E’ alto meno di un metro e settanta,
pesa 77 chili. Nel 1991 era uno sconosciuto colonnello del KGB con un
buono stato di servizio nella Germania Est. Il suo Paese, la Russia, è
solo nono nella graduatoria mondiale per numero di abitanti, e decimo
per valore nominale della ricchezza prodotta. Negli ultimi due anni il
complesso militare – politico ed industriale imperniato sulla NATO non
ha lasciato nulla di intentato per cancellare la Russia il suo
Presidente.
Eppure oggi Vladimir Vladimirovich Putin raccoglie consenso,
attenzione, simpatia da una platea enormemente più ampia di quella del
suo Paese. Il suo patriottismo pragmatico e non nazionalista, il suo
messaggio culturale identitario, tollerante ed ecumenico sono diventati
la bandiera di tutti coloro che intendono opporsi all’unilateralismo a
stelle e strisce con una approccio che non si esaurisca al rifiuto del
modello americano, ma che intenda proporre un sistema alternativo di
gestione dei problemi globali.
Oggi questo piccolo uomo d’acciaio parla
alle Nazioni Unite, in un momento in cui le sue accorte manovre hanno
portato alla luce le contraddizioni e i limiti della “linea” dettata
dagli Stati Uniti in Europa e soprattutto in Medio Oriente. La Russia
denuncia l’illegittimità dell’intervento occidentale in Siria, e propone
la costituzione di un’ampia coalizione che si opponga al Califfato
sulla base del diritto internazionale, quindi con il consenso dei
governi legittimi dei Paesi in cui le operazioni militari dovranno
svolgersi: Siria ed Iraq. Di fronte a questa proposta, sostenuta da una
presenza militare significativa, l’occidente balbetta, incerto se
adottare un approccio negoziale e se continuare nella propria, folle,
corsa solitaria. La giornata di oggi ed il discorso che il piccolo uomo
di San Pietroburgo sta per tenere al mondo si preannunciano come
cruciali. Saker Italia ve ne darà un aggiornamento in diretta.
15.32 Parla il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon:
“cinque Paesi hanno la chiave della soluzione del problema siriano: Russia, USA, Arabia Saudita, Iran e Turchia. Fino a che queste parti non raggiungeranno un compromesso, è inutile aspettare cambiamenti sul terreno.”.
15.44 Ban Ki Moon condanna i leader che rimangono al potere oltre i limiti costituzionali accampando a pretesto stati di eccezione.
15.52 Sta parlando Mogens Lykketoft, il Presidente Danese dell’Assemblea. Afferma che viviamo in tempi paradossali, in cui
“una larga parte dell’umanità conduce una vita dignitosa, mentre le follie della guerra e dell’autodistruzione affliggono in Medio Oriente e parte dell’Africa”.
15.56 Mogens Lykketoft annuncia che ciascun leader avrà 15 minuti. La parola va a Dilma Rousseff, Presidente del Brasile.
16.04 Dilma Roussef sostiene che è
necessario un allargamento del Consiglio di Sicurezza, sia nel numero
dei membri permanenti che in quello dei membri temporanei. La proposta
sotto intende la richiesta di un seggio per il Brasile. Il Brasile,
sostiene la Presidente, è una “terra di rifugiati” che ha offerto asilo a
rifugiati europei, arabi ed orientali: è “assurdo” ostacolare il libero
movimento delle persone. L’emergenza in medio oriente richiede maggiore
solidarietà a popoli e nazioni.
16.12 Dilma Roussef vanta i successi del
Brasile nel combattere la deforestazione. Il processo dovrebbe
arrestarsi ed invertirsi entro la data (non vicinissima) del 2030.
16.19 Parla Barack Obama: le Nazioni
Unite sono riuscite ad evitare la Terza Guerra mondiale, nonostante gli
ultimi 70 anni abbiano comunque visto tremendi conflitti.
16.22
“Non importa quanto siamo forti militarmente, quanto sia forte la nostra economia; capiamo che gli Stati Uniti non possono risolvere da soli i problemi del mondo. In Iraq gli Stati Uniti hanno imparato la dura lezione che anche centinaia di migliaia di coraggiosi soldati, miliardi di dollari, non possono produrre stabilità in una terra straniera.”
