martedì 9 luglio 2013

Silicon Valley al servizio della NSA


Dopo che le rivelazioni di Edward Snowden hanno reso pubblica la complicità delle più importanti compagnie tecnologiche americane nell’attuazione dei programmi clandestini di sorveglianza e intercettazione dell’NSA, i vertici della Silicon Valley si sono affrettati ad affermare il fermo impegno per la difesa della privacy dei loro clienti, sostenendo che la necessaria collaborazione con l’apparato dell’intelligence è limitata alle sole richieste del governo e alle ingiunzioni emesse da un apposito tribunale federale.

Almeno un paio di indagini giornalistiche nelle ultime settimane hanno però messo in luce una realtà decisamente più complessa di quella descritta da Facebook, Google o Microsoft, nella quale cioè la stretta collaborazione tra le agenzie del governo addette alla sorveglianza informatica dei cittadini e l’avanguardia dell’industria tecnologica statunitense sembra essere una pratica molto ben consolidata.

Come ha spiegato un articolo apparso questa settimana sul sito web dell’agenzia di stampa Reuters, innanzitutto, il rapporto tra l’intelligence USA e la Silicon Valley risale addirittura alla nascita stessa di quello che è forse il più famoso distretto industriale del pianeta.

La CIA e i militari furono cioè i primi importanti clienti delle compagnie tecnologiche nate in California tra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso con lo scopo, appunto, di “risolvere i problemi legati alla difesa”. La partnership tra queste due realtà divenne ancora più stretta con la nascita di Internet, per poi subire un’ulteriore accelerata negli ultimi anni in concomitanza con l’aumentare delle necessità di sicurezza informatica, tanto che la spesa federale in questo ambito sfiorerà nel 2014 i 12 miliardi di dollari contro gli 8,6 del 2010.


Questa collaborazione ha portato inevitabilmente ad uno scambio continuo di personale esperto nella gestione di un numero sempre crescente di informazioni raccolte dagli utenti. Un esempio peculiare di ciò è stato rivelato per la prima volta dal New York Times lo scorso mese di giugno, quando si è saputo che il capo della sicurezza informatica di Facebook, Max Kelly, lasciò la compagnia nel 2010 per essere assunto proprio nell’NSA per svolgere sostanzialmente lo stesso incarico, ma questa volta a favore del governo.

D’altra parte, come hanno commentato i due autori dell’articolo del quotidiano newyorchese, NSA e Silicon Valley “sono continuamente alla ricerca di metodi per raccogliere, analizzare e sfruttare vaste quantità di dati relative a milioni di americani. L’unica differenza è che l’NSA lo fa per questioni di intelligence, mentre la Silicon Valley per i soldi”.

L’intelligence a stelle e strisce investe quindi massicciamente in nuove compagnie tecnologiche che possono tornare utili per le proprie esigenze, mentre allo stesso modo spinge le aziende che già operano in questo ambito ad assumere ex membri delle forze armate o dei servizi segreti, senza tralasciare ovviamente la creazione di una vasta rete di contatti con i massimi dirigenti della Silicon Valley.

Sia la Reuters che il New York Times hanno descritto l’attività di un fondo finanziato dalla CIA denominato “In-Q-Tel”, destinato a compagnie che realizzano prodotti “nell’interesse” dell’agenzia di Langley. “In-Q-Tel”, aggiunge la Reuters, spesso opera modesti investimenti a favore di alcune compagnie in cambio dell’aggiunta ai loro prodotti di “requisiti specifici” che tornino utili per i propri fini. A volte, invece, la CIA chiede di avere accesso al “software code” dei prodotti di queste compagnie, così da individuare eventuali punti deboli che possano essere sfruttati per penetrare i software stessi una volta installati.

Frequentemente, addirittura, sono le stesse compagnie a segnalare queste vulnerabilità dei software al governo ancora prima che ai loro clienti, in modo che possano essere utilizzate “sia a scopi difensivi che offensivi”.

