martedì 8 luglio 2014

Mikhail Bogdanov: l’internazionale terrorista attacca

Mikhail Bogdanov: l’internazionale terrorista attacca

Mosca invita i paesi dell’Occidente, del Golfo persico e la Turchia ad unire gli sforzi per conservare l’integrità territoriale dell’Iraq e della Siria. Lo ha dichiarato nell’intervista alla MIA “Rossiya Segodnya” Mikhail Bogdanov, rappresentante speciale del presidente russo nel Medio Oriente e viceministro degli Esteri della Russia.
 
Secondo le parole del diplomatico, le azioni del gruppo “Stato islamico dell’Iraq e del Levante” (ISIL) non solo minacciano Baghdad e Damasco, ma possono distruggere definitivamente il fragile equilibrio esistente nel Medio Oriente.

I terroristi hanno proclamato la creazione nel territorio iracheno del cosiddetto “califfato” con a capo il califfo Abubakar al-Baghdadi. Mikhail Bogdanov sottolinea che nella storia e nei libri religiosi il califfo è un leader sia statale che spirituale dei musulmani. Risulta quindi che l’ISIL pretende troppo. È poco probabile che tali dichiarazioni possano piacere agli esponenti religiosi autorevoli e ai teologi, rileva il diplomatico russo:
Persino il nome del gruppo – “Stato islamico dell’Iraq e del Levante” – allude ad una via diretto verso la divisione dell’Iraq. E non solo dell’Iraq, visto che il “califfato” è stato proclamato anche sul territorio della Siria. A quanto risulta, gli appetiti delle persone che stanno dietro questo progetto vanno oltre i confini dell’Iraq e della Siria. Ed infatti, storicamente del Levante fanno parte i territori occupati adesso da paesi come il Libano, la Giordania e la Palestina.
È vasto il territorio al quale mirano i radicali ed è chiaro a quali conseguenze possa portare lo sviluppo degli avvenimenti secondo questo scenario. Bisogna porre al più presto fine a questo processo, dice il viceministro. Mosca si pronuncia per la conservazione dell’unità territoriale e dell’indipendenza dell’Iraq, Siria ed altri paesi della regione. Per una lotta efficace contro il terrorismo – in particolare, contro l’ISIL – è necessario unire gli sforzi:
Deve unirsi anche la società irachena, ci vuole la comprensione reciproca tra i leader delle principali comunità, ossia sciita, sunnita e curda. A ciò devono contribuire gli amici degli iracheni nell’arena internazionale. La Russia mantiene contatti con tutti i nostri amici iracheni. Contiamo che anche i partner occidentali, i paesi del Golfo, la Turchia, tutti noi ci uniremo nel nostro desiderio comune di aiutare gli iracheni a difendere l’integrità territoriale e la sovranità dell’Iraq, come anche della Siria.
Per quanto riguarda la Siria, ultimamente il processo di regolazione della situazione è stato congelato. Una delle cause dell’impasse è l’assenza del rappresentante speciale del segretario generale dell’ONU per la Siria. Il precedente rappresentante speciale, Lakhdar Brahimi, ha rassegnato le dimissioni. Secondo l’opinione di Bogdanov, la persona del nuovo rappresentante speciale svolgerà un importante ruolo. Brahimi era, infatti, una persona politica seria e rispettata, si è occupato della regolazione di molte crisi: in Libano, in Afghanistan. Molto dipende quindi dal calibro del successore, da come conosce la problematica e la gente, da come è conosciuto egli stesso. A Mosca sono convinti che il potenziale del processo negoziale avviato a Ginevra e continuato a Montreux non sia esaurito, fa notare Mikhail Bodganov:
I due round sono durati, in sostanza, solo tre settimne, è passsato troppo poco tempo. Tanto più che uno dei problemi era il carattere poco rappresentativo della delegazione dell’opposizione. Ma, in ogni caso, ci voleva più tempo. I siriani dovevano essere adattati reciprocamente, visto che esiste una crisi di fiducia. In questa sede le parti hanno per la prima volta visto l’una l’altra, hanno cominciato a chiarire le interazioni, poi hanno detto: no, questo non riesce, bisogna chiudere tutto. Ci dicono che il processo non avrebbe prospettive. Ma esiste invece l’idea di armare e finanziare l’opposizione affinché cambi il rapporto di forze. Ciò significa il proseguimento della guerra e persino la sua stimolazione.
Mosca è pronta alle trattative di qualsiasi formato. In particolare, la Russia ha già messo in campo la proposta di creare una “pista parallela”, ossia coinvolgere tutti i paesi capaci di influire positivamente sia sulla Damasco ufficiale che sull’opposizione. Oltre alla Russia e agli USA al processo potrebbero aderire l’Arabia Saudita, Iran, Turchia ed Egitto.

A suo tempo Bashar Assad ha accettato le richieste della comunità mondiale in merito alla distruzione delle armi chimiche. Secondo i dati forniti dall’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPAC), che controlla il trasporto fuori della Siria degli aggressivi chimici e delle relative attrezzature, Damasco ha realizzato le condizioni dell’accordo. Tuttavia politici occidentali dichiarano periodicamente che non sarebbe così. Recentemente la Francia ha affermato che il governo siriano avrebbe nascosto una parte degli aggressivi chimici. Conformemente alla Convenzione sulla proibizione delle armi chimiche ogni paese può rivolgersi all’OPAC con la richiesta di “delucidare una situazionde che susciti preoccupazione”. Ma finora né la Francia, né un altro paese si è rivolto all’OPAC con tale richiesta. Vi si sono rivolte le stesse autorità siriane che hanno chiesto agli esperti dell’organizzazione di svolgere ispezioni per togliere tutti i sospetti.

La minaccia terroristica generale divide adesso la società araba e la regione in complesso e può oltrepassare i confini mediorientali. Stando a Bodganov, vediamo un vero attacco dell’“internazionale terrorista”. Nelle file dell’ISIL e di altri gruppi radicali ci sono migliaia di mercenari stranieri. Dopo aver passato la scuola della guerra e del terrore queste persone ritorneranno nei propri paesi e, molto probabilmente, proseguiranno questo loro mestiere. Il Ministero degli Esteri della Russia rileva la serietà della minaccia e ritiene che la situazione vada discussa in un ambito largo, ossia ad un incontro internazionale sotto l’egida dell’ONU.
 

Igor Siletskij


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