lunedì 28 settembre 2015

Il Giappone espande il ruolo militare all’estero

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Il 17 settembre, il premier giapponese Shinzo Abe ha spinto il Parlamento a consentire l’invio di truppe nei conflitti all’estero, per la prima volta dalla seconda guerra mondiale. Segnando l’allontanamento significativo dalla posizione pacifista del Giappone. La nazione ha scaricato le limitazioni che disciplinavano le sue forze di autodifesa (SDF) nelle operazioni all’estero. 

La nuova legge permette alle forze di autodifesa (SDF) di difendere gli alleati del Giappone, anche se il Paese non è attaccato, e di collaborare più strettamente con Stati Uniti e altri Paesi amici anche nel mantenimento della pace internazionale. Il Giappone ora gioca un ruolo maggiore assumendosi la responsabilità sulla sicurezza nell’alleanza USA-Giappone. Secondo i termini del trattato di sicurezza bilaterale, gli Stati Uniti hanno l’obbligo di proteggere il Giappone nel caso in cui sia oggetto di attacco, ma l’alleanza non valeva nel caso opposto. Ora sì. 

La legislazione potrebbe anche significare un aumento della retorica tesa tra Giappone e Cina sulle rivendicazioni territoriali contestate nel Mar Cinese orientale. Una caratteristica fondamentale della legge è la fine del vecchio divieto all’esercizio del diritto di autodifesa collettiva, o difendere gli Stati Uniti o un altro Paese amico attaccato, nel caso in cui il Giappone affronti una “minaccia alla sua sopravvivenza”. Ad esempio, una nave giapponese potrebbe sparare al nemico che attacca una nave della marina degli Stati Uniti. 

Le forze del Giappone potrebbero anche abbattere un missile nordcoreano con il pretesto che viene lanciato per colpire gli Stati Uniti. Le Forze di Autodifesa in precedenza rifornivano le navi statunitensi dirette nelle operazioni di combattimento in Afghanistan secondo una norma temporanea. 

La nuova legge permette al Giappone di fornire una più ampia gamma di rifornimenti, comprese le munizioni, senza vincoli globali. Ora il Giappone può intraprendere un’azione militare per mantenere le rotte sicure, come le operazioni di sminamento. Il coinvolgimento nella liberazione armata di ostaggi è possibile. Non ci sono limiti regionali al sostegno militare giapponese alle forze armate di Stati Uniti e altre straniere. 

È vero che sarà consentito alle SDF del Giappone solo d’impiegare la forza necessaria minima, e solo quando non esistono altre opzioni. Ma gli oppositori denunciano la mancanza di scenari dettagliati su quando tale forza sarà impiegata. Le tensioni diplomatiche in Asia nordorientale aumenteranno.

I critici sostengono che la legge potrebbe portare a coinvolgere le truppe giapponesi in battaglie per conto degli Stati Uniti su lidi lontani, come le invasioni di Iraq o Afghanistan. Alcuni analisti potrebbero dire che la distinzione tra autodifesa e ruolo militare regionale più ampio è ridondante. La legge acutizza il timore che una corsa agli armamenti potrebbe scatenarsi con la Cina e i vicini. Vi è anche la preoccupazione sul potenziale impatto della legislazione sul bilancio della Difesa del Giappone, in un momento in cui il Paese è alle prese con un deficit nazionale paralizzante e una stagnazione economica cronica. 

La nazione è ancora segnata dalla sofferenza subita nella seconda guerra mondiale che ha lasciato molti giapponesi con una profonda avversione per le azioni militari. L’approvazione pubblica del gabinetto Abe è scesa al 38,9 per cento dal 43,2 per cento di metà agosto, con la maggioranza degli intervistati opporsi alla legge, secondo l’ultimo sondaggio di Kyodo News

Qualsiasi azione legale volta a rovesciare la legislazione potrebbe richiedere anni per concludere l’iter giuridico di merito prima di raggiungere la Corte Suprema. La legge alimenta la rabbia dei vicini del Giappone. La Cina si è affrettata a rispondere al risultato con una dichiarazione che esorta il Giappone ad imparare la lezione dalla storia. Ma il Ministero della Difesa della Cina ha detto che è “in contrasto con la tendenza dei tempi che sostiene pace, sviluppo e cooperazione“, secondo l’agenzia Xinhua. “La mossa ha violato le restrizioni della costituzione pacifista del Giappone“, ha aggiunto il Ministero. 

