Lo scopo dovrebbe essere quello di mantenere i rapporti
con la Russia, aumentando nel contempo le forniture da parte di
Norvegia, Azerbaigian, Algeria e Qatar.
Sull’orizzonte
energetico dell’Europa si è profilata una nuova svolta. Consapevoli
dell’impossibilità di rinunciare a breve alle forniture dalla Russia, i
dirigenti dell’UE stanno cambiando la loro tattica. Pur dichiarando di
voler continuare la cooperazione con Mosca, Bruxelles allo stesso tempo
vuole persuadere altri fornitori ad aumentare le vendite all’Europa. “In
settembreo terremo una riunione degli Stati membri, alla quale
elaboreremo delle proposte per rivedere la nostra strategia energetica
per decenni a venire”. Queste parole di Oettinger aprono una nuova
pagina dello stratagemma del gas.
Di quali fornitori si
tratta? Nelle parole di Oettinger non c’è nulla di nuovo: “Vogliamo che
la Russia resti un nostro partner. Tuttavia ci sono anche la Norvegia,
l’Algeria, il “Corridoio meridionale del gas” che fra cinque anni
comincerà a fornire notevoli quantità dall’Azerbaigian, attraverso la
Turchia e la Grecia, in Albania, Italia, Bulgaria e ai mercati europei.
In più saranno aumentate le forniture di GNL, in particolare dal Qatar”.
Il
significato politico di questa dichiarazione è ovvio: fare un passo
incontro agli USA che stanno premendo sull’Europa per obbligarla a
ridurre al massimo l’uso del gas russo, senza però guastare i rapporti
con Mosca. Fra non molto si terranno le elezioni europee che saranno
seguite dal processo, tutt’altro che facile, della formazione della
Commissione europea. In questa situazione per i funzionari dell’UE
sarebbe un suicidio spaventare gli europei con la prospettiva di restare
senza gas russo durante l’inverno. Tuttavia, nelle sue condizioni
attuali, l’UE non può neanche rinunciare ai principi della solidarietà
euro-atlantica.
Quanto potrà essere efficace la
geografia dei fornitori indicati da Oettinger? Cominciamo con il
“Corridoio meridionale” che prevede le forniture dal campo di Shah
Deniz, in Azerbaigian, attraverso Georgia, Turchia, Grecia e Albania,
fino all’Italia meridionale. Questo progetto è nato come un’alternativa
al progetto Nabucco che non è stato realizzato proprio perché non
c’erano i fornitori, ha fatto ricordare l’analista petrolifero della
società “Arbat Capital”, Vitaly Gromadin.
Il gasdotto Nabucco poteva essere costruito se si garantiva lo sfruttamento di oltre la metà della sua capacità. Tuttavia il gas poteva essere fornito soprattutto dall’Azerbaigian. In teoria il gas poteva essere acquistato anche in Iran, ma le sanzioni e la pressione su Teheran, per far chiudere il programma nucleare iraniano, hanno precluso questa possibilità. Alla fine gli investitori non si sono decisi a finanziare il progetto.
Eppure il problema
dell’insufficienza del gas azero c’è ancora oggi, e ciò compromette
seriamente il potenziale del “Corridoio merdionale del gas”. Il
presidente di Eurogas, Jean’Francois Cirelli, riconosce che il gas
azero, che dovrebbe essere trasportato da questo gasdotto, non può
essere un’alternativa al gas russo e deve essere considerato soltanto
come una “fonte supplementare”. Attraverso il “Corridoio meridionale”,
che deve entrare in funzione nel 2019, si potranno fornire soltanto 6
miliardi di metri cubi alla Turchia e 10 miliardi all’Europa, mentre già
adesso la Gazprom russa fornisce all’UE più di 160 miliardi di metri
cubi all’anno.
La differenza è di 10 volte. Questo squilibrio rende
ancora più assurda la riluttanza dell’UE a riconoscere l’importanza
strategica del progetto “South Stream”, geograficamente vicino al
“Corridoio meridionale”. In sostanza, parlando della diversificazione
degli approvvigionamenti, i funzionari UE vedono questo processo senza
la partecipazione della Russia, ha rilevato il membro del Cda
dell’Istituto di strategia energetica e direttore per l’energia
dell’Istituto di energia e finanze, Aleksej Gromov.
La strategia dell’Unione Europea, discussa al primo vertice energetico in febbraio 2011, prevedeva la costruzione del “Corridoio meridionale del gas”. Allora si è parlato anche dell’importanza strategica del progetto Nabucco, mentre di “South Stream” non è stata detta neanche una parola.
Gli
altri fornitori nominati da Oettinger suscitano dubbi ancora maggiori.
Secondo i dati del primo trimestre, l’Algeria ha ridotto le sue
forniture del 2,8%, sino a 9,1 miliardi di metri cubi, mentre quelle del
Qatar sono diminuite del 6,2% calando a 4,9 miliardi. Del 2,7% sono
diminuite anche le fornitore della Norvegia. Speriamo quindi che in
queste condizioni la diversificazione non diventi per l’UE un fine a se
stesso, perché altrimenti gli europei rischierebbero di patire il
freddo.
Nessun commento:
Posta un commento