Ancora più della CIA, in questo modo opera l’NSA, i cui “investimenti” nella Silicon Valley rimangono segreti, anche se alcuni analisti indipendenti stimano una spesa annua che va dagli 8 ai 10 miliardi di dollari. Fonti anonime dell’industria tecnologica americana hanno rivelato al New York Times che le compagnie, nonostante sostengano pubblicamente di collaborare con il governo solo quando non possono farne a meno, creano talvolta in maniera segreta dei gruppi di lavoro formati da esperti informatici con l’obiettivo di “trovare dei modi per collaborare maggiormente con l’NSA e per rendere più semplice a quest’ultima agenzia l’accesso alle informazioni dei loro clienti”.

Assieme ad alcuni dei suoi più immediati sottoposti, lo stesso direttore dell’NSA, nonché comandante del “Cyber-comando” del Pentagono, generale Keith Alexander, è poi impegnato in prima persona in un’attività di pubbliche relazioni e di reclutamento di personale qualificato nella Silicon Valley. L’obiettivo di una sua partecipazione ad una recente conferenza a Las Vegas, ad esempio, era appunto quello di “assoldare hacker per l’NSA”.

Uno dei suoi predecessori, Kenneth Minihan, dopo avere lasciato l’agenzia durante le fasi finali dell’amministrazione Clinton passò invece ad occuparsi della rete di contatti nella Silicon Valley, mentre oggi è alla guida della compagnia Paladin Capital Group, specializzata nel finanziare “start-up” che offrano “soluzioni high-tech all’NSA e alle altre agenzie di intelligence” americane. Nel concreto, commenta il New York Times, Minihan funge da avanguardia dell’NSA nel tentativo di “trarre vantaggio dalle più nuove tecnologie per analizzare e sfruttare la vastissima quantità di informazioni provenienti dagli Stati Uniti e dal resto del pianeta”.

L’influenza esercitata dall’intelligence americana sulle società della Silicon Valley è stata descritta nel dettaglio dalla Reuters, basandosi in particolare sulle rivelazioni di Joe Harding, già ufficiale dello Stato Maggiore negli anni Novanta e successivamente passato alle dipendenze di un contractor del Pentagono.

Secondo Harding, cioè, le agenzie di intelligence USA “hanno più volte convinto le compagnie tecnologiche a modificare i propri prodotti software e hardware per facilitare il monitoraggio di obiettivi stranieri”. Ad esempio, alcuni anni fa un’agenzia di intelligence pagò 50 mila dollari ad una singola compagnia per installare dei chip manipolati su computer destinati ad un cliente in un paese estero, così da usare le macchine per attività di spionaggio.

Un altro anonimo agente segreto tuttora operativo ha poi rivelato come il governo ricorra spesso a società terze per mettere in atto le proprie strategie, in parte per evitare conseguenze spiacevoli alle grandi compagnie nel caso la loro collaborazione con il governo dovesse trapelare.

Un caso riportato dalla Reuters riguarda una compagnia rivenditrice di computer creata appositamente dal governo una decina di anni fa per distribuire PC portatili a governi di paesi asiatici. Questa compagnia acquistava i pezzi dalla società Tadpole Computer di Cupertino, la quale aggiungeva alle macchine prodotte un software segreto che permetteva agli analisti dell’intelligence USA di accedervi in maniera remota.

Questa pratica sembra essere tuttora diffusa, come dimostra un catalogo di prodotti software visionato dalla Reuters, nel quale le compagnie appaltatrici del Pentagono offrono puntualmente dei sistemi che consentono di penetrare i prodotti informatici di qualsiasi azienda.

Ben lontane dall’essere vittime innocenti o, quanto meno, partner riluttanti dell’apparato dell’intelligence degli Stati Uniti nella messa in atto di operazioni di sorveglianza palesemente illegali, buona parte delle fiorenti aziende della Silicon Valley operano dunque da tempo in simbiosi con il governo di Washington, sfruttando questa relazione sia per aumentare i loro profitti sia per ottimizzare la raccolta di preziose informazioni personali sui loro ignari clienti.



di Michele Paris

Fonte:  altrenotizie.org
http://www.altrenotizie.org/esteri/5567-silicon-valley-la-colf-della-nsa.html 

http://renovatio-zak.blogspot.it/2013/07/silicon-valley-al-servizio-della-nsa.html#more 

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