Considerato che il Prof. Roberto Burioni, per sua stessa ammissione, non presta servizio nel Pronto Soccorso dell’ente ospedaliero di cui è dipendente né possiede competenze specifiche in campo del Disturbo dello Spettro Autistico, il miglior consiglio che ci sentiamo di dargli è quello di tacere in merito a questioni che non conosce.
Allo stesso modo sarebbe auspicabile che identico consiglio sia seguito da alcuni pseudo-giornalisti
che, pur dichiarando di avere figli autistici tra le mura di casa, sono
ben conosciuti per aver dapprima insultato i loro pargoli appellandoli
come “dementi” e “ritardati mentali“, salvo poi
riconsiderarli da adulti con tanto amore ed affetto appena hanno visto
che possono aprire le porte del guadagno personale.
Ahinoi, molto spesso, chi pensa di improvvisarsi tuttologo
rischia invece di esporsi a pessime figuracce che sono il frutto della
mancanza di empatia, di attitudine, di professionalità, e di conoscenza
delle problematiche connesse alla gestione del traumatizzato cranico,
con particolare riferimento all’età pediatrica.
A questi signori, e ai loro beceri seguaci che hanno espresso commenti da codice penale, dovrebbe essere ricordato che il
trauma cranico rappresenta una delle principali cause di mortalità nei
bambini al di sotto dei due anni di età ed è una delle più frequenti ed
importanti cause di accesso al Pronto Soccorso Pediatrico.
Se questi personaggi, prima di avventurarsi in seghe mentali da ignoranti, avessero l’accortezza di approfondire l’argomento “trauma cranico pediatrico“,
si renderebbero conto che basterebbe tacere per evitare pessime
figuracce, soprattutto quando non si è mai prestato alcun minuti
d’asssistenza diretta al piccolo paziente in un servizio di Terapia
Intensiva e/o in un servizio di Pronto Soccorso traumatologico
pediatrico.
Un colpo diretto al capo può essere tanto violento da danneggiare il cervello all’interno del cranio,
tanto più in un neonato che non ha ancora la capacità di governare il
peso della propria testa che corrisponde a circa un terzo del suo peso
corporeo totale.
Una forza applicata alla testa può, infatti, determinare una lesione del cranio e direttamente del cervello.
Questo tipo di lesioni sono generalmente causate da incidenti della
strada, atti di violenza, e soprattutto cadute, anche le più banali [dal
letto, dal seggiolone, etc etc].
In letteratura internazionale si parla di Traumatic Brain Injury [TBI – lesione cerebrale traumatica], o danno encefalico traumatico,
per identificare correttamente le lesioni intracraniche,
distinguendole, già dalla definizione, dalle contusioni e dalle ferite
del cuoio capelluto che sono, ovviamente, molto più frequenti. Tale
distinzione ha rilevanti conseguenze sul piano epidemiologico con
pesanti ripercussioni sul versante sociale e privato.
Partendo da questo assunto viene definita col termine trauma cranio-encefalico qualsiasi lesione che comporta danni a scalpo, cranio ed encefalo. Si tratta di un danno acquisito, procurato sempre da una forza fisica esterna che può determinare un’alterazione dello stato di coscienza e/o delle funzioni psichiche, ma anche modifiche [soggettive] dello stato emozionale o del comportamento.
Pertanto, i risultati di queste lesioni possono portare a disabilità funzionale totale o parziale, a compromissione psicosociale [di pensieri, sentimenti e comportamenti con e verso gli altri], o entrambi, che influiscono negativamente sulle prestazioni d’istruzione di un bambino. E tutto ciò si applica sia a lesioni aperte quanto a lesioni chiuse avvenute a danno della testa.
Queste
lesioni si traducono in alterazioni in uno o più settori che sono
interessati proprio nel Disturbo dello Spettro Autistico, quali:
- disturbo cognitivo
- disturbo del linguaggio
- disturbo della memoria
- disturbo dell’attenzione
- disturbo del ragionamento
- disturbo del pensiero astratto
- disturbo della capacità di giudizio
- disturbo della capacità del problem-solving
- disturbo sensoriale
- disturbo percettivo
- disturbo motorio
- disturbo delle abilità
- disturbo comportamentale
- disturbo delle funzioni psichiche
- distrubo delle funzioni fisiche
- disturbo dell’elaborazione delle informazioni
Data la scarsa adesione alla terminologia
internazionale di riferimento, per non dire la fantasia, con la quale
vengono spesso definiti in Italia i Disturbi dello Spettro Autistico, si precisa che tutti i disturbi elencati poc’anzi rientrano a pieno titolo nell’espressione di una volgare diagnosi di autismo.
Evidentemente, tutto ciò, sfugge a tutti quei gentili signori che hanno gradito l’atteggiamento provocatorio del succitato Professore
e si sono abbandonati a vomitare dell’esecrabile ironia e del
riprovevole sarcasmo ai danni di una disabilità invalidante che
coinvolge migliaia di bambini e famiglie.
Se questi signori in palese crisi d’identità, e di valori, fossero edotti del fatto che il
trauma cranico rappresenta una delle principali cause di mortalità nei
bambini al di sotto dei due anni di età ed è una delle più frequenti ed
importanti cause di accesso al Pronto Soccorso Pediatrico e
avessero l’umiltà di consultare la corposa letteratura nazionale ed
internazionale che riguarda la gestione del trauma cranico in età
pediatrica, avrebbero poco da spandere [fuoari dal vaso] la loro
riprovevole ironia ed ignoranza, in quanto scoprirebbero che
anche rapide accelerazioni e/o decelerazioni della testa possono scuotere il cervello all’interno del cranio danneggiando le fibre nervose e determinando una condizione patologica identificata come danno assonale diffuso.
Se il livello d’insegnamento nelle nostre Università è quello scadente veicolato dal Prof. Burioni, non dobbiamo stupirci dell’incompetenza di giovani medici molto più attenti a guardare Facebook anziché il piccolo paziente che hanno di fronte quando prestano servizio in Pronto Soccorso.
Così come non dobbiamo stupirci della
stravanganza di diagnosi veicolate da una massa di neuropsichiatri
infantili che etichettano come “autistici” anche i traumatizzati cranici e che, di fatto, avvalorano quanto affermato giustamente dall’avvocato Roberto Mastalia.
Non esistono due lesioni cerebrali che
siano simili tra loro, e le conseguenze di due lesioni possono essere
molto diverse. In un bambino molto piccolo, le lesioni cerebrali non
guariscono come altre lesioni. Il recupero è funzionale, sulla base di
fattori che rimarranno incerti e dei quali si potrà prendere coscienza
solo con il passare del tempo e l’accrescimento.
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fonte: https://autismovaccini.org/2016/05/29/trauma-cranico-pediatrico-e-disturbo-dello-spettro-autistico/
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