“Guerrieri vittoriosi sono coloro
che, non temendo la sofferenza,
sconfiggono l’odio e gli altri nemici;
i comuni guerrieri sconfiggono solo cadaveri.”
(Shantideva)
Quando
siamo impegnati nella pratica della pazienza e della tolleranza, in
realtà siamo impegnati in un combattimento contro l’odio e l’ira e, dato
che di combattimento si tratta, si aspira alla vittoria, ma si deve
essere preparati anche alla possibilità di perdere la battaglia.
Mentre
si è impegnati nel combattimento, non si deve perdere di vista la
possibilità di incontrare molti problemi e fatiche, che si deve essere
in grado si sopportare e tollerare. Colui che vince su rabbia e odio in
seguito a tale arduo processo è un vero eroe. Coloro, invece, che
lottano contro altri esseri umani con ira, odio e violenza, anche se
hanno la meglio in battaglia, in realtà sono veri eroi.
Quello
che fanno è trucidare cadaveri, perché gli esseri umani, essendo
transitori, moriranno; che questi nemici muoiano o meno in battaglia è
un’altra questione, ma comunque a un certo punto moriranno. Il vero eroe
è colui che vince su odio e ira. Ci si può chiedere: è vero che si deve
dare battaglia a odio, ira, e alle altre illusioni, ma quale garanzia,
quale assicurazione abbiamo che possiamo vincere?
Credo
che questo sia un punto molto importante. L’individuo ha bisogno di una
qualche assicurazione che, se agirà con energia, riuscirà a vincere le
proprie illusioni. Se si fa attenzione, è molto semplice riconoscere
queste afflizioni emotive e questi pensieri, chiamati in tibetano “nyon
mong” (letteralmente “ciò che affligge la mente dall’interno”) termine
spesso tradotto semplicemente con “illusione.”
L’etimologia
della parola tibetana dà un senso di eventi emozionali e conoscitivi
che affliggono automaticamente la mente di un individuo, ne distruggono
la serenità e provocano disordine nella sua psiche. È ovvio che, con
sufficiente attenzione, ci potremo rendere conto del loro carattere
affittivo nel momento in cui sorgono, perché tendono a distruggere la
nostra calma e la nostra presenza mentale.
È
invece difficile scoprire se, grazie agli antidoti giusti, possiamo
eliminarli o meno. La questione è direttamente collegata all’intera idea
di possibilità o meno di raggiungere il nirvana o la liberazione dal
samara. Una questione molto seria e difficile.
Per
quanto riguarda il concetto buddhistadi nirvana, cioè liberazione o
libertà, troviamo le prime discussioni al riguardo nelle scritture che
fanno parte del primo discorso pubblico del Buddha, che tratta
sostanzialmente delle Quattro Nobili Verità; ma una piena e totale
comprensione di questo concetto può derivare solo dalla comprensione
degli insegnamenti del secondo e terzo discorso.
Di
tali premesse e basi disponiamo per accettare che queste afflizioni
mentali possano essere definitivamente estirpate ed eliminate dalla
nostra mente? Nel pensiero buddhista esistono tre motivi principali per
credere che questo possa avvenire.
Il
primo è che tutti gli stati d’animo dovuti ad illusione ed errore,
tutte le afflizioni emotive e tutti i pensieri sono percepiti in modo
essenzialmente distorto, mentre gli antidoti come l’amore, la
compassione e la chiarezza mentale e così via, non solo non sono
distorti, ma hanno anche radice nella nostra esperienza quotidiana e
nella realtà.
In
secondo luogo, tutte queste forze che servono da antidoto hanno anche
la caratteristica di poter essere rafforzate con la pratica e
l’esercizio; grazie all’approfondimento di tale approccio, l’individuo
può rinvigorirne la capacità e accrescerne la potenziale illimitatezza.
La
seconda premessa significa che se un individuo accresce la capacità di
queste forze che agiscono da antidoto e ne aumenta la potenza, è
contemporaneamente in grado di ridurre l’influsso e le conseguenze di
stati d’animo ingannevoli. La terza premessa è che la natura essenziale
della mente è pura; in altre parole, si ha l’idea che la natura
essenziale della mente sia “chiara luce” o “natura Buddha.”
Ed
è grazie a queste premesse che il buddhismo accetta che le illusioni,
tutte le afflizioni e i pensieri emotivi possano essere definitivamente
eliminati grazie alla pratica e alla meditazione. Alcuni di questi punti
sono abbastanza ovvi e, se si presta sufficiente attenzione,
diventeranno abbastanza chiari; altri invece possono restare piuttosto
oscuri e incomprensibili.
Tuttavia,
grazie all’analisi e all’approfondimento si sarà in grado di
comprendere anche gli aspetti più attuali del messaggio del Buddha. Non
c’è bisogno che si accetti la testimonianza dell’autorità scritturale.
Uno dei motivi per cui le parole del Buddha possono essere considerate
valide in relazione a fenomeni realmente incomprensibili è che si sono
dimostrate veritiere e attendibili riguardo a fatti meno oscuri.
(Dalai Lama, L’arte di essere pazienti, Neri Pozza ed.)
fonte: http://lacompagniadeglierranti.blogspot.it/2017/01/i-guerrieri-vittoriosi.html
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