lunedì 24 ottobre 2016

Il noto e l'ignoto

 
Se la vita fosse prevedibile cesserebbe
di essere la vita, e sarebbe senza sapore.
(Eleanor Roosevelt)

“Dopo aver conosciuto e apprezzato tutte le possibilità che offrono le cose note, ce ne stanchiamo e ci rivolgiamo all'esplorazione dell'ignoto, perché ciò che conosciamo non ci appaga permanentemente. Se ci avesse soddisfatto, non saremmo vissuti così a lungo su questo pianeta. Se gli esseri umani si fossero sentiti completamente appagati dalle cose conosciute, senza avere alcuna aspirazione per il futuro, senza fare uno sforzo per migliorare, senza provare il bisogno di esplorare e di sentirsi spinti a capire, la razza umana si sarebbe fossilizzata e di conseguenza estinta.

I termini ‘noto’ e ‘ignoto’ sono relativi; ciò che è ignoto ai selvaggi è noto a noi. Sono entrambi un anello della catena della vita. Quando l'anello è nascosto, perché la catena è ancora arrotolata, corrisponde all'ignoto. Quando l'anello appare, perché la catena si srotola, corrisponde a ciò che è noto. Le cose sconosciute a un bambino, saranno conosciute dall'uomo che il bambino diventerà crescendo. Ciò che era ignoto ai comuni esseri umani di venti secoli fa è noto al cittadino medio di oggi.

L'uomo può continuare ad ampliare le sue conoscenze, perché rimane sempre qualcosa di ignoto malgrado i passi compiuti. Se non ci fosse più niente da scoprire, l'espressione ‘conoscenza progressiva’ sarebbe una contraddizione nei termini. Pensate alle profondità apparentemente incommensurabili della personalità umana. Come bollicine, le molteplici sfaccettature del nostro essere salgono alla superficie da qualche sconosciuta profondità. Un bambino di un anno coordina con difficoltà il movimento delle dita; però se in seguito studierà il violino per molto tempo potrà trasformarsi in un Kreisler. 
 
Chiunque può diventare un Kreisler se gli vengono offerte le stesse opportunità? Sì e no. Sì, in quanto tutti gli esseri umani sono fondamentalmente uguali e possono perfezionarsi come ciascun altro. Le infinite potenzialità dell'anima sono identiche in tutti? No, in quanto le potenzialità hanno bisogno di tempo per concretizzarsi. Se dopo anni di studio qualcuno sa appena strimpellare il violino, probabilmente avrà bisogno di numerose incarnazioni per diventare un Kreisler.

Il talento è quella parte sconosciuta della personalità che nasce con la persona stessa e che al momento della nascita può essere ancora incompleta. L'esercizio sviluppa il talento che già possediamo e che non potrebbe crescere se i suoi semi non fossero già insiti in noi. L'esercizio non solo stimola il seme a trasformarsi nella pianta, ma ha anche il merito di migliorarne la qualità. Perciò, quando il talento viene perfezionato dall'esercizio, genera altre qualità.

Il fatto che il talento possa essere valorizzato dimostra da un lato le sue potenzialità, e dall'altro l'importanza dell'esercizio che gli permette di manifestarsi appieno. Il talento, pertanto, passa attraverso varie fasi che si possono osservare nello sviluppo di una personalità, fino a quando non raggiunge l'espressione completa in quel particolare essere umano. Alla nascita, gli uomini sono dotati di una mappa approssimativa della propria vita, che completeranno gradualmente durante la permanenza sulla terra.

Le autostrade e alcune strade secondarie sono già tracciate sulla mappa sin dall'inizio e costituiscono i tratti distintivi che l'essere umano porta con sé dalle incarnazioni precedenti e che accetta come propria natura fondamentale. In un secondo tempo le collega con opportuni raccordi e traccia ulteriori vie secondarie. Se l'uomo possiede un vero e potente dinamismo, a volte prolunga le autostrade oltre i loro limiti originari.

