Prima di protestare per il titolo poco cristiano, prego leggere alcune notizie.
“Ankara proibisce alla ministra tedesca della difesa di atterrare a Lesbo”,Lesbo è l’isola greca strapiena di profughi che arrivano dalle coste turche. La scusa è quella già usata per vietare a Tsipras l’atterraggio in un’isola greca, Rodi: è una zona demilitarizzata. Kara ha anche vietato alla ministra tedesca, Ursula von der Leyen, di visitare le coste turche per valutare la situazione dei rifugiati e dei trafficanti di carne umana che li mandano in Grecia. http://www.skai.gr/news/politics/article/308590/i-tourkia-den-epitrepei-tin-prosgeiosi-elikopterou-tis-germanidas-upourgou-amunas-sti-mutilini/#ixzz41icQvyg0
“La Turchia non permette il dispiegamento delle forze navali NATO nelle sue acque territoriali”, dicono i greci, nonostante il patto firmato con le Merkel che lo h pagato coi soldi nostri 3 miliardi l’anno. Secondo Sputnik News, la Turchia non mostra alcuna volontà di accogliere i migranti salvati dalle navi NATO nel quadro della sua missione , quella specie di Frontex organizzato da Bruxelles.
Smirne, business del profugo
“Mosca denuncia il coinvolgimento del regime di Ankara nel traffico di esseri umani verso l’Europa”.
L’analisi è di Semen Bagdasarov, direttore del Centro Studi per il Medio Oriente ed Asia Centrale. Erdogan“ovviamente non vuole una sorveglianza stretta nella zona frontaliera, nelle acque adiacenti al territorio della Turchia e della Greca, perché è lì tutto il business che coinvolge le autorità turche attorno a traffico del contrabbando dei rifugiati verso le isole greche”. Inoltre “vuol mostrare la sua irritazione per il fatto che la NATO non l’ha attivamente sostenuto nella sua sfida contro la Russia”. (Sputnik News, 2 marzo).
“La NATO: è Mosca che provoca deliberatamente lo spostamento dei rifugiati in Europa”, con i bombardamenti sulla Siria. lo ha detto il generale Philip Breedlove, comandante supremo NATO, martedì scorso durante un’audizione al Senato. Breedlove non ha nemmeno ipotizzato che la grande fuga sia provocata dalle brutalità del’ISIS e delle milizie. Men che meno il coinvolgimento della Turchia nel traffico verso l’Europa.
Un traffico che non può evidentemente avvenire senza il consenso (e probabilmente le mazzette) delle autorità turche, polizia, guardia costiera, eccetera. Breedlove ha aggiunto, parlando ai giornalisti, che tra i migranti che cercano rifugio in Europa, ci sono criminali, terroristi e guerriglieri: un allarmismo che indica che “La NATO svolge un ruolo oscuro nella crisi”, come nota il Deutsche Wirtschaft NAchrich ten.
“La Turchia non sta cooperando nella gestione dei rifugiati”: è un passo di un rapporto dei servizi segreti austriaci al governo, che dice: il Paese rischia di trovarsi con 500 mila profughi bloccati dentro i nostri confini. E’ probabilmente quel rapporto che ha indotto il cancelliere di Vienna Feymann a chiudere le frontiere, nonostante le proteste di Berlino. Se la Merkel vuole i profughi, ha detto Feymann, se li vada a prendere direttamente in Grecia, “l’Austria non è la loro sala d’aspetto”. All’austriaco va benissimo che sia la Grecia a fare da sala d’aspetto.
Angela Merkel insiste: ogni paese si prende la sue quote.
Il punto è che il 7 marzo si tiene un vertice cruciale sulla crisi profughi, Erdogan sta alzando il prezzo della collaborazione. La Cancelliera ha stupito con la sua improvvisa preoccupazione per la Grecia: “Non l’abbiamo tenuta nell’euro per poi non aiutarla”. Tsipras le dà corda, perché ha bisogno della sua parte dei 700 milioni stanziati per gli stati che sono investiti dalla prima ondata. Il cambiamento d tono è registrato dal Figaro, a cui un’alta personalità ellenica dice:
“Coi tedeschi ormai siamo d’accordo su quasi tutto: la fine dell’esodo incontrollata, la ripartizione dei rifugiati in tutta la UE, la necessità di avviarli direttamente dalla Turchia e l’urgenza di rimandarvi (in Turchia) i non aventi diritto all’asilo”.
