Da
che ho memoria sento parlare del sistema sanitario nazionale come di un
ente mangiasoldi, che dà tanto a chi lo gestisce e poco a chi suo
malgrado ne deve usufruire.
Per fortuna, però, ogni tanto sul
fronte sanità arriva qualche buona notizia, come quella di pochi giorni
fa quando la commissione antitrust ha multato per un totale di 180
milioni di euro due colossi farmaceutici internazionali, la Roche e la
Novartis, sospettati di aver truffato pazienti e sistema sanitario. [1]
Le
due società vengono accusate di aver "fatto cartello" in modo da
favorire la vendita di un costosissimo farmaco a discapito di uno
equivalente ma molto più economico.
La vicenda è più intrecciata
di quanto non sembri a prima vista; cerchiamo di ricapitolare
brevemente. Nel 2004 la società farmaceutica Genentech, controllata da
Roche, produce un farmaco antitumorale chiamato Avastin. Poco più tardi
"si scopre" che l'Avastin ha anche la capacità di curare alcune malattie
degenerative della vista.
Alla luce della scoperta di questo
doppio uso, la società Genentech sviluppa, sulla base dell'Avastin, un
nuovo farmaco per utilizzo esclusivo nella cura delle patologie della
vista, il Lucentis, ...
... commercializzato negli USA dalla
stessa azienda produttrice, e dalla Novartis (detentrice del 30% della
Roche) nel resto del mondo.
La più grande differenza tra i due
farmaci è il costo: si parla di cifre vicine agli 80€ per ogni iniezione
intraoculare fatte con l'Avastin, contro i circa 900€ per il medesimo
trattamento con il Lucentis. Il Lucentis risulta costare quindi più di
dieci volte l'Avastin.
L'accusa contesta alle due società la
volontà di ostacolare la vendita del farmaco più economico favorendo
quello più costoso. Tra i vari metodi adottati per attuare la truffa
viene evidenziata la mancata richiesta (da parte di Roche e Novartis) di
autorizzazione alla vendita del farmaco economico come cura per le
patologie della vista e l'inserimento, apparentemente ingiustificato, di
gravi controindicazioni nel bugiardino dell'Avastin, in modo da
sconsigliarne l'uso oftalmico.
In breve, nonostante l'Avastin
fosse adatto all' uso oculistico, non essendo stato "approvato"
ufficialmente, i possibili eventuali problemi derivanti dall'uso
andavano a ricadere direttamente sulle spalle del medico curante,
schiacciato tra il dovere di curare e l' istinto di salvare se stesso.
Tutto l'affare è andato a discapito sia del sistema sanitario, che ha
speso cifre notevoli, che dei pazienti, i quali in tanti casi non hanno
potuto curarsi.
La buona notizia in tempo di quaresima arriva dal
consiglio dei ministri del 13 Marzo ed è un provvedimento che mira a
mettere un freno allo strapotere delle case farmaceutiche. Riferisce
l'Ansa: "Il provvedimento" ha detto il ministro della Salute Beatrice
Lorenzin, ''prevede norme per favorire l'impiego di farmaci off-label
meno onerosi per il Sistema sanitario nazionale ma altrettanto efficaci
dal punto di vista terapeutico''. Si prevede, ha spiegato Lorenzin, che
in presenza di farmaci off-label (fuori indicazione) in altri Paesi,
l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ''abbia il potere di iniziare
d'ufficio una sperimentazione clinica sul farmaco, finanziandola con i
propri fondi''. Nel caso l'azienda titolare di brevetto non dia il
consenso a ciò, il diniego verrà reso pubblico dall'Aifa. Tale norma, ha
sottolineato Lorenzin, ''è rispettosa del principio della sicurezza''
per i pazienti, ma anche del ''diritto dei brevetti''. Inoltre,
permettendo la norma l'utilizzo di farmaci eventualmente meno onerosi ma
di cui si provata la sicurezza, ''garantisce al contempo effetti
positivi in termini di risparmio per il Sistema sanitario nazionale''."
[2]
È una buona notizia, ma a guardar meglio sembra arrivare con
un po' di ritardo. Una norma simile, infatti, era già stata sottoposta
al voto parlamentare, venendo respinta.
