La crisi attuale del Venezuela non è
guidata dall’ideologia politica. Non è una battaglia tra socialismo e
capitalismo o dittatura e democrazia, è lo scontro tra due centri di
potere politico dagli interessi opposti e che collidono
geopoliticamente.
La nazione del Venezuela è attualmente sotto il
controllo dei venezuelani che traggono sostegno, ricchezza e potere dal
Venezuela, dal suo popolo e dalle sue risorse naturali.
Questo ordine
politico riceve anche aiuto e sostegno dai partner economici e militari
del Venezuela sia nella regione che nel mondo. L’opposizione all’attuale
ordine politico, che cerca di sopprimere, rappresenta gli interessi
stranieri e più in particolare di Stati Uniti ed alleati europei.
L’opposizione è pro-Washington, non “pro-democrazia”
Già nel 2002, il cambio di regime sostenuto dagli Stati Uniti
dell’allora presidente Hugo Chavez, tentò di rovesciare violentemente
l’ordine politico del Venezuela e sostituirlo con uno obbediente a
Washington.
I leader attuali dell’opposizione non furono coinvolti solo
nel golpe fallito nel 2002, da allora molti ricevono sostegno politico e
finanziario dal governo degli Stati Uniti, tra cui i fondatori del
partito di opposizione Primero Justicia come Leopoldo Lopez, Julio
Borges e Henrique Capriles Radonski.
Quest’ultimo prevale sui media
occidentali di recente. I documenti del dipartimento di Stato
statunitense rivelano che esso, insieme agli agenti finanziati dagli
Stati Uniti che spacciano da organizzazioni non governative (ONG),
supportano l’opposizione nel Venezuela. Ciò comprende un rapporto
intitolato “Status dei casi Capriles e Sumate”, riferendosi a Henrique
Capriles Radonski e al Sumate, finanziati dalla National Endowment for Democracy
(NED) con la scusa del monitoraggio elettorale.
Attualmente, il sito
della NED presenta un vasto elenco di attività in Venezuela, usando la
leva dei diritti umani per vantaggi politici, manipolazione elettorale,
creazione di facciate dell’opposizione e l’espansione del relativo
supporto. Mentre ogni attività è etichettata benevolmente, è chiaro che
alcuna di esse è imparziale come i documenti del dipartimento di Stato
rivelano; sono attività appositamente a vantaggio dell’opposizione
sostenuta dagli Stati Uniti.
L’aperta cospirazione di Wall Street e Washington
Dopo la morte di Chavez nel 2013, gli interessi speciali statunitensi
hanno apertamente cospirato per infrangere l’ordine politico che
costruì.
Il think tank American Enterprise Institute (AEI) ha creato una
lista di obiettivi della politica estera statunitense che cerca di
raggiungere in Venezuela.
Essa comprende:
L’allontanamento di narcos ai vertici del governo
Il rispetto della successione costituzionale
L’adozione delle riforme elettorali significative per garantire un equo ambiente elettorale e un voto trasparente nelle prossime elezioni presidenziali e
Lo smantellamento delle reti iraniane e di Hezbollah in Venezuela
In realtà, AEI vuole smantellare gli ostacoli che hanno impedito agli
Stati Uniti e agli interessi corporativo-finanziari che li dirigono,
d’installare un regime cliente ed estrarne le ricchezze, oltre a
smantellare l’indipendenza geopolitica e l’influenza raggiunta da Chavez
in Venezuela, in America Latino e oltre. Il think tank continua:
“Ora è il momento per i diplomatici statunitensi di avviare un dialogo silenzioso con le potenze regionali chiave per spiegare l’alto costo del regime criminale di Chávez, compreso l’impatto della complicità chavista coi narcotrafficanti che seminano confusione in Colombia, America Centrale e Messico. Forse potremo convincere i leader regionali a dimostrare solidarietà ai democratici venezuelani che vogliono ripristinare uno Stato di diritto e ricostruire un’economia che può essere motore della crescita del Sud America”.
Per “democratici
venezuelani”, AEI intende agenti creati, finanziati e diretti da
Washington, tra cui Primero Justicia e la mafia e i paramilitari che
comanda. Ultimamente, un altro pensatoio di Wall Street-Washington,
l’istituto Brookings, pubblicava nel documento intitolato
“Venezuela: un via fuori dalla crisi”, un piano in cinque punti per
l’escalation della crisi in Venezuela:
1. Gli Stati Uniti potrebbero ampliare l’aiuto a Paesi finora dipendenti dal petrolio venezuelano, per ridurre il sostegno regionale e la dipendenza dal governo Maduro.
2. Gli Stati Uniti potrebbero aumentare l’assistenza monetaria alle organizzazioni della società civile credibili e a organizzazioni non governative per fornire cibo e medicinali ai venezuelani. In questo modo gli Stati Uniti dovrebbero chiarire che la pressione internazionale mira a sostenere la democrazia, non a punire il popolo venezuelano.
3. Gli Stati Uniti potrebbero sostenere gli sforzi dell’opposizione in Venezuela per costruire un “muro” che separi i moderati del governo dai duri, incoraggiando i primi ad accettare una transizione verso la democrazia riducendogli il costo dell’uscita dal governo .
