Il
principe Bandar bin Sultan bin Saud bin Abdulaziz è il padrino della
Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (SIIL), ora chiamato “Stato
islamico” o “Califfato islamico”. Senza il sostegno saudita alle forze
più radicali dell’opposizione islamica che combattono il presidente
siriano Bashar al-Assad, è dubbio che il SIIL sarebbe stato altro che
una frangia in Siria. Anche se Bandar è stato cacciato dalla politica
saudita prima, ora sembra che le speranze dell’eliminazione del vecchio
ex-ambasciatore saudita negli Stati Uniti e amico personale della
famiglia Bush fossero semplicemente un “wishful thinking” di coloro che
l’hanno incrociato in passato.
Bandar è tornato nell’influente posizione
di consulente di re Abdullah dopo essere stato licenziato da capo
dell’intelligence saudita lo scorso aprile. Il nuovo titolo di Bandar è
“consigliere del re e suo inviato speciale”. Bandar in realtà non ha mai
lasciato la cerchia interna saudita. Dopo essere stato dimesso dalla
guida dei servizi segreti ad aprile, ha mantenuto la posizione di
segretario generale del Consiglio di sicurezza nazionale saudita, una
posizione analoga a quella di Susan Rice alla Casa Bianca, di
consigliera per la sicurezza nazionale e direttrice del Consiglio di
Sicurezza Nazionale.
Il ritorno di Bandar nella Casa dei Saud avviene
mentre re Abdullah nomina il viceministro della Difesa, appena
licenziato, principe Qalid bin Bandar bin Abdul Aziz a nuovo capo
dell’intelligence saudita. Il principe Qalid ora occupa quella posizione
di collegamento con i ribelli siriani che il principe Bandar aveva
quando i sauditi organizzarono l’invio di milioni di dollari in contanti
e armi ai salafiti radicali e ai taqfiri che combattono Assad in Siria.
Anche se sembra che Bandar sia coinvolto in una sorta di scisma interno
alla Casa dei Saud, ci sono voluti appena due giorni a Qalid per
perdere la carica di viceministro della Difesa, tenuta per soli 45
giorni, ed essere nominato capo dell’intelligence saudita. Anche se
condividono lo stesso nome, il capo dell’intelligence saudita Qalid bin
Bandar non deve essere confuso con l’imprenditore saudita Qalid bin
Bandar bin Abdulaziz al-Saud, figlio del principe Bandar.
L’importante posizione di viceministro della Difesa resta vacante, costringendo il ministro della Difesa Salman bin Abdulaziz, il principe ereditario, a gestire le operazioni quotidiane del ministero della Difesa. Il riordino del governo saudita è volto a garantire che i funzionari della Difesa e dell’intelligence saudite siano allineati nel riaffermare il controllo sul SIIL che avanza su Baghdad avvicinandosi al confine iracheno-saudita, dove alcune scaramucce di confine tra guerriglieri del SIIL e truppe di frontiera saudite si sono già svolte. Senza dubbio, la Casa dei Saud è un importante finanziatore del SIIL dall’inizio della guerra civile in Siria. Il fronte al-Nusra (Jabhat al-Nusra), finanziato principalmente dal Qatar, ha promesso sostegno alle forze del SIIL sparse nel settentrione e occidente dell’Iraq, estendendone la portata nel nord-est della Siria.
L’obiettivo dell’Arabia Saudita è
sempre destabilizzare l’Iraq e la Siria, nella speranza che i governi
Nuri al-Maliqi e Bashar al-Assad, siano rovesciati e sostituiti con i
regimi sunniti radicali grati ai sauditi. Bandar vuole anche limitare
l’influenza del Qatar, che ritiene sostenere la fratellanza musulmana,
acerrimo nemico della Casa dei Saud. Il ritorno al potere di Bandar
segnala il congelamento della distensione tra l’Arabia Saudita e l’emiro
del Qatar, Tamim bin Hamad al-Thani. Bandar fu originariamente dimesso
da capo dell’intelligence saudita dopo che il presidente Barack Obama
incontrò re Abdullah a Riyadh il 28 marzo. I compiti di Bandar quale
interlocutore dei sauditi con i ribelli siriani, furono passati al
ministro degli Interni saudita principe Muhammad bin Nayaf.
Tali oneri
sono ora assunti dal principe Qalid. Il principe Muhammad ha contribuito
nel sostegno saudita all’esercito libero siriano (ELS) filo-USA, ora
attore secondario e debole nella guerra civile siriana. I funzionari
dell’ELS, molti ex-funzionari governativi in esilio, vivono più nei
comodi alberghi e ristoranti d’Istanbul che in prima linea in Siria.
