giovedì 21 agosto 2014

Bambini obesi: come evitare il sovrappeso infantile?

bambini obesi, bambino obeso, obesità infantile, bambino grasso, bambini grassi, naturpatia bambini, alimentazione bambini, dieta bambini, dieta infanziaL’obesità infantile è tutta colpa dei geni o riflesso di uno stile di vita sbagliato? Spieghiamo perché i bambini ingrassano e come evitare le dinamiche che li portano all’obesità.


Il nostro corredo genetico ci tramanda quelle che sono le nostre peculiari caratteristiche, le nostre diatesi, cioè quelle che sono le nostre predisposizioni genetiche, sia per quanto riguarda le malattie, sia per quanto riguarda le nostre caratteristiche fisiche.

Ma così come è vero che le malattie genetiche non sempre, anzi quasi mai, si innescano da sole, anche le nostre tendenze, come quella a ingrassare, si possono tenere sotto controllo o modificare, con lo stile di vita.

 

Perché alcuni bambini sono obesi?

Ci sono persone, che già da piccoli mostrano tendenza ad ingrassare. Questa peculiarità è stata studiata anche dai genetisti ed una delle ultime scoperte è che questi soggetti mancano di un enzima che si chiama Amilasi e che è predisposto all’assimilazione corretta dei carboidrati e degli zuccheri in generale. Senza contare che molti bambini obesi, nei primi anni di vita, avranno maggiore predisposizione ad ingrassare, poiché hanno una maggior quantità di cellule adipose rispetto ai bimbi che sono stati magri nei primi anni di via.

 

Bambino obeso = adulto obeso. Non è detto…

L’infanzia è il periodo della vita in cui si formano e si accumulano le cellule adipose che ci porteremo addosso per tutta la vita. Ecco perché è molto importante che i piccoli non siano in sovrappeso già da molto piccoli, altrimenti, loro malgrado, avranno una maggiore tendenza ad ingrassare, non per motivi genetici, ma per la gran quantità di cellule adipose che hanno nel loro corpo rispetto alla media.


Avere una predisposizione ad ingrassare non significa necessariamente diventare bambini obesi e poi adulti grassi!

Se lo stile di vita nutrizionale ha un suo equilibrio ed è rispettoso delle peculiarità individuali, si può sicuramente contrastare questa tendenza, lavorando sulle trasformazioni dello sviluppo fisico, arrivando, in età adulta, in perfetta forma. L’eccedenza di grasso tra l’infanzia e l’adolescenza comporta un aumento del numero degli adipociti (cellule di grasso), per cui da adulti, pur dimagrendo, rimane sempre una massa, un volume superiore, rispetto alla media, dovuta ad un maggiore spessore del sottocutaneo, lì dove si trovano prevalentemente gli adipociti.

 

Un sano “contatto” previene l’obesità infantile

Le componenti emozionali incidono sulla morfologia e sull’energia psicofisica del bambino, soprattutto quelle vissute in famiglia dall’interazione con le figure di attaccamento. Spesso la presunzione e la rigidità di molti genitori che rivestono il ruolo di educatori che devono “correggere” a tutti i costi i comportamenti sia alimentari che sociali, intacca lo sviluppo delle enormi potenzialità, producendo inconsapevolmente un delirio di sensi di colpa e imposizioni che fomentano disagi relazionali ed estetici, ed anche reazioni psicosomatiche che investono intere famiglie.


Cosa è più importante per un bambino, avere la pancia piena o essere pieno di affetto e attenzioni?

L’affetto, la forza e la consapevolezza non si acquisiscono tramite il dispensare cibo, ma attraverso il calore del contatto. Infatti i bimbi che hanno vissuto maltrattamenti, o semplicemente poca attenzione, o altre fonti di stress emotivo, possono presentare anomalie nervose e/o ormonali, senza contare tutti i casi di comportamenti alimentari anomali che sono in crescendo nella nostra società “evoluta”. Già nel periodo neonatale esperienze precoci di stress possono predisporre ad un rilascio maggiore di corticosteroidi in età adulta, aumentando la risposta negativa ad eventi stressanti ed aumentando i disagi fisici di certi vissuti che si presenteranno. È un dato di fatto che il “Grooming”, e cioè una sana manipolazione dei piccoli, fatta di carezze, pulizia del corpo, massaggini, attuato dai genitori, tende a ridurre la risposta negativa a eventi stressanti vissuti da adulti. Questo sia nell’uomo che negli animali.

Accarezzare ed accudire i propri piccoli, anziché aggredirli per frustrazione o pressarli per “educarli” a tutti i costi, con rigidità, favorisce una minore reattività nelle fasi di stress che vivranno da adulti.
Uno studio di H. F. Harlow ha dimostrato che i piccoli di scimmie Rhesus, se dovevano scegliere tra due diversi surrogati di madre, una che dispensava cibo, l’altra carezze e contatto, preferivano la seconda! Stavano ore aggrappati alla madre predisposta al contatto, senza curarsi del cibo. Questo deve farci riflettere sul fatto che per i bimbi è più importante ridurre l’ansia stando a contatto psicofisico con i genitori piuttosto che rimpinzarsi di merendine, e che per crescere bene non c’è bisogno di grandi quantitativi di cibo, ma di affetto.

