Il terrorista di Chemnitz accende i riflettori sul terrorismo creato dai ‘ribelli’ della NATO in Siria
Caccia all’uomo per due giorni, arresto
spettacolare e morte scioccante di un sospetto terrorista siriano in
Germania hanno attirato molta attenzione e sollevato molte domande. L’8
ottobre, la polizia tedesca faceva irruzione in un appartamento di
Chemnitz su una soffiata dall’intelligence interna tedesca. Trovava 1,5
chilogrammi di TATP, l’esplosivo scelto dai terroristi dello SIIL, ma
l’obiettivo del raid, il 22enne profugo siriano Jabar al-Baqr, era
fuggito. Tre presunti collaboratori di al-Baqr furono arrestati nel
raid, due dei quali poi rilasciati.
Il 33enne rifugiato siriano
identificato solo come Qalil A. rimane in custodia. Qalil A. aveva
affittato l’appartamento dove al-Baqr si trovava. E’ accusato di avergli
permesso di usare l’appartamento e di aver ordinato materiali per
fabbricare bombe. Le fonti della sicurezza indicano l’appartamento come “laboratorio virtuale per fabbricare bombe“.
[1]
Dopo il raid fallito, la polizia tedesca ricercava al-Baqr a
livello nazionale. Il 9 ottobre sera, tre siriani contattavano la
polizia di Lipsia, a un’ora di auto da Chemnitz, informandola di aver
catturato il sospetto ricercato. Il 36enne profugo siriano Muhamad A.
poi disse ai media tedeschi che lui e due suoi amici presero al-Baqr
alla stazione centrale di Lipsia, dopo aver inviato una richiesta
attraverso la rete on-line dei rifugiati siriani per un posto in cui
stare.
Quando videro che al-Baqr era ricercato, decisero di legarlo e
informarono la polizia. Alle 12:42 del 10 ottobre, le forze speciali
della polizia entravano nell’appartamento a Lipsia trovando il
sospettato legato. Muhamad A. e amici furono salutati come eroi da
politici e media tedeschi. Alcuni politici ne chiesero la premiazione
con la Croce al merito, la massima onorificenza civile della Germania.
[2]
Jabar al-Baqr, d’altra parte, disse agli investigatori durante
l’interrogatorio che i tre siriani di Lipsia erano coinvolti nella
pianificazione dell’attentato. [3]
Poche ore dopo, il testimone più
importante del caso moriva. Al-Baqr fu trovato impiccato in cella alle
19:45 del 12 ottobre. Era in isolamento nel carcere di Lipsia fin
dall’arresto. Inizialmente veniva controllato ogni 15 minuti.
L’intervallo fu esteso il 12 ottobre pomeriggio a 30 minuti. Durante
l’ultimo controllo, alle 19:30, al-Baqr era ancora vivo. Quando una
guardia tirocinante decise 15 minuti dopo di controllare di nuovo, lo
trovò appeso alle sbarre della cella con la maglietta. I tentativi di
rianimare al-Baqr non ebbero successo e alle 20:15 fu dichiarato morto.
Il suo avvocato difensore, Alexander Huebner, accusava le autorità di
“giustizia scandalosa” osservando che le tendenze suicide di al-Baqr
erano ben documentate. Huebner sottolineò che il cliente entrò in
sciopero della fame subito dopo l’arresto. [4]
Il giorno prima
dell’apparente suicidio, al-Baqr tolse una lampadina della cella
dall’alloggiamento e manomise la presa della corrente. Le autorità
carcerarie dissero che era vandalismo. [5]
Il sospetto attentatore e
aspirante suicida non fu classificato come a “grave rischio di suicidio“. [6]
Thomas Oppermann, capogruppo dei socialdemocratici (SPD), descrisse la storia di al-Baqr come “sequenza inaudita di errori della polizia e del sistema giudiziario“. [7]
Il ministro dell’Interno tedesco Thomas de Maiziere chiese un'”inchiesta rapida e piena”
e sottolineò che la morte di al-Baqr rendeva le indagini sul possibile
complotto per bombardare l’aeroporto di Berlino molto più difficili. [8]
L’intelligence interna della Germania disse che al-Baqr inizialmente
voleva colpire i treni, prima di decidere per uno degli aeroporti di
Berlino. [9]
L’agenzia ritiene che l’attentato fosse previsto per questa
settimana. [10]
L’informazione veniva dall’intelligence degli Stati
Uniti, che aveva seguito le telefonate tra al-Baqr e membri dello SIIL
in Siria. In una chiamata del 7 ottobre, al-Baqr avrebbe detto al suo
contatto in Siria che 2 chilogrammi di esplosivo erano pronti e che un “grande aeroporto di Berlino” era “meglio dei treni“.
