Cosa pensano oggi le persone che sentono parlare di Aldilà? La maggior parte di esse non crede nell’esistenza di una vita ultraterrena; altre non si pongono il problema; altre invece si avvicinano e coltivano questo tema, scoprendo quotidianamente quanto esso sia collegato con le nostre vite e con la Vita in generale.
Esistono
oggi, e sono esistite in passato, persone eccezionali pronte a
sacrificare il proprio tempo libero e i propri risparmi nella
sperimentazione della Metafonia (chiamata anche Psicofonia), una tecnica
che permette la captazione, mediante l’uso di un registratore o di una
radio, di parole e frasi di senso compiuto, non provenienti
dall’ambiente circostante o dalla nostra “dimensione”, ma da una
dimensione ultraterrena. Il pioniere di questa tecnica, chiamata anche “Transcomunicazione Strumentale”, fu Friedrich Jurgenson.
Ma prima di addentrarci nei meandri di tale fenomeno, è opportuno
specificare il rapporto che intercorre tra l’uomo e il mondo
“ultraterreno”. Molte infatti sono le culture che hanno descritto questa
diversa dimensione immateriale, che l’hanno descritta o identificata in
luoghi precisi. Vediamone alcune:
I Celti: questo popolo raffigurava l’aldilà come un luogo senza morte e senza inverno.
In Galles tale luogo veniva indicato col nome di “annwn” (che significa
“non mondo”), mentre i Celti Irlandesi identificavano il loro aldilà
“paradisiaco” in un’isola di “beati”, chiamata con il nome di Avalon (in latino medievale Insula Avallonis).
Isola nella quale i defunti avrebbero conosciuto una nuova vita,
dominata dalla luce e dai colori, caratterizzata da musiche, danze,
lauti banchetti e piaceri sensuali.
I Greci : secondo la religione greca, il mondo era concepito in 3 regni: Cielo e terra, mare, e mondo sotterraneo.
Il primo era governato da Zeus, il secondo da Poseidone e il Terzo da
Ade. Il Regno di Ade era circondato da mura di ferro con portali fatti
anch’essi di ferro, attraverso i quali Hermes, con l’aiuto della sua
verga d’oro, aveva il compito di accompagnare i defunti. Per poter
entrare nel regno di Ade, i morti dovevano essere stati sepolti, perché
in caso contrario le loro anime sarebbero state costrette a vagare senza
pace per 100 anni. Superate le porte degli inferi, i defunti dovevano
varcare le acque dello Stige, il fiume dell’Oltretomba. Questo fiume
sfociava nel Cocito (fiume dei lamenti) che formava il lago Acheronte.
Qui si trovava un vecchio barcaiolo di nome Caronte che aveva il compito
di traghettare le anime dei defunti (che avevano ricevuto degna
sepoltura, ricordiamolo) dall’altra parte. Era uso comune infatti porre
sotto la lingua del defunto una moneta di bronzo, nota appunto come
“obolo di Caronte”, che sarebbe servita all’anima del trapassato per
pagare il trasporto attraverso il fiume infernale.
Arrivati sull’altra
riva i defunti trovavano Cerbero, il cane infernale a tre teste, che
aveva il compito di sorvegliare il regno dei morti, facendovi entrare i
nuovi arrivati e impedendo a chiunque di uscirvi. Secondo l’Orfismo (una
corrente mistica e ascetica), oltrepassato l’Acheronte le anime
venivano sottoposte al giudizio di una sorta di Tribunale dei morti,
presieduto dallo stesso Ade, il quale con una sentenza imparziale,
assegnava un diverso “destino” a seconda del comportamento che si era
tenuto in vita. Coloro che venivano giudicati giusti potevano accedere
all’Elisio, circondato da acque argentee e dal fiume Lete. Quelli che
invece erano ritenuti empi dai giudici dell’Ade, venivano precipitati
nel Tartaro, una voragine oscura circondata da un triplice muro, attorno
al quale scorreva il Flagetonte, un fiume di fuoco. In questo luogo le
anime dei dannati subivano pene spaventose.
