mercoledì 23 settembre 2015

Ascoltando Bashar al-Assad


Come la maggior parte di voi, ho passato un’ora ascoltando ieri l’intervista fatta a Bashar al-Assad dai media russi. Dovo dire che sono rimasto impressionato. Ma prima di parlarne più in dettaglio, lasciatemi confessare qualcosa che i lettori da lunga data di questo blog potrebbero ricordare: non mi sono mai piaciuti i nazionalisti secolari arabi, specialmente i Baatisti. Non solo avevo una pessima opinione di Saddam Hussein (che però non mi impedisce di essere disgustato per il modo in cui è stato trattato e ucciso), avevo anche qualche amico siriano che mi aveva parlato molto del padre di Assad, Hafez al-Assad, della corruzione del suo regime, della reale paura che così tanti Siriani avevano dei suoi servizi di sicurezza e della grassa e pigra nomenklatura che lo circondava.

Ritornando a Bashar al-Assad, non avevo potuto perdonargli il fatto che avesse fatto torturare per conto della CIA nel cosiddetto “rendition program” [programma di consegna, NdT] e che lui, o qualcuno a lui molto vicino, avesse chiaramente protetto gli israeliani che avevano assassinato Imad Mughniyeh. Tutto questo per dire che difficilmente mi si potrebbe accusare di essere un ammiratore di Assad.

Ma ora devo dire che sto iniziando a cambiare il mio modo di pensare. Non solo perché non ci possono essere più dubbi di sorta che Assad e il suo esercito sono attualmente l’unica forza che protegge il popolo siriano dalla follia medievale e dalla barbarie del Daesh, ma francamente perché quest’uomo mi colpisce sempre di più.

La prima cosa che mi ha impressionato di lui è che è semplicemente una persona di buon senso. Senza offesa per nessuno qui, ma la maggior parte dei leaders arabi non lo sono affatto. Bravissimi con i paroloni ma assai scarsi di comune, razionale buon senso. Ma non Assad. Chiaramente conosce il suo mestiere e mi sembra un uomo che crede in quello che sta facendo. Naturalmente non leggo nel pensiero e non posso provare nulla di tutto ciò, ma questo è ciò che provo quando lo ascolto.

La mia seconda sensazione, ugualmente soggettiva, è che, negli ultimi quattro anni, l’uomo è cresciuto di levatura. Francamente, ascoltandolo prima della guerra, avevo l’impressione che fosse in qualche modo il tipico playboy arabo, come se ne possono trovare tutte le estati a Saint Tropez, Marbella o Ginevra. Non necessariamente una cattiva persona, solo un personaggio superficiale e viziato. Secondo me non assomigliava di certo ad un uomo di Stato (certamente no, se paragonato a Saddam Hussein, che, nonostante tutti i suoi difetti, aveva una personalità carismatica). Però, ascoltandolo ieri mi sono ritrovato con la sensazione che l’Assad del 2015 non è certamente l’Assad di circa un decennio fa. Ho avuto l’impressione che questa guerra lo abbia profondamente cambiato.

La mia terza ed ultima supposizione riguarda il cambio dell’entourage di Assad. Ricorderete come all’inizio della guerra ci fossero “personalità di regime” di tutti i generi, compresi generali ed ambasciatori, che di colpo sviluppavano una “coscienza democratica” e disertavano nell’”Asse della Gentilezza”. La mia opinione è che tutta la feccia a libro paga della CIA che infestava il regime di Assad sia fuggita a gambe levate perché convinta che Assad sarebbe stato rovesciato al più dopo pochi mesi. Però Assad è rimasto e, sorprendentemente, ha mantenuto la rotta anche nei momenti più bui. Non lo so per certo, ma credo che la qualità delle persone dell’entourage più stretto di Assad deve essere notevolmente cambiata in meglio, e che ora egli sia circondato da dei veri patrioti.

Un altro dei dubbi che avevo in passato era questo: avrebbe avuto Assad la saggezza di prestare ascolto ai Russi e agli Iraniani, o era forse un megalomane che non dava retta a nessuno? Chiaramente ha ascoltato. Se non lo avesse fatto, i Russi non si sarebbero mai impegnati con i il loro sostegno nel modo in cui lo stanno facendo adesso. Certamente, i Russi non stanno dicendo che Assad sia indispensabile, questo lo deve decidere il popolo siriano, ma questo è anche il modo politicamente corretto di sostenerlo, dal momento che loro (i Russi) sono convinti che i Siriani lo vogliano. 

D’altro canto, quello che i Russi intendono realmente quando dicono “deve essere il popolo siriano a decidere” è che NON devono essere a decidere gli “Amici della Siria” o una qualunque altra parte dell’”Asse della Gentilezza”. In altre parole: fottetevi, USA/UE/NATO ecc. Così, nonostante tutti i discorsi in diplomatichese sul futuro della Siria, la realtà è che Assad ha il completo appoggio del Cremlino.

Alla fine, quello che io vedo è che i Russi stanno chiaramente “spingendo” Assad nuovamente in prima fila. Questo credo sia il vero scopo di questa intervista: presentare Assad come un uomo con cui si può negoziare, che ascolterà e che è sopratutto un “pragmatico di sani principi”.

Ecco quello che credo stiano facendo i Russi ora: stanno facendo uso di una strategia multi-livello che unisce aiuti militari di un certo tipo con un diluvio di attività diplomatica con tutte le potenze chiave della regione, allo scopo di convincere il maggior numero di capi di stato che Assad attualmente è senza dubbio parte di ogni soluzione possibile. Per gli Anglo-Sionisti questo è un ragionamento assolutamente criminoso. Ma, per tutti quelli che vedono l’incubo creato dal Daesh e che ora devono fare i conti con le conseguenze di quattro anni di sostegno anglo-sionista al Daesh, diventa sempre più difficile politicamente opporsi in maniera così totale ad Assad e non voler neanche parlare con lui. 

Inoltre, nessuna operazione militare contro il Deash avrebbe qualche senso se non fosse coordinata con i Siriani. Quello che gli USA e i loro fantocci stanno facendo in questo momento è non solo illegale, ma anche completamente inefficace. Al contrario la posizione russa è quella di cercare di creare una coalizione anti-Daesh che sarebbe legale al 100% (la Siria, come nazione sovrana può chiamare chiunque ad aiutarla) e valida (ogni attacco aereo o missilistico sarebbe coordinato con le operazioni terrestri siriane).

Ieri, ascoltando Assad, mi è sembrato che avesse fiducia che alla fine, anche la pazzia scatenata dagli Stati Uniti possa finire e che la maggior parte dei leaders mondiali torni in sé stessa e capisca che parlare con Assad dovrebbe essere non solo una “opzione”, ma la priorità N°1 per tutti quelli sinceramente interessati a fermare il marciume del Daesh prima che spanda orrori sempre più idicibili nel Medio Oriente, e anche oltre.

Spero che abbia ragione.


The Saker

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Articolo pubblicato su Thesaker.is il 18/09/2015
Traduzione in italiano a cura di Mario per Sakeritalia.it

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