Secondo fonti della sicurezza tedesca, al-Baqr aveva già passato una
notte nella capitale tedesca nella seconda metà di settembre. per
esplorare l’aeroporto Tegel. [11]
Jabar al-Baqr era nato il 10 gennaio 1994 a Sasa, a sud di Damasco, e
aveva lasciato la Siria nel 2014 arrivando in Germania nel febbraio 2015
e ricevendo l’asilo nel giugno 2015. Famiglia ed ex-compagni di stanza
di al-Baqr confermano che si recò almeno due volte in Turchia dopo
l’arrivo in Germania. Durante tali viaggi, al-Baqr passava molto tempo
in Siria. Uno dei suoi ex-compagni di stanza ricorda di avergli parlato
al telefono mentre si trovava nella città di Idlib. Secondo i suoi
compagni di stanza, al-Baqr non fu mai particolarmente religioso, ma dal
ritorno dalla Turchia cambiò radicalmente. Il fratello, che vive in
Siria, disse in una live chat con la tedesca Mitteldeutscher Rundfunk (MDR) che qualcuno aveva manipolato Jabar. [12]
L’altro fratello del sospetto, Ala al-Baqr, disse a Der Spiegel,
per telefono da Sasa, che Jabar tornò in Siria dalla Turchia nel
settembre 2015 e poi aderì allo SIIL a Raqqa. [13]
In un’intervista con
Reuters, Ala disse di ritenere che l’imam di Berlino l’abbia manipolato
facendolo tornare in Siria per la jihad. Secondo il fratello, Jabar
spiegò il viaggio in Siria all’inizio di quest’anno dicendo che voleva
fare il volontario dei caschi bianchi:
“Si recò in Turchia sette mesi fa e trascorse due mesi in Siria. Ci chiamò dicendo che faceva il volontario coi caschi bianchi (squadre di emergenza) ad Idlib“. [14]
Jabar ricordò che aveva aderito all’Ahrar al-Sham ad Idlib per
“lavori umanitari”. [15]
Quando Ala parlò con il fratello due mesi
prima, Jabar disse che era ad Idlib e gli chiese come tornare in
Germania. “Mi chiese se ci fosse un modo per tornare in Germania, avendo bruciato i documenti“, disse Ala a The Wall Street Journal, aggiungendo che non seppe quando tornò. [16]
La pagina facebook di Jaber al-Baqr indica che simpatizzasse con lo
SIIL almeno dal gennaio 2016. Secondo gli investigatori, al-Baqr tornò
dalla Turchia a fine agosto dopo aver trascorso diversi mesi all’estero.
Poco dopo, attrasse l’attenzione dell’agenzia d’intelligence interna
della Germania. [17]
Se Ala al-Baqr è preciso e suo fratello Jabar poté
viaggiare tra Germania e Siria a piacere, possibilmente senza documenti,
le autorità di Turchia e Germania dovrebbero rispondere a molte cose.