Gli Egizi : l’aldilà secondo la cultura egizia era
strettamente connessa al corpo del defunto; infatti la massima cura
veniva riservata alla conservazione e sistemazione della salma. Come
testimoniato dal culto di Osiride, simbolo della continuazione della
vita dopo il trapasso, ogni defunto sperava in una rinascita. E
questa speranza si consolidava in forme di rituali, in particolare per
quanto riguardava i re, nelle pratiche di sepoltura che coincidevano
proprio con la cerimonia di incoronazione per l’aldilà. Poiché il soffio
vitale, definito dagli antichi egizi “ka”, restava unito all’uomo
finché il suo corpo non scompariva, la conservazione del cadavere intero
era predisposta con la massima attenzione. Secondo alcuni rigidi
cerimoniali, al defunto venivano asportati cuore e viscere;
successivamente il corpo veniva avvolto da bende di lino. Le mummie
venivano chiuse in casse di legno o di pietra e sopra il coperchio
venivano dipinti una porta e degli occhi, in modo che il defunto potesse
uscire e vedere il sole. Nella bara erano collocate tutte le cose
appartenute al defunto, perché potesse usarle anche nella sua “nuova
vita” nel “paese dell’Ovest”.
Il cuore umano, reputato “cattivo” dagli antichi egizi,
veniva sostituito con uno scarabeo di pietra (chepre, “il grande”), per
aiutare il defunto in sede di giudizio. A volte sullo scarabeo venivano incise queste parole: “O cuore, che sei parte del mio corpo, non prendere posizione contro di me”.
Oltre al cuore, dal cadavere del defunto venivano tolte le interiora,
posizionate in quattro vasi rotondi, detti Canopi (nell’epoca del Nuovo
Impero, i quattro canopi assumevano l’aspetto di 4 divinità protettrici,
ritenute figli di Horus: Amset (raffigurato come un uomo), Hapi
(raffigurato come una scimmia), Kebehsenut (falco) e Duamutet (cane).
Ma la cosa più grandiosa della cultura “ultraterrena” degli
Egizi era la famosa scena, chiamata Psicostasia, nella quale il defunto,
prima di procedere nel regno dell’aldilà, doveva subire la pesatura del
suo cuore. A presiedere il “tribunale divino” era il dio
Osiride (a volte il dio Rà); davanti a lui, si trovano 42 giudici (di
solito rappresentati dal dio Anubi). Il cuore del defunto veniva
collocato sopra ad un piatto della grande bilancia, posta al centro
della scena; sull’altro piatto invece, veniva collocata una piuma (a
volte al posto della piuma era presente la stessa dea Maat). A questo
punto, il defunto doveva affermare di non aver commesso determinati
peccati durante il corso della sua vita; in seguito, la stessa anima
doveva rivolgersi a ciascuno dei 42 giudici. Se il peso dei peccati
(cuore) prevaleva su quello della giustizia (piuma), l’anima del
trapassato veniva distrutta dalla Divoratrice (un essere mostruoso con
la testa di coccodrillo, la parte anteriore del corpo di un leone e la
posteriore da un ippopotamo); oppure, se le sue confessioni erano
giuste, il trapassato poteva accedere ai paradisi dell’aldilà.
In queste culture, il rapporto “uomo” – “morte” era molto
forte, intenso, tanto che il confine che divideva il mondo “materiale”
da quello “spirituale” era minimo. Una domanda allora sorge spontanea:
come abbiamo potuto dimenticare questo rapporto antico che c’era tra i
due mondi? Forse nessuno potrà affermare con assoluta certezza che
esiste un’aldilà, ma di certo non possiamo escludere la possibilità
della sua esistenza.
Molti dicono che il moderno “spiritismo” nasce dopo la pubblicazione del lavoro di due sorelle, Margaret e Kate Fox.