16.32 Obama sostiene che l’accordo sul
nucleare iraniano, che ha coinvolto molte potenze, “inclusa la Russia”
per due anni, è un esempio di come dovrebbe funzionare la comunità
internazionale.
16.34 Gli Stati Uniti, dice Obama, non
vogliono ritornare alla Guerra fredda, anche se la Russia, annettendo la
Crimea, persegue un processo di restaurazione della grandezza
nazionale. Le azioni della Russia in Ucraina hanno solo spinto gli
Ucraini verso l’occidente.
“Non vogliamo isolare la Russia. Vogliamo una Russia forte impegnata a cooperare con noi.”
16.47 “Da nessuna parte il nostro
impegno per l’ordine internazionale è messo a dura prova come in Siria.
Quando un dittatore massacra decine di migliaia di persone del suo
popolo non è più un affare interno.” Dice che la situazione “preoccupa
tutti noi”. A nessuno conviene essere accomodanti verso un “culto
apocalittico come l’IS”. I bombardamenti sono necessari ma non
costituiscono una soluzione. Gli Stati Uniti sono pronti a collaborare
con chiunque “inclusi Russia ed Iran” per risolvere il conflitto. In
ogni caso il ritorno ad una situazione prebellica è escluso. E’
necessario organizzare la transizione da Assad ad un nuovo leader e,
nello stesso tempo, contrastare l’ideologia dell’IS, che equipara
l’islam al terrore.
15.56 I regimi temuti dai loro popoli sono destinati a cadere. Obama critica i leader
che emendano la costituzione per conservare la propria posizione di
potere ed osserva: “Nessuno dura per sempre”. Il riferimento è un
attacco personale a Vladimir Putin.
16.01 Fine del discorso di Obama con una
petizione ideologica: ci sono valori universali. La gente comune è
fondamentalmente buona, apprezza la fede, la famiglia e il duro lavoro.
Questi valori sono alla base del progetto delle Nazioni Unite da 70
anni.
Discorso di Obama: un momento di distrazione per John Kerry.
17.05 Prende la parola il Presidente Polacco Andrzej Duda.
17.25 L’intervento del Presidente
Polacco è in pratica una narrazione monocorde antirussa. La Polonia
utilizza questa tribuna di cui dispone per parlare al mondo per
replicare alla ricostruzione storica proposta in una recente intervista
dall’ambasciatore russo a Varsavia (l’ambasciatore aveva detto che negli
anni 20 e 30 la Polonia aveva ripetutamente rifiutato di creare un
patto difensivo con l’URSS contro la Germania Nazista). Duda critica
anche le nazioni che “utilizzano troppo” il diritto di veto nel
consiglio di Sicurezza.
La star del giorno è sulla scala mobile del Palazzo dell’ONU
17.25 Concluso l’intervento del
Presidente Polacco Duda, che ha addirittura ringraziato i giornalisti ed
i blogger che collaborano a prevenire le “distorsioni della storia”.
Sta parlando il premier Cinese Xi Jinping.
17.35 Xi dice che la configurazione
politica del mondo sta “accelerando” verso un modello multipolare: si
tratta di una “tendenza irresistibile”. E’ necessario un approccio di
reciproco vantaggio alle questioni internazionali, con un approccio
egalitario fra Paesi, grandi o piccoli che siano: “la legge della
giungla non è un modo appropriato per trattare le relazioni
internazionali.”
17.50 La Cina è impegnata nello sviluppo
pacifico, e non cerca “egemonia, espansione o sfere di influenza: ” La
Cina vuole assistere lo sviluppo di altri Paesi e mira a preservare
“l’ordine internazionale ed il sistema sotteso agli scopi e principi
delle Nazioni Unite”. “La stabilità” aggiunge Xi “non può essere
costruita sull’instabilità altrui”.
17.53 Si chiude l’intervento cinese: un
intervento che ben racchiude i tratti salienti della politica estera
cinese: alte ambizioni, basso profilo.
