lunedì 12 dicembre 2016

“Trump aiutato da Putin” e altre fake news – Lotta senza esclusione di colpi in Usa


Brutale machtkampf in  den Usa”, brutale lotta di potere in Usa: così il Deutsche Wirtschaft  Nachrichten titola l’attacco della Cia a Donald Trump, il presidente non ancora insediato. Il Washington Post – punta di lancia di questa lotta senza esclusione di colpi – ha ‘rivelato’ che secondo un rapporto Cia, persone legate a Mosca hanno fornito a Wikileaks le email piratate dalla posta elettronica di John Podesta, direttore della campagna elettorale di Hillary, che hanno mostrato i più loschi retroscena del potere della candidata, del marito, della Clinton Foundation riempita mazzette di donatori (Arabia Saudita, Katar…) mentre la signora ricopriva la carica di segretaria di Stato; dei legami di Huma Abedin con i Fratelli Musulmani; degli strani rapporti con la “artista” satanica Abramovic, da cui ha origine il sospetto di certi sottofondi pedofili. Tutto ciò avrebbe provocato la sconfitta della Clinton.

A leggere l’articolo del WaPo, invero, non vi si trova alcun dato di fatto che dia corpo alle accuse: anzi anonimi esponenti della Cia ammettono che non dispongono di alcuna prova che dimostri che il Cremlino abbia trasmesso o ordinato ad intermediari di spifferare le email a Wikileaks.

Tuttavia, il fatto stesso che tutti i “grandi” media occidentali abbiano ripreso e strillato questa chiara infondata menzogna (la Botteri si è naturalmente distinta nella bisogna) mostra che la lotta dell’Establishment contro Trump è entrata in una fase nuova, appunto brutale e letale.

Chi ha passato le e-mail compromettenti a Wikileaks?

Se i nostri quattro lettori sono stati attenti, lo sanno già: glielo ha detto in vari video Steve Pieczenik, l’uomo di antiche “operazioni” del Dipartimento di Stato. Egli ha dichiarato che sono stati ambienti dell’intelligence a fornire ad Assange le mail, allo scopo di impedire un “golpe” dei Clinton, e perché disgustati del potere del denaro saudita nella politica estera Usa. Pieczenik ha anche ventilato punizioni sulla cosca pedofila; ha anche elogiato Assange come un eroe che si è prestato al contro-colpo con sacrificio personale. https://www.youtube.com/watch?v=Ssm_nskYbXI

Il Sistema lancia il nuovo Maccartismo


Ora, queste affermazioni sono facilmente reperibili (persino per la Botteri). Se nonostante ciò l’Establishment dietro alla Clinton, invece che alcuni agenti FBI o NSA, accusa Vladimir Putin di aver interferito (con Wikileaks!) nelle elezioni Usa, per favorire l’elezione di Trump, è perché ciò gli permette di accusare il presidente-eletto di tradimento con una potenza straniera e intelligenza col nemico.

Siamo ad un passo di quelle “attività anti-americane” con cui negli anni ’50 della più gelida guerra fredda, il senatore Joseph McCarthy incriminò folte schiere di personaggi in vista (fra cui dozzine di attori di Hollywood) di essere comunisti, di intendersela con Mosca, e di spiare per l’Urss – rovinando vite e carriere e formando “liste nere” di personaggi da escludere dalla scena pubblica come “rossi” o sospetti tali (vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Maccartismo).

Sono trappole pericolose, in Usa. Donald Trump non s’è lasciato intimidire: quelli che mi accusano, ha twitatto, “sono gli stessi che hanno detto che Saddam aveva le armi di distruzione di massa”, ed quasi provocatoriamente ha scelto come suo segretario di Stato Rex Tillerson, l’amministratore delegato della Exxon, che è notoriamente amico personale di Putin (oltre che suo). Segno che sia lui, sia la schiera di generali che stanno al suo fianco, da Flynn a Mattis, sono perfettamente coscienti del tipo di scontro, e non vi si sottraggono.

