì.
Alla
fine del seminario sarei dovuto rientrare nel nuovo Messico [...]. Il
mattino in cui dovevo partire [...].
Mentre guidavo mi fermai ad un semaforo, alzai lo sguardo e
all’angolo vidi proprio la donna che avevo conosciuto la sera prima. Lo
vedete questa storia alla fine ha la sua coerenza. Lei mi vide e
venne verso la mia macchina per salutarmi, intanto il semaforo era diventato
verde e la gente aveva cominciato a suonare il clacson. Allora le
chiesi se aveva già pranzato e lei mi disse di no, quindi la invitai a salire
in macchina. Andammo a comprare le ultime cose per il gatto e
poi ci recammo in un delizioso piccolo caffè quasi fuori città dove ci sedemmo
a parlare.
E
parlammo, parlammo, parlammo… Restammo lì tutta la mattina. La gente che era
venuta a far colazione se ne andò e il caffè diventò molto tranquillo,
poi arrivarono i clienti dell’ora di pranzo, poi anche loro se ne andarono e
ci fu di nuovo molta quiete. La donna doveva ripartire per la costa
Orientale ed io per il Nuovo Messico. Alla fine ci dicemmo: “Beh,
visto che dobbiamo partire sarà meglio muoverci.” Lei mi accompagnò
alla macchina, le diedi un bacio d’addio sulla guancia e… ancora oggi
non so quale sia il suo nome.
Mentre
la guardavo allontanarsi mi successe questo: sentii una grande tristezza
dentro di me perché iniziavo già a sentire la sua mancanza. La
osservai partire a bordo della sua auto e vidi le luci posteriori sparire lungo
la strada. Dieci anni fa se mi fosse successa una cosa simile avrei detto che mi
ero innamorato e avrei fatto qualcosa di molto romantico, come saltare in
macchina per inseguirla, fermarla sull’autostrada e dirle cosa provavo per
lei. Sapevo che mi stava succedendo qualcosa ma sapevo anche che non
si trattava di questo. Rimasi seduto in macchina e all’improvviso cominciarono
a scendermi sul viso delle grosse lacrime. Ricordo di aver pensato: Santo
Cielo, questa deve essere una lezione veramente potente!
Prima
c’era stata quella sensazione di familiarità, ora c’era tristezza perché
la donna stava partendo.
Mi
limitai a chiudere gli occhi ed a pormi una domanda come faccio spesso, dicendo:
”Padre chiedo che mi venga data la saggezza necessaria per comprendere
la sensazione che prova il mio corpo.”
Quando
si fa una domanda come quella di solito ci si aspetta una risposta, invece
io ottenni un’altra domanda; mi stavano facendo lavorare! La domanda era
semplice! “Che cos’ha questa donna che ti manca?” Io non avevo pensato al
“cosa” sapevo solo che mi mancava!
Cominciai
a riflettere su tutto ciò di cui avevamo parlato e ciò che avevamo condiviso
la sera prima e al caffè e capii che quello che mi mancava veramente era la sua
innocenza, la sua capacità di stupirsi delle cose. Era qualcosa di molto
importante per me in quel momento della mia vita, perché ero passato attraverso
il mondo accademico, il viaggio sacro nell’accademia e avevo trascorso
molto tempo nel mondo aziendale.
Tutto
questo ha un costo, lo sapete anche voi. Cioè nel ricordare e nello
sviluppare la conoscenza noi perdiamo l’innocenza.
[...]
Così
quando capii che cosa mi mancava di quella donna, seppi che non me ne ero
innamorato e che lei in poche ore era stata capace di reggere davanti a me
lo specchio di una grande parte di me stesso che avevo perduto per
ottenere ciò che mi ero prefisso di avere nella mia vita..
Credo
che l’abbiamo fatto tutti in una certa misura. Tutti abbiamo ceduto
consciamente delle grosse parti di noi stessi oppure le abbiamo perse senza
neanche accorgercene, o ci sono state portate via da coloro che hanno avuto
potere su di noi. E tutto questo l’abbiamo fatto per sopravvivere.
Forse
oggi più che mai in questa fase dell’umanità e della storia geologica,
noi chiediamo a noi stessi di riportare a casa quelle parti di ognuno di noi per
poterci conoscere nella nostra interezza e per avere l’esperienza di
vita che scegliamo.
Quella
fu un’esperienza fantastica per me. Sapevo che quella donna mi aveva
mostrato il terzo specchio esseno dei rapporti umani: quello che abbiamo perso,
ceduto o che ci è stato portato via.
La
verità di quest’esperienza è che se siamo veramente sinceri gli uni con gli
altri, veri gli uni con gli altri, possiamo vedere e sentire una porzione di noi
stessi, semplicemente guardando negli occhi quasi tutte le persone che
incontriamo.
Possiamo
cioè provare la sensazione del riconoscimento, della familiarità. Vi
invito a percepire in voi questa sensazione. Fatelo in luogo pubblico, non
importa se è in una stazione, in un aereoporto, o dal fruttivendolo, perché la
gente in quei luoghi non si aspetta quel tipo di esperienza.
Quando
qualcuno entra nel vostro campo di consapevolezza e sentite quella
sensazione, iniziate una conversazione su qualunque argomento, se vi succede
come spesso accade, nella sezione della frutta, parlate di frutta e dite: Hmm!
Che buon profumo! Che bell’uva! Che belle banane! Non importa che cosa
dite. Iniziate una conversazione e, mentre i vostri interlocutori
parlano, ponetevi mentalmente questa domanda: Cosa vedo in questa persona
che io ho perso, ho ceduto o che mi è stato preso?” La risposta
vi sorprenderà, ve l’assicuro
IL
4° SPECCHIO ESSENO
Il
quarto specchio esseno dei rapporti umani è una qualità un po’
diversa. Spesso nel corso degli anni ci accade di adottare dei
modelli di comportamento che poi diventano tanto importanti da farci
riorganizzare il resto della nostra vita per accoglierli.
