venerdì 25 novembre 2016

Carcinosinum: materia medica omeopatica e caso clinico

 Materia Medica di Carcinosinum

«Tanto più facciamo del bene, tanto più ci sacrifichiamo» Thomas Fuller

Carcinosinum è un nosode ottenuto da cellule cancerose.

È considerato il "centro esatto del miasma cancerinico (che cade tra il miasma sicotico e quello luetico)". Spesso nella famiglia dei pazienti si hanno storie di neoplasie, diabete, tubercolosi, mononucleosi, pertosse, sifilide o altre patologie lesionali o infettive. Può essere un paziente che non è più stato bene dopo una mononucleosi oppure un paziente parzialmente guarito da diversi policresti. Sono caratteristici di Carcinosinum i sintomi mentali relativi a paura e infelicità, che perdurano a lungo nel tempo, oltre che di ostinazione e di empatia. Anche l'ansia è importante e si presenta sotto varie forme, in particolare come ansia di anticipazione fino all'angoscia o di ansia per la salute e l'incolumità delle persone care.

C'è un'ipersensibilità tipica, associata a vulnerabilità. È frequente una sottomissione, anche emotiva, con repressione, da cui però possono derivare scompenso e rabbia nel lungo periodo. La fiducia in sé è molto scarsa ed è possibile la comparsa di patologie depressive. È presente una grande precisione, che diventa spesso pignoleria e perfezionismo, oltre ad un senso molto forte di responsabilità.
Non può riposare finché tutto non è in perfetto ordine. La tendenza all'ordine e alla precisione diventa maniacale, ma se ne è perso il controllo emerge la "crisi di panico" o più spesso una stanchezza profonda. Nel bambino, possono manifestarsi scoppi distruttivi con disobbedienza e rifiuto dell'autorità, fino al tentativo di suicidio.

È romantico, tranquillo, con carattere mite. Ama gli ambienti con luci soffuse, "a lume di candela". Il racconto della sua storia triste può inspirare un sentimento di compatimento  nell'ascoltatore. È sensibile e compassionevole: non può sopportare la crudeltà né sofferenza degli altri, di cui tende a farsi carico. Soffre per la sofferenza degli altri e non può sopportare avvenimenti o comportamenti crudeli. Riesce ad essere assai compassionevole e aperto, fino a giungere alla chiaroveggenza: questo aumenta l'ansia per gli altri e genera paure e fantasie, ad esempio al crepuscolo o al buio. Può interessarsi di argomenti e temi soprannaturali o anche essere colpito da fatti orribili. Ha paura dei luoghi stretti e dei posti elevati, dei ragni e degli estranei. Si irrita a causa di difficoltà di memoria e di concentrazione. Si dimentica di cose banali. Può manifestare isolamento e distacco, non riesce a registrare le esperienze nella propria mente e deve pensare volontariamente, non risponde quando gli si parla. Ci sono ottusità e disinteresse.

Ha una sensibilità artistica. È sensibile alla musica, fino al pianto, con un senso caratteristico del ritmo e amore per la danza. Ama disegnare, leggere e viaggiare, ama i bei paesaggi, la spiaggia, i temporali e i lampi. Ha un grande amore per gli animali. È tipica la sensibilità ai rimproveri e il timore per l'umiliazione: per questo il bambino vuole essere "bravo" e compiacere qualsiasi richiesta, soprattutto da parte di adulti, genitori e maestri, soffrendo se non ne è capace e sacrificando i propri bisogni comunicativi ed emozionali. Può piangere per un rimprovero, con disperazione. Agli occhi dei genitori il bambini è bravo, educato, ordinato, prudente ... Queste dinamiche lo portano a non confrontarsi mai realmente con gli altri.

