Renzi ha deciso di portare a 160 i bonus
per le famiglie sotto reddito ed a 240 quelle che hanno ameno due
figli. Chiunque capisce che si tratta di una manovra per riconquistare i
consensi nel mondo cattolico-tradizionalista dopo il trauma per le
unioni civili, a seguito del quale i gruppi del Family Day hanno
minacciato il No al referendum di settembre. Un modo per dire “si ho
votato le unioni civili, ma l’ho dovuto fare perché me lo ha chiesto
l’Europa, poi avevo pressioni nel partito, però, guardate, sono l’unico
governo che pensa alla famiglia e incoraggia a far figli”. Manca solo il
“premio di prolificità”.
La manovra sembra troppo scoperta per
poter funzionare. I cattolici, poi, non sono facili da prendere in giro.
Il commento alla cosa in sé potrebbe finire qui, ma l’episodio ci dice
più cose di quanto non sembri a primo colpo d’occhio e che meritano
qualche riflessione sul “Renzi-pensiero”.
In primo luogo ciò è molto illuminante
sulla concezione renziana della democrazia: questo è il governo delle
mance (bonus, voucher ecc., che pensa così di raccogliere il consenso).
Mutatis mutandis, siamo in pieno laurismo. Per i più giovani che non
l’hanno mai conosciuto, ricordo il “Comandante Achille Lauro”, leader
monarchico napoletano, che distribuiva pacchi di pasta e scarpe agli
elettori, ma solo scarpe sinistre e mezzi biglietti da mille lire prima
del voto, quelle destre e l’altra metà dei biglietti da mille sarebbero
stati dati solo dopo, se fosse riuscito eletto. Peccato che non abbiano
ancora inventato i mezzi bonus o i mezzi voucher.
In secondo luogo, ci fa capire la
concezione economica renziana: c’è poca domanda interna? E lui
distribuisce bonus, guardandosi bene da una politica fiscale
organicamente diversa o di garanzie salariali. I ragazzi fanno lavoro
nero? Lui non cerca di eliminarlo, ma di renderlo un po’ più
sopportabile, distribuendo voucher. Ci sono problemi per l’industria
libraria e culturale? Ecco il buono da 500 euro per l’acquisto di libri
e film. Insomma le mance come metodo di governo: provvedimenti
temporanei e ad hoc, mai interventi strutturali.
E questo ci informa anche sulle sue
concezioni sociali. Infatti, gli interventi strutturali poi generano
diritti e garanzie ma questo non produce consensi o forse lo fa per un
momento e poi, acquisito il diritto, la gente vota come vuole. E questo
non va bene, è meglio che la gente resti legata al bisogno. E dunque,
niente diritti ma mance volta per volta. Mi chiedo come facciano gli ex
militanti del Pci a non vergognarsi di stare in un partito che fa questa
politica.
La mossa di Renzi, però ci dice anche
cose più contingenti. Ad esempio il segnale “familista” ai cattolici
significa “vi ho fatti soffrire lo so, ma ora vi dimostro che abbiamo il
valore comune della famiglia. Il che contiene un sotto-messaggio in
codice: facciamo un accordo, voi votate Si e del problema delle adozioni
non se ne parla sino a fine legislatura”.
E ci dice anche un’altra cosa: che la
minaccia di votare No dei cattolici ha molto spaventato il fiorentino.
Dunque, anche lui non è convinto di vincere il referendum con tanta
facilità. Ed ha ragione, ma ne riparleremo.
Aldo Giannuli
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