Sovente
tali comportamenti sono compulsivi, creano dipendenza. Il Quarto mistero dei
rapporti umani, ci permette di osservare noi stessi in uno stato di dipendenza e
compulsione. Attraverso la dipendenza e la compulsione, noi rinunciamo
lentamente proprio alle cose a cui teniamo di più. Cioè mentre le
cediamo, poco a poco vediamo noi stessi lasciare le cose che più amiamo.
Ad esempio, quando parliamo di dipendenza e compulsione, molte persone pensano
all’alcol e alla nicotina che sono certamente capaci di creare tali stati.
Ma
ci sono altri modelli di comportamento più sottili come l’esercizio di
controllo in ambiente aziendale o in famiglia o come la dipendenza dal
sesso, dal possedere o generare denaro e abbondanza, anche questi sono esempi di
compulsione e dipendenza.
Quando
una persona incarna un simile modello di comportamento, può star certa che il
modello, che pur è bello di per sé, si è creato lentamente nel tempo. Poco a
poco, noi rinunciamo alle cose che ci sono più care. Se
riorganizziamo le nostre vite per far posto al modello dell’alcolismo o
all’abuso di sostanze forse stiamo rinunciando a porzioni della nostra vita
rappresentate dalle persone che amiamo, dalla famiglia, dal lavoro, dalla nostra
stessa sopravvivenza.
Il
tratto positivo di questo modello è che può essere riconosciuto ad ogni
stadio, senza bisogno di arrivare agli estremi perdendo tutto. Possiamo
riconoscerlo, guarirlo, e ritrovare la nostra interezza ad ogni stadio.
Alcuni
anni fa ho condotto, nel Sud-Ovest del Paese, un seminario composto da 40
uomini, tutti uomini – che diede ottimi risultati. Alcuni dei
partecipanti erano dei cowboys, dei ragazzi che non si sarebbero tolti il
cappello e gli stivali per nessun motivo al mondo.
Mi
dissero: Posso abbracciare un uomo in questa stanza, ma non lo farò mai là
fuori. Per loro fu molto importante ricevere questa piccola informazione
sul quarto specchio, perché erano tutti sposati, volevano bene alle loro mogli
ed erano tutti continuamente attratti da altre donne al lavoro, o in
ufficio e non capivano il perché.
Questo
è uno specchio potente che si applica anche al mondo aziendale ed io
l’ho fatto.
Ero
manager nel settore delle telecomunicazioni, dirigevo due dipartimenti separati
e collegati dove c’erano degli impiegati che credevano di essere innamorati
gli uni degli altri. Di per sé non era un problema, anche se causava
grossi sprechi di tempo: pause pranzo molto lunghe, un sacco di gomme forate,
molti bambini ammalati, nonni deceduti…
Io
sospettavo che si trattasse proprio di questo. E’ da notare che il
valore di questi principi sta nel fatto che li possiamo applicare nella vita di
ogni giorno. Infatti invitai due degli impiegati – entrambi felicemente
sposati – nella stanza delle riunioni e in tutto rispetto della
loro privacy, chiesi loro di guardarsi negli occhi e di condividere che
cos’era che li attraeva.
Diedi
quasi un respiro di sollievo, quando i due si resero conto che in realtà non
erano innamorati, che non dovevano rischiare di rinunciare alle loro
beneamate famiglie e che in realtà ciascuno vedeva nell’altro delle
ampie parti di sé, che aveva perso.
Che
specchio potente!
Un
altro esempio: nel 1998 quando lavoravo per il programma Star... a Sud di
Denver, alcuni alti ufficiali del Pentagono ci fecero visita per revisionare il
programma. Ciascun dipartimento designò un delegato ed io, non so
come, finii per essere scelto.
Dopo
la riunione ebbi l’opportunità d’incontrare personalmente alcuni degli
ufficiali e di partecipare ad una conversazione, proprio prima di cena, durante
la quale una persona del gruppo si rivolse ad un membro dell’équipe, che
aveva raggiunto il rango di Corporate American e che rientrava tra i capi del
personale. La domanda era: “Come ha fatto a raggiungere questa
posizione? Cosa è dovuto succedere nella sua vita affinchè lei arrivasse
a ricoprire un posto di potere e di controllo così prestigioso?”
L’uomo
rispose, molto consapevolmente, guardandoci tutti negli occhi e dicendo: “Per
arrivare dove sono oggi, ogni volta che sono salito di un gradino ho
dovuto rinunciare ad una parte di me stesso. Poi aggiunse: “Ben presto
capii che avevo rinunciato a tutto ciò che mi era caro: i miei amici, la mia
famiglia (mia moglie ed io siamo divorziati, i miei figli ed io non ci parliamo
nemmeno più). Per me valeva la pena farlo perché lo scopo della mia vita
era di esercitare questo potere e controllo”. Quindi l’uomo ne era
consapevole ed io mi stupii della sua sincerità.
So
che noi tendiamo a far compromessi, cedendo in cambio parti di noi stessi per
riuscire a sopravvivere.
Quindi,
quando vi scoprite fortemente, magneticamente attratti, verso altre persone,
forse senza riuscire a dare un senso a ciò, forse anche quando siete attratti
da una persona dello stesso sesso e cercate di etichettare quell’esperienza,
come è capitato a molti miei clienti in anni recenti, a quel punto potreste
pensare: “Sono una donna e mi piace stare accanto agli uomini, o viceversa:
Sono un uomo e mi piace stare accanto alle donne.”
Pensate
a come è strano! Siamo essenzialmente delle anime asessuate, non siamo né
maschi né femmine, finchè non entriamo nel corpo fisico, Poi, arrivando nel
mondo della polarità, dobbiamo scegliere un genere o l’altro e nello
scegliere, rinunciamo automaticamente a quello che abbiamo escluso.
