“Il logos è comune, eppure la moltitudine vive
come se ciascuno avesse la propria intelligenza.”
(Eraclito, frammento 2.4)
“Una
nuova definizione dell’ego potrebbe essere: la menzogna o la duplicità.
Una sorta di meccanismo riflesso comincia a creare impercettibilmente
una seconda realtà, quella delle apparenze, quella di ciò che dovrebbe
essere, quella di ciò che non sono io. Da far credere e lasciar credere a
credere, da credere a fare, da fare a far fare…
Tutte
maniere di fuggire dalla realtà e di non sapere più ciò che si sente.
Il grande mentitore attira attorno a sé nel suo universo doppio,
cedevole, manipolato, ingannatore. Per il grande bugiardo la realtà è
una materia da lavorare piuttosto che un dato da osservare.
L’ego
è per l’essere autentico ciò che il sistema dei media è per la società
reale. Vuole far credere che rappresenta il tutto mentre non è altro che
un parassita della presenza autentica. Come i media, agita la gloria e
la vergogna, la speranza e la paura, e ci vuole far vivere in un
magnifico palazzo di immagini dove l’esistenza è miserabile.
Non
siamo sulla terra per conformarci a un’immagine - quella che abbiamo di
noi stessi o quella che gli altri hanno di noi - ma per dare o ricevere
amore. Non utilizziamo dunque il mondo - gli “sguardi esterni”- come
uno specchio che ci dimostri la nostra esistenza. Sei come una persona
che vorrebbe costantemente imitare l’immagine che gli rimanda il suo
specchio. L’ego ti incatena a “un’identità”.
Ma
cosa è l’identità? Un’immagine che avvelena la tua vita sdoppiandola.
Che distanza tra il disordine e la qualità mutevole del tuo flusso
d’esperienza e l’immagine ideale che ti fai di te! L’ego è un segno che
non si nutre che di segni, un parassita che obbliga la vita a lavorare
solo per produrre segni di piacere, di felicità, di dominio, di potere,
di riconoscenza, di guadagno, etc.
Volevo
dimostrare (a chi?) di essere coraggioso. Mi sono messo in situazioni
molto difficili in cui ero solo contro tutti, al fine di dimostrare che
ero coraggioso. Perché? Chi se ne importa? Ho avuto una vita difficile e
piena di conflitti. Ho fabbricato questa vita nella quale potevo
mostrare di essere coraggioso. Volevo dimostrare (a chi?) di essere
buono.
Ho
creato situazioni nelle quali “salvavo” gli altri e nelle quali era
evidente che ero buono, gentile. In realtà ho lasciato che
approfittassero gravemente di me. Tutti gli eventi della mia vita
provengono da questo stupido dibattito che ho con me stesso. Perché ho
dato tanta importanza all’idea che mi facevo di me?
Non
interessa a nessuno e avrei potuto condurre la mia vita in tutt’altro
modo. Invece di esistere, semplicemente, naturalmente, gioiosamente, ho
recitato sul palcoscenico del mondo il dramma del mio ego e ho sprecato
la mia vita. Tutta la sofferenza inutile viene dalle situazioni che le
persone fabbricano perché sono prese dall’attività assurda che lo
scenario del loro ego detta loro.
Per
liberarti dalla schiavitù dell’ego, vivi dunque sul piano del flusso
d’esperienza reale, istante dopo istante, e smetti di perderti nelle tue
immagini di te. L’attenzione per l’istante, la vigilanza che impedisce
alla mente di smarrirsi nei pensieri, la piena coscienza del corpo
vivente, una visione di ampio respiro sulle situazioni, la
considerazione sincera e aperta dell’esistenza reale degli altri: tanti
modi di ridurre l’impero dell’ego
(Pierre Lèvy, Il fuoco liberatore, Luca Sossella ed.)
fonte: http://lacompagniadeglierranti.blogspot.it/2016/11/la-duplicita.html
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