Ancora più esplosiva è la rivelazione che Jabar al-Baqr passasse molto
tempo ad Idlib, presumibilmente come volontario dei caschi bianchi
finanziati dalla NATO e collaborazionisti di Ahrar al-Sham, appoggiato
dalla NATO, dove svolgeva “lavoro umanitario” divenendo un
terrorista bombarolo dello SIIL. Al contrario di Raqqa, Idlib non è la
roccaforte dello SIIL. La provincia nord-occidentale di Idlib e il suo
capoluogo sono territori dei “ribelli”, almeno secondo i governi e i
media occidentali. La provincia di Idlib è divisa in zone controllate da
Jabhat al-Nusra, Ahrar al-Sham e aree dove condividono il controllo. [18]
Al-Nusra fino a poco prima era il ramo ufficiale siriano di al-Qaida
ed è ancora considerato un’organizzazione terroristica da Stati Uniti e
Nazioni Unite. Ahrar al-Sham, d’altra parte, gode del sostegno degli
Stati Uniti ed alleati ed è protetto dall’etichettatura di terrorista,
nonostante gli stretti legami con al-Qaida e altre organizzazioni
terroristiche note. [19]
Nel marzo 2015, l’alleanza militare “Jaysh al-Fatah“, guidata da al-Nusra e Ahrar al-Sham,
occupò Idlib, il secondo capoluogo di provincia occupato dall’inizio
del conflitto, essendo l’altro Raqqa. L’attacco ad Idlib fu programmato
per mesi. Nel novembre 2014, la Turchia membro della NATO e lo stretto
alleato degli Stati Uniti, il Qatar, aumentarono il supporto logistico e
militare ad Ahrar al-Sham e altre fazioni attive nel
nord-ovest della Siria, consentendo le vittorie del Jaysh al-Fatah nella
primavera del 2015. [20]
Quando al Presidente siriano Bashar al-Assad
fu chiesto della caduta di Idlib, osservò che
“il fattore principale fu l’enorme sostegno logistico e militare dalla Turchia e, naturalmente, quello finanziario da Arabia Saudita e Qatar“. [21]
Inutile dire che tutto ciò è una chiara violazione del diritto internazionale. Il processo che seguì l’occupazione di Jaysh al-Fatah
della provincia di Idlib fu descritto come “talebanizzazione di Idlib”.
Come osservarono Joshua Landis e Steven Simon, i “ribelli” di Idlib non
sono un attraente alternativa al governo della Siria, al contrario:
“Le scuole sono segregate, le donne costrette ad indossare il velo e i poster di Usama bin Ladin appesi alle pareti. Gli uffici governativi sono stati saccheggiati, e un governo effettivo deve ancora esistere. Con la talebanizzazione di Idlib, centinaia di famiglie cristiane fuggirono. I pochi villaggi drusi rimasti sono costretti a denunciare la propria religione ed abbracciare l’islamismo; alcuni loro santuari sono stati distrutti. Non ci sono minoranze religiose nei territori occupati dai ribelli in Siria, a Idlib o altrove“. [22]
Quando Jabar al-Baqr andò a Idlib all’inizio di quest’anno, si recò in
una città dove i giovani vengono pubblicamente fustigati per aver
accompagnato una ragazza in pubblico o scambiato “immagini indecenti”.
[23]
La Idlib dei “ribelli” è un luogo dove i gruppi terroristici come al-Nusra
e Partito Islamico del Turkestan (TIP), accusati di terrorismo
all’estero, [24] fanno ciò che vogliono godendo della protezione della
NATO per via della loro “mescolanza” con Ahrar al-Sham e altre
cosiddette “forze di opposizione moderate”. Non è difficile immaginare
come passare il tempo a Idlib possa aver radicalizzato al-Baqr. Più
difficile rispondere cosa un membro dello SIIL facesse in Idlib e se
davvero lavorasse con Ahrar al-Sham e i caschi bianchi. Se
Jabar al-Baqr era un “soccorritore” dei caschi bianchi, questo
comproverebbe le crescenti prove che non esiste distinzione tra
autodescrittisi “soccorritori neutrali” e combattenti o terroristi. I
caschi bianchi non sono un gruppo della Protezione Civile siriana
legittima, come i governi e media occidentali vorrebbero far credere.
[25]
I caschi bianchi sono uno strumento della propaganda finanziata
dagli stessi governi che finanziano l’opposizione armata in Siria. Gli
alleati NATO e Stati Uniti hanno dato milioni di dollari ai caschi
bianchi nel tentativo di proteggerli dalle minacce poste dai membri del
gruppo. Quando al capo dei Caschi Bianchi Raid Salah fu negato
l’ingresso negli Stati Uniti all’inizio dell’anno, il portavoce del
dipartimento di Stato Mark Toner spiegò:
“con ogni individuo, ancora una volta amplio il discorso qui per motivi specifici, ma ogni individuo di qualsiasi gruppo sospettato di legami o rapporti con gruppi estremisti o che credevamo essere una minaccia per la sicurezza per gli Stati Uniti, ci comporteremmo di conseguenza. Ma questo, per estensione, non significa che condanniamo o tagliamo i rapporti con il gruppo per le azioni di un individuo“. [26]
Dopo che il ministero
degli Esteri della Germania “aumentava i finanziamenti di due milioni di
euro, per un totale di sette milioni di euro quest’anno”, le autorità
tedesche farebbero bene a ripensare al sostegno ai caschi bianchi alla
luce delle rivelazioni su al-Baqr. [27]
La storia di Jabar al-Baqr
fornisce ulteriori prove di come i caschi bianchi finanziati dalla NATO
siano una copertura degli estremisti e come i “ribelli” trasformano
Idlib in un terreno fertile per i terroristi, come l’Afghanistan del
regime dei taliban. Tale terreno di coltura del terrorismo è favorito da
NATO ed alleati del GCC, e gli inermi in Siria, Germania e altrove ne
pagano.
