venerdì 16 maggio 2014

Tiro mancino alle aziende occidentali

Tiro mancino alle aziende occidentali

I bilanci trimestrali delle imprese europee dimostrano che la loro attività in Russia ha già cominciato a subire gli effetti negativi delle sanzioni imposte dall’UE. La stampa tedesca riferisce che il fatturato in euro di Adidas nel mercato russo è calato del 13%. 
 
Di conseguenza l’utile complessivo è rimasto al livello dell’anno scorso. I giornalisti hanno intervistato anche altre aziende occidentali. La maggioranza degli intervistati ha detto che per il momento le sanzioni alla Russia procurano danni soltanto alle stesse aziende europee.


Gli esperti concordano: chi subisce per via delle sanzioni varate contro Mosca sono i paesi occidentali, perché la Russia è uno dei maggiori partner commerciali dell’Unione Europea. Le sanzioni portano alla riduzione degli acquisti da parte dells società russe. La tedesca Deutsche Welle fa notare che in Germania i costruttori dei macchinari agricoli denunciano una forte flessione delle vendite in Russia. Nel primo trimestre di quest’anno, rispetto al periodo analogo dell’anno passato, le forniture verso Russia sono diminuite del 40%. Significa che per l’UE, che ha dovuto soccombere alle pressioni degli USA, le sanzioni sono un tiro mancino, osserva l’analista della società d’investimento “Nord Capital” Roman Tkachuk:
La posizione degli USA non sorprende, perché le loro relazioni con la Russia sono abbastanza limitate. Per questo motivo Washington continua a premere sulla Russia. Tuttavia chi comincia a subirne le conseguenze sono le aziende europee. Non escludo che alla fine ciò possa indurre a rivedere la decisione sulle sanzioni, tanto più che le sanzioni già varate non si possono dire serie: l’UE continua a comprare in Russia le risorse energetiche nelle stesse quantità di prima.
Giorni fa è diventato noto che la nuova fase delle sanzioni riguarderà anche l’accesso della Russia alle nuove tecnologie, comprese quelle per l’estrazione offshore. Anche in questo caso, continua Roman Tkachuk, non ci sarà da aspettare molto per vedere un effetto opposto, perché sarà un colpo diretto agli interessi dell’americana Exxon Mobil o dell’europea BP che già lavorano con Gazprom e Rosneft:
I progetti offshore vengono sviluppati in cooperazione con alcune società occidentali. Probabilmente si procederà alla revisione di questi progetti. Naturalmente sarebbe negativo per entrambe le parti. Se poi prendiamo il settore dell’auto, anche qui le società americane ed europee cominciano a perdere. Eppure il mercato russo è uno dei più grandi del mondo e l’interesse c’è. Lo stesso vediamo in vari altri settori, compreso quello dei beni di consumo.
Le aziende tedesche stanno suonando l’allarme. Gli imprenditori temono che le sanzioni possano arrecare dei seri danni alla cooperazione economica dei due paesi. Il gruppo Adidas ha dovuto comunicare ai suoi azionisti dei numeri che non consolano: nel primo trimestre dell’anno il fatturato è diminuito del 6%, mentre l’utile è calato di un terzo. Hanno incassato delle perdite anche la tedesca Henkel, la danese Carlsberg, l’Oreal francese, la società austriaca Wienerberger, che produce materiali da costruzione, e la British American Tobacco. Il colpo più duro l’hanno subito le aziende tedesche, rileva il docente dellèUniversità Scuola superiore di economia, Aleksandr Abramov:
Subiscono in primo luogo i settori del comparto metalmeccanico e le aziende che operano nel settore energetico. La Germania ha una delle più grandi reti di distribuzione del gas che viene fornito all’Europa. Nel paese esiste ormai un settore a supporto delle forniture dalla Russia. Ora, infatti, vediamo che proprio i tedeschi, che lavorano molto con la Russia, sono maggiormente colpiti dalle sanzioni.
Stanno perdendo anche le banche occidentali. Se prima potevano prestare liberamente i soldi alle aziende e alle banche russe, adesso i politici occidentali cercano di limitare questa possiblità. Tuttavia anche in questo caso vediamo l’effetto boomerang: la riduzione dei flussi finanziari porta alla contrazione degli utili delle banche.
 

Oleg Obukhov 


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