È
piuttosto difficile valutare subito il significato dei vertici BRICS e
SCO tenutisi a Ufa l’8-10 luglio, e questo è testimoniato dalla raffica
di relativamente simili (anche se essenzialmente veri) commenti. La
maggior parte dei commentatori si rivolge ad aspetti abbastanza esterni,
essenzialmente simbolici. E’ difficile argomentare contro le
dichiarazioni che BRICS e SCO insieme formano un nuovo centro di potere
in opposizione all’ordine mondiale unipolare, ad esempio, ma cosa
significa in pratica?
Né SCO, tanto meno i BRICS sono alleanze militari e
politiche, quindi non ha senso parlare di una sorta di NATO asiatica e
ancor meno di una transcontinentale. Eppure entrambe le organizzazioni,
con tutte le loro differenze relative a struttura organizzativa,
appartenenza e ordine del giorno, sono una reale alternativa globale
all’occidente con tutte le sue istituzioni, tra cui la NATO. È opportuno
ricordare i classici del marxismo-leninismo, secondo cui “la politica è l’espressione concentrata dell’economia”.
Da questo punto di vista, misure specifiche per creare una nuova
architettura finanziaria indipendente delle istituzioni create nel
quadro del sistema di Bretton Woods, che assicurano il monopolio del
dollaro USA, sono di gran lunga più importanti delle dichiarazioni
politiche. Quando l’idea di una banca BRICS fu sollevata un paio di anni
fa, molti la dichiararono utopica e persino ridicola. Ora però ha
acquisito non solo un concreto profilo organizzativo e finanziario, ma
la Banca degli Investimenti Infrastrutturali Asiatica è in fase di
realizzazione, allo stesso tempo, senza il coinvolgimento degli Stati
Uniti.
Al vertice SCO fu avanzata l’idea di creare una banca per questa
organizzazione, e i Paesi di entrambe le organizzazioni sempre più
passano ai pagamenti reciproci in valute nazionali. Anche se è
attualmente improbabile che tutte queste istituzioni potranno scrollarsi
il monopolio del FMI e della Banca mondiale nei prossimi anni, va
ricordato che possenti querce nascono da piccole ghiande, e queste
ghiande non sono solo piantate nel terreno, ma i primi germogli già
appaiono. Più in particolare, vorrei indicare una cosa accaduta a Ufa,
l’avvio dell’adesione alla SCO di India e Pakistan. C’è indubbiamente
anche un aspetto simbolico nel (tanto atteso) evento: le tre grandi
potenze asiatiche si uniscono in un’unica organizzazione ideata dal
defunto Evgenij Primakov sull’asse geopolitico ‘Mosca-Delhi-Pechino’. Ma
l’importanza di questo passo va ben oltre il simbolismo politico.
Torniamo ancora una volta alle specifiche economiche.
Da grande potenza asiatica (e globale), l’India potrebbe essere considerata una nazione insulare in un certo senso: è circondata dal mare su tre lati, il nord e nord-est sono limitati dal sistema montuoso più alto del mondo, e il nord- a ovest confina con il Pakistan con cui i rapporti lasciavano molto a desiderare per quasi tutti i 70 anni d’indipendenza. Risultato, l’enorme interesse dell’India ai mercati e materie prime di Russia e Asia centrale, e la mancanza di infrastrutture impedisce che il suo potenziale sia utilizzato al massimo. Dati come il fatturato commerciale tra Russia e India nel 2014 (meno di 10 miliardi di dollari) parlano da soli, sono semplicemente ridicoli.
L’8 maggio
2015, durante la visita del presidente cinese Xi Jinping a Mosca per
celebrare il 70° anniversario della vittoria nella Grande Guerra
Patriottica, Russia e Cina presero la decisione storica di unire due
progetti integrandoli, Unione economica eurasiatica e progetto della
Cintura economica della Via della Seta (One Belt, One Road
(OBOR)). L’India che aderisce alla SCO significa che questi due
progetti, la cui spinta principale è da est a ovest, saranno integrati
con il progetto internazionale del corridoio nord-sud a lungo
accarezzato ma non ancora pienamente operativo (dall’India via mare al
porto di Chabahar in Iran e poi attraverso strade e sistema ferroviario
in Afghanistan, Asia centrale, Caucaso meridionale, Russia e Nord
Europa).
Così un sistema infrastrutturale chiuso verrebbe creato nella
vasta area tra Nord Europa, Asia meridionale, Mediterraneo ed Estremo
Oriente, aumentando di molte volte il fatturato commerciale tra tutti i
Paesi interessati. E quando (non credo che ci sia alcun modo di dire
“se”), questo sistema sarà realtà (il recente accordo sul programma
nucleare dell’Iran e futura revoca delle sanzioni all’Iran daranno
ulteriore impulso alla realizzazione del progetto), renderà possibile
dire che un’alleanza integrata si crea nelle vaste distese dell’Eurasia,
non solo in alternativa a ciò che esiste (come l’Unione Europea), ma
probabilmente come qualcosa di ancora più attraente. E’ ovvio che non
possano capirlo a Washington, per cui è ragionevole aspettarsi tentativi
di colpire la stabilità in uno o più Paesi componenti questi legami
integrati e colpi secondo le rivoluzioni colorate. Ma anche gli
strateghi di Washington devono capire che Russia, Cina e India non sono
affatto Georgia o Ucraina. Il fatto che le tre grandi potenze asiatiche
abbiano interessi comuni farà da solida garanzia contro qualsiasi
tentativo d’intervento estero.
Boris Volkhonskij Strategic Culture Foundation 16/07/2015
La ripubblicazione è gradita in riferimento alla rivista on-line della Strategic Culture Foundation.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2015/07/16/i-vertici-brics-e-sco-simbolismo-e-di-contenuti-specifici/
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