Silvano Agosti nello splendido discorso nel filmato qui sopra,
fotografa con precisione lo stato della coscienza degli uomini in questo
nostro tempo. Gli uomini sono schiavi e sono felici di esserlo. Le
generazioni precedenti a questa si erano rese conto di questo fatto ed
hanno lottato con forza contro la schiavitù moderna.
Questa generazione
non lo capisce, non lo sente, ha paura della libertà, ha paura della
coscienza. Hanno paura di essere umani. Rifiutano istintivamente ogni
discorso di liberazione, perché pensano di essere liberi. Inutile
parlare della differenza tra lavoro creativo e lavoro necessario, tra locatio operis e locatio operarum,
che pure i latini avevano chiarissima.
Non la capiscono, perché non
sono in grado di capirla. Sono talmente immersi nella logica del denaro
che tutto quello che è gratuito non vale niente o, peggio, nasconde
qualche trappola o qualche imbroglio per fare denaro.
D’altra parte, se
il denaro è il valore assoluto che comprende in sé tutti gli altri, non
può che essere così. Gli parli di libertà, di creatività, di coscienza e
ti guardano spaventati e impauriti. Preferiscono cullarsi nei caldi e
comodi mondi virtuali che i mass media gli propongono, piuttosto che
immaginare un mondo in cui essi stessi sono protagonisti.
Questa è una generazione perduta e temo che molte altre ne
seguiranno. Chissà, forse è proprio l’umanità che è inadatta a generare
un sistema di vita superiore. Forse siamo destinati ad estinguerci per
fare il posto ad un sistema vitale più efficace per i fini
dell’universo. Nella mia visione, la schiavitù nasce con il patriarcato e
con la logica di sopraffazione che era necessaria per salvare l’umanità
dall’estinzione cui la stava portando la pratica sessuale e sociale
delle società gilaniche. Ho scritto diversi articoli su questo argomento
e un giorno forse, scriverò qualcosa di organico in un libro dedicato a
questo tema. Ho fatto questo accenno per sottolineare che la
sopraffazione e la schiavitù non sono eterne, ma frutto dell’evoluzione.
Ora che evidentemente hanno esaurito il loro compito si dovrebbe
passare ad un livello superiore di organizzazione umana. Ma se ha
ragione Dawkins, non è affatto detto che questo livello superiore debba
essere opera degli umani. Potrebbero essere ibridi tra macchine e
uomini, oppure semplicemente delle macchine o altre specie a garantire
la continuità del sistema genetico.
Nell’evoluzione quello che conta è
la capacità di adattamento, e l’umanità sembra averla perduta. La massa
crede ciecamente nelle balle colossali che le vengono raccontate dai
media ed ha perduto ogni capacità critica. Ora, è proprio la capacità
critica ad essere decisiva per la sopravvivenza, senza di essa, siamo in
balia di eventi che non comprendiamo e che non siamo in grado di
dominare. Questo è tipico degli schiavi, la totale mancanza di capacità
critica.
Se il sistema economico e sociale dell’antica Roma ha retto per
un millennio e ancora oggi continua a dominare il mondo con le sue
logiche di conquista e sopraffazione, è perché gli schiavi erano in
fondo contenti di esserlo. In città e nazioni in cui la grande
maggioranza della popolazione era fatta da schiavi, la coscienza che
quella fosse una condizione repellente avrebbe portato a rivolte
continue ed alla distruzione del sistema.
Ma a parte qualche raro
episodio, nell’impero romano gli schiavi vivevano contenti di esserlo e
si accontentavano della prospettiva, peraltro relativamente frequente,
di poter diventare liberti dopo alcuni decenni di duro lavoro. oggi è
esattamente la stessa situazione. Gli schiavi moderni sono felici di
esserlo, considerano la propria condizione una necessità e ne vanno pure
orgogliosi, e guardano alla prospettiva di andare in pensione con
qualche soldo in tasca come all’unica possibilità di porre fine al
lavoro quotidiano. Insomma, vogliono essere schiavi di usurai che
considerano come benefattori.