4. Gli Stati Uniti potrebbero coordinare istituzioni internazionali come il Fondo monetario internazionale (FMI) sugli incentivi finanziari per tenere elezioni libere e giuste nel 2018 e unire l’opposizione per competervi. Tale coordinamento comporterebbe anche sviluppo e pubblicizzazione di un piano credibile per riavviare l’economia del Venezuela.
5. Come ultima risorsa, gli Stati Uniti potrebbero considerare l’aumento dei costi economici del governo con sanzioni estese volte a limitare i profitti venezuelani dalle esportazioni di petrolio e bloccare ulteriori finanziamenti. Tale politica è rischiosa, dato che il governo di Maduro potrebbe riversare la responsabilità della crisi economica sugli Stati Uniti e dovrebbe essere accompagnata da sforzi ben pubblicizzati nel fornire aiuti umanitari tramite una società civile e organizzazioni non governative credibili.
Mentre i media occidentali tentano d’inquadrare la crisi del Venezuela
parlando di “socialismo” e “dittatura”, è chiaro, leggendo i documenti
occidentali, che è invece dovuto all’attacco sistematico alla stabilità
sociopolitica e alla vitalità economica del Venezuela.
Il Venezuela non è
la prima nazione del Sud America che gli Stati Uniti cercano di
rovesciare minandone l’economia. Negli archivi online della CIA nella
sezione intitolata “Attività della CIA in Cile”, viene ammesso che negli
anni ’70 tattiche simili furono utilizzate per minare e rovesciare il
governo del Cile.
Si precisa specificamente:
“Secondo la relazione del Comitato Church, il 15 settembre 1970, il presidente Nixon e il suo consigliere per la sicurezza nazionale Henry Kissinger, nella riunione con il direttore della CIA Richard Helms e il procuratore generale John Mitchell, ordinarono alla CIA d’impedire ad Allende di prendere il potere. Non erano “preoccupati dai rischi”, secondo le note di Helms. Oltre all’azione politica, Nixon e Kissinger, secondo le note di Helms, ordinarono i passi per “sabotare l’economia”. Talti atteggiamenti da guerra fredda persisterono sotto Pinochet. Dopo che andò al potere, i politici sembravano riluttanti a criticarne le violazioni dei diritti umani, assumendo che i diplomatici statunitensi sollecitassero maggiore attenzione sul problema. L’aiuto e le vendite militari statunitensi aumentarono significativamente negli anni dei peggiori abusi dei diritti umani. Secondo un memorandum già rilasciato, Kissinger nel giugno 1976 indicò a Pinochet che il governo statunitense era favorevole al suo regime, anche se raccomandò alcuni progressi nei diritti umani per migliorare l’immagine del Cile al Congresso statunitense”.
Considerando l’ampia lista di interventi, guerre ed occupazioni degli
USA attualmente nel mondo e il modo con cui ciascuno viene presentato al
pubblico, con ideologie e preoccupazioni umanitarie utilizzate per
manipolare la percezione del pubblico, e considerando l’opposizione del
Venezuela destinataria ben documentata dell’aiuto degli Stati Uniti, è
chiaro che un altro intervento è in corso in Sud America.
Unipolare contro Multipolare
In un mondo che volge al multipolarismo e al decentramento a tutti i
livelli, il crollo del Venezuela e una vittoria di Washington
annullerebbero un passo verso un maggior equilibrio del potere
geopolitico in America latina e nel mondo. Da nazione petrolifera, il
controllo statunitense sulla sua popolazione e sulle risorse naturali
permetterebbe ulteriormente a Stati Uniti ed alleati di manipolare i
prezzi dell’energia per raggiungere gli obiettivi futuri, in particolare
circondare, isolare e smantellare gli altri centri di potere politico
dipendenti dalla produzione di petrolio per la prosperità economica.
Non
c’è bisogno di essere un fan del “socialismo” per capire che l’esito
finale del collasso del Venezuela sarà l’ulteriore concentrazione di
potere nelle mani di Washington e Wall Street. Tale potere, a
prescindere da qualsiasi ideologia superficialmente usata, sarà sempre
abusato. Indipendentemente dalla presunta forma di governo che una
nazione può prendere, finché si tratta di un passo contro la
globalizzazione unipolare, è un passo nella giusta direzione.
La crisi
del Venezuela non è su socialismo contro capitalismo o dittatura contro
democrazia, ma egemonia contro sovranità nazionale, potere unipolare
centralizzato e mondo sempre più multipolare.
Un Venezuela sovrano e
indipendente permette di perseguire il proprio destino, con cui il
popolo cercherà naturalmente di decentralizzare e distribuire il potere.
Mentre il governo attuale non può fornire le condizioni ideali per
realizzarlo, le condizioni nel regime-cliente statunitense, come in
Libia, Afghanistan o Iraq devastati dagli USA, sarebbero
significativamente meno ideali.
Per gli analisti geopolitici, allontanarsi da punti di discussione ideologici ed esaminare gli effettivi governo ed opposizione, coi loro interessi, associazioni e finanziamenti, nonché motivazioni, rivela una narrazione molto più semplice e coerente, che un analista può discernere con una comprensione che resisterà al controllo e al tempo.
Chi si
ritrova nell’ideologia sinistra/destra rischia di essere tradito dalla
disperazione del governo e dalla vera natura di un’opposizione che non è
certamente “capitalista” o “pro-democrazia”.
Tony Cartalucci, LD, 31 luglio 2017
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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