 

Lo stress di orari e rigidità nella prima infanzia possono determinare disturbi alimentari nei bambini

Una riflessione sulla abitudine delle madri di far mangiare i propri figli, soprattutto nei primi anni di vita, in orari imposti, anche a costo di costrizioni, inseguimenti e punizioni. Il senso di fame nei bambini si sviluppa lentamente, non è un comportamento innato: esso si stimola attraverso il digiuno. Da qui la necessità di aspettare una chiara risposta del bambino che si manifesterà con l’esigenza di mangiare e la richiesta di cibo. Inutili forzature, soprattutto orari rigidi o troppo regolari, creano abitudini stancanti e demotivanti, ansie familiari quotidiane che potrebbero essere evitate nonché reazioni con il tempo anche di tipo ricattatorio sul cibo che innesca poi meccanismi perversi, fino ad arrivare a disturbi alimentari conclamati (vedi anoressia e bulimia).

Certe regole imposte a livello nutritivo possono essere la causa di disturbi del comportamento alimentare del futuro, poiché non si impara a distinguere tra vera fame, non avendola mai davvero provata, e altre tensioni. Ragion per cui le abitudini a nutrirsi e a fare i pisolini devono crearsi naturalmente e nascere da una vera esigenza del bambino, che i genitori devono comprendere e incentivare: in tal modo si creano i presupposti per un rapporto rilassato con il cibo che il bimbo conserverà da adulto. Inoltre darà l’opportunità al bimbo di maturare correttamente l’idea di vera fame e vero sonno, avendo la libertà ed una sana autonomia di manifestare tranquillamente quando voler mangiare e quando voler dormire. Ci sono bimbi, specie nei primi anni di vita, che tendono a nutrirsi al di sotto delle aspettative dei genitori: da qui l’ansia familiare, ma questo atteggiamento è normale, e credetemi: non solo crescono lo stesso, ma senza rigettare ansie sul bambino, crescono meglio. Sono solo fasi in cui si giocano importanti dinamiche psicofisiche. Il rispetto di un tale naturale atteggiamento del bambino, basato su reali sue esigenze organiche, induce in loro consapevolezza e scongiura inutili tensioni.

 
I rischi della mancanza di colazione, di orari sbagliati e alimenti confezionati

Molti giovanissimi saltano la colazione per non fare tardi a scuola, dove poi, al primo stimolo di fame, si rimpinzano di merendine, patatine, biscotti ipercalorici, con cremine, cioccolata e bibite gassate. Questo perché spesso gli insegnanti si oppongono a sani spuntini in classe (l’ho constatato io stessa con i miei tre figli, e mi sembra giusto fare una tiratina di orecchi anche a loro dopo averla fatta ai genitori! ).

Gli insegnanti, quali educatori nel sociale, dovrebbero dare una mano alle famiglie, invece di osteggiare sani comportamenti, come spesso ho visto accadere. Dovrebbero assicurarsi che gli allievi (soprattutto nelle scuole elementari, ma anche nelle scuole medie) abbiano fatto colazione, o che la facciano entro un’ora adeguata. Questo dovrebbe far parte del programma di insegnamento e cioè mettere in condizione gli alunni di poter mantenere al meglio la concentrazione e la capacità di comprensione: l’ipoglicemia che può scaturire da una insufficiente nutrizione al mattino, soprattutto a quell’età, comporta agitazione, deconcentrazione e, quel che è peggio, assuefazione a prolungati e debilitanti stati di stress psicofisico.

Altra stortura che sarebbe da correggere è l’orario in cui questi bambini sono costretti a stare a scuola.

La mattina in tante case si crea il panico, che coinvolge piccoli e grandi, con una tensione generale che non consente né ai piccoli né ai grandi di potersi sedere con tranquillità a fare il primo e più importante pasto della giornata: una sana colazione. Ragazzini chiusi in queste scuole per ore e ore con una quanto mai insufficiente nutrizione per poter rendere al meglio.

La maggior parte dei bambini e degli adolescenti mangia poco o niente a casa, compensando a scuola con surrogati di cibo preconfezionato e impacchettato! Come si può pretendere che siano in peso e che poi non ingrassino, e che crescano sani sia fisicamente che mentalmente? Non fanno neanche un metro, a volte da soli e niente sport, perché le nostre scuole non incentivano queste sane attività. I bambini possono mangiare tanto, ma se nutriti in maniera adeguata, senza ricorrere a troppi cibi industriali, non ingrasseranno.

 

Obesità infantile: il senso di colpa è inutile e deleterio

Ingrassare tra l’infanzia e l’adolescenza può essere molto traumatico, in quanto questi ragazzi, additati dal sociale, che impone modelli anche esagerati di magrezza, sviluppano una percezione di sé distorta, portando ad un senso di inadeguatezza e ad un senso di colpa per mangiare troppo e non riuscire a controllarsi che apre le porte alla depressione.

Anche i genitori vengono stupidamente colpevolizzati invece che aiutati a capire le dinamiche sbagliate che ci sono all’interno della famiglia. Anche se col tempo il corpo recupera armonia, chi ha sofferto di sovrappeso tende a conservare la paura di re-ingrassare, in una spirale di stress e di odio-amore per il cibo da cui è difficile uscire. A questo proposito vorrei dire ai genitori che si sentono in colpa che con questo modo di fare incentivano atteggiamenti che producono sospetti e chiusure da parte di chi li osserva, rafforzando l’idea di aver davvero commesso qualcosa di terribile. Ma anche se fosse così, invito i genitori ad una considerazione: sentirsi in colpa non fa che incrementare la risposta negativa. In più nessun trauma è irreversibile (ovviamente non parlo di traumi dovuti a comportamenti gravemente psicopatologici): se in seguito a episodi spiacevoli propinati a un bimbo, si creano presupposti diversi, ricchi di gratificazioni, si creerà un de-condizionamento dove qualsiasi contraccolpo negativo tenderà a dissolversi.


danieladelnoce


fonte:   http://www.naturopatia-blog.it/bambini-obesi-come-evitare-il-sovrappeso-infantile/

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