Siccome
io sono un maschio. Sono arrivato in questo mondo scegliendo di
polarizzarmi in un corpo maschile, nonostante la mia anima sia asessuata, cioè
maschile e femminile insieme, quindi ho messo la mia parte femminile in
secondo piano. Le donne invece mettono in secondo piano la loro parte
maschile. Ecco perché può accadere di sentirsi inspiegabilmente attratti
verso qualcuno che ha una polarità opposta alla nostra.
Alcuni
mesi fa ho svolto un seminario dove alcuni mi hanno chiesto: “Cosa significa
quando si è attratti dalla stessa polarità?”
Io
credo che lo specchio funzioni. E’ uno specchio potente che non ha
bisogno di etichette. E’ solo uno specchio. Ecco l’esempio di un
caso su cui ho lavorato.
Cosa
succede se siete un maschio – spiritualmente asessuato – ma che,
scegliendo di diventare un maschio in questo mondo, ha fatto in partenza
una rinuncia della femminilità, al 50% dell’esperienza. Cosa succede se
all’inizio della vostra vita di maschio vivete delle situazioni in cui
vi viene sottratta la vostra mascolinità?
Nel
caso in questione si trattava di abuso. Hai rinunciato al tuo femminile
per essere qui, e una volta che sei qui, ti viene portato via il tuo
maschile! Cosa ti resta? Niente. Allora che cosa fai? Cerchi
di rinforzare ciò con cui ti identifichi meglio in quel momento della tua vita.
Se
sei venuto al mondo come maschio e ti è stata portata via la mascolinità,
cercherai di rinforzare la condizione maschile, che ti è vicina nel
tempo, e forse cercherai la compagnia di un maschio, come accadeva
all’uomo di questa storia, che si sentiva confuso e non sapeva spiegarsi perché
lo faceva.
Quando
cominciò a capire il funzionamento dello specchio, il perché gli divenne
estremamente chiaro e dopo alcuni mesi non aveva più quell’orientamento.
Se l’avesse avuto sarebbe andato bene lo stesso perché, finchè non ci
mettiamo sopra delle etichette, stiamo semplicemente parlando di modelli di
energia.
Non
è interessante come funziona?
Cerchiamo
di rafforzare ciò che abbiamo perso o ceduto o che ci è stato portato via.
Vi
invito a porre attenzione alla vostra vita e al tipo di persone verso cui vi
sentite fortemente attratti e a chiedervi che cosa possiedono di voi che è
stato perso o ceduto o preso.
Pensiamo
ai rapporti amorosi, quante volte avete sentito parlare di coppie che si
formano a causa di questa carica e poi la carica scompare e i due si
rendono conto di non essere più innamorati?
In
realtà forse il loro amore li ha serviti così bene, cioè sono riusciti
a tal punto a guarire in sé stessi ciò che hanno visto nell’altro, che
non sentono nessuna carica e cominciano ad incarnare l’interezza. Da
quel momento in poi entrambi possono scegliere di continuare il rapporto
sulla base di principi completamente diversi, basati sul fatto che ciascuno
semplicemente riesce a godere della compagnia dell’altro.
IL
5° SPECCHIO ESSENO
Nella
mia opinione questo modello di rapporti umani, il quinto
specchio esseno, è forse il più potente in assoluto, perché credo ci
permetta di vedere meglio e più profondamente degli altri la ragione per cui
abbiamo vissuto la nostra vita in un dato modo. Esso rappresenta lo
specchio che ci mostra i nostri genitori nel corso della nostra interazione con
loro.
Attraverso
questo specchio ci viene chiesto di ammettere la possibilità che le
azioni dei nostri genitori verso di noi riflettano le nostre credenze e
aspettative nei confronti di quello che potrebbe configurarsi come il più sacro
rapporto che ci sia dato di conoscere sulla Terra e cioè il rapporto fra noi e
la nostra Madre e il nostro Padre Celeste, vale a dire con l’aspetto
maschile e femminile del nostro creatore, in qualunque modo lo concepiamo.
E’
attraverso il rapporto con i nostri genitori, che essi ci mostrano le nostre
aspettative e credenze verso il rapporto divino. Per esempio se ci
troviamo a vivere un rapporto con genitori da cui ci sentiamo continuamente
giudicati o per i quali anche fare del nostro meglio non è mai
abbastanza, è altamente probabile che quel rapporto rifletta la seguente
verità: siamo noi che crediamo, dentro di noi, di non essere all’altezza e
che forse non abbiamo realizzato quello che ci si aspettava da noi attraverso la
nostra percezione di noi stessi fino al Creatore.
Questo
è uno specchio potente e molto impalpabile, che, forse più di altri, ci
può svelare perché abbiamo vissuto le nostre vite in un determinato modo.
Tale
specchio ha avuto un impatto incredibile nella mia vita. Un impatto ricco
di implicazioni. Condividerò con voi una frase che poi studieremo da
moltissime angolature, discutendo questo specchio in dettagli, perché la frase
è molto ricca di significati. Prima però vi faccio notare che esistono
ben pochi assoluti, che ci sono sempre delle eccezioni e che l’argomento che
stiamo per affrontare va visto come una ricerca di modelli generali.
Se,
mentre vi parlo, sentite una voce interiore che dice: “Non è assolutamente
così!” è possibile che abbiate appena contatto un’informazione molto
potente nella vostra storia personale e che vi venga chiesto ora di
decidere se questo è il momento opportuno per prenderne coscienza.
Se la risposta è “si”, vuol dire che avete gli strumenti per farlo, se è
“no”, voi avete sentito quali sono questi strumenti.
Quindi,
se mentre vi parlo provate un’emozione, oppure se la vostra temperatura
corporea sale un po’, o se il battito del vostro cuore aumenta, o
se sentite un formicolio alle dita (è un po’ come quando si è
innamorati), forse vi sta succedendo ciò che vi ho appena preannunciato.
