Il
17 settembre, il premier giapponese Shinzo Abe ha spinto il Parlamento a
consentire l’invio di truppe nei conflitti all’estero, per la prima
volta dalla seconda guerra mondiale. Segnando l’allontanamento
significativo dalla posizione pacifista del Giappone. La nazione ha
scaricato le limitazioni che disciplinavano le sue forze di autodifesa
(SDF) nelle operazioni all’estero.
La nuova legge permette alle forze di
autodifesa (SDF) di difendere gli alleati del Giappone, anche se il
Paese non è attaccato, e di collaborare più strettamente con Stati Uniti
e altri Paesi amici anche nel mantenimento della pace internazionale.
Il Giappone ora gioca un ruolo maggiore assumendosi la responsabilità
sulla sicurezza nell’alleanza USA-Giappone. Secondo i termini del
trattato di sicurezza bilaterale, gli Stati Uniti hanno l’obbligo di
proteggere il Giappone nel caso in cui sia oggetto di attacco, ma
l’alleanza non valeva nel caso opposto. Ora sì.
La legislazione potrebbe
anche significare un aumento della retorica tesa tra Giappone e Cina
sulle rivendicazioni territoriali contestate nel Mar Cinese orientale.
Una caratteristica fondamentale della legge è la fine del vecchio
divieto all’esercizio del diritto di autodifesa collettiva, o difendere
gli Stati Uniti o un altro Paese amico attaccato, nel caso in cui il
Giappone affronti una “minaccia alla sua sopravvivenza”. Ad esempio, una
nave giapponese potrebbe sparare al nemico che attacca una nave della
marina degli Stati Uniti.
Le forze del Giappone potrebbero anche
abbattere un missile nordcoreano con il pretesto che viene lanciato per
colpire gli Stati Uniti. Le Forze di Autodifesa in precedenza
rifornivano le navi statunitensi dirette nelle operazioni di
combattimento in Afghanistan secondo una norma temporanea.
La nuova
legge permette al Giappone di fornire una più ampia gamma di
rifornimenti, comprese le munizioni, senza vincoli globali. Ora il
Giappone può intraprendere un’azione militare per mantenere le rotte
sicure, come le operazioni di sminamento. Il coinvolgimento nella
liberazione armata di ostaggi è possibile. Non ci sono limiti regionali
al sostegno militare giapponese alle forze armate di Stati Uniti e altre
straniere.
È vero che sarà consentito alle SDF del Giappone solo
d’impiegare la forza necessaria minima, e solo quando non esistono altre
opzioni. Ma gli oppositori denunciano la mancanza di scenari
dettagliati su quando tale forza sarà impiegata. Le tensioni
diplomatiche in Asia nordorientale aumenteranno.
I critici sostengono che la legge potrebbe portare a coinvolgere le truppe giapponesi in battaglie per conto degli Stati Uniti su lidi lontani, come le invasioni di Iraq o Afghanistan. Alcuni analisti potrebbero dire che la distinzione tra autodifesa e ruolo militare regionale più ampio è ridondante. La legge acutizza il timore che una corsa agli armamenti potrebbe scatenarsi con la Cina e i vicini. Vi è anche la preoccupazione sul potenziale impatto della legislazione sul bilancio della Difesa del Giappone, in un momento in cui il Paese è alle prese con un deficit nazionale paralizzante e una stagnazione economica cronica.
La nazione è ancora segnata dalla sofferenza subita nella
seconda guerra mondiale che ha lasciato molti giapponesi con una
profonda avversione per le azioni militari. L’approvazione pubblica del
gabinetto Abe è scesa al 38,9 per cento dal 43,2 per cento di metà
agosto, con la maggioranza degli intervistati opporsi alla legge,
secondo l’ultimo sondaggio di Kyodo News.
Qualsiasi azione
legale volta a rovesciare la legislazione potrebbe richiedere anni per
concludere l’iter giuridico di merito prima di raggiungere la Corte
Suprema. La legge alimenta la rabbia dei vicini del Giappone. La Cina si
è affrettata a rispondere al risultato con una dichiarazione che esorta
il Giappone ad imparare la lezione dalla storia. Ma il Ministero della
Difesa della Cina ha detto che è “in contrasto con la tendenza dei tempi che sostiene pace, sviluppo e cooperazione“, secondo l’agenzia Xinhua. “La mossa ha violato le restrizioni della costituzione pacifista del Giappone“,
ha aggiunto il Ministero.