17.57 La parola a Re Abdullah di Giordania.
18.02 La Komsomolskaja Pravda parla della giornata di oggi come
“una Pasqua ed un Natale assieme”: Putin guarderà negli occhi quelli che per più di un anno hanno orchestrato una intensa campagna di guerra mediatica contro la Russia e potrà dirgli tutto quello che pensa. Ed è garantito che dovranno ascoltarlo. Solo questo sarebbe molto. Ma dopo il suo discorso alle Nazioni Unite Putin avrà un altro incontro con Obama. In altre parole il capo del mondo occidentale dopo due anni di gelo artico dovrà di nuovo parlare direttamente con il suo principale, forse unico, antagonista ideologico. Obama non è il favorito nel duello.”
18.05 Putin inizia a parlare.
18.07 Settanta anni fa i Paesi che
sconfissero i Nazisti si trovarono per stabilire i principi chiave
dell’ordine internazionale. Si sono incontrati a Yalta. [località della
Crimea.]
18.14 Ci sono sempre state differenze
nelle Nazioni Unite nei loro 70 anni di storia, dice Putin. La sua
missione non è mai stata l’unanimità, ma sempre il raggiungimento dei
compromessi. Ma dopo la guerra fredda un “solo centro dominio è emerso
nel mondo” (ovvio riferimento agli Stati Uniti) “hanno deciso che non
riconoscono l’autorità delle Nazioni Unite.”
La Russia è pronta a lavorare con i suoi interlocutori sulla base del consenso, ma considera i tentativi di minare l’autorità delle Nazioni Unite “estremamente pericolosi”. Se riuscissero si andrebbe verso un mondo dominato da autorità autoreferenziali piuttosto che da un lavoro collettivo. Stati veramente sovrani sarebbero sostituiti da protettorati e territori controllati dall’esterno.
18.16 Le “cosiddette rivoluzioni
democratiche” hanno portato violenza, povertà, e disastri sociali. A
nessuno interessano i diritti umani. Si tratta solo di politiche basate
su “eccezionalismo e impunità”. Lo Stato Islamico è nato dopo
l’invasione statunitense dell’Iraq nel 2003. Ed ora che si è espanso ad
altre regioni “la situazione è più che pericolosa”.
18.19 E’ stato un “grave errore” non cooperare con il Governo Siriano contro l’IS.
18.20 Dobbiamo riconoscere che nessuno, a
parte Assad e il suo esercito sta davvero combattendo l’IS in Siria.”
Lo stato corrente degli affari nel mondo non può essere tollerato più
oltre. Ci deve essere un grande coalizione contro il terrorismo simile a
quella formata contro Hitler durante la seconda guerra mondiale.
18.25 Ci deve essere coordinazione fra
le forte che combattono lo Stato Islamico sulla base dei principi delle
Nazioni Unite. Se questo si realizzerà non serviranno altri campi
profughi. Assistiamo ad una “grande e tragica migrazione di popoli”. E’
una dura lezione per tutti, inclusa l’Europa. La soluzione è
ripristinare l’autorità dello Stato in Siria. Non ci sono alternative.
18.29 L’espansionismo ad est della NATO
ha provocato la crisi in Ucraina: si è trattato di un “colpo di Stato
militare” orchestrato dall’esterno, che ha prodotto una guerra civile.
18.31 Le sanzioni sono una mera dimostrazione di “crescente autoreferenzialità economica”.
18.32 Fine del discorso di Putin.
Abbiamo ascoltato un Obama che non
scioglie il nodo in cui si è avviluppato nell’ultimo mese, ribadendo che
si vuole collaborare con la Russia, ma chiamando Assad “tiranno” e
sottolineando che non ci si può collaborare. Dall’altra parte Putin ha
presentato veramente a Obama il conto di tutti gli errori degli ultimi
anni, senza un centesimo di sconto. Le posizioni sembrano molto lontane,
e Putin non pare disponibile a fare quel mezzo passo che salverebbe la
faccia al suo interlocutore.
fonte: http://sakeritalia.it/sfera-di-civilta-russa/vladimir-putin/lintervento-di-vladimir-putin-alle-nazioni-unite-aggiornamenti-in-diretta/
Sua eccellenza Signor Presidente,
Sua eccellenza Vice Segretario,
Distinti Capi di Stato e di Governo,
Signore e Signori,
Nel 1945 i paesi che sconfissero il nazismo collaborarono insieme per ricostruire le solide fondamenta dell’ordine mondiale successivo alla seconda guerra mondiale. Lasciatemi ricordavi che le decisioni chiave sui principi che rivestono questa cooperazione e la creazione delle Nazioni Unite furono prese nel nostro paese, a Yalta, all’ incontro dei capi della coalizione contro Hitler.