Una
risposta di questo tipo si realizza solo quando vi viene mostrato qualcosa di
così profondo che in passato avete scelto di allontanarvene. Quindi la
cosa da tener presente riguardo questo specchio è la seguente: a prescindere
dalle caratteristiche che avete condiviso, pur senza giudicare, senza
pensare al giusto e allo sbagliato, visto che stiamo lavorando sullo specchio
della polarità che presenta solo segni positivi o negativi, c’è una buona
probabilità che le parole che usate per descrivere i vostri genitori come
li vedete oggi, da adulti, abbiano pochissimo a che fare con le persone di
questa terra che voi chiamate mamma e papà.
E’
molto probabile che le parole che usate per descrivere i vostri genitori
terrestri, vi servano a descrivere uno specchio che i vostri genitori
hanno retto impeccabilmente dinanzi a voi, per darvi una visione del
rapporto più sacro che è dato conoscere sulla Terra. E’ anche molto
probabile che il modo in cui percepite i vostri genitori sulla Terra,
rappresenti lo specchio delle vostre aspettative verso il rapporto che
intrattenete con la Madre e il Padre celesti.
Lo
ripeto: c’è una buona probabilità che il modo in cui vedete o come
descrivete i vostri genitori, le parole che usate, siano quelle che
descrivono le aspettative che avete sul rapporto con la vostra madre e il vostro
padre divino.
L’argomento
può essere inquadrato da molte angolazioni. E lo faremo dettagliatamente fra
poco per mezzo di un piccolo esercizio. Vi chiedo: è possibile che i
vostri genitori, nell’invitarvi inconsciamente o consciamente in questo mondo,
si siano assunti una responsabilità sottintesa di cui la nostra cultura
si è dimenticata? Secondo la quale la madre e il padre terrestri, che ci
mettono al mondo e si prendono cura di noi sarebbero dei surrogati, cioè
l’approssimazione più vicina all’aspetto materno e paterno del nostro
creatore Divino?
Noi
sappiamo che in realtà il Creatore non ha un’identità sessuale, non è
né una madre, né un padre, bensì per così dire “una forza” in mancanza
di una parola migliore in inglese.
Vi
chiedo ancora: “E’ possibile che i vostri genitori vi abbiano amato così
tanto e forse a dei livelli di cui non sono stati e non sono essi stessi
coscienti, da riuscire a reggere impeccabilmente davanti a voi uno
specchio capace di mostrarvi, come voi concepite il rapporto non tanto con loro,
ma con il vostro padre divino e la vostra madre divina?.
E’
possibile che le volte in cui avete percepito la rabbia dei vostri genitori
verso di voi in realtà abbiate percepito quella che credevate essere la rabbia
del vostro Creatore verso di voi?
E’
possibile, infine che, quando i vostri genitori sono orgogliosi di voi, vi
danno l’incoraggiamento che vi fa sentir bene, voi in realtà stiate sentendo
qualcosa che proviene dal vostro creatore?
E’
possibile?
Se
è vero che gli specchi funzionano, io credo che questo sia precisamente ciò
che accade. Credo che ci sia una buona probabilità che gli esseri umani
siano capaci di amare a livelli così taciti e profondi da riuscire a scambiarsi
questi specchi con grande precisione e credo anche che i nostri genitori
hanno fatto proprio questo per noi.
Con
ciò non voglio sottintedere alcuna scusante per i loro comportamenti. Vi
chiedo semplicemente di ammettere la possibilità che in effetti il
rapporto con i vostri genitori o con chi vi ha allevato, nel caso siate siate
stati adottati o abbiate vissuto in un orfanotrofio, vi abbia permesso di
vedere uno specchio, nel quale siete riusciti a percepire le vostre credenze e
aspettative su come credete che il vostro Creatore vi concepisca e su come voi
lo concepite.
Cosa
provate pensando alla possibilità che i vostri genitori vi abbiano
mostrato questo specchio? Ha un senso per voi?
Proviamo
a fare un esercizio. Vi invito a chiudere gli occhi e a fare un respiro
profondo alla maniera dello Yoga, spingendo fuori il ventre durante
l’inspirazione, in modo da far scendere bene il diaframma. Fate una
breve pausa, poi espirate contraendo leggermente i muscoli del ventre.
Ora
vi chiedo di rivolgere a voi stessi il seguente invito: “Io acconsento a
sentire. Io mi permetto di sentire.” Ripetete mentalmente: ”Io
acconsento a sentire, Io mi permetto di sentire”. Datevi anche il
permesso di ricordare, dicendovi: “Acconsento a ricordare” ripetetevi
mentalmente: “Io ricordo, io acconsento a ricordare”
A
questo punto vi pongo una domanda: “Se qualcuno venisse da voi e vi
dicesse che vi resta un solo minuto sulla Terra, trascorso il quale non sarete
più presenti qui né potrete più comunicare con coloro che amate e che,
durante quel minuto voi potreste dire qualunque cosa ai vostri genitori
terrestri, cosa direste?”
Che
parole scegliereste? Vi invito a condividere con me le parole che usereste
durante quel minuto.
“Noi
siamo uno”
“Sii
felice”
“Ci
vediamo presto”
“Ti
voglio bene”
Va
bene, ora se qualcuno venisse da voi e vi dicesse che vi resta un minuto da
vivere in questo mondo in compagnia di coloro che amate e che in quel minuto voi
potreste udire la voce di vostra madre o di vostro padre, dirvi qualunque cosa,
che cosa vorreste sentirvi dire da vostro padre o da vostra madre? Vi
invito a condividere con me quelle parole.
Cosa
vi piacerebbe di più sentirvi dire?
Tenete
gli occhi chiusi inspirate profondamente ed ascoltate. In quel minuto voi
potreste udire qualunque frase.