Il bambino tende a sopprimere, accetta di essere deluso e anche dominato con una rassegnazione che porta all'accumulo interiore di un grande dolore, che non permette l'espressione della sua grande sensibilità. Il rispetto rigido delle regole ostacola la reale espressione della propria identità e porta al controllo rigido dei propri desideri e istinti. Il fallimento racchiude un significato di morte e distruzione, con la fissità della Sicosi e la distruttività della Lue. Vive costantemente in gara per essere perfetto nei ruoli che svolge (coniuge, familiare, lavoratore ...). Qualsiasi impresa intrapresa deve risultare impeccabile e riuscire in modo perfetto, scatenando grande ansia di aspettativa. È una persona ben vestita e di buon gusto.

Il bambino manifesta precocità. È possibile un'eziologia data da un vissuto infantile traumatico, caratterizzato da rimproveri eccessivi, responsabilizzazione troppo precoce, educazione troppo rigida o lutti. Tipicamente le due possibilità sono date dalle due condizioni seguenti: genitori iperansiosi e iperprotettivi, che negano al figlio i contatti con i naturali "pericoli", oppure genitori che esigono troppo, fornendo addirittura troppo sostegno.

Tutto ciò può causare la formazione di blocchi emotivi e di difficoltà relazionali, e il "blocco" può essere caratteristico anche nelle patologie fisiche, ad esempio si potrebbe non avere febbre in patologie che normalmente la presentano. Ogni sana aggressività è placata e i genitori pretendono una "maturità non violenta", col risultato che il bambino cade nella soppressione e diviene incapace di difendersi, sia dall'aggressività di altri che da agenti patogeni.

L'adulto è un lavoratore dedito e preciso, che esegue i propri compiti senza lamentarsi, con il possibile sviluppo di una grande tristezza. Presenta ipersensibilità alle critiche, fino al forte senso di colpa che lo porta a volersi impegnare ancora di più in modo del tutto passivo e compiacente. Questa ricerca costante della perfezione rappresenta uno sforzo tremendo e lo porta quasi a consumarsi. È estremamente prudente e deve controllare ogni cosa in modo eccessivo. È presente il bisogno di controllo assoluto su se stesso e il mondo esterno, come il bisogno di mantenere l'ordine nel caos, come un combattimento continuo e prolungato apparentemente senza fine. C'è la falsa percezione di aver subito dei torti, di martirio, di essere un capro espiatorio e di auto-sacrificio. Non vuole la consolazione, che lo aggrava.

Nell'adulto può presentarsi una certa durezza, una difesa che lo porta all'offesa e all'intolleranza alla contraddizione. Può manifestare stati alternanti o contraddittori.

Si strappa o mangia le pellicine attorno alle unghie delle mani e presenta spesso ammiccamenti e tics anche bizzarri o smorfie del viso. La persona finisce per imprigionarsi in se stessa, volgendo l'aggressività al proprio interno e ammalandosi infine di allergie, insonnia e poi di cancro. Può sviluppare patologie che tendono alla cronicizzazione e può impiegare lungo tempo e difficoltà a guarire da patologie infettive. Si ha una compromissione epatica cronica. Ha paura di ammalarsi e soprattutto del cancro. Presenta sintomatologia che si alterna tra un lato e l'altro del corpo. Soffre di frequenti raffreddori che permangono a lungo, inoltre sono possibili allergie, asma e altre patologie respiratorie. Ha episodi di tosse convulsa particolarmente grave. Si raschia la gola. Sono tipiche le malattie esantematiche dell'infanzia contratte in età adulta.

Lamenta cefalea, soprattutto con dolore che passa dall'occhio sinistro all'occhio destro. Il sonno è disturbato, fino all'insonnia per flusso di idee iperattive, e i bambini vogliono essere dondolati a lungo. Si sveglia per il freddo o a causa di sogni eccitanti. Dorme sul dorso con le mani raccolte dietro la testa e il bambino spesso dorme in posizione genu-pettorale. Sono possibili fascicolazioni muscolari di gruppi di muscoli o delle palpebre, con scosse e salti. È tipica una sensazione di chiusura e costrizione in varie regioni del corpo, come stomaco, addome e retto, oppure piuttosto generalizzata. A livello fisico c'è calorosità e sono tipici sclere bluastre, macchie caffelatte, nevi pigmentati, lentiggini, grosse verruche scure e molli e un ipoevolutismo staturale.