Tuttavia, la parte avversa sta facendo ben più che preparare le liste nere maccartiste; sta attivamente sforzandosi di far chiudere i siti e blog alternativi che, avendo rotto la coltre di menzogna e omertà dei media mainstream, tutti schierati e laudatori della Clinton, ne hanno sgretolato il potere di influenzare e suggestionare le masse coprendo i crimini della loro favorita.

Questa campagna volta alla censura e chiusura di siti produttori di verità scomode passa sotto il nome  di “Fake News”. Sono “notizie false” (fake news) quelle che i blogs alternativi diffondono; sono pericolose per la democrazia (Obama); “è un’epidemia che va fermata” (Hillary Clinton).

Angela Merkel, il giorno in cui ha annunciato la sua quarta candidatura alla cancelleria, ha ritenuto necessario “mettere in guardia contro il populismo che si nutre di false informazioni”.

La Kellog’s (e un’altra mezza dozzina di multinazionali) ha dichiarato che toglierà la pubblicità da Breitbart.News, il sito dall’enorme successo (19 milioni di contatti in Usa), che ha appoggiato Trump e il cui direttore, Steve Bannon, oggi è a fianco di Donald come consigliere strategico. Alcune università hanno stilato liste di siti che secondo loro diffondono “falsità”; i grandi media e network ne invocano la chiusura, o il controllo attraverso l’istituzione di un orwelliano Ministero della Verità, che giudichi quali notizie che appaiono su Facebook sono false e negano  le sole notizie vere, quelle trasmesse dai mainstream media.


El Papa nella campagna anti-blogger

Non so se i nostri lettori sono consapevoli della vastità e potenza, e pericolosità per la libertà, della campagna “fake news”.

Spero siano coscienti almeno di questo: che “papa Francesco” vi partecipa, come tutti i megafoni del Sistema. In un’intervista al settimanale cattolico belga Tertio, ha bollato come un peccato diffondere notizie di scandali, e che i media che si concentrano su scandali e ‘fake news’ per diffamare politici sono come i malati (psichici) di ‘coprofagia’ (quelli che si eccitano sessualmente mangiando escrementi); e siccome il pubblico ha la tendenza alla malattia della coprofagia, si fa’ un gran danno”.
http://www.reuters.com/article/us-pope-media-idUSKBN13W1TU

Naturalmente tutti i mainstream media hanno strillato la notizia: il Papa è con loro contro i siti alternativi! Condanna il rimestare negli scandali [dei Clonton?] come un peccato!
https://news.google.com/news/story?ncl=db8r13bcrNhUbqMTNAHCKNF1Fc8SM&q=pope+fake+news&lr=English&hl=en&sa=X&ved=0ahUKEwiLoLmwsuPQAhWjrlQKHRkcCEYQqgIIKTAA

Frattanto l’8 dicembre, zitto zitto, il Senato Usa – approfittando delle ultime settimane di Obama presidente – ha varato la “Legge contro la propaganda e disinformazione straniera” (Countering Foreign Propaganda and Disinformation, detto anche Countering Information Warfare Act of 2016 (S. 2692)”,  che fornisce il necessario strumento ‘legale’ per  la censura, chiusura e condanna dei siti alternativi, accusandoli di diffondere “propaganda nemica” –  precisamente russa.
http://www.zerohedge.com/news/2016-12-10/senate-quietly-passes-countering-disinformation-and-propaganda-act

 Tulsi Gabbard
Tulsi Gabbard,  ha servito in divisa.

Kerry ha accusato  Putin di crimini contro l’umanità per i bombardamenti di Aleppo (Frattanto l’aviazione Usa a Mossul ha ammazzato 90 soldati dell’armata irachena; il 24 novembre aveva ammazzato 87 civili, ma in questo caso si tratta di errore umano).