Mi
rivolgerò agli uomini per primi: Signori se voi poteste udire una qualunque
frase rivolta a voi dal vostro Creatore, lo udireste dire: “Figlio mio sono
orgoglioso di te, figlio mio, ti voglio bene, Hai agito bene. Grazie,
figlio mio”
Ed
ora alle donne: Signore, se voi poteste udire queste parole: “Figlia mia
grazie! Hai agito bene! Figlia mia, torna a casa!” Cosa provate
nell’udire queste parole? Riuscite a percepire una sensazione nel vostro
corpo? Perché? In fondo sono solo parole? E’ possibile che abbiamo
trascorso la maggior parte della nostra vita credendo di cercare amore rispetto
e approvazione dai nostri genitori terrestri, in quanto essi sono la cosa
più vicina alla nostra madre e al nostro padre divini?
La
realtà è questa. Nel profondo noi abbiamo sempre saputo che in realtà
cercavamo l’approvazione del nostro Creatore, cercavamo il suo amore e il suo
rispetto. E’ possibile?
Se
è così avete appena ricevuto una grossa quantità di informazioni sul perché
avete vissuto la vostra vita in un determinato modo e su come l’avete vissuta.
[...]
I
rapporti umani ci offrono la possibilità di guarire il rapporto con i
nostri surrogati terrestri e nel fare questo noi saniamo anche il rapporto
con la controparte divina. Il tutto funziona anche all’inverso, nel
guarire il rapporto con la controparte divina deve per forza sanarsi anche
il rapporto con i genitori terrestri. Tutto questo non significa che, in
quanto figli, siete responsabili delle malattie dei vostri genitori o
delle loro scelte di vita.
Loro
hanno semplicemente accettato, ad un determinato livello di consapevolezza di
reggere dinanzi a voi lo specchio che riflette le vostre aspettative ed hanno
scelto come proporvi quello specchio durante la loro vita.
Una
volta che i genitori sono sollevati dal peso dello specchio sorge la seguente
domanda: “Si ricordano della loro vera natura?” “Esiste una parete
della loro consapevolezza che fa dire loro: “ finalmente mio figlio ha
compreso il messaggio, ora posso vivere la mia vita. Oppure rimangono
tanto invischiati nel loro sistema di credenze da credere di essere quelle
malattie.
Questo
è proprio il punto cruciale su cui noi stiamo lavorando tutti insieme per
sanare noi stessi e per ricordare quelle possibilità. Non vi sembra che
ciò abbia un senso? Si tratta di uno specchio impercettibile. Vi
ricordate che all’inizio di questa sessione ho detto che gli specchi diventano
sempre più impalpabili col nostro evolverci e che dobbiamo affrontare quelli più
ovvii prima di poter vedere i più sottili.
Siccome
si tratta di specchi, il bello è che funzionano in entrambi i sensi. E
questo è importante, perché non ci limitiamo di certo ad esaminare i casi
negativi, infatti anche quando percepiamo i nostri genitori come esseri
affettuosi, saggi, vulnerabili, forti, onesti e tolleranti, riceviamo il
riflesso delle nostre credenze sul tipo di rapporto che abbiamo col Creatore,
cioè percepiamo il nostro Creatore e noi stessi alla presenza di quella forza
creativa.
Quindi
la riflessione che vi offro rappresenta una possibilità che è in sé sottile e
potente che provoca tutta una serie di implicazioni lungo l’arco di
un’esistenza.
Se
ciò ha un senso per voi, bene, se non lo ha vi invito ad archiviare mentalmente
queste informazioni e, se in futuro dovesse verificarsi uno sgretolamento
del vostro sistema di credenze, allora potrete andare a cercare questa cartella
e lavorando su questo specchio, avrete un potente strumento a vostra
disposizione. Lo specchio della madre e del padre, il vostro Creatore.
IL
6° SPECCHIO ESSENO
Il
sesto specchio esseno dei rapporti umani ha un nome abbastanza infausto,
infatti gli antichi lo chiamarono: l’Oscura
notte dell’anima.
Ma
lo specchio in sé non è necessariamente altrettanto sinistro del suo nome.
Attraverso un’oscura notte dell’anima, ci viene ricordato che la vita
tende verso l’equilibrio, che la natura tende verso l’equilibrio e
che ci vuole un essere estremamente magistrale per bilanciare
quell’equilibrio.
Nel
momento in cui affrontiamo le più grandi sfide della vita possiamo star certi
che esse divengono possibili solo dopo che abbiamo accumulato tutti gli
strumenti che ci servono per superarle con grazia e con facilità, perché è
quello il solo modo per superarle.
Fino
a che non abbiamo fatto nostri quegli strumenti non ci troveremo mai nelle
situazioni che ci richiedono di dimostrare determinati livelli di abilità.
Quindi, da questa prospettiva, le sfide più alte della vita, quelle imposteci
dai rapporti umani e forse anche dalla nostra stessa sopravvivenza,
possono essere percepite come delle grandi opportunità a nostra disposizione,
per saggiare la nostra abilità, anziché come dei test da superare o
fallire.
E’
proprio attraverso lo specchio della notte oscura dell’anima che vediamo noi
stessi nudi, forse per la prima volta, senza l’emozione, il sentimento, ed
il pensiero, senza tutte le architetture che ci siamo creati intorno per
proteggerci.
Attraverso
questo specchio possiamo anche provare a noi stessi che il processo vitale è
degno di fiducia ed anche che possiamo aver fiducia in noi stessi mentre
viviamo.
La
notte oscura dell’anima rappresenta per noi l’opportunità di perdere
tutto ciò che ci è sempre stato caro nella vita e di vedere noi stessi alla
presenza e nella nudità di quel niente.
E
proprio mentre ci arrampichiamo fuori dall’abisso di ciò che abbiamo perso
e percepiamo noi stessi in una nuova luce, che esprimiamo i nostri più alti
livelli di maestria.