Le due Coree, che subirono la dura
occupazione giapponese nel 20° secolo, hanno anche criticato la nuova
legge. La questione sarà all’ordine del giorno bilaterale durante la
visita programmata del presidente russo Putin in Giappone (nessuna data
precisa è stata ancora fissata). La spinta a più ampi poteri per le
forze armate del Giappone è sostenuta da Stati Uniti, Australia e vicini
come Taiwan che vogliono che il Paese condivida l’onere di pattugliare
le acque asiatiche e aiutare a mantenere l’equilibrio regionale di
potere.
Il dibattito appassionato che circonda il desiderio del Primo Ministro Shinzo Abe di dare alla Difesa giapponese un ruolo più importante a livello internazionale, oscura il fatto che il Paese è già un importante attore militare. Ha ben attrezzate forze aree, marittime e di terra con ambiziosi piani di modernizzazione in corso. Il 31 agosto 2015 il Ministero della Difesa giapponese ha chiesto un bilancio militare di 5,1 trilioni di yen (42,3 miliardi di dollari) per l’esercizio 2016, con un aumento del 2,2% rispetto al bilancio 2015, il più alto nella storia del Giappone contemporaneo. Le SDF del Giappone sono tra le forze armate più grandi del mondo con la spesa militare annua classificatasi al sesto posto mondiale l’anno scorso, in Asia è seconda solo alla Cina.
La
spesa prevista comprende il sostegno alla presenza militare degli Stati
Uniti in Giappone, incluse le amministrazioni locali che ospitano le
basi USA. Il costo delle acquisizioni per la Difesa continua a salire
con il Giappone che continua a cercare materiale avanzato per la difesa,
spesso utilizzato dai militari degli Stati Uniti (F-35A e Global Hawk
per esempio). Il Giappone sembra acquisire altre piattaforme
statunitensi. Il Giappone è la terza più grande economia del mondo dalla
base tecnologicamente avanzata. Nonostante la posizione difensiva
proclamata, i militari del Giappone sono sempre stati dotati di
materiali avanzati e sono organizzati per espandersi rapidamente.
L’esercito del Giappone di circa 150000 soldati è una forza
relativamente piccola, ma la nazione vanta una flotta impressionante tra
cui una piccola portaelicotteri, sei navi AEGIS dotate di radar
sofisticati e sistemi di gestione delle battaglie (quattro di esse
possono abbattere missili balistici con missili intercettori terrestri
PAC-3) e 34 cacciatorpediniere e 9 fregate di vari tipi. Vi sono anche
80 aerei da guerra anti-sommergibile o da pattugliamento marittimo. Sono
previste altre navi AEGIS. Il nuovo velivolo da pattugliamento
marittimo giapponese entra in servizio.
Quest’anno la Forza Marittima di
Autodifesa giapponese ha commissionato una nuova portaelicotteri, la JS
Izumo (la nave più grande) che potrebbe imbarcare numerosi
convertiplani V-22 Osprey dando alla Marina capacità di proiezione di
potenza. Il Giappone sarebbe interessato ad acquistarne 17 dagli Stati
Uniti. Formalmente, le navi AEGIS hanno per missione proteggere il
Giappone dalla Corea democratica, ma potrebbero anche rappresentare una
minaccia per i sottomarini strategici russi nel Mare di Okhotsk.
Negli anni il Giappone ha ampliato la sfera di attività militari internazionali. Le navi da guerra giapponesi hanno partecipato ad operazioni internazionali contro la pirateria al largo del Corno d’Africa e velivoli da pattugliamento marittimo giapponese hanno sostenuto questa missione da Gibuti. Rafforzare l’alleanza con il Giappone è al centro della politica statunitense di contenimento della Cina. Nell’aprile 2015 Stati Uniti e Giappone firmarono un accordo di cooperazione bilaterale nella difesa riveduto. Gli alleati hanno intenzione di ampliare la cooperazione militare sotto nuove linee guida che, per la prima volta nella storia dell’Alleanza, permetterà a Tokyo di proiettare potenza su scala globale.
