venerdì 4 marzo 2016

Perché gli USA vogliono derubare le economie globali

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Vi sono i nuovi dati sulle maggiori economie mondiali. La Russia, naturalmente, continua ad essere una di esse. Secondo la CIA siamo sesti, un gradino sopra il Brasile e uno sotto la Germania. Secondo la Banca Mondiale siamo quinti, più grandi della Germania ma più piccoli del Giappone. Tuttavia, dobbiamo ricordare che la Banca Mondiale fornisce i dati solo per il 2014, ma i dati più recenti probabilmente dimostrano che la Germania è di nuovo un po’ più avanti di noi in quinta posizione. 

Diamo un’occhiata al quadro. Dal 2000 al 2014 il PIL della Russia è cresciuto del 260%, e nel 2014-2015 è sceso del 4%, sempre secondo CIA, Banca mondiale e altri esperti rinomati. Forse il caso del “calo selvaggio” dell’economia russa e “dei 15 anni perduti” può essere chiuso. Anche con il triste 2015, la nostra economia è cresciuta di 3,5 volte negli ultimi 15 anni, e l’attuale pausa per la crisi della crescita non smentisce la potente ascesa degli anni precedenti. Passiamo ora alla situazione mondiale. Ecco l’elenco delle venti maggiori economie secondo la CIA:

1. Cina
2. USA
3. India
4. Giappone
5. Germania
6. Russia
7. Brasile
8. Indonesia
9. Regno Unito
10. Francia
Come si può vedere, il mondo è cambiato. Se fino a poco prima molti credevano che tutte le cose importanti accadessero negli Stati Uniti (e nelle colonie degli Stati Uniti), ora la Cina è la maggiore economia del mondo, e tre Paesi BRICS sono nella top ten, diventando più difficile ignorare i cambiamenti. Gli Stati Uniti, usi a credersi il “re della collina”, sono in una situazione molto difficile. 

La perdita del primo posto comporta inevitabilmente perdita nella capacità di mantenere la ‘leva del dollaro’ sul pianeta e ciò significa crollo finanziario completo, seguito dalla necessità d’incollare i cocci rotti dell’economia statunitense a lungo e duramente. Naturalmente, questo problema non è diventato evidente ieri o l’altro ieri. Gli statunitensi hanno creato un piano audace che in caso di successo gli avrebbe permesso altro tempo per saccheggiare il resto del mondo e rimanere al vertice. Il piano era molto semplice, e quindi aveva qualche possibilità di successo. 

L’idea era incendiare il pianeta, e di conseguenza costringere il denaro a cercare la salvezza nel tranquillo porto statunitense. Primavera araba, SIIL, euromajdan, rifugiati siriani, partenariato transatlantico… anche se non si seguono le notizie da vicino, si sa che gli ultimi anni sono stati abbastanza frenetici. La via principale per iniettare il veleno statunitense sono stati i prestiti in dollari a buon mercato, distribuiti indiscriminatamente, anche a società russe. Cito l’articolo di @crimsonalter che consiglio di leggere per intero
Per diversi anni la FED ha potuto immergere l’intero pianeta nella liquidità a buon mercato. Sullo sfondo della domanda oggettivamente esistente dal resto del mondo di prestiti a basso costo, la ‘dipendenza’ è stata un successo che in qualche misura ha contribuito al sollievo dei sintomi gravi (non delle cause!) della prima ondata della crisi finanziaria. Questo non è stato molto discusso, ma anche le aziende cinesi sono riuscite ad accumulare prestiti in dollari per circa un trilione. Nel 2015 gli statunitensi decisero che era il momento d’infliggere un serio dolore al pianeta e avviarono i prelievi in dollari o “accesero l’aspirapolvere dei dollari”. L’aumento dei tassi della FED, forte riduzione della disponibilità di liquidità in dollari e conseguente forte apprezzamento del dollaro contro tutte le altre valute, indussero (esclusi gli statunitensi) nell’economia globale uno shock deflazionistico, cioè la forte svalutazione di asset, valute locali, azioni, obbligazioni. Lo shock causò la crisi del credito delle imprese e degli Stati, incapaci di rimborsare i prestiti in dollari. In questo contesto, combinato alla promessa di ‘ferro’ della FED di aumentare ulteriormente il tasso, il capitale dovette fuggire negli USA”.
Fortunatamente per noi, il piano statunitense non ha funzionato. L’aumento dei tassi a dicembre della FED ha portato ad un calo su tutti i mercati, anche degli USA. Il denaro non è fuggito negli Stati Uniti, ma nell’oro fisico. Le obbligazioni degli Stati Uniti e del mercato azionario statunitense hanno avuto solo le briciole del capitale. 

Nel frattempo, la Russia, che va bene, è stata la prima a subirne il peso: gli statunitensi chiusero il rubinetto della liquidità in dollari nel 2014. Di conseguenza, si ricordi, ci fu carenza di dollari e il rublo calò molto, ma l’atteso crollo non ci fu, e ormai gli statunitensi sono a corto di strumenti finanziari per colpire la nostra economia.

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Che succederà dopo?
Contrariamente alla convinzione dei teorici della cospirazione, nella politica globale è molto difficile fare qualcosa di nascosto, qualsiasi azione seria richiede la partecipazione di numerosi politici e funzionari coordinati apertamente da organizzatori attraverso dichiarazioni pubbliche e articoli sui media. Ciò significa che se non vediamo il “piano B” degli USA oggi, allora molto probabilmente non esiste. Quindi, possiamo aspettarci ulteriori convulsioni che spaventino gli Stati Uniti che ritardano in sordina il collasso inevitabile e, infine, un’iperinflazione purificante. Non posso dire se sia sconvolto da questa prospettiva. Il sistema finanziario globale è ora in stallo e spezzarlo senza una grave crisi è impossibile. E sarebbe utile se l’impatto principale della crisi sia sopportato dagli Stati che più di altri hanno partecipato attivamente alla sua creazione.

Fritz Morgen, Fort Russ 2 marzo 2016

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Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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