Grazie.
Discorso di Vladimir Putin alla 70°Assemblea delle Nazioni Unite
Sua eccellenza Signor Presidente,
Sua eccellenza Vice Segretario,
Distinti Capi di Stato e di Governo,
Signore e Signori,
Il settantesimo anniversario delle
Nazioni Unite è una buona occasione per fare il punto della situazione
sul passato e parlare del nostro comune futuro.
Nel 1945 i paesi che sconfissero il nazismo collaborarono insieme per ricostruire le solide fondamenta dell’ordine mondiale successivo alla seconda guerra mondiale. Lasciatemi ricordavi che le decisioni chiave sui principi che rivestono questa cooperazione e la creazione delle Nazioni Unite furono prese nel nostro paese, a Yalta, all’ incontro dei capi della coalizione contro Hitler.
Il sistema di Yalta è nato in travaglio.
E’ nato al costo di milioni di vittime e due guerre mondiali che hanno
spazzato il pianeta nel ventesimo secolo. Siamo onesti: le Nazioni Unite
hanno aiutato l’umanità durante tempi difficili, eventi drammatici,
negli ultimi 70 anni. Hanno salvato il mondo da sconvolgimenti di larga
scala.
Le Nazioni Unite sono uniche nella
rappresentazione di legittimità e universalità. E’ vero che ultimamente
le Nazioni Unite sono state ampiamente criticate per non essere state
sufficientemente efficienti e per avere mancato al dovere di assumere
decisioni su certe problematiche fondamentali a causa di insormontabili
differenze, tra alcuni membri del Consiglio di Sicurezza in primis.
Vorrei comunque sottolineare che ci sono
sempre state differenze alle Nazioni Unite durante i 70 anni della sua
esistenza, il diritto di veto è sempre stato esercitato dagli Stati
Uniti, dall’ Inghilterra, dalla Francia, dalla Cina, dall’ Unione
Sovietica, dalla Russia.
E’ assolutamente naturale per
rappresentanti di una tale organizzazione. Quando le Nazioni Unite
furono create, i suoi fondatori non pensarono che ci sarebbe stata
sempre unanimità, la missione dell’organizzazione è cercare e trovare
compromessi, la sua forza deriva dal prendere in considerazione
differenti punti di vista e opinioni.
Decisioni discusse all’ interno delle
Nazioni Unite possono essere intese come risoluzione o meno. Come dicono
i diplomatici, “può passare come può non farlo”. Qualunque azione uno
stato intraprenda per scavalcare questa procedura è illegittima e va
contro lo statuto delle Nazioni Unite e il diritto internazionale.
Sappiamo tutti che dopo la fine della
Guerra Fredda, ne siamo tutti coscienti, è apparso un singolo centro di
dominazione mondiale.Coloro che si trovarono ai vertici della piramide
furono tentati di pensare che, se erano così forti e eccezionali, ne
sapevano di più, e non dovevano più confrontarsi con le Nazioni Unite
che, invece di autorizzare e legittimare automaticamente le decisioni
necessarie, spesso creavano ostacoli, o, per così dire, erano
d’intralcio.
E’ ormai facile notare che le Nazioni
Unite, nella loro forma originale, siano diventate obsolete, avendo
raggiunto la loro missione storica. Ovviamente il mondo sta cambiando e
le Nazioni Unite devono adattarsi a questa trasformazione naturale. La
Russia è sempre pronta a lavorare assieme ai suoi interlocutori sulla
base di un largo consenso; tuttavia consideriamo i tentativi di minare
la legittimità di altre nazioni come estremamente pericolosi. Simili
tentativi potrebbero portare al collasso dell’intera architettura delle
relazioni internazionali: non ci sarebbero più regole se non quella
della forza.
Un mondo dominato dall’ egoismo invece
del lavoro collettivo, un mondo sempre più caratterizzato da direttive
invece che uguaglianza. Ci sarebbe meno democrazia genuina e libertà,
sarebbe un mondo dove veri stati indipendenti sarebbero rimpiazzati da
protettorati e territori controllati dall’esterno.