Desidera il sale, il cioccolato, la frutta, il latte, le uova, il burro (che mangia a cucchiaiate) e la carne grassa. A volte questi desideri si tramutano in avversioni o presentano un'alternanza tipica tra desiderio e avversione. Aggrava col caldo o col freddo, scoprendosi, parlando o ridendo, all'aria aperta, durante il temporale, con la musica, con le vaccinazioni, con gli sforzi fisici, in ambiente marino. Migliora la sera, dopo un breve sonno, scoprendosi, prima del temporale, con la luna piena, in ambiente marino.

Chi si ammala di cancro non sta vivendo la propria vita ma quella di qualcun altro e ha rinunciato ormai a vivere la propria (...). Un paziente affetto da cancro ha bisogno di vedere che, per poter guarire, non deve concentrare la sua attenzione sulla sua sopravvivenza fisica, ma piuttosto sulla vera sostanza della sua vita, la sua anima, la sua armonia interiore che rappresenta la sua potenziale guarigione. Deve diventare sensibile ai suoi bisogni individuali, alle sue priorità e ai suoi bisogni, deve cominciare a tenerne conto, ad esprimere queste necessità, anche quando, secondo il giudizio degli altri, comportarsi così è sbagliato (...). È più facile etichettare questo [il cancro] come "cattivo" e cercare di sradicarlo con ogni mezzo disponibile (...) Il bisogno più profondo dell'anima è il potersi esprimere, a dispetto degli opposti desideri coscienti, dell'auto-disciplina imposta o della necessità di essere approvato come un individuo che non sono "io" (...). L'uomo tradisce la sua anima perché è meno doloroso o meno terrificante fare così, piuttosto che affermare e manifestare le sue convinzioni, con il rischio di offendere coloro dal cui amore e protezione dipende" (Steiner, The essence of Carcinosinum; Homeopathic Links 3/98).

Caso Clinico

PRIMA VISITA - MAGGIO 1999
C.M. è una donna di 31 anni, della statura di circa 160 cm e di corporatura robusta. Il viso presenta occhiaie grigiastre, i capelli sono corti e biondi con sfumature rossastre. L'espressione sembrerebbe malinconica e un po' triste, ma nonostante questo la donna sorride spesso, siede in modo rilassato e mi guarda spesso negli occhi. La postura è rivolta in avanti, verso di me, e la voce si esprime roca e profonda.

Vengo per un problema scoperto cinque anni fa, definito morbo di Werlhof, una piastrinopenia di cui non si sa la causa e nessuno in famiglia ce l'ha, e per la quale all'inizio mi hanno convinto ad utilizzare del cortisone che mi ha dato un sacco di effetti collaterali e che mi ha solo parzialmente aiutato, come può vedere dagli esami che ho portato... Mi sottopone un plico di esami con valori piastrinici che inizialmente erano di 45000 e poi progressivamente saliti fino a 80000 nei periodi di terapia, scesi a 60000 nei periodi di interruzione della stessa, con test di Dickson ed immunofluorescenza che confermano la diagnosi. Me ne sono accorta per piccoli ematomi e puntini rossi comparsi nel corpo, che mi hanno spiegato che si chiamano petecchie, mi hanno fatto tre volte in questi anni quella tortura di prelievo midollare, che non voglio più fare, mi hanno detto che nel mio caso il cortisone sarebbe da utilizzare ad alti dosaggi perché sono un po' refrattaria, visti gli esami... Inoltre mi hanno detto che è possibile effettuare chemioterapie leggere ma in pratica per tutta la vita, mi hanno parlato anche di eventuale possibile asportazione della milza ma senza garanzie di miglioramenti ... sono pazzi! Ed io non ne voglio sapere, e neanche del cortisone, che mi fa gonfiare come un pallone... Ho passato infanzia e giovinezza a combattere con diete la mia tendenza ad essere sovrappeso ed ora dovrei buttare tutto nel cesso? Ma loro se ne fregano, guardano solo protocolli e statistiche ... Inoltre mi hanno dato un sacco di limitazioni per sport e attività fisiche di palestra che ho sempre fatto intensamente proprio per il problema del peso, fin da piccola.