Christoph Germann, BFP 17 ottobre 2016
Christoph Germann, è un analista e ricercatore indipendente tedesco, attualmente studia scienze politiche. Si occupa del Nuovo Grande Gioco in Asia centrale e Caucaso.
Note
[1] “Germany manhunt: ‘IS link’ to bomb suspect Al-Bakr – police”, BBC, 10 ottobre 2016
[2] Madeline Chambers, “Germans say ‘hero refugees’ deserve medals for tying up suspected bomber”, Reuters, 12 ottobre 2016
[3] “Al-Bakr beschuldigt Leipziger Syrer des Mitwissertums”, Mitteldeutscher Rundfunk, 12 ottobre 2016.
[4] Michael Nienaber and Paul Carrel, “Germany aghast after Syrian bomb suspect kills himself in jail”, Reuters, 13 ottobre 2016
[5] Johannes Graf, “Suizid trotz Vorschriften: Die letzten Tage des Jaber Al-Bakr”, n-tv, 13 ottobre 2016
[6] Ben Knight, “Terror suspect Albakr not classified as ‘acute suicide risk’ before Leipzig jail death”, Deutsche Welle, 13 ottobre 2016
[7] Ibid., Nienaber and Carrel.
[8] “German terror suspect Jaber al-Bakr’s jail death a scandal, says lawyer”, BBC, 13 ottobre 2016
[9] “IS bomb suspect planned to target Berlin airport: official”, Deutsche Welle, 11 ottobre 2016.
[10] “Justizminister: Keine akute Selbstmordgefahr bei Albakr”, Frankfurter Allgemeine Zeitung, 13 ottobre 2016.
[11] Michelle Martin, “Syrian bombing suspect in Germany spoke to IS contact about attack plans: newspaper”, Reuters, 15 ottobre 2016
[12] “Terrorverdächtiger Syrer sympathisierte mit IS”, Mitteldeutscher Rundfunk, 12 ottobre 2016.
[13] “Albakr soll sich in Deutschland radikalisiert haben”, Spiegel Online, 14 ottobre 2016.
[14] Joseph Nasr, “Berlin bombing suspect radicalized by imams in Germany, brother says”, Reuters, 14 ottobre 2016
[15] Eva Marie Kogel, “Die Polizei hat meinen Bruder umgebracht”, Welt, 15 ottobre 2016
[16] Ruth Bender e Mohammad Nour Alakraa, “Terror Suspect Found Dead in German Jail Cell Had Traveled to Syria”, The Wall Street Journal, 13 ottobre 2016
[17] Florian Flade, Annelie Naumann, “Die mysteriöse Türkei-Reise des Dschaber al-Bakr”, Welt, 12 ottobre 2016
[18] Sam Heller, “The Home of Syria’s Only Real Rebels”, The Daily Beast, 17 giugno 2016
[19] Christoph Germann, “Syria ‘Cease-Fire’ Brings U.S. & Russia Closer to War”, NewsBud, 10 ottobre 2016
[20] Charles Lister, The Syrian Jihad: Al-Qaeda, the Islamic State and the Evolution of an Insurgency (London: C. Hurst & Co., 2015).
[21] Tom Perry, Humeyra Pamuk e Ahmed Tolba, “Assad says Turkish support ‘main factor’ in Idlib takeover”, Reuters, 17 aprile 2015
[22] Joshua Landis e Steven Simon, “Assad Has It His Way”, Foreign Affairs, 19 gennaio 2016
[23] Ullin Hope, “Idlib youths flogged for unsanctioned contact with girls”, NOW, 22 gennaio 2016
[24] Olga Dzyubenko, “Kyrgyzstan says Uighur militant groups behind attack on China’s embassy”, Reuters, 7 settembre 2016.
