Questa settimana il presidente turco Erdogan visitava gli Stati del
Golfo, chiedendo altri investimenti in Turchia e contanti per il suo
programma di occupazione della Siria. Una settimana prima Erodgan
affermò: “
“Al-Bab sta per essere catturata. Manbij e Raqqah sono le prossime”, aggiungendo che la priorità numero uno era formare una zona sicura nel Paese”.
E questa settimana il suo Capo di Stato Maggiore
Araq dichiarava vittoria.
Diversi media vicini ad Erdogan in Turchia (e
chi altro è rimasto?) riferivano:
“L’operazione Eufrate Shield è entrata in una nuova fase ad al-Bab, essendo l’offensiva finita ora che la città è in gran parte stata presa allo SIIL. “L’operazione di al-Bab è finita”, ha detto il Capo di Stato Maggiore Generale Hulusi Akar in una conferenza stampa in Qatar, durante il viaggio del presidente Recep Tayyip Erdogan nei Paesi del Golfo… Il silenzio ora domina la zona che un tempo era luogo di scontri pesanti. I carri armati turchi pattugliano le strade di al-Bab e l’opposizione siriana ha compiuto un grande passo avanti”.
Tale affermazione era una bugia colossale. Mentre le
forze turche avevano preso alcuni punti alla periferia di al-Bab e
affermato di controllare il 40% della città, furono bloccate e
successivamente erano in piena ritirata.
Il 16 febbraio le forze turche
perdevano l’ospedale al-Hiqma e la panetteria che avevano in
precedenza catturato, e si ritiravano da tutti i quartieri interni di
al-Bab. Almeno il 90% di al-Bab è ancora nelle mani dello Stato
islamico. Video di Stato islamico e forze filo-turche mostrano che i
turchi sono tornati al punto di partenza, alla periferia della città.
Ben 430 civili siriani sono stati uccisi dalle forze turche e dai loro
ausiliari.
Proprio la scorsa settimana l’Osservatorio siriano
sponsorizzato dall’MI-6 ha detto che i bombardamenti turchi hanno ucciso
più di 60 civili ad al-Bab, confermati dai video dello Stato islamico
che mostrano bambini morti e case distrutte. A differenza dei morti per
gli scontri tra taqfiri ed Esercito arabo siriano, alcun media
mainstream “occidentale” ne ha parlato.
La Turchia ha invaso la Siria tra Aleppo e l’Eufrate esattamente sei mesi fa. L’obiettivo era evitare che i curdi siriani occupassero il corridoio est-ovest al confine con la Turchia. Se veniva chiuso la Turchia perdeva influenza sulla Siria. I turchi avevano assunto alcuni “ribelli”, che avevano sostenuto contro il governo siriano, per combattere lo Stato islamico e i curdi. I taqfiri di Ahrar al-Sham sono le loro truppe d’assalto.
I primi tre mesi hanno visto dei rapidi
progressi. Lo Stato islamico veniva corrotto affinché lasciasse le aree
nel nord della Siria e i turchi vi entrassero. Ma a dicembre arrivarono
ad al-Bab, città ad est di Aleppo che aveva 60000 abitanti. Ci fu
resistenza da parte dello Stato Islamico e l’avanzata turca si fermò. I
blindati turchi, spesso piazzati senza copertura sulla prima linea,
venivano distrutti dai missili anticarro dello Stato islamico. Le
vittime aumentarono e i mercenari dell’ELS si rifiutarono di continuare a
combattere.
Al 16 febbraio, le perdite erano almeno 64 soldati turchi
uccisi e 386 feriti. Gli ausiliari dell’ELS ebbero almeno 469 uccisi e
1712 feriti. Una dozzina di carri armati era andata perduta. Fonti non
ufficiali affermano che oltre 30 carri armati turchi sono stati
distrutti, così come più di 20 blindati per la fanteria, quasi 2
battaglioni sprecati senza alcuna avanzata significativa. I mercenari
dell’ELS che Erdogan ha assunto per combattere curdi e Stato islamico
sono inutili. Non combattono in modo efficace, ma sprecano
abbondantemente le munizioni per dare spettacolo.