Ho avuto genitori anziani e con la mentalità del sud: "Mangia figlia mia, mangia che se no non riuscirai a stare al passo degli altri nello studio e nella vita"... Mi hanno soffocata di attenzioni e richieste, dovevo essere perfetta a scuola e fuori, "se no gli altri ti scarteranno... E se so che a scuola chiacchieri o ti comporti male, vedi...". Ed io ho fatto sempre così: bambina perfetta, educata, sempre sorridente anche quando avrei voluto arrabbiarmi e farmi valere, poi una bella cicciottina educatissima e giudiziosa, l'idolo di maestre e mamme... Ma hai presente quella maglietta che vendono adesso con la scritta: "Le ragazze per bene vanno in paradiso mentre tutte le altre... si divertono?". Ecco, a me è mancata quella parte lì: divertimento, leggerezza... Essere bambina e adolescente a volte anche un po' vivace...  Ripeto: io capisco i miei ma a forza di capire qualcosa mi sta scoppiando dentro. Ah sì! Poi ho avuto pure la sfortuna di essere primogenita con due fratelli minori venuti probabilmente per caso ma con la fortuna, per loro e i miei, di essere maschi. E allora: "Tieni in ordine la casa, devi essere un esempio per loro, sai che i maschi non sono capaci a fare le cose di casa... Devi pensarci tu...". In più i miei lavoravano insieme ed erano fuori tutto il giorno per cui io mi sentivo la cenerentola sacrificata che non poteva né doveva avere trasgressioni ... E crescendo, peggio: le amiche uscivano il sabato sera e io dovevo tornare al massimo per le 11... Insomma, ne ho digerite tante e quel poco che ho fatto l'ho fatto sempre di nascosto, ma con sensi di colpa lunghi chilometri.

Altra cosa che non abbondava erano i messaggi positivi, poverini, ora capisco che erano cresciuti così nel sud, ma mai un abbraccio o un bacio, il corpo e l'affetto erano tabù, e poi ci ho messo anni a migliorare in questo campo ... E poi sono cresciuta sempre con il bisogno di paragonarmi alle altre, sempre un po' più carine e magre e brave di me, e loro vivevano senza sforzo, avevano genitori che le abbracciavano, le premiavano quando era il caso, mentre per me era sempre al massimo: "Brava, hai fatto il tuo dovere!". Sì, ancora adesso di fondo sono un'insicura e il problema è che sto trasmettendo questo a mia figlia, che sembra la mia fotocopia.

Mi sono sposata giovanissima, a 20 anni, più per uscire da casa dei miei - cui comunque voglio un gran bene - e non c'è mai stato giorno in cui non abbia telefonato o sia passata a vedere come stavano. In più ora sono anziani e pieni di acciacchi e la tenerezza mi fa passare sopra all'arrabbiatura che ho ancora dentro per come ho vissuto.

Mio marito? È una gran brava persona, lavora e si sbatte per non farci mancare niente, si sforza anche di essere divertente - e con me non sono sempre rose e fiori, ci sono giorni in cui l'insoddisfazione mi fa diventare taciturna e triste o una iena, poveraccio, gli voglio un gran bene ma la passione è proprio un'altra cosa, che lui non ha nelle sue doti, per cui anche lì ... poche soddisfazioni ... E poi fa una cosa per me insostenibile quando la fa: mi rimprovera come se fossi un bambino, un figlio, mi ricorda i miei e allora mi incazzo e sarei capace di ucciderlo, urlo e poi gli tengo il muso per giorni, fremo dentro e mi ripeto: "Ma come si permette?".