Se invece ne è privo, si sposta più che altro nel dedalo delle strade segnate sulla mappa sin dalla nascita e lungo i pochi nuovi sentieri che traccia in questa vita. Non si spinge oltre essendo una persona comune. Ma l'uomo non può rimanere per sempre così circoscritto. Non può restare per sempre una persona comune; dovrà espandersi, dovrà muoversi verso nuovi orizzonti. La legge cosmica dell'evoluzione non gli permetterà di fermarsi. Potrà rimanere inattivo per un certo periodo di tempo, ma la legge del progresso spirituale agisce continuamente.

Dio è sempre all'opera, la sua inattività o il suo sonno condannerebbero a morte l'universo. Per mezzo delle sue leggi, Dio predisporrà quelle circostanze che in un primo tempo convinceranno l'individuo apatico a volgersi nella giusta direzione e ad andare avanti compiendo azioni concrete. Ma se l'uomo non presta attenzione, Dio lo lascerà vagare nel ripugnante cimitero delle umane follie, finché non sarà disposto a dare la vita pur di uscire dalla sua spaventosa condizione, e non seguiràrisolutamente la strada giusta che conduce al progresso e alla vera felicità.

"Sopra ogni altra cosa, sii sincero con te stesso". Questa affermazione è il punto culminante della famosa serie di consigli dati da Polonio nell'Amleto di Shakespeare. In senso stretto significa essere onesti con voi stessi e non fare una cosa se interiormente sapete che è sbagliata. In verità, stare in pace con la nostra coscienza anche se il mondo intero dubita di noi, è una gioia e una forza degna di tutti i tesori dell'universo. Ma le parole di Polonio hanno un significato molto più profondo di questo.

La coscienza non è il solo compagno di cui dobbiamo prenderci cura. Ne abbiamo anche molti altri: è una folla composta di aspirazioni più o meno latenti, di tendenze più o meno sopite, di intensi desideri. Per essere sinceri con noi stessi non possiamo trascurare questi compagni di viaggio con i quali siamo nati. Dobbiamo prestare attenzione anche a loro, se non vogliamo perdere nel gioco della vita. Alcuni, ad esempio gli appetiti e le gelosie, e altri capaci di soffocare la nostra crescita o di nuocere ad altre persone, devono essere dominati.

Alcuni, come i desideri egoistici, necessitano di dosi massicce di consigli e di cure. Altri ancora, ad esempio l'istinto di conservazione o l'istinto sociale, sono abbastanza innocui e, quindi, possiamo fidarcene o almeno tollerarli. Uno speciale gruppetto deve essere spronato accuratamente: si tratta dell'inclinazione alla comprensione, al rispetto, alla disponibilità verso gli altri, all'amore per la verità. Dobbiamo prenderci cura di ciascuna delle nostre tendenze nel modo più consono. Questa è la maniera corretta di educare l'essere interiore.

In altre parole, dobbiamo essere sinceri con noi stessi, non giustificando tutte le nostre tendenze, comprese le peggiori, ma riconoscendo la loro giusta collocazione nello schema della nostra vita e cercando di controllare, di dominare, di guidare e dirigere ciascuna di esse, in modo tale che ognuna contribuisca al benessere e alla felicità generale. Abbiamo parlato in senso lato di alcune tendenze che costituiscono soltanto una piccola parte della potenziale moltitudine di inclinazioni da cui ciascun essere umano ha tratto le proprie caratteristiche.

Durante l'infanzia lo sconosciuto patrimonio di tendenze resta sullo sfondo della personalità. La progressiva espressione del carattere è il risultato del fatto che tali tendenze si rivelano, vengono acquisite o eliminate durante la vita. Di conseguenza ogni individuo è una creatura a sé stante. Sebbene ciascuno di noi sia un essere umano, nessuno assomiglia a un altro più di quanto l'abito di un birmano non assomigli a quello di un occidentale. Il tessuto può anche essere lo stesso, perché ambedue sono fatti di stoffa, ma la linea e lo stile sono profondamente diversi.” 

(Paramahansa Yogananda)


fonte: http://lacompagniadeglierranti.blogspot.it/2016/09/il-noto-e-lignoto.html

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