lunedì 5 maggio 2014

Il ministro della Difesa PINOTTI: “Pronti a inviare soldati in Ucraina!”


PINOTTI

Mentre il resto del mondo rimane a guardare cosa accade tra Russia e Ucraina, la ministra della Difesa, Pinotti (Pd), è pronta a lanciare una nuova campagna  contro la Russia.
 “Non possiamo stare a guardare. Certo, senza agire da soli, ma attraverso l’Onu, la Nato e l’Unione europea, ma se dovesse servire, l’Italia e’ disponibile anche ad inviare un contingente di peacekeeper”. 
Sono queste le parole rilasciate dal ministro Roberta Pinotti  che stanno provocando le prime allarmate reazioni del mondo politico italiano. Il ministro della Difesa infatti ipotizza per la prima volta un coinvolgimento diretto delle nostre forze militari nella crisi ucraina, sia pure nel quadro di una operazione eventualmente coordinata dalle Nazioni Unite. Spiega infatti Pinotti:
Nessuno ha avanzato la richiesta di caschi blu italiani, quindi parlare di invio di peacekeeper è prematuro, ma dobbiamo essere pronti. Al momento il nostro sforzo politico e diplomatico è quello di tornare indietro sullo spirito dell’accordo di Ginevra”.


Chi è Roberta Pinotti, la prima donna ministro della difesa ?

Si può essere di sinistra e occuparsi di forze armate? «Le armi sono necessarie, non si può mettere la testa sotto la sabbia»

Genovese, 52 anni, Roberta Pinotti è già stata il primo sottosegretario donna al ministero della difesa. Di lei si parlava già come un possibile ministro al momento della formazione del governo Letta, quando poi fu scavalcata da Mario Mauro. Adesso, l’obiettivo è stato raggiunto.

Nel Partito democratico, Pinotti ha già ricoperto gli incarichi di responsabile difesa (e ministro ombra) sotto la segreteria Veltroni e poi capo del relativo dipartimento con Franceschini. Già tra il 2006 e il 2008, eletta alla camera nelle liste dell’Ulivo, aveva ricoperto (anche in questo caso, prima donna) la presidenza della commissione difesa a Montecitorio.

Occuparsi di armamenti, per lei donna e di sinistra, non fu una scelta semplice. A farle superare gli indugi fu – come racconta in un’intervista rilasciata all’Ansa nel maggio 2013 –  un incontro con Michelle Bachelet, allora ministro della difesa cileno:
«Le chiesi se non si sentisse in difficoltà a svolgere quel ruolo da donna di sinistra e lei mi disse che la difesa è un cardine fondamentale dello stato e dunque non c’è alcuna contraddizione. Ciò mi fece riflettere: ci sono tante aree di crisi nel mondo, è necessario che le armi e i militari esistano, non si può mettere la testa sotto la sabbia».

Sul rapporto tra la sinistra e le forze armate, qualche tempo fa scrisse anche su Europa un articolo coraggioso, che invitava a superare antichi stereotipi.

Il suo atteggiamento anche rispetto alle questioni più spinose è sempre stato molto laico, rivolto al confronto quanto più possibile trasparente. Sugli F-35, ad esempio, ha spiegato di non avere «un desiderio specifico», rimettendosi alle decisioni del parlamento, ma con la consapevolezza che «sono 15 quelli che servono se vuoi far funzionare una portaerei e noi ne abbiamo una», ha ricordato già nel giugno scorso.

Chi sono i  peacekeepers ?

Il peacekeeping ONU era stato inizialmente sviluppato durante la Guerra fredda come mezzo per risolvere conflitti tra Stati dispiegando personale militare disarmato o con armamento leggero proveniente da più Stati, sotto comando ONU, in aree dove i contendenti potevano aver bisogno di una terza parte neutrale in funzione di osservatore del processo di pace. I peacekeeper potevano entrare in azione quando le principali potenze (i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza) incaricavano le Nazioni Unite di porre termine a conflitti che minacciassero la stabilità regionale e la pace e sicurezza internazionali. In questo concetto rientravano talune “guerre per procura” (proxy wars) condotte da “Stati clienti” per conto di qualche superpotenza.

Con la fine della guerra fredda si determinò uno spettacolare cambiamento nel peacekeeping, sia ONU sia multilaterale. In un nuovo spirito di collaborazione, il Consiglio di Sicurezza deliberò più ampie e complesse missioni ONU di peacekeeping, spesso nell’intento di cooperare nell’attuazione di accordi di pace intercorsi in conflitti interni ad un medesimo stato e guerre civili. Inoltre, nel peacekeeping si prese ad inserire un numero sempre maggiore di elementi non-militari (MERCENARI?) per assicurare il buon funzionamento di funzioni civili, come le elezioni.

Il già ricordato Dipartimento per le operazioni di mantenimento della pace delle Nazioni Unite fu creato nel 1992 per far fronte all’accresciuta richiesta di missioni di tal genere.Il concetto di peacekeeping ha comunque subito un’evoluzione, abbandonando l’iniziale prevalenza militare e il congelamento di fatto di situazioni di conflitto degenerate. Ad esempio ci può essere personale delle Nazioni Uniti che monitorano elezioni, osservatori internazionali a difesa dei diritti umani e forze di polizia internazionali di vario tipo.

Lo statuto ONU impone a tutti gli stati membri l’obbligo di mettere a disposizione del Consiglio di Sicurezza le forze e le infrastrutture necessarie al mantenimento di pace e sicurezza in ogni posto del mondo. Dal 1948, quasi 130 paesi hanno contribuito a missioni di pace con personale militare e di polizia civile. Benché non siano disponibili informazioni dettagliate su tutto il personale che partecipò a missioni di peacekeeping dal 1948, si stima che circa un milione di operatori (soldati, agenti di polizia, e “normali civili”) abbia lavorato sotto bandiera ONU in mezzo secolo abbondante.

Con dati riferiti a marzo 2008, 113 paesi stavano contribuendo con un totale di 88.862 persone tra osservatori militari, polizia, e truppe inquadrate in unità militari “canoniche”. ( unita militari canoniche ? saranno templari  forse? ) …


Spero che tutti i politici abbiano la coscienza di smetterla di servire i padroni e portino torna dignità all’Italia tutta, si  soffermino un pochino a pensare con testa e cuore, e’ ora di farlo, che non abbiano paura di perdere poltrone, soldi e vita … non servirà a salvare un intero paese o meno i propri cari ..

( sergio coco e patrizia cabras )

fonte: http://locchiodihorus.altervista.org/ministro-difesa-pinotti-pronti-inviare-soldati-in-ucraina/

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