Con mia figlia invece sento proprio un cordone ombelicale strettissimo, il problema è che lo vivo anche con un'ansia eccessiva, paura che le succeda qualcosa, una malattia o un incidente... L'ansia di questo tipo è forte per tutte le persone che mi circondano: marito, genitori, fratelli... È come se mi sentissi sempre responsabile di ciò che può succedere, e questo riguarda anche la mia salute... Finisce che vivo tutto in anticipo, ogni visita o esame o colloquio o viaggio di tutti lo vivo con un'ansia bestiale in anticipo, anche giorni prima... E naturalmente è difficile che veda i lati positivi.

Si, mi sento sensibilissima ai cambiamenti, per esempio a quelli atmosferici, tipo i temporali elettrici e i cambiamenti di clima, sono come un barometro e mio marito sa che quando sono più loquace e con più voglia di fare sta avvicinandosi un temporale! E mi dice spesso: "Nella scorsa vita sarai stata una strega!". Si, anche alla musica: per me è importantissima, tengo la musica sempre accesa in auto e in casa, sul lavoro non posso, non mi lasciano se no anche lì. E la musica può rapirmi, farmi sognare, commuovere, spesso piangere se ci sono brani struggenti... Invece mi infastidiscono musiche troppo forti o ritmate, non sono per rock e discoteche, il volume troppo alto...

Non è sempre stato così, un tempo mi commuovevo meno, ricordo che intorno ai 17-18 anni ho avuto un periodo di grande cambiamento: ero diventata di colpo inappetente, sempre stanca e febbricitante, è durata mesi prima che quel genio del medico di allora dopo avermi riempito di ricostituenti, integratori e goccine antidepressive mi facesse fare un esame del sangue da cui risultò una mononucleosi trascorsa da poco ma con valori ancora alti. In quel periodo mi sentivo una bimba inerme, con le lacrime in tasca. E tornare a scuola dopo una assenza lunghissima fu uno stress tremendo, ma ero giudiziosa. Un'altra cosa che cambiò allora è che anche nei confronti degli altri diventai più "morbida": non potevo, come ora, sentire racconti di malesseri, dolori e malattie di chiunque, anche sconosciuti che ne parlavano dal panettiere, senza commuovermi e dover nascondere a volte qualche lacrima.... Era come se pensassi: "Ma siamo tutte creature fragili e deboli, possiamo tutti avere gravi sofferenze e dolori, perché ci arrabbiamo gli uni con gli altri per futilità?

Si, sono sempre stata molto religiosa, la mia famiglia lo è molto e io sono cresciuta così, in più fin da piccola ho sempre avuto la sensazione o pensiero che esista un mondo di anime intorno a me e a noi, che non riusciamo a vedere. Da piccola a volte mi svegliavo di notte con la paura di apparizioni o di presenze, pensavo al diavolo e pregavo tantissimo la Madonna perché mi proteggesse, non dicevo niente a nessuno. Perché? Perché tanto i miei non avrebbero capito... Ancora ora il pensiero di presenze del genere mi fa paura. E anche il buio non è il mio massimo.

Clima? Sono tendenzialmente freddolosa, io sto bene a luglio – ad agosto, basta che non mi portino in montagna: mi dà freddolosità fisica e mentale, non è il mio ambiente... Sarà il sangue sudista ma lasciatemi stare al mare al sole e io sono contenta: una lucertola, ogni tanto una pucciatina di cinque minuti, dormo, leggo, sento musica e sono in paradiso, mi sento anche più energica... Naturalmente ho scelto un marito che è il contrario... E allora negoziamo con pazienza e anche affetto le vacanze, ma se fossi sola... solo Sardegna o Grecia!

Lavoro come impiegata in una grossa agenzia, ho rapporto col pubblico, mi faccio benvolere e apprezzare un po' da tutti e questo mi piace. Ho clienti che mi portano i regalini e mi raccontano le loro storie e pene, sono una buona ascoltatrice... Anche i colleghi mi vogliono bene, sanno che su di me possono contare sia umanamente sia professionalmente (come avrai capito ho un senso del dovere e della responsabilità elevatissimi ... è costoso ma fa proprio parte di me)". No, se mi arrabbio non sfogo con scenate o urla, tranne in casa. Fuori in genere trovo il modo di dire le cose senza aggredire, mi spiace se poi uno ci rimane male, a me piace avere buoni rapporti con tutti.