Che cos’è dunque la “sovranità
nazionale”? Come menzionato dai miei colleghi prima di me, è la libertà,
la libertà per ogni persona, nazione o stato di scegliere il proprio
destino. Lo stesso vale per la questione della legittimità dell’autorità
di stato. Non si dovrebbe giocare con le parole o manipolarle, ogni
termine dovrebbe essere chiaro e trasparente per la legge
internazionale, dovrebbe avere un criterio uniformemente comprensibile.
Siamo tutti diversi e dovremmo
rispettarlo. Nessuno ha l’obbligo di adeguarsi ad un singolo modello di
sviluppo che qualcun’altro ha riconosciuto una volta per tutte come
l’unico adeguato. Dovremmo ricordarci tutti cosa ci ha insegnato il
passato, ricordarci anche episodi passati della storia dell’Unione
Sovietica, esperimenti sociali esportati per ottenere cambiamenti
politici in altri paesi basati su preferenze ideologiche hanno spesso
condotto a tragiche conseguenze e degradazione invece che progresso.
Sembra, nonostante questo, che invece
che imparare dagli sbagli degli altri, tutti stiano ripetendoli. Ecco
così che l’esportazione di rivoluzioni, questa volta cosiddette
democratiche, continua. Sarebbe sufficiente osservare la situazione in
Medio Oriente e in Nord Africa. Certamente i problemi politici e sociali
nella regione si sono accumulati da tanto tempo e la popolazione
desiderava cambiamenti.
Ma cosa è successo alla fine? Invece di
portare riforme, un’aggressiva interferenza straniera ha prodotto una
distruzione flagrante di istituzioni nazionali e la distruzione della
vita stessa. Invece del trionfo della democrazia e del progresso abbiamo
ottenuto la violenza, la povertà e un disastro sociale. E a nessuno
importa nulla dei diritti umani, incluso il diritto alla vita.
Non posso che chiedere a coloro che
hanno causato questa situazione: vi rendete conto adesso di ciò che
avete fatto? Ho tuttavia il timore che nessuno mi risponderà. Infatti,
politiche basate sulla presunzione, sul credersi eccezionali e godere di
impunità, non sono mai state abbandonate. E’ ovvio, ormai, che il vuoto
politico creato in alcuni paesi del Medio Oriente e in Nord Africa ha
prodotto l’emergere di aree in cui vige l’anarchia: quest’ultime hanno
cominciato immediatamente a popolarsi di estremisti e terroristi.
Decine di migliaia di soldati combattono
sotto la bandiera del cosiddetto “Stato Islamico”. Tra le sue fila ci
sono anche ex soldati iracheni che sono stati lasciati per strada dopo
l’invasione dell’Iraq nel 2003. Molte reclute arrivano anche dalla
Libia, un paese il cui stato è stato distrutto in palese violazione
della risoluzione delle Consiglio delle Nazioni Unite del 1973.
Ora i ranghi degli estremisti sono
coadiuvati da membri della cosiddetta opposizione siriana “moderata”
sostenuta dai paesi occidentali. Prima vengono addestrati e armati poi
defezionano allo Stato Islamico.A parte questo, lo Stato Islamico non è
arrivato dal nulla. E’ stato creato come strumento per far leva contro
regimi secolari indesiderati. Avendo stabilito una testa di ponte in
Iraq e Siria, lo Stato Islamico comincia ad espandersi attivamente in
altre regioni. Cerca la dominazione nel mondo Islamico e pianifica di
andare ben più distante.
La situazione è più che pericolosa. In
queste circostanze è ipocrita e irresponsabile fare dichiarazioni
rumorose sul terrorismo internazionale mentre si chiudono gli occhi di
fronte ai canali di finanziamento e di sostegno ai terroristi, incluse
le pratiche di traffico di droga, petrolio e armi. Sarebbe ugualmente
irresponsabile provare a manipolare gruppi di estremisti, provare ad
assoldarli per raggiungere i propri obiettivi politici sperando di
riuscire a “gestirli” o, in altre parole, liquidarli, più tardi.
A coloro che credono sia possibile
vorrei dire: cari signori, senza dubbio state dialogando con persone
crudeli e violente, ma non sono in alcun modo primitive. Sono
intelligenti quanto voi e non saprete mai chi sta manipolando chi. I
recenti dati sui trasferimenti di armi a questa opposizione “moderata”
ne sono la prova migliore.