[25] Vanessa Beeley, “EXCLUSIVE: The REAL Syria Civil Defence Exposes Fake ‘White Helmets’ as Terrorist-Linked Imposters”, 21st Century Wire, 23 settembre 2016
[26] Mark Toner, U.S. State Department Daily Press Briefing, 27 aprile 2016
[27] Federal Foreign Office, “Federal Foreign Office to support Syrian White Helmets with seven million euros“, Press release, 23 settembre 2016
[1] “Germany manhunt: ‘IS link’ to bomb suspect Al-Bakr – police”, BBC, 10 ottobre 2016
[2] Madeline Chambers, “Germans say ‘hero refugees’ deserve medals for tying up suspected bomber”, Reuters, 12 ottobre 2016
[3] “Al-Bakr beschuldigt Leipziger Syrer des Mitwissertums”, Mitteldeutscher Rundfunk, 12 ottobre 2016.
[4] Michael Nienaber and Paul Carrel, “Germany aghast after Syrian bomb suspect kills himself in jail”, Reuters, 13 ottobre 2016
[5] Johannes Graf, “Suizid trotz Vorschriften: Die letzten Tage des Jaber Al-Bakr”, n-tv, 13 ottobre 2016
[6] Ben Knight, “Terror suspect Albakr not classified as ‘acute suicide risk’ before Leipzig jail death”, Deutsche Welle, 13 ottobre 2016
[7] Ibid., Nienaber and Carrel.
[8] “German terror suspect Jaber al-Bakr’s jail death a scandal, says lawyer”, BBC, 13 ottobre 2016
[9] “IS bomb suspect planned to target Berlin airport: official”, Deutsche Welle, 11 ottobre 2016.
[10] “Justizminister: Keine akute Selbstmordgefahr bei Albakr”, Frankfurter Allgemeine Zeitung, 13 ottobre 2016.
[11] Michelle Martin, “Syrian bombing suspect in Germany spoke to IS contact about attack plans: newspaper”, Reuters, 15 ottobre 2016
[12] “Terrorverdächtiger Syrer sympathisierte mit IS”, Mitteldeutscher Rundfunk, 12 ottobre 2016.
[13] “Albakr soll sich in Deutschland radikalisiert haben”, Spiegel Online, 14 ottobre 2016.
[14] Joseph Nasr, “Berlin bombing suspect radicalized by imams in Germany, brother says”, Reuters, 14 ottobre 2016
[15] Eva Marie Kogel, “Die Polizei hat meinen Bruder umgebracht”, Welt, 15 ottobre 2016
[16] Ruth Bender e Mohammad Nour Alakraa, “Terror Suspect Found Dead in German Jail Cell Had Traveled to Syria”, The Wall Street Journal, 13 ottobre 2016
[17] Florian Flade, Annelie Naumann, “Die mysteriöse Türkei-Reise des Dschaber al-Bakr”, Welt, 12 ottobre 2016
[18] Sam Heller, “The Home of Syria’s Only Real Rebels”, The Daily Beast, 17 giugno 2016
[19] Christoph Germann, “Syria ‘Cease-Fire’ Brings U.S. & Russia Closer to War”, NewsBud, 10 ottobre 2016
[20] Charles Lister, The Syrian Jihad: Al-Qaeda, the Islamic State and the Evolution of an Insurgency (London: C. Hurst & Co., 2015).
[21] Tom Perry, Humeyra Pamuk e Ahmed Tolba, “Assad says Turkish support ‘main factor’ in Idlib takeover”, Reuters, 17 aprile 2015
[22] Joshua Landis e Steven Simon, “Assad Has It His Way”, Foreign Affairs, 19 gennaio 2016
[23] Ullin Hope, “Idlib youths flogged for unsanctioned contact with girls”, NOW, 22 gennaio 2016
[24] Olga Dzyubenko, “Kyrgyzstan says Uighur militant groups behind attack on China’s embassy”, Reuters, 7 settembre 2016.
[25] Vanessa Beeley, “EXCLUSIVE: The REAL Syria Civil Defence Exposes Fake ‘White Helmets’ as Terrorist-Linked Imposters”, 21st Century Wire, 23 settembre 2016
[26] Mark Toner, U.S. State Department Daily Press Briefing, 27 aprile 2016
[27] Federal Foreign Office, “Federal Foreign Office to support Syrian White Helmets with seven million euros“, Press release, 23 settembre 2016
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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