Gli
antichi parlavano molto chiaramente della notte oscura dell’anima.
Quando
lavoravo nella Bayer Area venne come paziente un giovane ingegnere, che aveva
moglie e due figlie che amava molto. Lavorava nel settore del software,
dove la domanda era talmente alta che ben presto l’uomo cominciò a
viaggiare molto.
Dapprima
forniva consulenze tecniche, poi iniziò a prender parte a delle fiere
commerciali ed a trascorrere sempre meno tempo con la famiglia.
Le
poche volte che restava a casa provava una sensazione di estraneità.
C’era poco di cui parlare nel fine settimana. Non sapeva cosa facevano
le figlie a scuola e la comunicazione fra lui e la moglie languiva. A un
certo punto il suo ufficio assunse una donna di Los Angeles, sua coetanea,
anch’essa ingegnere, e i due cominciarono ad essere inviati in missione
insieme. Non passa molto tempo che l’uomo cominciò a credere di
essere innamorato della donna e lei di lui. Ad un certo punto la donna
chiede di tornare a Los Angeles ed anche lui chiese il trasferimento da San
Francisco, ottenendo un incarico proprio a Los Angeles. Il suo ufficio
era molto dispiaciuto che se ne andasse ed i suoi amici pensavano che
fosse impazzito. La sua famiglia soffriva molto. Lui pensò: “Mi
dispiace di aver ferito questa gente, ma io vado ad iniziare la mia nuova
vita” e si trasferì a Los Angeles.
Un
bel giorno, dopo tre settimane, la donna tornò a casa e gli disse: “Sai il
nostro rapporto non è quel che credevo e vorrei che finisse qui.”
L’uomo
era sconvolto. Che paura universale si era risvegliata in lui? Era il
fatto che lei gli avesse chiesto di andarsene che l’aveva distrutto.
Cominciò
ad avere scarsi risultati sul lavoro. Fu mantenuto in servizio per il
periodo di prova e, siccome non migliorava, alla fine gli fu chiesto di
dimettersi. Si ritrovò in una città estranea, senza amici, senza gruppo di
sostegno, senza stipendio né lavoro e persino sulla lista nera di altre ditte
dello stesso settore.
Non
aveva un luogo in cui tornare, perché aveva rinunciato a tutte le cose che
gli erano state care. Il suo ufficio non lo rivoleva, la sua famiglia ed
i suoi amici non erano disponibili.
Venne
da me e mi disse: “Cosa diavolo mi sta succedendo? Come faccio a
riprendermi la mia famiglia?”
Io
molto sinceramente gli risposi: “Congratulazioni!, perché il solo modo in
cui qualcosa del genere è potuto succedere nella sua vita è grazie al fatto
che lei ha raggiunto il suo più alto livello di maestria.”
Quando
un essere umano conquista l’ultimo tassello di abilità, la
creazione si apre dinanzi a lui che diviene libero di esprime tale maestria
in qualunque cosa abbia creato nella vita.
Quando
la vita è più dura, quando ci vengono poste delle sfide più alte nel
campo della salute, dei rapporti umani o della sopravvivenza è perché
noi stessi ci siamo creati quelle situazioni solo dopo aver accumulato tutti
gli strumenti necessari a tirarcene fuori con grazia.
Qualunque
madre lo sa. Non ve l’ha mai detto vostra madre che Dio non vi da mai
più problemi di quanti non riusciate a sopportarne?
L’ho
visto succedere mille volte: questioni di salute, malattie potenzialmente
letali, implosioni emotive. So con certezza che nella vita noi
tendiamo verso l’equilibrio e che ci vuole un grosso sforzo per
riuscire a sconvolgere quell’equilibrio e siccome siamo tutti dei
maestri, sappiamo bene come farlo.
In
quanto maestri noi abbiamo appreso come creare forte disiquilibrio nelle
nostre vite in modo da favorire il manifestarsi dello slancio che ci serve per
dimostrare il grado di abilità da noi raggiunto. Ci viene offerta
così un’opportunità rispetto alla quale non abbiamo nessun punto di
riferimento, nessuno a cui chiedere o da cui andare. Non avendo mai
avuto prima quella data esperienza, tutto ciò su cui possiamo contare è noi
stessi ed è a quel punto che ci viene chiesto di rivolgerci verso i
livelli più profondi del nostro essere.
IL
7° SPECCHIO ESSENO
Dalla
prospettiva degli antichi, il settimo mistero dei rapporti umani o settimo
specchio esseno era il più sottile e, per alcuni versi, anche il più
difficile. E’ lo specchio che ci chiede di ammettere la possibilità
che ciascuna esperienza di vita, a prescindere dai suoi risultati, è di per sé
perfetta e naturale. A parte il fatto che si riesca o meno a raggiungere
gli alti traguardi che sono stati stabiliti per noi da altri, siamo
invitati a guardare i nostri successi nella vita senza paragonarli a
niente. Senza usare riferimenti esterni di nessun genere.
Il
solo modo in cui riusciamo a vederci sotto la luce del successo o del
fallimento è quando misuriamo i nostri risultati, facendo uso di un
metro esterno. A quel punto sorge la seguente domanda: “A quale
modello ci stiamo rifacendo per misurare i nostri risultati? Quale metro
usiamo?”
Nella
prospettiva di questo specchio ci viene chiesto di ammettere la
possibilità che ogni aspetto della nostra vita personale – qualsiasi
aspetto - sia perfetto così com’è. Dalla forma e peso del
nostro corpo ai nostri risultati in ambito accademico, aziendale o sportivo.
Ci renderemo conto insieme che, in effetti, questo è vero e che un
risultato può essere sottoposto a giudizio solo quando viene paragonato ad un
riferimento esterno.
