Mentre la francese Alstom sta per cedere alla General Electric il settore energia e la crisi
ucraina si approfondisce, l’ambasciata statunitense a Roma invia una
comunicazione ufficiale al governo italiano invitandolo a rispettare
l’impegno a comprare tutti i 90 aerei F-35, come da accordi sottoscritti
a suo tempo, perché «ulteriori riduzioni sul programma potrebbero
incidere sugli investimenti e, dunque, sui benefici». Con tanti saluti
all’ipotesi renziana di “risparmiare” i conti pubblici sotto stress, in
vista del Fiscal Compact. Non solo: gli Stati Uniti, ricorda Claudio
Conti, hanno riannodato i rapporti con le Filippine per aprire basi
militari in esplicita funzione anti-cinese, mentre tentano di riprendere
possesso dell’America Latina foraggiando le opposizioni in Venezuela,
Bolivia, Ecuador.
Gli Usa
sono nervosi: stanno per perdere la loro secolare leadership economica
mondiale in favore della Cina, e stanno col dito sul grilletto. In caso
di guerra, una sola certezza: non ci saranno vincitori.Secondo
l’ultimo studio della Banca Mondiale, citato dal “Financial Times”, gli
Stati Uniti stanno per consegnare alla Cina lo scettro di prima economia al mondo: «Il sorpasso avverrà molto prima del previsto 2019, forse già quest’anno», scrive Conti su “Contropiano”. Gli Usa
detengono il primo posto dal 1872, quando avevano superato la Gran
Bretagna. E saranno presto incalzati anche dall’India, che sta per
prendersi il terzo posto. «È la temuta crisi dell’egemonia statunitense, affermatasi pienamente con la Seconda Guerra Mondiale ma lungamente preparata nei decenni precedenti». Storia: «Non si è mai vista una potenza imperiale dominare sul mondo senza essere anche la prima economia
del pianeta». Ma il “lungo addio” della Gran Bretagna all’egemonia
globale è potuto maturare «solo grazie a un mondo assai più lento di
oggi e allo “speciale rapporto” con l’ex colonia che stava diventando
una superpotenza».
Oggi, continua Conti, l’economia
finanziaria viaggia in tempo reale: la competizione, a questo livello,
si gioca sui centesimi di secondo. «E anche le forze militari sono
mobilitabili in tempi infinitamente più rapidi». Peccato però che gli
approvvigionamenti energetici stiano diventando sempre più problematici,
tra risorse storiche in via di esaurimento e “risorse non
convenzionali” appena sufficienti, per ora, a mantenere allo stesso
livello i consumi planetari. «Gli Stati Uniti sanno meglio di tutti che
il loro dominio sul mondo è a rischio, e hanno deciso di lottare per non
farsi scalzare, nemmeno a favore di un “multipolarismo” in cui non
potrebbero restare dei “primus inter pares”», perché non possono più
sperare all’infinito di «affrontare i propri problemi stampando dollari e imponendo agli altri di accettarli in cambio di prodotti fisici».
Così, gli Stati Uniti di Obama «attaccano in Europa cogliendo i due punti deboli dell’emergente imperialismo dell’Unione Europea:
forniture energetiche e dotazione militare», e inoltre «attaccano in
Asia tentando di “contenere” militarmente l’esplosiva influenza
economica cinese». E’ un azzardo, un’offensiva inedita su tutti i
fronti, dall’Atlantico al Pacifico. «È una dinamica antica e
ripetitiva», sostiene Conti: «Una coazione a ripetere, ma estremamente
pericolosa», perché «la crisi economica non passa», e quindi «la guerra
inter-imperialista si affaccia di nuovo come possibile soluzione».
Peccato, chiosa l’editorialista di “Contropiano”, che tutte quelle
testate nucleari in giro per il mondo garantiscano – da 70 anni – una
sola certezza: la Terza Guerra Mondiale non conoscerebbe vincitori, ma solo vittime.
fonte: http://www.libreidee.org/2014/05/sorpasso-cinese-sugli-usa-cresce-il-pericolo-di-guerra/
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