Come racconta la signora
Margherita Miotto, deputata del Pd e membro dell Ufficio di presidenza
della Camera, "il Parlamento bocciò la norma a suo tempo presentata dal
ministro Balduzzi che prevedeva l’uso di farmaci meno costosi a parità
di efficacia terapeutica e che avrebbe permesso l’utilizzo dell’Avastin a
tanti malati con risparmi per il Ssn”. Leggendo i resoconti della
seduta, continua la deputata, “si vedrà che il Pdl, oggi diviso tra FI e
Ncd, affiancato da Lega e Udc, condusse una strenua battaglia per
impedire il varo di quelle norme e che solo il Pd e l’Idv votarono a
favore”. [3]
In pratica la vicenda sembra suggerire che certi
provvedimenti vengano presi solo quando inevitabili, e cioè quando
lorsignori vengono sorpresi col sorcio in bocca.
Il ministro
Lorenzin, che sa tradurre dal greco ma che di sanità non si era mai
occupata, oggi sembra la paladina dei malati, l'eroina che si prende i
meriti della nuova norma, forse dimenticando le sue origini in Forza
Italia e probabilmente anche il proprio voto negativo quando si trattò
di approvare la norma in passato.
Sembra invero vestire i panni di colui che chiude il recinto quando i buoi son già scappati.
Per
dirla tutta, il ministro ha già dato prova della propria incompetenza
durante i giorni del governo Letta, per cui stupisce il fatto che
Matteo Renzi l'abbia riconfermata al ministero.
Ricordate la
vicenda dell'ospedale privato romano gestito dal multicarica ubiquo
signor Mastrapasqua? Quell' ospedale che secondo l'agenzia di controllo
della sanità faceva figurare come ricoveri in ortopedia dei semplici
interventi di odontoiatria in modo da poter richiedere alla regione
rimborsi per degenze mai avvenute, frodando, secondo l'accusa, circa 80
milioni allo stato tra rimborsi non dovuti ed agevolazioni non
spettanti? [4]
Nel Luglio dello scorso anno, prima che la notizia
della presunta frode divenisse di dominio pubblico, l'agenzia per il
controllo della sanità faceva arrivare sul tavolo del governatore del
Lazio Zingaretti un rapporto in cui "certificava" come inappropriati e
incongrui il 94% dei ricoveri effettuati nell' ospedale romano.
Ma
la mano destra non sa quello che fa la sinistra e nello stesso mese il
ministro Lorenzin andava in visita nell'ospedale romano rilasciando un
intervista che col senno di oggi appare sconcertante: "Una struttura
estremamente efficiente sia dal punto di vista dell' accoglienza sia da
un punto di vista organizzativo, un esempio da esportare" diceva il
ministro e continuava - e qui arriva lo sconcerto - "ho avuto la
possibilità di esaminare non solo i conti dell' ospedale ma anche
l'efficienza dell' organizzazione (...) credo che sia un esempio che
dovrebbe essere importato dal punto di vista dell' organizzazione
sanitaria da altre strutture pubbliche." [5]
Evitando di mettere
in dubbio la buona fede della signora, non resta che constatare la
scarsa informazione del ministro o, peggio ancora, la mancanza assoluta
di competenza e di validi collaboratori.
Eppure motivi per
"andare coi piedi di piombo" il ministro ne aveva più d'uno, anche alla
luce del fatto che la stessa Lorenzin era stata in odor di candidatura
per la presidenza alla regione Lazio.
Questo fa presumere che
avrebbe dovuto sapere che la struttura sanitaria della regione che si
apprestava a gestire è sotto commissariamento da sette anni, proprio a
causa degli sprechi e della cattiva gestione del danaro pubblico; le
cifre parlano da sole: il fondo sanitario nazionale versa nelle casse
regionali 9,5 miliardi di euro l'anno ma le spese del Lazio ammontano ad
11 miliardi, andando così ad accumulare un debito di circa 10 miliardi
di euro nell' ultima decade.
Inoltre, è dal 2000 che esiste un
contenzioso tra l'ospedale gestito da Mastrapasqua e l'INPS (gestito da
Mastrapasqua). L'ubiquo, per saldare i debiti dell'ospedale con l'INPS,
girava i crediti dell'ospedale all'ente nazionale, ma a detta della
Corte dei Conti erano crediti di dubbia regolarità, e la stessa Corte
sollevava concreti sospetti sul fatto che detti crediti potessero
risultare esigibili.
Ma niente, tutto bene. Un esempio da seguire.
In
pratica, ogni qual volta sembra arrivare una buona nuova, ci si ritrova
a sbattere la faccia contro i mostri che la buona notizia tira fuori da
sotto il tappeto; mostri sempre più brutti e camuffati, con tentacoli
sempre più lunghi e con intrecci sempre più fitti tra politica, sanità,
pubblico e privato.
Questa volta la battaglia sembra vinta, ma non dubitate, il prossimo scandalo è dietro l'angolo.
Giano
Note: [1] , [2], [3], [4], [5].
fonte: http://www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=4440
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