Monarchi sauditi
La decisione della monarchia saudita, regime assolutista e
wahabita, come anche quella dei suoi soci minori, di dichiarare
Hezbollah come un “gruppo terrorista”, costituisce un fatto orwelliano
che cerca di rovesciare la realtà, ma non riesce ad ingannare nessuno.
L’Arabia Saudita è il grande patrocinatore del terrorismo globale, un ruolo a cui aspira anche il presidente turco, Tayyip Recep Erdogan, che se ne fa merito. Tutti i gruppi terroristi che operano nel mondo islamico ed anche al di fuori di quello, dal Marocco all’Indonesia e dall’Europa, all’Asia Centrale- sono ispirati dalla scuola wahabita, quella ufficiale in Arabia Saudita, e hanno ricevuto milioni di dollari in aiuti dal regime saudita.
L’annuncio saudita è il frutto della rabbia incontenibile del re demente, Salman e di suo figlio, il principe ereditario, così come il noto criminale di guerra per le sue azioni contro la popolazione yemenita.
Sotto il suo comando, l’Arabia Saudita si è impantanata nello Yemen ed è caduta in una grave crisi economica per causa di tale guerra, con la caduta del prezzo del petrolio e, soprattutto,per la corruzione galoppante che regna nel paese e che si sta trasformando in un carico sempre più pesante, in un contesto dove centinaia di migliaia di sauditi si incorporano ogni anno ad un mercato del lavoro che non gli può offrire i posti di lavoro che richiedono.
Ci sono molte ragioni che spiegano la disperazione dei governanti sauditi.
In primo luogo, la loro guerra contro lo Yemen, che presto sta per arrivare alla scadenza di un anno e che non ha fatto progressi. Il popolo yemenita resiste e l’Esercito saudita ha dimostrato di essere una forza totalmente inefficace dal punto di vista militare fino al punto che l’Arabia Saudita ed alcuni altri soci della loro coalizione, come gli Emirati Arabi, hanno dovuto spendere ingenti quantità di denaro nel contrattare migliaia di mercenari per supportare il loro esercito. Tuttavia l’azione di queste forse è stata ugualmente deludente per coloro che l’hanno utilizzata, visto che quelli combattono senza voler accettare eccessivi rischi ed ultimamente hanno optato di abbandonare il campo di battaglia, sempre che gli sia stato possibile.
Gli yemeniti hanno anche dimostrato di poter attaccare in profondità all’interno del territorio saudita catturando basi ed obbligando le truppe saudite a ritirarsi.
Il fallimento in Siria
Nella questione della Siria, l’Arabia Saudita, per bocca del suo ministro degli esteri, Adel al Yubeir, è venuto ripetendo le loro continue minacce contro questo paese, affermando che le truppe saudite erano pronte ad entrare in territorio saudita sempre e quando le forze di altri paesi – come turche e statunitensi- opereranno assieme in forma di protezione. Tuttavia, visto il timore che che il regime di Erdogan avverte verso gli aerei ed i sistemi antiaerei russi e la mancanza di appoggio della NATO ad un possibile avventura militare turca in Siria, sembra che questo non si vada a realizzare.
La società siriana ha reagito con tale rifiuto ed indignazione, davanti alle minacce saudite, fino al punto che Qadri Yamil, uno dei dirigenti dell’Opposizione moderata, ha dichiarato pochi giorni fa che il popolo siriano può trovare una “soluzione militare” per fermare la continua ingerenza di Yubeir nelle questioni interne siriane. Da parte sua, il leader del Partito di Union Democratica, il principale rappresentate dei curdi siriani, Salih Muslim Mohammad, ha accusato l’Arabia Saudita di voler portare l’ISIS al potere in Siria.
Di recente, il giornalista nordamericano Hugh Taylor, ha pubblicato sul giornale The Washington Post un articolo in cui citava un alto responsabile saudita che non era menzionato con il suo nome e questi gli ha manifestato: “Esiste una seria preoccupazione in tutti i livelli della società saudita, compresi i membri della famiglia reale saudita, sulla partecipazione in queste guerre un momento in cui il paese sta facendo fronte a difficoltà economiche come risultato del calo delle rendite petrolifere. Credo che abbiamo perso la capacità di vedere le cose con realismo”.
Alcuni autori arabi considerano che il regime saudita è caduto in realtà in una trappola che gli hanno teso gli USA ed altri paesi occidentali per spingere il paese in un conflitto contro l’Iran, con il fine di metterlo in una situazione in cui questo sia disposto ad accettare Israele come paese salvatore ed alleato, di fronte alla “minaccia persiana e sciita”. Questo ha prodotto anche notevoli benefici alle grandi imprese degli armamenti occidentali, che hanno venduto armi ai paesi arabi del Golfo Persico per un importo di 200.000 milioni di dollari in questi ultimi anni. Tuttavia, dopo la firma dell’accordo nucleare cone l’Iran, gli USA si sono ritirati dal confronto con questo paese ed hanno lasciato l’Arabia Saudita da sola.
