La stampa italiana, concentrata sulla crisi greca, sembra quasi aver quasi dimenticato la questione ucraina, che, tuttavia, continua a provocare il mantenimento di sanzioni e contro-sanzioni con la Russia.
Nonostante gli accordi sottoscritti durante Minsk 2, la situazione
nell'est del Paese non è per niente tranquilla.
Non ci sono più scontri campali ma le armi pesanti, forse ritirate in un primo momento, son tornate a farsi sentire, anche se più saltuariamente.
Nelle regioni di Kiev e Leopoli la stragrande maggioranza della
popolazione vede un legame sempre più stretto con l'Unione Europea come
unico sbocco e guarda i russofoni con aperta ostilità. Al contrario,
in tutto l'est e il sud-est del Paese i sentimenti sono tutti favorevoli
alla Russia. Anche città formalmente sotto il controllo del governo di
Kiev quali Karkov e Odessa la popolazione è divisa, nonostante la
maggioranza senta più legami di vicinanza con Mosca che con Varsavia o
Riga.
C'è però una variabile che può ulteriormente peggiorare la situazione in tutto il Paese e modificare gli equilibri attuali: il dissesto economico prossimo venturo.
I conti pubblici non se la cavano meglio e le riserve in valuta del
Tesoro pubblico sono precipitate dai 16 miliardi e 385 milioni di
dollari del Settembre 2014 agli attuali 9 miliardi e 600 milioni. Come
se non bastasse, l'Ucraina ha debiti con investitori privati stranieri,
soprattutto americani, per circa 9 miliardi di dollari e il governo sta
cercando a fatica di negoziarne una ristrutturazione (altri 3 miliardi
sono il debito con la Russia, ammontare che deve essere pagato entro il
prossimo Dicembre). Ai debiti con privati vanno aggiunti quelli
derivanti da Buoni del Tesoro nazionale o prestiti vari con Enti come il
Fondo Monetario Internazionale.
Le scadenze tra ora e il 2018 sono già superiori ai venti miliardi mentre due bond, rispettivamente di 500 e 600 milioni di euro andranno in scadenza a Settembre e Ottobre. Lo stesso FMI ha dovuto erogare altri cinque miliardi in Marzo e due in Giugno e i versamenti già concordati dovrebbero arrivare a 17,5 miliardi nonostante la loro erogazione sia stata subordinata a un accordo da raggiungersi con i creditori privati. Da parte sua, l'Unione Europea ha garantito un proprio sostegno per undici miliardi di euro nei prossimi anni, anche se, almeno ufficialmente, niente è ancora stato versato. In totale, l'Ucraina, per non fallire, ha bisogno nei prossimi quattro anni di almeno quaranta nuovi miliardi di dollari.
Nessuno puo' oggi prevedere se Kiev sarà mai in grado di ripagare
questi debiti senza generosi regali da parte di terzi, ma ciò che è
chiaro è che la pazienza degli ucraini, anche quelli che inizialmente
erano più favorevoli all'attuale Governo, è oggi messa a dura prova.
Stando così le cose, gli osservatori si domandano anche per quanto riuscirà a durare questa maggioranza se non s'inventerà qualcosa per dirottare il malcontento della gente verso altri obiettivi o altre cause. E non ci sarà da stupirsi se, guarda caso, s'intensificheranno gli allarmi contro presunte invasioni di truppe russe verso cui mobilitare sentimenti nazionalistici estremi.
Non ci sono più scontri campali ma le armi pesanti, forse ritirate in un primo momento, son tornate a farsi sentire, anche se più saltuariamente.
A causa della tensione non risolta, i sentimenti della popolazione sono diventati sempre più polarizzati e, anche nel caso di un vero e (supposto) definitivo accordo, è ben difficile immaginare il ritorno a una pacifica convivenza.
C'è però una variabile che può ulteriormente peggiorare la situazione in tutto il Paese e modificare gli equilibri attuali: il dissesto economico prossimo venturo.
In Ucraina è difficile morire di fame perché la terra è eccezionalmente fertile e i contadini riescono a sopravvivere con il minimo indispensabile anche nei momenti di crisi (purché li si lasci coltivare i loro campi). Perfino i cittadini riescono a garantirsi il minimo per la sussistenza grazie al fatto che tutti, o quasi, hanno parenti o amici che vivono nelle campagne o mandano loro soldi dall'estero dove sono emigrati. Tuttavia, la sola sussistenza ma non alimenta certo la fiducia verso un governo che sembrava promettere benessere e, al contrario, ha aggravato la situazione.
La moneta locale, la hryvnia, è passata dal cambio di uno a otto con il dollaro, che aveva nello scorso gennaio, a quello di uno a ventitré alla fine di Giugno, causando così un crollo pauroso del potere d'acquisto e della ricchezza generale. La previsione del Fondo Monetario internazionale stima per il 2015 un prodotto nazionale lordo in caduta del 9% rispetto all'anno precedente.
Le scadenze tra ora e il 2018 sono già superiori ai venti miliardi mentre due bond, rispettivamente di 500 e 600 milioni di euro andranno in scadenza a Settembre e Ottobre. Lo stesso FMI ha dovuto erogare altri cinque miliardi in Marzo e due in Giugno e i versamenti già concordati dovrebbero arrivare a 17,5 miliardi nonostante la loro erogazione sia stata subordinata a un accordo da raggiungersi con i creditori privati. Da parte sua, l'Unione Europea ha garantito un proprio sostegno per undici miliardi di euro nei prossimi anni, anche se, almeno ufficialmente, niente è ancora stato versato. In totale, l'Ucraina, per non fallire, ha bisogno nei prossimi quattro anni di almeno quaranta nuovi miliardi di dollari.
Chissà se chi voleva l'Ucraina in Europa aveva affrontato questi calcoli prima di avanzare proposte rivelatesi indecenti.
Stando così le cose, gli osservatori si domandano anche per quanto riuscirà a durare questa maggioranza se non s'inventerà qualcosa per dirottare il malcontento della gente verso altri obiettivi o altre cause. E non ci sarà da stupirsi se, guarda caso, s'intensificheranno gli allarmi contro presunte invasioni di truppe russe verso cui mobilitare sentimenti nazionalistici estremi.
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