“Negli occhi il mormorio della sorgente;
nelle orecchie, il colore dei monti.
Un fiore sboccia,
è primavera ovunque.”
(Zenrin Kushu)
In
un quadro taoista sono raffigurati tre uomini seduti intorno a un
boccale d’aceto. Il primo di loro lo assaggia e storce la bocca,
trovandolo amaro. Il secondo fa una smorfia perché lo trova aspro,
mentre il terzo appare soddisfatto perché lo ritiene eccellente. Si dice
che il boccale d’aceto sia la vita e che i tre personaggi siano
Confucio, il Buddha e Lao Tse.
Il
primo, Confucio, pensa che la vita sia terribile, e che sia necessario
creare dei cerimoniali ai quali sottoporsi continuamente. Il secondo, il
Buddha, dice che la vita è amara, che dobbiamo morire, che tutto è
sofferenza e che è necessario sforzarsi per staccarsene. Il terzo, Lao
Tse, è un essere positivo che segue il corso delle cose. Dice: «La vita
dipende dal punto di vista che adottiamo. La mia vita quotidiana è una
meraviglia perché sono io a crearla. Io sono la vita.»
Assaggiare
aceto è una metafora molto forte, ma si tratta di assaggiarlo davvero,
ossia, di capire sul serio che sapore ha la vita. questo ci spinge ad
avere una prospettiva più ampia del mondo. Ecco quale è la difficoltà
dell’esercizio che dobbiamo fare. Come posso vivere in questo mondo che
costituisce una minaccia per me, con le malattie mortali,
l’inquinamento, l’autodistruzione?
Dobbiamo
comportarci in relazione a ciò che ci minaccia: se c’è un virus, io
sono l’anticorpo; se c’è una vibrazione, io sono la calma; se c’è una
guerra, io sono la pace. Non sono un corpo estraneo “venuto dal di
fuori”. Faccio parte del mondo.
(Alejandro Jodorowsky, La risposta è la domanda, Mondadori)
fonte: http://lacompagniadeglierranti.blogspot.it/2017/01/il-sapore-dellaceto.html
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