Ordine? Beh! Tutti mi dicono che rompo le scatole perché voglio trovare le cose sempre al loro posto, è facile dire che questo dipende dal mio bisogno di controllare tutto e questa è un delle fonti maggiori di lite con mio marito che invece è un casinaro. Mi prende in giro su questo ma quando non trova qualcosa corre a chiedermi: "Hai mica visto questo? Non lo trovo..." Ed io mi incazzo, mi sembra di dover sempre fare la mamma a tutti, grandi e piccoli.

Si, ho un cane e un gatto e sono la mia passione, sono come figli per me, se potessi mi porterei a casa tutti gli animaletti che vedo in giro e tanto più se stanno male. Da piccola non potevo farlo, non potevo tenere animali con me e ho patito tanto anche questo.

Beh, Sono una gran golosa e se potessi e non facessero ingrassare vivrei di dolci, tanti dolci, specie gelati, poi latticini e formaggi, pasta... Però mi taglio tutti questi desideri... Ci scappa solo un gelatino ogni tanto ma allora scelgo quelli meno calorici, ma se potessi... Intestino? Sono sempre stata un po' stitica ma è anche vero che non mangio tanta frutta e verdura, mi sembra una perdita di tempo e gusto. Sete? Poca in genere ... Sì, lo so, per la dieta è sempre meglio bere molto di più.

Tempo libero ne ho poco: cosa farei, mi chiedi? Belle passeggiate in riva al mare con un gelato, bei concerti di musica classica - e una cosa che mi piace fare ma che mio marito odia è ballare, mi piace tantissimo ballare, in casa spesso lo faccio mentre cucino, o con mia figlia, mi piacerebbe saper ballare valzer, tango.

COMMENTO ALLA PRIMA VISITA
Fatto lo studio repertoriale, si rinforza l'ipotesi che era emersa già poco dopo l'inizio del colloquio e di cui mi era sorto il sospetto grazie alla valutazione delle tematiche emergenti. Le tematiche principali, tratte dal racconto spontaneo della paziente, sono le seguenti:
La sensazione, già presente nell'infanzia, di dover corrispondere alle aspettative e alla "mappa del mondo" di genitori iperprotettivi e che l'hanno privata di ogni possibile libertà espressiva, delegandola ad un ruolo di "dovere".
L'incapacità di vivere infanzia ed adolescenza in modo spontaneo e "bambino".
L'arrabbiatura che si è portata dentro (e che ancora ha), senza la possibilità e/o capacità di ribellarsi e di fornire risposte diverse da quelle che il senso del dovere le richiede(va).
La sensazione di frustrazione rispetto a ciò che i genitori riservavano ai fratelli maschi.
Il senso di arrabbiatura ed intolleranza verso i rimproveri.
Il senso del dovere così forte a scuola e poi nel mondo del lavoro.
Il senso di mancanza di fiducia in se stessa, con il bisogno di apparire sempre ordinata e "perfetta", il bisogno di mettere e trovare le cose in ordine.
L'ansia per la salute sua e dei famigliari, ma anche la commozione nel sentire la sofferenza degli altri, conosciuti e sconosciuti.
La sensibilità verso i cambiamenti atmosferici e la sensibilità "eccitatoria" verso i temporali.
L'amore per gli animali con un senso di protezione nei loro confronti.

La dinamica che emerge fa pensare inequivocabilmente ad un rimedio, il quale sembra la somma di Natrum muriaticum + Phosphorus + Staphysagria. Il Repertorio in questo caso sembra proprio confermare a gran voce questa ipotesi! I sintomi repertoriali raccolti sono i seguenti:
Repertorizzazione del caso

Scelgo CARCINOSINUM 200 CH in gocce, con una posologia di cinque gocce la mattina e la sera per tre giorni di seguito, eventualmente ripetibili ogni settimana per due mesi. Prescrivo anche un probiotico (che varia da Lactobacillus acidophilus a Saccharomices boulardi) da assumere ogni altro giorno la sera.