Crediamo che qualsiasi tentativo di
giocare con i terroristi, senza parlare di armarli, sia non solo cieco
ma anche potenzialmente incendiario. Tutto ciò potrebbe risultare in un
incremento drammatico della minaccia terrorista e abbracciare nuove
regioni. Specialmente visto che lo Stato Islamico addestra i propri
soldati in vari paesi, inclusi paesi europei.
Sfortunatamente la Russia non è una
eccezione. Non possiamo permettere a questi criminali che conoscono
l’odore del sangue di tornare a casa e continuare le loro malefatte.
Nessuno lo desidera, non è vero?
La Russia è sempre stata decisa e
consistente nell’ opporsi al terrorismo in tutte le sue forme. Oggi
diamo assistenza militare e tecnica sia in Iraq che in Siria, dove
stanno combattendo gruppi terroristi. Pensiamo sia un enorme sbaglio
rifiutarsi di collaborare con il governo siriano e le sue forze armate
che stanno combattendo il terrorismo con valore, faccia a faccia.
Dovremmo poi riconoscere che nessuno tranne le forze armate del
Presidente Assad e le milizie curde stanno combattendo veramente lo
Stato Islamico e le altre organizzazioni terroristiche in Siria.
Cari colleghi,
Devo notare che l’approccio diretto che la Russia ha avuto è stata oggetto di pretesto per accusarla di crescenti ambizioni (come se coloro che sostengono tutto ciò non ne avessero affatto). Comunque, non riguarda le ambizioni della Russia ma il riconoscere il fatto che non possiamo più tollerare l’attuale situazione nel mondo.
Devo notare che l’approccio diretto che la Russia ha avuto è stata oggetto di pretesto per accusarla di crescenti ambizioni (come se coloro che sostengono tutto ciò non ne avessero affatto). Comunque, non riguarda le ambizioni della Russia ma il riconoscere il fatto che non possiamo più tollerare l’attuale situazione nel mondo.
In sostanza suggeriamo che dovremmo
essere guidati da valori comuni e comuni interessi invece che ambizioni.
Dobbiamo unire i nostri sforzi per affrontare i problemi che ciascuno
di noi fronteggia sulle basi della legge internazionale, e genuinamente
creare una larga coalizione internazionale contro il terrorismo.
Simile alla coalizione contro Hitler,
questa potrebbe unire una larga porzione delle forze che sono desiderose
di resistere con risolutezza a coloro che, come i Nazisti, seminano
malvagità e odio per l’umanità.
Naturalmente i paesi musulmani sono
invitati a giocare un ruolo chiave nella coalizione, specialmente perché
lo Stato Islamico non solo li minaccia direttamente, ma dissacra per
giunta una delle più grandi religioni del mondo con crimini sanguinosi.
L’ideologia dei fondamentalisti fa una caricatura dell’Islam e perverte i
suoi autentici valori umanistici. Vorrei rivolgermi ai capi religiosi
dei Musulmani: la vostra autorità e la vostra guida è oggi molto
importante. E’ essenziale evitare che la gente reclutata dai fanatici
possa prendere decisioni sconsiderate. E quelli che sono già caduti
nell’inganno e che, a causa di varie circostanze, si trovano fra i
terroristi, devono essere aiutati a trovare la propria strada per una
vita normale, deponendo le armi e mettendo fine alla lotta fratricida.
Come Presidente in carica del Consiglio
di Sicurezza la Russia convocherà quanto prima un incontro fra ministri
per analizzare in maniera globale le minacce in Medio Oriente. Prima di
tutto, proponiamo che sia discusso se sia possibile convergere su di una
risoluzione che consenta di coordinare le azioni di tutte le forze che
contrastano lo Stato Islamico e le altre organizzazioni terroristiche.
Ancora una volta, questo coordinamento
dovrebbe essere informato ai principi della Carta delle Nazioni Unite.
Speriamo che la comunità internazionale sarà in grado di sviluppare una
strategia complessiva di stabilizzazione politica e di ripresa sociale
ed economica del Medio Oriente. Se questo avvenisse, non ci sarebbe
bisogno di nuovi campi profughi.
Oggi il flusso di persone costrette a
lasciare la loro madrepatria ha letteralmente congestionato l’Europa.