Queste due sorelle, intorno alla metà del 1800, iniziarono a sentire
nella loro casa di Hydesville degli inspiegabili rumori. Rispondendo a
tali colpi (un colpo voleva dire di SI, e due NO) scoprirono in seguito
che quei rumori misteriosi erano originati dall’anima di un bottegaio
assassinato e sepolto proprio nella cantina della loro casa. Risolto
l’enigma però, i fenomeni non cessarono, anzi, aumentarono, costringendo
la famiglia Fox a cambiare abitazione. Questi fenomeni tuttavia
continuarono a seguire le due sorelle, in ogni luogo, facendo iniziare
ad entrambe un cammino di ricerca e approfondimento sull’altra
dimensione. Purtroppo però, come nella maggior parte dei casi,
sfruttarono questo loro “dono” per fini strettamente “materiali”,
perdendolo definitivamente.
In
seguito, sull’altra sponda dell’Oceano, in Francia, Allan Kardec,
considerato da molti il padre fondatore dello spiritismo francese, coniò
il termine “scrittura automatica”. La scrittura automatica è un metodo
con il quale il “medium” può trascrivere frasi che non derivano dal
pensiero umano, ma da un’altra dimensione. Essa può avvenire in
stato di trance, oppure anche in maniera cosciente, senza avere la
minima consapevolezza di quello che si sta scrivendo. Lo stesso Allan Kardec riteneva questo “metodo” il mezzo più semplice e completo per stabilire un contatto con gli spiriti. Successivamente, intorno al 1890, su idea dell’inventore Elijah J.Bond nacque la Oui-ja Board,
comunemente conosciuta con il nome di “Tavola degli Spiriti”. Ma non
tutti sanno che questa tavola era già presente in passato, precisamente
in epoca romana (un modello un po’ arcaico, ma funzionante). La tavola è
ancora oggi commercializzata, soprattutto nel Regno Unito e
classificata come “giocattolo”, ma gli acquirenti odierni ignorano il
pericolo che si cela in essa. A mio parere, uno dei “mezzi” più
pericolosi per contattare il regno dell’aldilà.
Anche
se molti scienziati nel corso della storia hanno poi classificato
questi metodi come semplici automatismi della persona, la ricerca e
l’approfondimento dell’altra dimensione non cessarono. Infatti, nel 1959 a Stoccolma (Svezia), Friedrich Jurgenson, regista cinematografico di genere documentaristico (che
fu anche cantante lirico oltre che pittore e diresse inoltre come
archeologo scavi a Pompei e nel sottosuolo della Basilica di San Pietro)
scoprì casualmente che i “defunti”, utilizzando la radio, potevano mettersi in contatto con lui.
In seguito a questa scoperta, lo stesso Jurgenson, per comprendere
meglio quei messaggi (a volte troppo veloci o troppo bassi), iniziò ad
usare un registratore (con il cambio di velocità). Ben presto capì che
non solo la radio poteva essere un ponte sull’altra dimensione, ma che
anche i rumori dell’ambiente circostante potevano essere “usati” dalle
entità a tal fine. Jurgenson aprì una vera porta sull’aldilà,
non solo per tutti gli appassionati di tale fenomeno, ma anche per la
scienza, che ora aveva l’occasione di studiare questo fenomeno; quella stessa scienza che in passato aveva giudicato tutti questi fenomeni come semplici truffe.