Siamo
quindi invitati a permettere a noi stessi di essere il solo punto di
riferimento per i risultati che raggiungiamo. Gli antichi consideravano
l’ultimo specchio come il più impercettibile e per illustrarvelo vi
racconterò un paio di storie.
Verso
la fine del mio periodo aziendale condividevo l’ufficio con una
collega, perché lo spazio di lavoro a disposizione era limitato.
Avevamo mansioni molto diverse. Siccome non c’era competizione fra
noi, parlavamo e pranzavamo insieme spesso, diventando ottimi amici.
Un
giorno, tornato in ufficio dopo la pausa pranzo, la vidi sbiancare
e sedersi mentre ascoltava i suoi messaggi in segreteria.
Le
chiesi cosa fosse successo e lei mi raccontò una storia che io sto per
raccontare anche a voi al fine di illustrare il settimo specchio
esseno.
La
mia collega aveva un’amica, sua coetanee, madre di una ragazza che si era
diplomata un paio di anni prima. Era una bellissima ragazza, piena di
talento, molto sportiva, brava a scuola, dotata di ottime capacità artistiche
che aveva deciso, d’accordo con i genitori, di fare la modella dopo il
diploma.
Dopo
aver svolto alcuni ottimi servizi da modella ed aver frequentato una scuola
specializzata di New York aveva completato un’altra serie di incarichi
e stava avviandosi verso una carriera di successo.
Finiti
quei primi servizi le agenzie cominciarono a dirle che per quel tipo di lavoro
avrebbe dovuto cambiare un po’ il suo aspetto. Inizialmente le
suggerirono di intervenire su cose semplici come il giro vita e la
misura del seno, che venne aumentata per mezzo di un intervento
chirurgico. I suoi genitori erano d’accordo perché sapevano che la
professione lo richiedeva. Non passò molto tempo che le agenzie
cominciarono ad esigere forme più estreme di cambiamento. Per
esempio, quando la ragazza sorrideva aveva una sovraocclusione – che era pur
gradevole da vedere – e le fu detto che una modella non poteva permetterselo
e le chiesero di farsi operare.
Lei
obbedì, le sue mascelle vennero rotte e ricomposte. Immobilizzate con
strumenti metallici, ma, onestamente, io ho visto foto di prima e dopo
l’intervento, c’era ben poca differenza.
Mentre
le mascelle erano immobilizzate, la ragazza dovette limitare la sua dieta e
dimagrì molto, il che di solito è desiderabile per una modella.
In
seguito alla perdita di peso le sue costole inferiori cominciarono ad essere
più visibili. La gente del suo ambiente disse alla ragazza che non era
un problema, si poteva risolvere tutto chirurgicamente. Infatti la ragazza
si sottopose ad un intervento in cui le vennero asportate le costole
fluttuanti inferiori. E a quel punto cominciò a succederle qualcosa.
Forse
sapete già che il perso corporeo attraversa delle fasi. Io stesso sono
stato un podista a livello agonistico, per molti anni e c’erano periodi in
cui potevo mangiare qualunque cosa senza riuscire ad aumentare di peso,
mentre in altri periodi bastava semplicemente pensare al cibo per
ingrassare. E’ come se il corpo entrasse in una sua fase. Può
capitare di smettere di mangiare per un po’, mantenendo lo stesso peso
costante o persino ingrassare, oppure cominciare a perdere peso.
Poi, decidere di smettere e l’organismo invece continua a dimagrire, anche
se si mangia normalmente.
Questo
è proprio ciò che accadde alla ragazza. Era entrata in una fase
inarrestabile di dimagrimento e la telefonata che la mia collega aveva
ricevuto quella mattina era della madre della giovane che, dall’ospedale le
aveva comunicato la morte della figlia in seguito a complicazioni derivanti da
malnutrizione.
La
giovane donna era stata portata all’ospedale perché il suo corpo non
riusciva ad adattarsi a quel peso.
La
domanda che mi posi fu questa: “Perché questo è successo? Qual è la
ragione?”
Ancora
un’altra storia.
Alcuni
mesi fa Melissa ed io ci siamo messi in viaggio. Per partire da
casa nostra bisogna prendere in tutti i modi l’aereo ad Abuquerque ed usando
certe compagnie aeree, di cui non faccio il nome, bisogna passare per
Dallas prima di poter andare da qualunque parte. Quindi quando
andavo a Toronto, dovevo volare fino a Dallas per arrivare a destinazione o a
Kansas City per arrivare a Dallas. Se siete stati all’aereoporto di
Dallas sapete che è enorme e che c’è una rete tranviaria –
teoricamente, quando funziona - per portare i passeggeri da un terminal
all’altro e, se funziona, è un ottima rete. Normalmente succede
questo: si arriva all’uscita No. 6 e si deve andare all’uscita 44
che è distante mezzo miglio.
Quel
giorno eravamo in attesa dei tram ai piedi di una lunga scala
mobile e davanti a noi c’era una coppia di anziani. Una donna e un
uomo, apparentemente duro di udito. I due erano impegnati in un fitto
dialogo in cui esprimevano giudizi sulla gente. Sembrava essere la
loro attività abituale, tanto erano a loro agio nel farlo. Mano a mano
che arrivava qualcuno dicevano: “Toh! Guarda quello come è
vestito!” oppure “Guarda quella lì, hai visto che orecchini?” A un
tratto, con la coda dell’occhio, ho visto scendere dalla scala mobile
una donna molto grassa. Una volta avevo un cliente che pesava 200
chili e so che quella donna poteva pesare sui 180 chili. La donna
reggeva una valigia vecchio stile, di linoleum con fibbie di metallo;
c’erano più di 40 gradi a Dallas quel giorno e sicuramente la donna doveva
avere un buon motivo per essersi messa in viaggio con quel caldo, viaggiando
in quei sedili scomodi per lei con le caviglie gonfie e trascinandosi
dietro quella brutta valigia.