L’Arabia Saudita si sente anche frustrata per effetto del cessate il fuoco in Siria che ha messo fine al sogno di rovesciare il presidente al-Assad con la forza. I leaders sauditi non hanno fiducia nel ruolo che il gruppo di Rijhad dell’opposizione siriana potrebbe giocare nella politica siriana del futuro, tenendo in conto dei suoi legami con Al Qaeda e la loro condizione di agenti al servizio di una potenza nemica della Siria, fatto questo che gli ha procurato il rifiuto della popolazione siriana.
In questo contesto, l‘Arabia Saudita, ha inserito adesso il Libano come obiettivo delle sue frustrazioni e sta provando a destabilizzare il paese, in cooperazione con Israele, che ha gli stessi obiettivi del regime saudita su questo tema.
Il recente sequestro, da parte delle polizia greca, di un carico di armi dimostra che il regime di Erdogan in Turchia potrebbe essere, come nel caso della Siria e dell’Iraq, complice dei sauditi in questa nuova campagna di destabilizzazione. Tuttavia una loro campagna contro il Libano sarebbe un altro fallimento. Il primo luogo, il numero dei salafiti takfiri disposti ad ascoltare i discorsi estremisti dei terroristi del Fronte al-Nusra e dell’ISIS, protetti rispettivamente da Ankara e da Rijad, si trova estrememente ridotto.
In ogni caso, la maggior parte della popolazione libanese manifesta la sua adesione e simpatia verso Hezbollah, cosa che, assieme ad una spiccata intelligenza dei suoi leaders, rende il partito immune ai tentativi di destabilizzazione attuati contro di lui. In ogni caso, gli attacchi delle monarchie assolutiste del Golfo contro Hezbollah costituiscono una medaglia di onore per Hezbollah e permetteranno anche a tutti i popoli oppressi del Medio Oriente, come quello dello Yemen ed altri, di sapere chi realmente si mette al loro fianco e dispone di un sufficiente livello di onestà e di etica come per denunciare le politiche di uno dei regmi più corrotti e dispotici della terra.
Yusuf Fernandez
Fonte: Al Manar
Traduzione: Luciano Lago
http://www.controinformazione.info/una-medaglia-donore-saudita-per-hezbollah/
L’Arabia Saudita è il grande patrocinatore del terrorismo globale, un ruolo a cui aspira anche il presidente turco, Tayyip Recep Erdogan, che se ne fa merito. Tutti i gruppi terroristi che operano nel mondo islamico ed anche al di fuori di quello, dal Marocco all’Indonesia e dall’Europa, all’Asia Centrale- sono ispirati dalla scuola wahabita, quella ufficiale in Arabia Saudita, e hanno ricevuto milioni di dollari in aiuti dal regime saudita.
L’annuncio saudita è il frutto della rabbia incontenibile del re demente, Salman e di suo figlio, il principe ereditario, così come il noto criminale di guerra per le sue azioni contro la popolazione yemenita.
Sotto il suo comando, l’Arabia Saudita si è impantanata nello Yemen ed è caduta in una grave crisi economica per causa di tale guerra, con la caduta del prezzo del petrolio e, soprattutto,per la corruzione galoppante che regna nel paese e che si sta trasformando in un carico sempre più pesante, in un contesto dove centinaia di migliaia di sauditi si incorporano ogni anno ad un mercato del lavoro che non gli può offrire i posti di lavoro che richiedono.
Ci sono molte ragioni che spiegano la disperazione dei governanti sauditi.
In primo luogo, la loro guerra contro lo Yemen, che presto sta per arrivare alla scadenza di un anno e che non ha fatto progressi. Il popolo yemenita resiste e l’Esercito saudita ha dimostrato di essere una forza totalmente inefficace dal punto di vista militare fino al punto che l’Arabia Saudita ed alcuni altri soci della loro coalizione, come gli Emirati Arabi, hanno dovuto spendere ingenti quantità di denaro nel contrattare migliaia di mercenari per supportare il loro esercito. Tuttavia l’azione di queste forse è stata ugualmente deludente per coloro che l’hanno utilizzata, visto che quelli combattono senza voler accettare eccessivi rischi ed ultimamente hanno optato di abbandonare il campo di battaglia, sempre che gli sia stato possibile.
Gli yemeniti hanno anche dimostrato di poter attaccare in profondità all’interno del territorio saudita catturando basi ed obbligando le truppe saudite a ritirarsi.
