giovedì 20 marzo 2014

Barcellona si prepara al divorzio da Madrid

Barcellona si prepara al divorzio da Madrid

Il referendum in Crimea è stato il primo dei plebisciti europei previsti nell’anno in corso. Dopo gli abitanti della Crimea adesso gli scozzesi e i catalani si preparano a dichiarare il proprio diritto all’autodeterminazione. Enrique Ravello, deputato della Catalogna del parlamento spagnolo, è andato persino in Crimea per assistere come osservatore al referendum.


Già nel gennaio 2013 il parlamento catalano ha adottato la Dichiarazione sulla sovranità di questa entità autonoma. Il documento consente ai suoi abitanti di determinare da soli il proprio futuro politico.
Quando si parla del separatismo in Spagna vengono ricordati in primo luogo i baschi e la loro organizzazione terroristica ETA. Ma non solo i baschi aspirano a liberarsi dal controllo da parte di Madrid. Negli ultimi anni anche i catalani parlano sempre più spesso del diritto all’autodeterminazione. Anche se è vero che, a differenza dai baschi, intendono far valere questo loro diritto con metodi esclusivamente pacifici. In questo caso i catalani si riferiscono alle differenze culturali e linguistiche rispetto agli altri sudditi del Regno di Spagna. Secondo l’opinione di Aleksej Kuznećov, direttore del centro di studi sull’Europa presso l’Istituto dell’economia mondiale e delle relazioni internazionali di Mosca
Il punto è che i catalani sono un popolo veramente diverso. La Spagna è uno stato multinazionale. Ci sono castigliani e baschi, ma il popolo più grande sono i catalani, i quali hanno sempre chiesto una larga autonomia nell’ambito del Regno di Spagna.
La Catalogna ha più volte dichiarato di voler essere uno stato sovrano. Alla crescita degli umori separatisti contribuirono in modo particolare le repressioni contro i catalani che ebbero luogo nel periodo della dittatura franchista. A partire dal 1978 la Catalogna esiste come entità autonoma. È una delle 17 regioni spagnole che hanno un proprio governo e parlamento. Non solo, ma le autorità locali catalane controllano i tribunali, la polizia e la sfera dell’istruzione. Ma nello stesso tempo non hanno diritto di disporre del denaro guadagnato dalla Catalogna. Per la più ricca regione spagnola questo fatto è di importanza fondamentale, dice Vladislav Belov, capo del dipartimento dei paesi e delle regioni dell’Istituto di studi sull’Europa.
La Catalogna è una regione che ridistribuisce le tasse riscosse su questo territorio a favore delle altre parti integranti della Spagna. Sostenendo la necessità di elevare la propria autonomia i catalani arrivano alla conclusione di poter vivere benissimo da soli, senza ricevere indicazioni dalla capitale. Sono convinti di essere in grado di determinare da soli l’indirizzo del proprio sviluppo. Ritengono che siano autosufficienti e che, in sostanza, la Catalogna come eventuale entità statale indipendente non solo abbia diritto di esistere ma possa anche assicurare la propria esistenza.

I catalani contano di fare alla fine di quest’anno un passo risoluto verso la tanta aspettata sovranità. In novembre deve tenersi il referendum sull’indipendenza. Solo pochi dubitano che la stragrande maggioranza dei partecipanti voterà a favore del divorzio tra Madrid e Barcellona. È vero però che le autorità centrali spagnole difficilmente riconosceranno i risultati del voto. Un altro problema sarà lo status internazionale della Catalogna, la quale vorrebbe essere membro dell’Unione Europea ma non lo diventerà automaticamente. In generale, l’Ue è preoccupata per il separatismo catalano, in quanto l’uscita di questa regione dalla composizione della Spagna spronerebbe tendenze analoghe in altre parti dell’Europa, ossia in Scozia e nelle Fiandre.



Artem Kobzev

fonte: http://italian.ruvr.ru/2014_03_18/Barcellona-si-prepara-al-divorzio-da-Madrid-3553/

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