Questo è quasi certamente il piano già deciso. E che ci verrà imposto con immagini pietose di profughi, specie bambini e donne (laddove i più sono maschi giovani) imbacuccati che si affollano tremanti al filo spinato della Macedonia.
Che gli incidenti avvenuti in Macedonia, dove la polizia ha dovuto sparare lacrimogeni, siano “spontanei”, è da escludere: sappiamo che nella massa ci sono gruppi ben organizzati che sanno benissimo come creare “immagini che in tv non si possono vedere” (come disse Angela Merkel).
“Qualche centinaia di giovani uomini [eccoli!, ndr.] hanno tentato di penetrare di forza sul territorio della Macedonia dalla Grecia”, ha spiegato il ministro egli esteri macedone, Nikola Poposki. Volete criticarci? “La scelta è semplice: o la polizia si ritira e lascia entrare i migranti senza che siano registrati o identificati, oppure impedisce le entrate illegali”. La decisione di impedire “è stata presa sul posto da agenti di polizia sperimentati”, ha detto Poposki.
Poliziotti sperimentati, ricordiamolo, anche dal fatto che nel maggio 2015 hanno sventato una “rivoluzione colorata” con cambio di regime in funzione filo-NATO (la repubblica è amica di Mosca), innescata da criminali comuni non nazionali ma del Kossovo, gente dell’UCK (pagati dagli americani? Chissà) e in cui la polizia ha perso 8 uomini, ammazzando 14 rivoluzionari, tutti stranieri.
La repubblica di Macedonia sa dunque cosa pensare della faccenda su cui le nostre tv spargono infinite lacrime. Da una parte, come dice inascoltato Assad, basta che in Siria a guerra finisca, e i profughi tornano a casa. Dall’altra, c’è una evidente volontà, e una organizzazione, del fenomeno immigrazione e della sua esplosione improvvisa.
“La scelta è semplice: o la polizia li lascia entrare senza identificarli ritirandosi, o li blocca”. Come mai il semplice, razionale buonsenso s’è rifugiato nel più piccolo staterello balcanico, e latita nelle grandi capitali europee?
Poniamoci dunque la domanda dell’inizio: ci sarà un momento in cui si dovrà cominciare a sparare sui profughi. Ad affondare i loro gommoni o le loro carrette. Se non lo si fa, arriveranno a centinaia di migliaia – da noi dall’Africa, dalle coste libiche. Non ci sono limiti a quanti sono disposti a venire: l’Africa ha 1,1 miliardi di abitanti, il Medio Oriente, fino all’Afghanistan, una dozzina di Stati destabilizzati da cui è opportuno fuggire, con un mezzo miliardi di abitanti, oltre il 50% giovani.
No, non ci sono limiti, per loro. Ma quale è il nostro limite d’accoglienza? E’ la domanda da farsi.
Un milione? Tre? Quindici milioni? E poi si comincia a sparare. E’ la questione ineludibile: c’è un momento in cui si deve cominciare a sparare.
Adesso sento molti parrocchiani che strillano: è un’idea non cristiana! Non cattolica! Carità, accoglienza, lo dice Il Papa! So bene che non è un’idea cristiana. Anzi, un’idea che un privato non dovrebbe nemmeno farsi venire. Perché spetta allo Stato. Lo Stato che può mandare a sparare e a morire i suoi cittadini, che può decidere lo stato di guerra, che addestra e distribuisce armi alla popolazione in caso estremo. Lo stato non solo può, ma “deve” ordinare di sparare, e stabilire quando, e obbligarci a farlo.