SECONDA VISITA - LUGLIO 1999
Rivedo Cristina dopo due mesi, durante i quali mi ha telefonato più volte per dirmi che ha avuto raffreddori intensi che non le passavano più, cosa che non le succedeva da anni, assieme ad un prurito alle pieghe di ginocchia e gomiti che sua mamma ricorda che aveva da bambina.
Inoltre l'umore per un periodo è stato cupo e rimuginante sugli aspetti negativi del presente, ma soprattutto dell'infanzia, con un senso di arrabbiatura che non trovava una spiegazione ... A quel punto le avevo consigliato per due settimane un'interruzione di Carcinosinum e gradualmente la sensazione era passata del tutto.

Si presenta alla visita "supersorridente", mostrandomi un valore di piastrine di 135.000 nonostante l'interruzione di cortisone e di altre terapie per sua specifica volontà. Mi racconta anche che continua un travaglio interno di "processo del comportamento dei suoi genitori", con la voglia di non vederli più per un pezzo. Mi dice anche che col marito ha parlato chiaro dicendogli che se tra loro la situazione non cambia - mettendocela entrambi per cambiarla - finirà per chiedere una separazione. Mi dice poi che l'intestino è un po' ballerino, che ha avuto più scariche diarroiche, che è intenzionata ora a tagliare dolci e carboidrati con decisione: insomma, che si sente più "decisionale" nella sua vita. Rivisti sintomi e repertorizzazioni, il mio consiglio è quello di proseguire ancora la stessa cura riducendo da tre a due i giorni di somministrazione del Carcinosinum.

TERZA VISITA - SETTEMBRE 1999
La paziente mi aveva scritto ad Agosto dicendomi che al controllo al DIMI (dipartimento di medicina interna e specialità mediche, Genova) erano entusiasti del fatto che lei, pur avendo smesso il cortisone da mesi (e senza sapere della terapia omeopatica in atto) aveva un valore di piastrine ora a 184000: le avevano chiesto di poter pubblicare il caso e le sue foto, e lei aveva preso tempo. Mi dice però anche che da Agosto aveva finito Carcinosinum ed ora si ritrovava in un periodo di ansia perché era un po' ingrassata, non aveva voglia di fare vacanze con la famiglia e soprattutto di farsi vedere in costume e con una scusa era rimasta a Genova. Era rimontata la rabbia verso i suoi genitori e avrebbe avuto solo voglia di musica, di ballare, di divertirsi. Si sentiva adesso prigioniera del senso del dovere e della responsabilità, anche nei confronti della figlia. Il resto della sintomatologia era la stessa, sempre presente anche se in minima quantità. Consigliai quindi una prescrizione di CARCINOSINUM 1000K gocce nella dose di tre gocce ogni sera per una settimana, sospendibili in caso di cambiamento dei sintomi.

Dopo dieci giorni mi scrisse riferendo di cominciare a sentire di nuovo un senso di famiglia e calore e di avere deciso di fare una settimana al mare con marito e figlia, con grande soddisfazione. Consiglio: CARCINOSINUM 1000K al bisogno + Ribes nigrum 1 dh macerato glicerico (trenta gocce mattino e sera).

QUARTA VISITA - DICEMBRE 1999
Va tutto bene, la paziente non più assunto Carcinosinum 1000K.

QUINTA VISITA - MARZO 2000
Tra quarta e quinta visita la signora ed io ci siamo scritti più volte, anche perché le piastrine al controllo erano scese ad un valore di 92000 e al DIMI le avevano consigliato una terapia cortisonica mensile (della durata di sette giorni al mese), cosa che lei non aveva intenzione di fare. Prescrivo CARCINOSINUM 1000K ogni sera per dieci sere: ripetute le analisi di laboratorio, le piastrine erano risalite a 155.000!

A quel punto la decisione è stata di affidare a lei la gestione del rimedio, chiedendole di prenderlo ogni volta che ne sentisse l'opportunità in base alla sua sensazione o in base alla sintomatologia "di ritorno" o in base all'esame laboratoristico. Da allora ci sono stati vari alti e bassi, ma il valore piastrinico è sempre stato soddisfacente, tanto che il DIMI l'ha definita guarita nel 2004.