Per compensare ciò, la Turchia ha inviato le proprie forze speciali e ora ha circa 3000 soldati partecipi nell’operazione. Ma non è servito, le perdite continuano e non si hanno progressi. Altri 5000 soldati turchi vengono inviati per partecipare all’operazione. Veniva anche annunciato che la Turchia prevede di costruire tre presidi in Siria. Oltre a prendere al-Bab, Erdogan ora vuole anche prendere Raqqa allo Stato islamico e Manbij ai curdi. Ma chi prende sul serio tali annunci? Dopo il presunto colpo di Stato subito, Erdogan ha cacciato ogni ufficiale che non gli fosse, a suo avviso, sufficientemente fedele. La sua aviazione è la più danneggiata.
Presumibilmente solo 0,4 piloti
qualificati per aereo sono disponibili invece dei normali 2-3. Ci
vogliono dieci anni per addestrare nuovi piloti. L’esercito è in una
forma leggermente migliore, ma anche se è il secondo più grande della
NATO non è più la forza di una volta. L’intera operazione turca è allo
sbando. Inoltre non c’è un piano a medio termine o una qualsiasi
strategia di uscita. Decisioni e annunci cambiano di giorno in giorno.
Gli attuali piani turchi contraddicono gli accordi di Astana conclusi
con Russia, Siria e Iran. Solo un breve e temporaneo ruolo per le forze
turche è stato concordato. Al-Bab doveva essere liberata dalle forze
siriane.
La Siria ha ufficialmente protestato presso le Nazioni Unite
contro l’invasione turca. Ma né Siria, Russia o Iran combattono le forze
turche. “Basta lasciare i turchi sanguinare”, sembra essere il loro
pensiero attuale. Erdogan ha deciso la data del referendum in Turchia
per la nuova costituzione. Il voto di aprile legalizzerebbe i suoi quasi
poteri dittatoriali. Ma il pantano in Siria e la situazione di stallo
ad al-Bab gli costeranno, perché scegliere un dittatore incline a
perdere le sue guerre? Voci non confermate sosterrebbero che Erdogan
stia cercando di corrompere lo Stato Islamico affinché lasci al-Bab.
Tale mossa si adatterebbe alle motivazioni di Erdogan, che avendo
bisogno di una vittoria non si sottrarrebbe da metodi altrimenti
illegittimi.
A sud di al-Bab l’Esercito arabo siriano avanza verso l’Eufrate, tagliando la strada alle forze turche per Raqqa e Manbij. Nel nord-est della Siria, i taqfiri sponsorizzati dai turchi si combattono tra di loro. Jund al-Aqsa, alleato dello Stato islamico, massacra i “ribelli moderati” alleati di al-Qaida. Centinaia di combattenti e prigionieri “ribelli” hanno perso la vita in tali lotte intestine. Nel sud, i “ribelli moderati” e al-Qaida cercano di attaccare Dara, tenuta dalle forze siriane regolari. Gli attacchi sono falliti e la Giordania ha chiuso i confini e non ricovera più i “ribelli” feriti.
Il centro delle operazioni militari in Giordania
ha chiuso rifornimenti e pagamenti alle forze antisiriane. Solo Israele
ancora le aiuta in segreto. Le forze governative siriane eliminano le
isolate roccaforti ribelli presso Damasco. Alcune forze dell’Esercito
arabo siriano vanno riprendendosi Palmyra. La guarnigione siriana di
Dayr al-Zur, isolata e attaccata dallo Stato Islamico, è ancora fuori
portata. Le maggiori operazioni contro i taqfiri nel sud e nel
nord-ovest sono già pianificate, ma la mossa intelligente ora è sedersi e
lasciare che i nemici, taqfiri e turchi, continuino ad
autodistruggersi.
Moon of Alabama, 18 febbraio 2017
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2017/02/18/siria-i-turchi-sconfitti-ad-al-bab-e-i-ribelli-si-ammazzano-tra-di-loro/
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