Le proteste dei buonisti cristiani cattolico-papisti, o delle sinistre idiote, sul fatto che dobbiamo accogliere “tutti” senza limiti, portarceli nelle case, mantenerli, non è cristianesimo. E’ fondamentalismo, non dissimile dal fondamentalismo islamico. Questo impone che il Corano sia la legge dello stato. Il fondamentalismo cristiano, ugualmente, pretende che il Vangelo diventi legge dello Stato, tutto misericordia, senza mediazioni, anzi peggio, che tutti siamo eroi e martiri della santità. Perché il cristianesimo di Cristo distingue fra i ”Precetti” evangelici (i dieci comandamenti) e i “Consigli” evangelici (povertà e carità eroica: “Va’, vendi tutti i tuoi beni e dallo ai poveri”). I primi sono obbligatori, i secondi no: sono una volontaria e individuale risposta ad una chiamata esigente. Spetta alle persone rispondere; non allo Stato.
Voler imporre i consigli evangelici come politica pubblica non è bontà: è totalitarismo. Della specie peggiore, moralistica, che confonde i piani. “Ti porto via la seconda casa per darla agli immigrati, ti punisco perché sei egoista, perché non sei santo”. Totalitarismo assurdo, da parte di un’ideologia ch invece prende sottogamba i precetti evangelici, i dieci comandamenti (non rubare, non dire falsa testimonianza, non fornicare, Vendola, Berlusca …): quelli sì che devono essere promossi pubblicamente, altrimenti la società si sgretola (come sta accadendo alla nostra).
Lo Stato non ha un paradiso, diceva Richelieu, che era pure cardinale: non deve salvarsi nell’aldilà, deve conservare la nazione nell’aldiquà. Mantenendo l’ordine, anzitutto. Anche ordinando di uccidere e di morire ai suoi cittadini. “Non invano porta la spada”, dice San Paolo, vero uomo di Cristo e non fondamentalista.
Siccome lo Stato attuale non si pone la domanda, deve porla un privato. Il che è vergognoso non per il privato, ma per lo Stato. Siccome so che lo stato non si porrà la domanda, non prenderà mai la decisione, provatevi ad immaginare cosa faranno “i profughi” che arrivano troppo numerosi e troppo rapidamente per sperare di “integrarli”, e arrivano sapendo bene che li manteniamo, li paghiamo persino per la nostra civiltà.
Nei primi due mesi dell’anno sono arrivati in Italia già in 131 mila; a fine anno saranno un milione (che si aggiunge ai cinque che già vivono qui). Provatevi a immaginare quando saranno 3, 5, quindici milioni. Saranno senza lavoro. Accampati dove capita, dentro le metropolitane come ad Atene, o sotto le tende come a Calais. Come là, cacheranno dove capita e cominceranno a rubacchiare, a minacciare; ci vedranno deboli, e capiranno a volo che possono fare di tutto.
Come s’è già visto nelle residenze improvvisate in Germania, porteranno via ai soccorritori quello che, caritatevoli, portano; non aspetteranno la disciplinata distribuzione della roba, arrafferanno. In gruppi abbastanza numerosi da far paura alla polizia (l’avete visto a Capodanno) faranno la spesa nei supermercati senza pagare – a Calais avevano i cominciato. Porteranno via il borsellino alle vecchiette. Presto, andare a fare la spesa sarà difficile. Forse impossibile, perché i supermercati chiuderanno – a meno di non fornirsi di vigilantes armati. Naturalmente si prenderanno le ragazze. Lo stanno già facendo. Ammazzeranno, diventando sempre più audaci.
Magari in quaranta entreranno a casa nostra e ci manderanno sulla strada noi. Saremo in grado di difenderci? I giudici ci impediranno di usare le armi. Forse sarà troppo tardi loro saranno troppi, più di noi. Più giovani, più affamati, più adusi alla violenza.
Naturalmente si dirà che esagero. Va bene, non pongo la domanda. Ma un giorno si dovrà cominciare a sparare, e forse sarà tardi, perché loro saranno più di noi, e più armati di noi.
Maurizio Blondet
Fonte: http://www.maurizioblondet.it/bisognera-cominciare-a-sparare-quando/
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