Venne
a mettersi proprio accanto a noi e la coppia continuò a fare i suoi
commenti come prima e, siccome l’uomo era duro di orecchi, noi tutti
sentimmo quando disse alla moglie: “Guarda quella donna, non è terribile?
Perché non fa qualcosa per sé stessa? Si dovrebbe vergognare di farsi vedere
in giro in quello stato!”
Era
una rara opportunità, io ero qui, la coppia era qui e la donna grassa era lì.
Ed io credo che tacitamente lei acconsentì a lasciarsi guardare negli
occhi da me, perché mi guardò direttamente in volto. Anch’io
la guardai direttamente negli occhi e lei non disse una parola, ma so che
aveva udito tutto ciò che era stato detto.
Stette
zitta e mentre aspettavamo il tram i suoi occhi si riempirono di lacrime.
Divenne rossa in viso ed era chiaro che stava tenendo duro per non
piangere. Quel commento l’aveva ferita. Salimmo sul tram.
La coppia si mise accanto a me e scambiammo quattro chiacchiere. Erano
persone per bene, non avevano intenti malevoli. Avevano solo
quell’abitudine inconscia a criticare. In quel momento seppi che
avevamo avuto tutti una rara opportunità. La donna aveva avuto
l’opportunità di sentirsi giudicare; la coppia aveva avuto
l’opportunità di giudicare qualcuno ed io avevo avuto l’opportunità
di esserne testimone.
Entrambe
le storie illustrano il settimo mistero esseno dei rapporti umani,
il mistero del ricercare la perfezione nell’imperfezione della vita.
La giovane donna che aveva perso la vita, con quali standard si
misurava? L’avevano fatta sentire imperfetta e l’avevano costretta a
cambiare il corpo che le era stato dato in questa vita. Che metro
aveva usato?
Quanto
alla coppia che aveva percepito la donna come grassa e a me, che la descrivo
come tale a voi adesso, fino a che non paragonate la vostra esperienza
di vita ad un referente esterno, come potete non essere perfetti?
Ciò
che vi raccomando è questo: siate consapevoli del modello a cui vi rifate per
misurare i vostri risultati.
Che
metro usate nella vita?
In
base a che cosa distinguete fra la vostra riuscita ed il vostro
fallimento?
Mettiamola
così: io potrei darvi un foglio con una lista di criteri e dirvi di parlarmi
delle vostre abilità sportive, delle vostre abilità accademiche,
comunicative o amorose. Chiedere: Siete dei bravi amanti? E’
sempre una buona domanda. Non vi concederei più di 15 secondi per darmi una
risposta, perché, a prescindere da cosa risponderete, se vi siete descritti
come esseri meno che perfetti, a che cosa vi siete paragonati? Come fate
a dire che state facendo qualcosa di non perfetto a meno che non
facciate riferimento a qualcosa che sta al di fuori di voi stessi?
Ne
parlavamo proprio ieri quando sono andato nella sala proiezioni per
vedere la registrazione di questo video che i tecnici erano riluttanti a
mostrarmela perché c’era la sensazione che avrei potuto essere critico
verso me stesso. Se io incarno questo specchio, se io vi do il
meglio di me nel momento presente, il risultato è perfetto, fino a quando non
mi paragono a qualcun altro. E’ perfetto, è il meglio che può essere
in questo momento.
Questo
per gli Esseni è il nodo più delicato, perché siamo così pronti a
giudicare noi stessi. Siamo noi i nostri critici più agguerriti
Quindi
vi invito ad esaminare la vostra vita ed a individuare le aree in cui sentite
di non essere felici di voi stessi. Questo può accadere soltanto se non avete
fatto del vostro meglio oppure se avete fatto del vostro meglio e vi
siete paragonati a qualcun altro. Che metro usate? Nella nostra
cultura, che metro usiamo?
Noi
veniamo paragonati a quest’uomo (ndr: indica l' immagine di Gesù).
Sapete che cosa ha detto quest’uomo quando era qui?
Disse:
“Voi pensate che le cose che sto facendo io siano fantastiche, allora
aspettate di vedere quello che sarete capaci di fare voi fra 2000 anni.”
Sto parafrasando un po’. Disse anche: “Non mettetemi su di un piedistallo,
voi siete molto, molto più bravi di me se realizzate il potere che c’è in
voi, il potere del pensiero, del sentimento e dell’emozione e di ciò che
farete con esso.”
Questo
è il settimo specchio esseno dei rapporti umani, lo specchio della
perfezione.
Questi
sette specchi dei rapporti umani sono potenti, ci forniscono delle profonde
intuizioni sul perché abbiamo vissuto la nostra vita in un certo modo e
abbiamo avuto determinati rapporti umani.
Gli
Esseni ci ricordano che ciascuno di noi passerà attraverso ogni specchio
durante la propria vita, che ne siamo coscienti o no. Spesso ci
muoveremo in molti specchi simultaneamente perché siamo maestri e lo
diventiamo sempre di più in questa vita.
Nel
passare attraverso gli specchi, noi procediamo attraverso la nostra vita,
forse senza nemmeno renderci conto del perché facciamo queste cose.
Sarebbe bello se ogni mattina si accendesse una bella luce al neon che ci
dicesse: “Oggi, dopo aver fatto colazione, dopo che i tuoi familiari sono
usciti, puoi cominciare il tuo lavoro sull’oscura notte dell’anima.”
La vita non funziona così. Siamo invitati a conoscere noi stessi
in presenza di altri, attraverso i nostri rapporti umani e quando quei
rapporti sono sanati, noi diventiamo il beneficio di quella guarigione e lo
portiamo in noi nel sogno ad occhi aperti della vita, camminando tra i due
mondi del cielo e della terra.
*
* *
Gregg Braden
tratto dalla trascrizione della videoconferenza "Camminare tra i mondi"
fonte: http://www.stazioneceleste.it/articoli/braden/7_specchi_esseni.htm
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