Un altro dei pionieri di questa tecnica (Psicofonia o Metafonia, come preferite chiamarla) è Marcello Bacci. Nato a Grosseto nel 1927, inizia le sue ricerche in questo campo con diverse metodologie. Iniziò
i suoi esperimenti, con il magnetofono, apparecchio per registrare e
riprodurre i suoni utilizzando supporti magnetici; in seguito, su
consiglio dei suoi “amici invisibili”, iniziò ad usare la radio (le
vecchie radio a Valvole). Il metodo che Bacci usa per captare
le voci dei suoi “amici invisibili” è il seguente: sintonizza la radio
su una frequenza a onde corte, cercando una banda silenziosa senza
alcuna trasmissione; dopo un’attesa che può essere molto breve o
protrarsi anche per più di mezzora, la portante subisce una modifica, si
attenuano e spariscono i rumori di fondo e subentra nella sintonia un
caratteristico segnale acustico. Potremo paragonarlo ad un vortice di
vento in avvicinamento, che viene ripetuto varie volte a brevi
intervalli. Dopo i segnali la sintonia risulta silenziosa ed eliminati i
rumori di fondo le Voci paranormali iniziano a parlare instaurando un vero e proprio dialogo,
intervallato da pause durante le quali gli sperimentatori o le persone
presenti come ospiti possono interloquire e porre domande.
I contatti hanno mediamente una durata di circa 25/30 minuti ma si
sono registrati interventi protrattisi per circa un’ora. I dialoghi si
concludono spesso con cori solenni che talvolta sembrano emergere da una
lontananza che progressivamente va amplificandosi, suscitando negli
ascoltatori una sorta di rapimento emozionale, difficile da tradurre in
parole, come spesso si può constatare ascoltando i commenti delle
persone presenti all’esperimento. Le stesse voci hanno più volte
ribadito che questo contatto è mirato ad alleviare le sofferenze delle
persone colpite dalla morte di un loro congiunto. Hanno anche ribadito
che questo “ponte” è mirato a fini prettamente “spirituali”. Sia
Jurgenson che Bacci hanno spesso affermato che i “defunti”, oltre a
identificarsi con il proprio nome e cognome, usano lo stesso timbro di
voce.
Oggi questa sperimentazione non si è arrestata, anzi continua sempre con lo stesso slancio iniziale. Molte infatti sono le persone che sperimentano questa tecnica. Ho
avuto l’occasione di conoscere e di far visita a due persone
gentilissime, che sperimentano ormai da anni il mondo della Metafonia,
Virgilio e Danila Desideri. Due persone splendide che dedicano il loro
tempo libero a questo mondo. Il metodo usato, solitamente, dai coniugi Desideri è quello del nastro rovesciato,
che consiste nel riascoltare un nastro che viene magnetizzato con frasi
pronunciate dai presenti o tratte da qualsiasi altra fonte e poi
rovesciato dal lato interno, al fine di farlo scorrere al contrario. Se
tale sperimentazione riesce, invece di udire il rovescio delle nostre
parole si possono sentire frasi di senso compiuto, in modo più o meno
chiaro. Questo metodo permette di ottenere comunicazioni più lunghe,
rispetto a quelle che si possono ottenere con il nastro vergine, perché
le Entità utilizzano, in parte, le sillabe che sono presenti nella
“base” precedentemente fatta, risparmiando, in questo modo, molta
energia. Come Bacci e Jurgenson, anche i coniugi Desideri perseguono solo il fine “spirituale” e non quello “materiale”.
La “porta sull’aldilà”, secondo il mio parere, non si è mai
chiusa completamente. Forse abbiamo smarrito, durante il corso dei
secoli, quel legame che le antiche civiltà avevano trovato; o forse
abbiamo smarrito il vero significato della parola “morte”. Se
analizziamo bene ogni tassello delle antiche credenze, se ci soffermiamo
almeno un attimo a riflettere, ci accorgeremo che tutte le
antiche culture di questo mondo sono collegate l’una all’altra. Di
certo, tutte avevano compreso il ruolo centrale che ricopre la “morte”
nella vita; o forse avevano capito che la “morte” non è altro che
un’invenzione umana.
Articolo di Axuria Von Lionel
Fonte: http://www.ilportaledelmistero.net/Vedetta/cartiglio_porta_aldila.html
Rivisto da Fisicaquantistica.it
http://www.fisicaquantistica.it/paranormale/una-porta-aperta-sullaldila
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