SESTA VISITA: MAGGIO 2014
I contatti successivi sono stati solamente saltuari, dopodiché nel maggio 2014 mi telefonò chiedendomi un appuntamento. Si presentò alla visita accompagnata da un uomo: lei appariva visibilmente distrutta, dimagrita, con occhiaie profonde, in evidente stato di agitazione, quasi tremante. Questo il suo racconto:

Alla fine non ce l'ho più fatta a stare con mio marito, troppo noioso. Non te l'ho detto mai perché mi vergognavo e mi sembrava ingiusto e privo di dignità, ma da anni avevo una relazione con quest' uomo che mi dava passione, attenzione, che non mi rimproverava in continuazione come lui, cosa che mi ha sempre mandata in bestia ... E soprattutto non ne potevo più dei sensi di colpa, di ingannarlo in continuazione. Mia figlia l'aveva capita da un po', lei ora ha quasi diciotto anni, negli ultimi anni siamo state spesso in conflitto, alla fine l'ho detto prima a lei e poi a lui. Lei non ha fatto una piega e mi ha detto:

"Basta che siate sereni entrambi e che il clima non sia più teso e triste come prima", mentre a lui è cascato il cielo addosso, mi ha detto che per lui è sempre come il primo giorno, che non sa immaginare la vita senza di me. Questo ha aumentato a dismisura in me quell'orribile e schifoso senso di colpa che mi tormenta da sempre. E ho iniziato a non avere più voglia di fare le cose in casa, io che sono sempre stata una protagonista dell'ordine e della precisione, e a non avere più voglia di sentire neppure mia figlia, cosa che ritenevo prima impossibile. A quel punto dopo tormenti sono uscita di casa e sono andata a vivere con lui, ma da allora non dormo, ho crisi di tachicardia e panico, mi sento tremendamente in colpa, ho iniziato a prendere il Lexotan per ridurre l'ansia.

Le chiedo allora se avesse più controllato i valori ematici e se avesse più assunto il rimedio e lei mi rispose di no. Rivalutata tutta la sintomatologia clinica e mentale riprescrivo CARCINOSINUM, questa volta in diluizione Q3 (per la nota difficoltà pratica a reperire altre diluizioni) con la posologia di tre gocce per tre volte al giorno per una settimana, con la promessa di rivederci dopo una settimana con un ematocrito. Dopo tre giorni mi telefonò dicendo di sentirsi meglio anche se non riusciva ancora a pensare di interrompere le benzodiazepine. Nel nostro incontro di pochi giorni dopo la trovai più sollevata, col viso più riposato, anche perché le analisi indicavano che le piastrine erano stabilizzate su valori accettabili (105000), cosa che la (e mi) tranquillizzava molto. Da allora ha ripreso a scrivermi periodicamente.

Ha aperto un bar col compagno attuale, che sua figlia ha accettato pur decidendo di continuare a vivere col padre; vede la figlia tutti i giorni e il rapporto è tornato affettuoso. Dal canto suo, lei è riuscita ad invitare una sera a cena il suo ex marito per parlare di tutti i "non detti" e le difficoltà di tanti anni e sono riusciti a seppellire i reciproci rancori. Il mio consiglio clinico è stato quello di effettuare un emocromo ogni 6-8 mesi e di assumere a sua discrezione il rimedio.


Flavio Tonello

Bibliografia

1. Frans Vermeulen, Materia medica Omeopatica Sinottica
2. Frans Vermeulen, Prisma
3. George Vithoulkas, Materia Medica Viva
4. Rajan Sankaran, L'anima dei rimedi
5. Gustavo Dominici, Carcinosinum. Storia, sintomatologia e casistica. Il Medico Omeopata n. 54, pag. 50-64




Fonte: Il Medico Omeopata
http://www.informasalus.it/it/articoli/carcinosinum-caso-clinico.php

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