L’evidenza dei dati economici, della realtà che ci sta intorno,
dell’incidenza delle nuove tecnologie sulla produttività, dice che c’è
abbondanza per tutti, ma nessuno la vede. Anzi, tutti seguono allarmati
le continue crisi, disgrazie, attentati, conflitti che il mediatico
quotidianamente espone senza porsi alcuna domanda di fondo. È
confortante essere schiavi, perché, come nell’antica Roma, c’è qualcun
altro che pensa per te, che provvede ai tuoi minimi bisogni. che ti
conforta paternalisticamente nei momenti di difficoltà, che ti regala
speranze e illusioni piacevoli anche se evidentemente fallaci.
Ma non
importa, neghiamo l’evidenza e diciamo che va tutto bene e che domani
andrà meglio anche se sappiamo benissimo che non è vero. Ci sarebbe
bisogno di un serio progetto di educazione delle masse al senso di
libertà ed alla cura della propria coscienza e dei propri talenti, ma
sarebbe un progetto lungo, faticoso e costoso. Di fatto è impraticabile
in questa società.
Sento sparlare di monete complementari, come se
fossero la panacea di ogni male, di proprietà della moneta,
espressione priva di significato che però concettualmente rafforza sia
l’idea della proprietà che della natura di merce della moneta, ci sono
mille orecchianti che si spacciano per teorici e che elaborano
improbabili sistemi ovviamente senza sapere nulla di quello che dicono.
D’altra parte vengono facilmente creduti perché si rivolgono a gente che
ne sa anche meno di loro.
E allora che fare? Sono vent’anni che scrivo, tengo conferenze,
incontri, discorsi. La mia conclusione è che non c’è niente da fare. Per
coerenza ho messo gratuitamente i miei libri sui siti e a disposizione
di chiunque li volesse riprendere secondo la licenza Creative Commons.
Per le conferenze non mi faccio mai pagare se non il rimborso delle
spese di viaggio e di alloggio e, in alcuni casi, li ho anche rimessi di
tasca mia.
La gente ascolta affascinata parlare di libertà e di un
nuovo sistema economico, ma poi svanito l’effetto di una sera, in poche
ore ritornano ai pensieri quotidiani, in cui quella libertà non ha alcun
ruolo. Per di più, il fatto che le mie conferenze, libri e articoli
siano gratuiti, li fa inconsciamente pensare al fatto che non valgano
niente, il che rende ancora meno efficace quello che dico.
Certo,
comprendere fino in fondo un nuovo sistema è difficile, soprattutto se
si parla di argomenti che coinvolgono l’economia, la filosofia, la
sociologia, la politica. E poi qualcuno che capisce c’è stato e c’è, ma
si tratta di mosche bianche, incapaci anch’essi, come me del resto, di
muovere la gente dal proprio caldo, confortante e mortale rifugio.
Mi sta venendo l’idea che non ho alcun diritto di parlare a degli
schiavi della loro condizione e di cercare di fargliela cambiare. Se
stanno bene così se la tengano. Se credono alle favole perché devo
fargli vedere la realtà? Chi mi dà il diritto di intervenire nella vita
di un’ameba per cercare di farla diventare un organismo pluricellulare?
Quello che dovevo scrivere l’ho scritto ed altro forse scriverò, ma ho
deciso di smettere di cercare di convincere la gente a cambiare il
sistema. Ho dedicato venti anni della mia vita a questo progetto, ho
costruito un impianto teorico consistente, ho elaborato una nuova
nozione di ricchezza ed un nuovo sistema economico. Ho sacrificato me
stesso e la mia famiglia, perché non ho perseguito il denaro né la
gloria, ma ho servito la verità. E questo me l’hanno fatto pagare.
Ora
basta, devo dedicare gli ultimi anni della mia vita a me stesso. Parlerò
agli schiavi sapendo che sono schiavi senza dare loro una patente di
umanità che non hanno. In fondo capisco la logica degli uomini di
potere. Sanno che i propri interlocutori sono schiavi e si rivolgono a
loro in termini a questi graditi, li rassicurano, li coccolano, gli
raccontano tante bugie, li dominano. È esattamente ciò che vogliono,
essere guidati e dominati.
Pensare di farne degli uomini, quando ci sono
migliaia di altri che non vedono l’ora di approfittare della loro
condizione di schiavi, è semplicemente stupido, e non serve a niente.
Oltretutto finiscono per odiarti, o al massimo per considerarti uno che
non vale nulla perché non hai successo né denaro, ovvero i due
parametri di una persona ammirevole in questa società. Com’è scritto nel
Vangelo di Matteo,
“Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi” (Matteo, 7:6).
Domenico De Simone
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