Il fallimento in Siria
Nella questione della Siria, l’Arabia Saudita, per bocca del suo ministro degli esteri, Adel al Yubeir, è venuto ripetendo le loro continue minacce contro questo paese, affermando che le truppe saudite erano pronte ad entrare in territorio saudita sempre e quando le forze di altri paesi – come turche e statunitensi- opereranno assieme in forma di protezione. Tuttavia, visto il timore che che il regime di Erdogan avverte verso gli aerei ed i sistemi antiaerei russi e la mancanza di appoggio della NATO ad un possibile avventura militare turca in Siria, sembra che questo non si vada a realizzare.
La società siriana ha reagito con tale rifiuto ed indignazione, davanti alle minacce saudite, fino al punto che Qadri Yamil, uno dei dirigenti dell’Opposizione moderata, ha dichiarato pochi giorni fa che il popolo siriano può trovare una “soluzione militare” per fermare la continua ingerenza di Yubeir nelle questioni interne siriane. Da parte sua, il leader del Partito di Union Democratica, il principale rappresentate dei curdi siriani, Salih Muslim Mohammad, ha accusato l’Arabia Saudita di voler portare l’ISIS al potere in Siria.
Di recente, il giornalista nordamericano Hugh Taylor, ha pubblicato sul giornale The Washington Post un articolo in cui citava un alto responsabile saudita che non era menzionato con il suo nome e questi gli ha manifestato: “Esiste una seria preoccupazione in tutti i livelli della società saudita, compresi i membri della famiglia reale saudita, sulla partecipazione in queste guerre un momento in cui il paese sta facendo fronte a difficoltà economiche come risultato del calo delle rendite petrolifere. Credo che abbiamo perso la capacità di vedere le cose con realismo”.
Alcuni autori arabi considerano che il regime saudita è caduto in realtà in una trappola che gli hanno teso gli USA ed altri paesi occidentali per spingere il paese in un conflitto contro l’Iran, con il fine di metterlo in una situazione in cui questo sia disposto ad accettare Israele come paese salvatore ed alleato, di fronte alla “minaccia persiana e sciita”. Questo ha prodotto anche notevoli benefici alle grandi imprese degli armamenti occidentali, che hanno venduto armi ai paesi arabi del Golfo Persico per un importo di 200.000 milioni di dollari in questi ultimi anni. Tuttavia, dopo la firma dell’accordo nucleare cone l’Iran, gli USA si sono ritirati dal confronto con questo paese ed hanno lasciato l’Arabia Saudita da sola.
L’Arabia Saudita si sente anche frustrata per effetto del cessate il fuoco in Siria che ha messo fine al sogno di rovesciare il presidente al-Assad con la forza. I leaders sauditi non hanno fiducia nel ruolo che il gruppo di Rijhad dell’opposizione siriana potrebbe giocare nella politica siriana del futuro, tenendo in conto dei suoi legami con Al Qaeda e la loro condizione di agenti al servizio di una potenza nemica della Siria, fatto questo che gli ha procurato il rifiuto della popolazione siriana.
In questo contesto, l‘Arabia Saudita, ha inserito adesso il Libano come obiettivo delle sue frustrazioni e sta provando a destabilizzare il paese, in cooperazione con Israele, che ha gli stessi obiettivi del regime saudita su questo tema.
Il recente sequestro, da parte delle polizia greca, di un carico di armi dimostra che il regime di Erdogan in Turchia potrebbe essere, come nel caso della Siria e dell’Iraq, complice dei sauditi in questa nuova campagna di destabilizzazione. Tuttavia una loro campagna contro il Libano sarebbe un altro fallimento. Il primo luogo, il numero dei salafiti takfiri disposti ad ascoltare i discorsi estremisti dei terroristi del Fronte al-Nusra e dell’ISIS, protetti rispettivamente da Ankara e da Rijad, si trova estrememente ridotto.
Hezbollah sfilata
Due terzi della popolazione libanese viene integrata da da sciiti, e
cristiani. La maggioranza dei sunniti del Libani hanno anche loro un
orientamento moderato e grandi interessi economici he li rendono poco
proclivi ad imbarcarsi in un possibile conflitto.In ogni caso, la maggior parte della popolazione libanese manifesta la sua adesione e simpatia verso Hezbollah, cosa che, assieme ad una spiccata intelligenza dei suoi leaders, rende il partito immune ai tentativi di destabilizzazione attuati contro di lui. In ogni caso, gli attacchi delle monarchie assolutiste del Golfo contro Hezbollah costituiscono una medaglia di onore per Hezbollah e permetteranno anche a tutti i popoli oppressi del Medio Oriente, come quello dello Yemen ed altri, di sapere chi realmente si mette al loro fianco e dispone di un sufficiente livello di onestà e di etica come per denunciare le politiche di uno dei regmi più corrotti e dispotici della terra.
Yusuf Fernandez
Fonte: Al Manar
Traduzione: Luciano Lago
http://www.controinformazione.info/una-medaglia-donore-saudita-per-hezbollah/
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