Obama, dal giorno della vittoria di Trump, ha freneticamente insediato 56 suoi fedeli in commissioni, consigli d’amministrazione, uffici pubblici – per seminare spine nel fianco e sabotatori del nuovo presidente; ha liberato col perdono presidenziale 79 carcerati per delitti federali; ha insignito della più alta onorificenza civile, Presidential Medal of Freedom, 21 suoi amici personali. Soprattutto, ha voluto fornire ai “ribelli” siriani l’armamento anti-aereo letale per “far pagare un prezzo” ai russi ad Aleppo;  per ora bloccato da un gruppo bipartisan di deputati, capeggiati dalla parlamentare Tulsi Gabbard, che  hanno presentato una contro legge, “Stop Arming Terrorist Act” (Legge di cessare di armare i terroristi).


Tulsi Gabbard, eletta alle Hawaii, ha esplicitamente detto, in sessione alla Camera, che il governo finanza ed arma i terroristi, “se lo facessimo io e voi andremmo in galera. Il nostro governo ha violato la legge per anni, silenziosamente appoggiando alleati e soci di Al Qaeda, ISIL, Jabhat Fateh al-Sham ed altri gruppi terroristi con denaro, armi, intelligence, allo scopo di rovesciare il governo siriano ”, ha detto. Di Tulsi Gabbard sentiremo riparlare: è una forte e coraggiosa combattente del contro-golpe.

Verso il controllo di Internet dal governo mondiale


Ma  l’Establishment ha estensione globale, e sta preparando la presa decisiva di controllo sull’informazione in rete. Come? Bisogna tornare a  certe email di John Podesta, l’ex capo della campagna di Hillary, che prima è stato consigliere di Obama.

Podesta è anche il fondatore di un Center for American Progress (finanziato da Soros) che diffonde l’ideologia globalista, membro della Trilaterale; Obama, nella sua amministrazione, l’ha messo a occuparsi del “riscaldamento climatico”, oggi climate change (visto che riscaldamento non c’è), che è uno degli strumenti primari sui cui puntano le mene globalizzatrici. Più volte Podesta ha lodato “il lavoro di Papa Francesco sul climate change” e l’ecologia..

Ebbene: in questa veste, Podesta è stato scelto da Ban Ki-moon, il segretario generale ONU, ad entrare in un “gruppo di studio di alto  livello” dove “eminenti personalità” pianificano, né più né meno, il futuro della Terra. Questo “High Level Panel on the Post-2015 Development Agenda” ha elaborato un rapporto di 81 pagine, dal titolo  “A New Global Partnership: Eradicate Poverty and Transform Economies through Sustainable Development.”
“Una nuova partnership globale: Eradicare la povertà e trasformare l’economia  con lo sviluppo sostenibile”. Qui se volete leggerlo:

The Report

Il titolo orwelliano già dovrebbe allarmare. Infatti “sviluppo sostenibile” è il concetto chiave a cui lavorano le tecnocrazie sovrannazionali, in questo senso: con la scusa del cambiamento climatico, occorre far passare l’umanità dalla abbondanza produttiva, consumatrice di materie prime irrecuperabili e ambiente, al regno della restrizione e bassi  consumi – il che sarebbe persino lodevole – ma il punto è: a questo scopo il “libero mercato” e le forze della domanda-offerta, che sprecano e inquinano, devono essere sostituite – bene – da un sistema mondiale di controllo centralizzato, dove ad allocare le risorse saranno le tecnocrazie oligarchiche. Sostituire il Mercato con un’economia  autoritaria di comando, insindacabile distributore del razionamento. Pensate solo a un Podesta, col suo circolo di amanti della “pizza”, che disponga di un simile potere mondiale.-

Tutto ciò è stato illustrato da Patrick Woods nel saggio Technocracy Rising: The Trojan Horse of Global Transformation, a cui rimando.