Tuttavia, dopo il successo del SIIL in Siria orientale e Iraq, i sauditi
hanno deciso di richiamare l’interlocutore principale del SIIL, il
principe Bandar, mettendo la leadership del gruppo sotto un più sodo
controllo saudita.
Bandar ha forti legami con il terrorismo jihadista. Bandar, in un viaggio a Mosca prima delle Olimpiadi di Sochi, offrì alla Russia un lucroso affare sulle armi se la Russia cessava il sostegno ad Assad. Bandar disse anche a Putin che se la Russia respingeva l’offerta dell’Arabia Saudita, i terroristi islamici filo-sauditi nel Caucaso sarebbero stati liberi di compiere attacchi terroristici contro le Olimpiadi invernali di Sochi. Putin cacciò Bandar dal suo ufficio al Cremlino. Vi sono rapporti secondo cui i terroristi islamici finanziati dai sauditi in Cecenia e Daghestan siano attivi in Ucraina contro i separatisti russofoni dell’Ucraina orientale. In alcuni casi, i terroristi islamici si sono uniti alle unità paramilitari israeliane in Ucraina a sostegno delle azioni militari del governo di Kiev contro l’Ucraina orientale.
In Siria vi sono state segnalazioni del
coordinamento del Mossad con le unità del SIIL negli attacchi contro le
forze governative siriane, anche nella regione nord delle alture del
Golan. Il direttore della CIA John O. Brennan, saudofilo ex-capo della
stazione della CIA a Riyadh, avrebbe dato una mano al ritorno di Bandar a
una posizione chiave nel governo saudita. 1000 tra truppe e consiglieri
statunitensi sono stati inviati in Iraq non per evitare che il governo
Maliqi cada, ma per contribuire alla transizione verso un governo
post-Maliqi dalla forte rappresentanza sunnita pro-saudita.
I militari
statunitensi in Iraq proteggono anche i beni degli Stati Uniti, tra cui
l’imponente complesso dell’ambasciata a Baghdad, nonché gli interessi
dell’industria petrolifera statunitense. Vi furono diversi rapporti
infondati, al momento del licenziamento di Bandar ad aprile, secondo cui
era stato assassinato o ferito durante una visita alle posizioni
ribelli in Siria. Altri rapporti hanno dichiarato che Bandar,
affettuosamente noto dalla famiglia Bush come “Bandar Bush” per via dei
suoi stretti legami con la dinastia politica statunitense, sia stato
avvelenato in una faida interna saudita volta ad eliminarne l’influenza
quale capo del clan Sudayri nella Casa dei Saud. Il clan comprende anche
il principe Turqi, ex-capo dell’intelligence saudita, e il principe
ereditario Salman, ministro della Difesa e erede al trono.
Il
SIIL dà ad Israele il potente argomento di essere responsabile della
Cisgiordania e imporre un più stretto controllo militare su Gaza.
L’obiettivo di Bandar è eliminare gli attuali governi di Siria e Iraq,
privando così l’Iran dei suoi due alleati regionali… Con un califfato
sunnita radicale a Baghdad, il SIIL sarà pronto a varcare il confine
iraniano e iniziare la ribellione presso la minoranza araba nella
provincia iraniana del Khuzestan, il centro dell’industria petrolifera
iraniana. Con il SIIL che controlla i giacimenti petroliferi del sud
dell’Iraq, nonché parte dei campi che confinano con il Kurdistan
iracheno, l’acquisizione da parte del fantoccio saudita della provincia
petrolifera iraniana darebbe all’Arabia Saudita l’effettivo controllo su
gran parte delle riserve di petrolio del Medio Oriente.
A febbraio, il
senatore dell’Arizona John McCain disse alla Conferenza sulla sicurezza
di Monaco di Baviera, “Grazie a Dio per i sauditi e il principe Bandar”.
McCain fece eco a commenti analoghi fatti in precedenza sulla CNN. Nel
2012, McCain s’infiltrò segretamente in Siria dalla Turchia facendosi
fotografare con gli islamisti radicali, alcuni dei quali ora combattono
con il SIIL in Iraq. McCain sostiene fermamente fascisti e neo-nazisti
ucraini. In McCain, “Bandar Bush” trova un compagno d’armi fervido fan
del terrorismo.
Wayne Madsen Strategic Culture Foundation
La ripubblicazione è gradita in riferimento al giornale on-line della Strategic Culture Foundation.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
http://aurorasito.wordpress.com/2014/07/12/il-ritorno-del-principe-bandar/
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