Secondo le statistiche circa il 62% di tutti i
possessori di smartphone soffre di nomofobia, ossia panico o paura di
restare disconnessi e senza il proprio gadget, anche solo per un breve
periodo di tempo. È interessante che nel 38% di questi casi c'è un forte
attaccamento a social network come Facebook, Twitter e Instagram. Gli
intervistati hanno ammesso che durante il giorno ripetutamente
verificano gli aggiornamenti e le interazioni con i rispettivi profili
social, nonché gli aggiornamenti dei loro amici e/o followers.
Soprattutto gli utenti dipendenti sono disposti a spendere ore e ore per
aggiornare la pagina per vedere chi e come commenta le proprie foto o
post, perdendo, per questa occupazione, un po' di tempo libero.
Un'altra
osservazione interessante è legata al fatto che la frustrazione, la
solitudine e il vuoto aumenta proporzionalmente con il numero di seguaci
e di cosiddetti "amici" del titolare dell’account. Il soggetto in
questione cerca costantemente qualcosa per sorprendere o interessare il
proprio pubblico, diffonde sempre più immagini e posta tweet
regolarmente e interagisce. Molti si assuefanno come fosse uno
stupefacente, soprattutto quelli che non hanno riconoscimenti e
attenzione degli altri nella vita reale. E anche se la stragrande
maggioranza dei possessori di account su Twitter, Instagram e Facebook
sembra gente allegra, fiduciosa e spensierata, spesso non è così.
La
psicologa Irina Lukyanova è sicura che molti non vogliono ammettere a
sé stessi e agli altri la loro incertezza e indossano, così, la maschera
per cui “tutto va alla grande”:
Dei numerosi selfie, così come delle foto di cibo delizioso e dei bei posti, in primo luogo, ne abbisogna lo stesso soggetto che li posta come prova della propria esistenza riempiendone così i vuoti, ma anche che è protagonista della sua vita e questo diventa il motivo per cui a ogni passo vi è la fotocamera accesa e ogni pensiero viene immediatamente pubblicato perché tutti possano vedere. In precedenza questo era consentito solo alle star del cinema e della musica. Ora, nell'era della comunicazione istantanea delle informazioni, tutti possono esprimersi. Inconsciamente, le persone che attivamente caricano foto, video o scrivono note nel proprio blog, cercano di trovarsi nei panni di un idolo ascoltato dalle persone, quelle stesse che vedono la vita del protagonista come qualcosa da guardare con interesse. In realtà, agisce contemporaneamente come star e come paparazzo di sé stesso. Spesso si dice che dimostra un'incertezza nascosta e profonda nonché insoddisfazione per la propria vita.
Il problema è
aggravato dal fatto che gli utenti, dopo aver visto le immagini di
tutta questa vita felice e spensierata, cominciano a complessarsi e si
sentono depressi, perché tutti sanno che la loro vita non è così
favolosa come si vorrebbe mostrare. Questo dà luogo a gelosie e
complessi d’inferiorità, così come il desiderio di caricare
immagini/twitter/look/post migliori del "proprio conoscente". Si tratta
di un circolo vizioso.
Tuttavia, se ci si approccia ai
social network in modo più semplice e non si tengono a cuore i commenti
negativi di altri utenti, se non si considerano quante risposte ha
raccolto l’ultimo post pubblicato e se si divide per dieci tutto ciò che
si vede o legge sulle pagine di altre persone, il tutto diventerà molto
più reale.
fonte: http://italian.ruvr.ru/2014_08_19/Selfie-Instagram-Twitter-e-altri-accessori-di-solitudine-moderna-8294/
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