Ora sono centinaia di migliaia, ma presto potrebbero essere milioni. Di
fatto, è una nuova, grande e tragica migrazione di popoli. Ed è una
severa lezione per gli Europei.
Vorrei sottolineare: i rifugiati,
indubbiamente, hanno bisogno della nostra compassione e del nostro
sostegno. In ogni caso, l’unico modo per risolvere questo problema alla
radice è ripristinare l’autorità statale dove è stata distrutta,
rinforzare le istituzioni governative, provvedere una assistenza globale
(militare, economica e materiale) a paesi in una situazione difficile
e, certamente, a quei popoli che non abbandonano le loro case nonostante
tutte le prove.
Naturalmente ogni assistenza a stati
sovrani può e deve essere offerta, non imposta, ed esclusivamente e
solamente in ossequio alla Carta delle Nazioni Unite. In altre parole,
tutto quanto viene fatto e sarà fatto in questo campo, nella misura in
cui osserverà le norme del diritto internazionale, meriterà sostegno.
Tutto quanto, al contrario, contravverrà la Carta delle Nazioni Unite
sarà respinto. Soprattutto credo che sia della massima importanza
ripristinare le istituzioni governative in Libia, sostenere in governo
dell’Iraq e fornire completa assistenza al legittimo governo della
Siria.
Colleghi,
Assicurare la pace e la stabilità
regionale globale rimane l’obiettivo chiave della comunità
internazionale, con le Nazioni Unite al timone. Crediamo che questo
significhi creare uno spazio di sicurezza equa ed indivisibile che non
sia tale per pochi, ma per tutti. Si, è un impegno faticoso, difficile e
che richiede tempo, ma semplicemente non ci sono alternative.
In ogni caso il costume mentale che
richiede di ragionare per blocchi contrapposti del tempo della guerra
fredda e il desiderio di esplorare nuove aree geopolitiche è ancora
presente fra alcuni dei nostri colleghi. E’ riprovevole che alcuni dei
nostri colleghi abbiano fin ora scelto una strada diversa: quella di
esplorare nuovi spazi geopolitici.
Prima di tutto hanno continuato la loro
politica di espansione della NATO e delle sue infrastrutture militari.
In secondo luogo hanno offerto ai paesi dello spazio post sovietico una
scelta ingannevole: essere Occidente, o essere Oriente. Prima o poi
questa logica di confronto era destinata a produrre una grande crisi
geopolitica. Questo è esattamente quanto accaduto in Ucraina, dove il
malcontento popolare nei confronti delle autorità al potere è stato
strumentalizzato e dove è stato orchestrato dall’esterno un colpo di
stato militare che ha prodotto, come risultato, una guerra civile.
Crediamo che solo una piena e leale
attuazione degli accordi di Minsk del 12 febbraio 2015 possa porre fine
al bagno di sangue e consentire di uscire dal vicolo cieco. L’unità
territoriale dell’Ucraina non può essere assicurata con le minacce e la
forza delle armi. Quello che serve è una sincera attenzione per gli
interessi ed i diritti della gente della regione del Donbass, e rispetto
per la loro scelta. Bisogna concordare con loro, come previsto dagli
accordi di Minsk, gli elementi chiave del profilo politico del paese.
Questi passi garantiranno la crescita dell’Ucraina come paese civile,
come un collegamento essenziale nella costruzione di un comune spazio di
sicurezza e di cooperazione economica in Europa ed in Eurasia.
Signore e Signori,
ho menzionato volontariamente il comune
spazio di cooperazione economica. Non molto tempo fa sembrava che nella
sfera economica, con le sue oggettive leggi del mercato, ci saremmo
abituati a vivere senza linee divisorie. Che avremmo edificato sulla
base di regole trasparenti e concordate, inclusi i principi
dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, che affermano la libertà di
commercio e di investimento in un contesto di libera competizione.
A dispetto di ciò al giorno d’oggi
sanzioni unilaterali che aggirano la Carta delle Nazioni Unite sono
diventate un elemento quasi fisso del panorama. Oltre a perseguire
obiettivi politici, queste sanzioni servono come mezzo per eliminare la
concorrenza.