Per raggiungere tale scopo, il Sistema sovrannazionale (Trilateral, Bilderberg…) non solo deve creare l’allarme sul “cambiamento climatico”; deve disporre di fondi propri, attraverso una tassazione globale che sia imposta a tutti gli abitanti. In che modo? Il Sistema ci ha già pensato: tassando Internet.
icann_naming

Come? Attraverso la proprietà dell’ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers),  l’ente privato americano che assegna e gestisce gli indirizzi internet per tutto il  mondo. Il passaggio è di fatto già avvenuto quest’anno (grazie ad Obama…) ma sarà perfezionato con l’espansione del cosiddetto “internet delle Cose” (IoT), quando a ciascuna delle “cose” (miliardi di lavatrici, frigoriferi, tv, auto) bisognerà dare la connessione Internet e quindi un IP.

ICANN ha escogitato un sistema nuovo, IPV6, che servirà a scopo esattoriale: le case produttrici di frigo, auto, lavatrici eccetera dovranno pagare una imposta per ottenere l’IP speciale: si valuta un introito iniziale di 3 miliardi di dollari l’anno, che dovrebbe crescere del 30 per cento annuo – e che andrebbe all’ente sovrannazionale che dovrà gestire lo “sviluppo sostenibile” (il razionamento) e così “eradicare la povertà”.

Naturalmente sarà possibile anche un ferreo controllo sovrannazionale dei siti alternativi che non dicono al verità ufficiale, con la scusa della “lotta al terrorismo” islamico.

Ora si capisce come mai Obama, a inizio 2016, ha lasciato cadere il contratto americano con ICANN senza rinnovarlo. Sembrava una generosa rinuncia, un dono al mondo”: così l’ha inteso Repubblica, per esempio. http://www.repubblica.it/tecnologia/2016/03/09/news/icann_usa_passaggio_consegne-135120286/

“Ma Obama e i suoi gestori sanno meglio di cosa si tratta”, dice Wood: è un tassello cruciale verso l’instaurazione di un governo globale senza volto né responsabilità. http://investmentwatchblog.com/john-podestas-new-global-order-the-role-of-icann-and-the-lost-internet/

Anche questo spiega la furibonda avversione del Sistema e di tutti i suoi attori e portavoce, mediatici, politici e papali, contro Trump e il suo gruppo.

Di solito, dopo l’elezione di un presidente, le polemiche si placano e le part i assicurano, più o meno, la loro lealtà. E’ la prima volta a memoria d’uomo che ciò non avviene: Obama continua a governare in funzione anti-Trump, i media lo attaccano senza vegogna, i siti simpatizzanti vengono bollati di intelligenza col nemico, privati di pubblicità, se ne esige la chiusura…

“Può accedere qualcosa di folle per impedire a Trump di diventare presidente”, ha avvertito Michael Moore «Something Crazy Could Happen To Stop Trump Becoming President ». Moore, per nulla simpatizzante di The Donald, aveva previsto la sua vittoria (“una valanga di vaffank…”). Adesso sente qualcosa di pazzo. Può essere l’assassinio, può essere perfino un’insurrezione organizzata il 20 gennaio che impedisca a Trump di prestare giuramento, è l’auspicio di Moore (si veda qui: http://www.wnd.com/2016/12/devious-plot-grows-to-shut-down-trumps-inauguration/).

Forse per questo Trump – altro fatto senza precedenti – ha lanciato una grande campagna di “ringraziamento” ai suoi elettori, girando stato per stato ad entusiasmare le sue folle con la sua presenza fisica: forse “è una mobilitazione che non dice il suo nome”, ipotizza Dedefensa. Perché una cosa è certa: oggi, “l’America è gravida di una guerra civile”.

 "Inauguration" presidenziale. Ideale per assassini solitari.  “Inauguration” presidenziale. Ideale per assassini solitari.  


Maurizio Blondet


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