Le due Coree, che subirono la dura occupazione giapponese nel 20° secolo, hanno anche criticato la nuova legge. La questione sarà all’ordine del giorno bilaterale durante la visita programmata del presidente russo Putin in Giappone (nessuna data precisa è stata ancora fissata). La spinta a più ampi poteri per le forze armate del Giappone è sostenuta da Stati Uniti, Australia e vicini come Taiwan che vogliono che il Paese condivida l’onere di pattugliare le acque asiatiche e aiutare a mantenere l’equilibrio regionale di potere.

Il dibattito appassionato che circonda il desiderio del Primo Ministro Shinzo Abe di dare alla Difesa giapponese un ruolo più importante a livello internazionale, oscura il fatto che il Paese è già un importante attore militare. Ha ben attrezzate forze aree, marittime e di terra con ambiziosi piani di modernizzazione in corso. Il 31 agosto 2015 il Ministero della Difesa giapponese ha chiesto un bilancio militare di 5,1 trilioni di yen (42,3 miliardi di dollari) per l’esercizio 2016, con un aumento del 2,2% rispetto al bilancio 2015, il più alto nella storia del Giappone contemporaneo. Le SDF del Giappone sono tra le forze armate più grandi del mondo con la spesa militare annua classificatasi al sesto posto mondiale l’anno scorso, in Asia è seconda solo alla Cina. 

La spesa prevista comprende il sostegno alla presenza militare degli Stati Uniti in Giappone, incluse le amministrazioni locali che ospitano le basi USA. Il costo delle acquisizioni per la Difesa continua a salire con il Giappone che continua a cercare materiale avanzato per la difesa, spesso utilizzato dai militari degli Stati Uniti (F-35A e Global Hawk per esempio). Il Giappone sembra acquisire altre piattaforme statunitensi. Il Giappone è la terza più grande economia del mondo dalla base tecnologicamente avanzata. Nonostante la posizione difensiva proclamata, i militari del Giappone sono sempre stati dotati di materiali avanzati e sono organizzati per espandersi rapidamente. 

L’esercito del Giappone di circa 150000 soldati è una forza relativamente piccola, ma la nazione vanta una flotta impressionante tra cui una piccola portaelicotteri, sei navi AEGIS dotate di radar sofisticati e sistemi di gestione delle battaglie (quattro di esse possono abbattere missili balistici con missili intercettori terrestri PAC-3) e 34 cacciatorpediniere e 9 fregate di vari tipi. Vi sono anche 80 aerei da guerra anti-sommergibile o da pattugliamento marittimo. Sono previste altre navi AEGIS. Il nuovo velivolo da pattugliamento marittimo giapponese entra in servizio. 

Quest’anno la Forza Marittima di Autodifesa giapponese ha commissionato una nuova portaelicotteri, la JS Izumo (la nave più grande) che potrebbe imbarcare numerosi convertiplani V-22 Osprey dando alla Marina capacità di proiezione di potenza. Il Giappone sarebbe interessato ad acquistarne 17 dagli Stati Uniti. Formalmente, le navi AEGIS hanno per missione proteggere il Giappone dalla Corea democratica, ma potrebbero anche rappresentare una minaccia per i sottomarini strategici russi nel Mare di Okhotsk.

Negli anni il Giappone ha ampliato la sfera di attività militari internazionali. Le navi da guerra giapponesi hanno partecipato ad operazioni internazionali contro la pirateria al largo del Corno d’Africa e velivoli da pattugliamento marittimo giapponese hanno sostenuto questa missione da Gibuti. Rafforzare l’alleanza con il Giappone è al centro della politica statunitense di contenimento della Cina. Nell’aprile 2015 Stati Uniti e Giappone firmarono un accordo di cooperazione bilaterale nella difesa riveduto. Gli alleati hanno intenzione di ampliare la cooperazione militare sotto nuove linee guida che, per la prima volta nella storia dell’Alleanza, permetterà a Tokyo di proiettare potenza su scala globale. 