Le linee guida aggiornate
prevedono il Giappone giocare un ruolo più importante nelle missioni di
pace così come nelle operazioni di risposta alle catastrofi naturali e
di soccorso umanitario. Le disposizioni richiedono anche maggiore
cooperazione e condivisione di informazioni nell’intelligence,
sorveglianza e ricognizione, e nel cyberspazio. L’accordo prevede anche
maggiore cooperazione nello sviluppo e produzione di tecnologie della
difesa, che gli USA desiderano esplorare.
Le linee guida, inoltre, non
prevedono alcuna modifica degli accordi esistenti tra Stati Uniti e
Giappone nel trasferimento di alcune forze statunitensi da Okinawa a
Guam, nonché la costruzione di un nuovo impianto militare statunitense a
Futenma. Sotto i nuovi orientamenti, i due Paesi collaboreranno
attraverso il nuovo Alliance Coordination Mechanism (ACM) che
collegherà il dipartimento di Stato e il dipartimento della Difesa degli
USA con i Ministeri degli Esteri e della Difesa del Giappone, così come
l’esercito statunitense con le forze di autodifesa del Giappone. I
funzionari dicono che altri dipartimenti e agenzie seguiranno a seconda
delle necessità.
Non è un segreto che dalla fine della seconda guerra mondiale gli Stati Uniti hanno mantenuto l’egemonia globale e progettato il potere forgiando e migliorando le alleanze in tutto il mondo. I recenti eventi in Giappone indicano che ci potrebbe essere un importante cambio nel club degli alleati degli Stati Uniti. La legge recentemente adottata elimina i limiti geografici imposti alle attività delle forze giapponesi e, invece, permette al Giappone di impegnarsi nella cooperazione militare globale in settori che vanno dalla difesa contro attacchi con missili balistici, informatici e spaziali alla sicurezza marittima.
Quindi non si dovrà essere sorpresi nel vedere la polizia mondiale degli
Stati Uniti un giorno accompagnata dal Giappone. Tuttavia, ci sono
anche svantaggi per i entrambi i partner. Il Giappone sarà ancora più
strettamente legato alla strategia militare globale degli Stati Uniti.
Questo, a sua volta, ridurrà lo spazio di manovra diplomatico del
Giappone, perché non vi è alcuna garanzia di non essere coinvolto
involontariamente in conflitti.
A causa della dipendenza militare e
politica dagli Stati Uniti, il Giappone non potrà mai aspirare a
diventare una grande potenza. Governo e legislatori dovrebbero pensarci
due volte prima di spingere il Giappone nelle braccia degli Stati Uniti.
Un’alleanza militare più forte con il Giappone fa presagire problemi
anche per gli Stati Uniti. Washington insiste che le isole Diaoyu sul
Mar Cinese orientale rientrano nel quadro del patto militare con Tokyo,
rischiando lo scontro frontale con la Cina.
Il Giappone ha ripetutamente
rifiutato di pentirsi sinceramente della propria storia di aggressioni.
Le nuove leggi non sono viste dalle potenze regionali come una
benedizione per la pace e la stabilità regionale. Con la nuova legge in
vigore, il Giappone sarà spinto ad aumentare la spesa per la Difesa. Nel
caso in cui un presidente repubblicano si insedi negli Stati Uniti, le
cose diventeranno più difficili per il Giappone riguardo l’alleanza
USA-Giappone.
Mentre l’attenzione del mondo è deviata sul Medio Oriente, l’Asia-Pacifico diventa una regione instabile con prospettive incerte nella sicurezza. Il Giappone ha un ruolo importante nel determinare le politiche regionali. Il Paese ancora affronta difficoltà economiche ed è lungi dall’essere completamente rimesso in pista. La crescente spesa militare e la politica estera aggressiva dettate dagli USA non sono ciò cui i giapponesi aspirano, questo è il problema.
Andrej Akulov Strategic Culture Foundation 25/09/2015
La ripubblicazione è gradita in riferimento alla rivista on-line della Strategic Culture Foundation.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2015/09/26/il-giappone-espande-il-ruolo-militare-allestero/
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