Mi piacerebbe sottolineare un altro
segno di crescente “autoreferenzialità economica”. Alcuni paesi hanno
scelto di creare associazioni economiche chiuse ed “esclusive”,
governate da regole contrattate nei retroscena, al segreto dagli stessi
cittadini di quei paesi, dal grande pubblico e della comunità degli
affari. Altri stati, i cui interessi potrebbero essere danneggiati, non
sono informati di nulla. Sembra che dobbiamo essere per forza messi
davanti al fatto compiuto, al cambiamento delle regole in favore di un
ristretto gruppo di privilegiati, senza che l’Organizzazione Mondiale
del Commercio abbia nulla da obiettare. Questo processo potrebbe
sbilanciare completamente il sistema commerciale e disintegrare lo
spazio economico globale.
Sono argomenti che toccano gli interessi
di tutti gli stati ed influenzano il futuro dell’economia mondiale nel
suo complesso. Ecco perché proponiamo di discuterli all’interno delle
Nazioni Unite, dell’Organizzazione Mondiale del Commercio e del G20.
Contro la politica di “limitazione”, al
Russia propone di armonizzare i progetti economici regionali. Mi
riferisco alla cosiddetta “integrazione delle integrazioni” basata su
regole di commercio internazionale universali e trasparenti.
Per esempio vorrei menzionare i nostri
piani di interconnettere l’Unione Economica Euroasiatica e l’iniziativa
cinese della Cintura Economica della Via della Seta. Crediamo ancora che
l’armonizzazione dei processi di integrazione fra l’Unione Economica
Eurasiatica e l’Unione Europea sia una prospettiva molto promettente.
Signore e Signori.
questi argomenti che pesano sul futuro
di tutti i popoli includono la sfida dei cambiamenti climatici globali.
E’ nel nostro interesse che la conferenza che si terrà a Parigi a
dicembre possa concludersi con un successo. Come parte del nostro
contributo nazionale, abbiamo in programma di ridurre entro il 2030 le
emissioni di gas serra del 70-75% rispetto ai livelli del 1990.
Suggerisco, comunque, che si assuma una
visione più ampia della materia. Si, possiamo differire il problema per
qualche tempo stabilendo quote sulle emissioni dannose o adottando altro
misure che hanno un valore solo temporaneo. Ma non risolveremo il
problema in questo modo. Ci serve un approccio totalmente diverso.
Dobbiamo concentrarci sull’introduzione di tecnologie fondamentalmente
nuove ispirate dalla natura che non danneggino l’ambiente ma che siano
in armonia con esso. Queste tecnologie potrebbero ristabilire
l’equilibrio fra biosfera e tecnosfera, alterato dalle attività umane.
E’ davvero una sfida di portata planetaria, ma ho fiducia che il genere
umano possa avere il potenziale intellettuale per affrontarla.
Dobbiamo unire i nostri sforzi. Mi
appello, prima di tutto, ai paesi che hanno una solida base di ricerca
scientifica e che hanno compiuto progressi significativi nelle scienze
fondamentali. Proponiamo di organizzare uno speciale centro di confronto
sotto gli auspici delle Nazioni Unite, per una valutazione complessiva
delle materie correlate con il depauperamento delle risorse naturali, la
distruzione dell’ambiente e i cambiamenti climatici. La Russia sarebbe
pronta a co-sponsorizzare un simile centro.
Signore e Signori,
A Londra, il 10 gennaio 1946,
l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite tenne la sua prima sessione.
Zuleta Angel, un diplomatico colombiano Presidente della Commissione
Preparatoria, aprì la sessione offrendo, credo, una concisa definizione
dei principi basilari che le Nazioni Unite dovrebbero seguire nella loro
azione: sfidare le doppiezze e gli inganni in spirito di cooperazione.
Oggi, le sue parole sono una guida per noi tutti.
La Russia crede nel grande potenziale
delle Nazioni Unite, che dovrebbero aiutarci ad evitare un nuovo
confronto globale e impegnarci in una cooperazione strategica. Assieme
agli altri paesi, lavoreremo con costanza per rafforzare il ruolo di
coordinamento centrale delle Nazioni Unite. Ho fiducia che lavorando
assieme faremo del mondo un luogo pacifico e sicuro, e forniremo le
condizioni per lo sviluppo di tutti gli stati e le Nazioni.
Grazie.
***
Tradotto da Sascha Picciotto e Marco Bordoni per Saker Italia
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