Le linee guida aggiornate prevedono il Giappone giocare un ruolo più importante nelle missioni di pace così come nelle operazioni di risposta alle catastrofi naturali e di soccorso umanitario. Le disposizioni richiedono anche maggiore cooperazione e condivisione di informazioni nell’intelligence, sorveglianza e ricognizione, e nel cyberspazio. L’accordo prevede anche maggiore cooperazione nello sviluppo e produzione di tecnologie della difesa, che gli USA desiderano esplorare. 

Le linee guida, inoltre, non prevedono alcuna modifica degli accordi esistenti tra Stati Uniti e Giappone nel trasferimento di alcune forze statunitensi da Okinawa a Guam, nonché la costruzione di un nuovo impianto militare statunitense a Futenma. Sotto i nuovi orientamenti, i due Paesi collaboreranno attraverso il nuovo Alliance Coordination Mechanism (ACM) che collegherà il dipartimento di Stato e il dipartimento della Difesa degli USA con i Ministeri degli Esteri e della Difesa del Giappone, così come l’esercito statunitense con le forze di autodifesa del Giappone. I funzionari dicono che altri dipartimenti e agenzie seguiranno a seconda delle necessità.

Non è un segreto che dalla fine della seconda guerra mondiale gli Stati Uniti hanno mantenuto l’egemonia globale e progettato il potere forgiando e migliorando le alleanze in tutto il mondo. I recenti eventi in Giappone indicano che ci potrebbe essere un importante cambio nel club degli alleati degli Stati Uniti. La legge recentemente adottata elimina i limiti geografici imposti alle attività delle forze giapponesi e, invece, permette al Giappone di impegnarsi nella cooperazione militare globale in settori che vanno dalla difesa contro attacchi con missili balistici, informatici e spaziali alla sicurezza marittima. 

Quindi non si dovrà essere sorpresi nel vedere la polizia mondiale degli Stati Uniti un giorno accompagnata dal Giappone. Tuttavia, ci sono anche svantaggi per i entrambi i partner. Il Giappone sarà ancora più strettamente legato alla strategia militare globale degli Stati Uniti. Questo, a sua volta, ridurrà lo spazio di manovra diplomatico del Giappone, perché non vi è alcuna garanzia di non essere coinvolto involontariamente in conflitti. 

A causa della dipendenza militare e politica dagli Stati Uniti, il Giappone non potrà mai aspirare a diventare una grande potenza. Governo e legislatori dovrebbero pensarci due volte prima di spingere il Giappone nelle braccia degli Stati Uniti. Un’alleanza militare più forte con il Giappone fa presagire problemi anche per gli Stati Uniti. Washington insiste che le isole Diaoyu sul Mar Cinese orientale rientrano nel quadro del patto militare con Tokyo, rischiando lo scontro frontale con la Cina. 

Il Giappone ha ripetutamente rifiutato di pentirsi sinceramente della propria storia di aggressioni. Le nuove leggi non sono viste dalle potenze regionali come una benedizione per la pace e la stabilità regionale. Con la nuova legge in vigore, il Giappone sarà spinto ad aumentare la spesa per la Difesa. Nel caso in cui un presidente repubblicano si insedi negli Stati Uniti, le cose diventeranno più difficili per il Giappone riguardo l’alleanza USA-Giappone.

Mentre l’attenzione del mondo è deviata sul Medio Oriente, l’Asia-Pacifico diventa una regione instabile con prospettive incerte nella sicurezza. Il Giappone ha un ruolo importante nel determinare le politiche regionali. Il Paese ancora affronta difficoltà economiche ed è lungi dall’essere completamente rimesso in pista. La crescente spesa militare e la politica estera aggressiva dettate dagli USA non sono ciò cui i giapponesi aspirano, questo è il problema.

Andrej Akulov Strategic Culture Foundation 25/09/2015

Izumo
Izumo

La ripubblicazione è gradita in riferimento alla rivista on-line della Strategic Culture Foundation.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2015/09/26/il-giappone-espande-il-ruolo-militare-allestero/ 

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