Trucchi, milioni buttati, raggiri. Il segretario del Sap: «Pericoli sanitari, asilo politico, soldi buttati. Che sprechi»
21 agosto 2014 – Noi i soldi non ve li diamo, però gli immigrati dovete tenerli, accudirli e trattarli come diciamo noi. Ovviamente a spese vostre. Non è un film di Fantozzi, sembra un film alla Totò truffa.
L’APPELLO
La foglia di fico è stata scoperta grazie all’uscita
del ministro dell’Interno, Angelino Alfano, che a Ferragosto ha lanciato
un appello all’Europa per l’emergenza immigrazione, ricevendone come
risposta un «menefrego» che umilia l’Italia e gli italiani. Una vicenda
nella quale, forse, il titolare del Viminale e tutto il Governo sono
stati in parte vittima e in parte raggirati, anche se questo non attenua
di un millimetro le responsabilità politiche. Una truffa in grande
stile – ci riferiamo all’operazione Mare Nostrum – che ai cittadini del
nostro Paese, tartassati dalla spending review e da una crisi economica
senza precedenti, è costata (e costa) 300.000 euro al giorno, circa 9
milioni al mese, senza contare tutti gli altri costi diretti e indiretti
relativi all’accoglienza, all’impegno delle strutture, al lavoro delle
Forze dell’Ordine e della macchina statale nel suo complesso.
Una truffa
che da poliziotto e da cittadino mi brucia e mi indigna non poco perché
l’Europa, da un lato, ci impone regole precise in materia di
accoglienza, con tutta una serie di pratiche e procedure che vanno dal
fotosegnalamento ai controlli sanitari, fino alla gestione e allo
smistamento nei centri appositamente adibiti e sparsi sul territorio
nazionale Dall’altro, invece, i freddi euroburocrati dicono che è un
nostro problema e che dobbiamo lavorare meglio. Senza soldi. Un
comportamento da padrone delle ferriere che allontana tutti noi da quel
sogno europeo cullato da Alcide De Gasperi e Altiero Spinelli.
IL FRONTEX
Lo schiaffo ci è arrivato dall’agenzia continentale
per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne
degli Stati membri dell’Unione europea, meglio conosciuta come Frontex,
un carrozzone burocratico che, come ammise il ministro della Difesa
Roberta Pinotti appena quattro mesi fa, «stanzia complessivamente 7
milioni e noi, solo in un mese ne spendiamo 9 per Mare Nostrum».
Numeri
che dovevano far capire ad Alfano che la sua richiesta all’Europa di
subentrare nell’operazione cosiddetta «umanitaria», iniziata
nell’ottobre 2013, sarebbe stata respinta al mittente senza colpo
ferire, sicuramente con una sonora e grassa risata dei burocrati di
Bruxelles a danno dell’Italia.
I numeri ufficiali dicono che solo quest’anno sono
stati oltre 100.000 gli immigrati sbarcati, 53.000 ospitati nei centri
di accoglienza, 35.000 domande di protezione esaminate, 539 scafisti
arrestati. Ad aprile il Viminale ha addirittura portato da 9.
400 a 19.000 i posti disponibili per i richiedenti asilo.
I RISCHI
Risulta che il 60 per cento delle istanze venga
accolto e il nostro sistema Paese andrà certamente al collasso se
dovessimo registrare, come è probabile, un incremento ulteriore degli
sbarchi.
I funzionari di Frontex hanno detto che l’Italia ha
beneficiato dal 2007 al 2013 di 500 milioni di euro di aiuti (poco di 70
milioni annui) e che nel periodo 2014-2020 arriveranno «ben 315
milioni», vale a dire la «bellezza» di 45 milioni all’anno. Con questa
miseria l’Europa intera pensa di poter continuare ad accollare
all’Italia i costi economici e soprattutto sociali di un’immigrazione in
costante ascesa.
SANITÀ
Per altro, come abbiamo più volte denunciato
proprio dalle colonne de Il Tempo, l’operazione Mare Nostrum è un
autentico colabrodo anche dal punto di vista sanitario e – checché ne
dica il ministro Lorenzin – il nostro sistema di controlli, prevenzione e
profilassi è assolutamente inefficace. Si pensa di risolvere questo
problema con circolari ministeriali e protocolli sanitari che restano
sulla carta?
Non chiediamo certo un controllo migratorio stile Ellis
Island, l’isola di fronte a Manhattan tristemente famosa – tra la fine
dell’800 e l’inizio del secolo scorso – per essere divenuta una sorta di
prigione a cielo aperto per tutti coloro, italiani compresi, che
sognavano la Grande Mela.
Ma non possiamo pensare neppure di diventare
il ventre molle dell’Europa, anche perché le nazioni del Vecchio
Continente se ne fregano altamente del trattato di Schengen e degli
accordi di libera circolazione, applicandoli solo quando fa comodo, con
buona pace della Commissione Europea che non fiata su questo. Qualche
esempio?
Malta respinge i barconi verso la Sicilia e usa maniere molto
spicce, mettendo a rischio spesso l’incolumità dei migranti, al pari
della Grecia; la frontiera – enclave di Ceuta viene difesa dalla Spagna
con filo spinato e proiettili da parte della Guardia Civil; la Francia, a
Ventimiglia come a Bardonecchia, se ne infischia di Schengen e respinge
i clandestini nel nostro territorio; la gendarmeria austriaca non è da
meno e appena qualche giorno fa ha respinto 48 immigrati fermati su
alcuni treni provenienti dall’Italia, rispedendoli coattivamente con
pullman in Alto Adige nel giro di un giorno.
L’elenco può continuare.
CHE FARE
Forse la soluzione sarebbe davvero quella di
aprire centri di accoglienza per i profughi a ridosso delle nostre
frontiere e cominciare ad alzare un po’ la voce con questi “partner”
europei così spocchiosi e soprattutto così furbastri. Per altro, non ci
pare di aver sentito su questo particolari critiche o condanne da parte
dei soliti radical chic nella cui testa il poliziotto è sempre un
violento che picchia tutti, salvo quando muore e allora diventa buono
per essere commemorato. La beffa finale sapete qual è?
E’ che alle donne
e agli uomini in divisa si riducono costantemente le risorse, i mezzi,
le strutture. Dal 2008 ad oggi ci sono stati oltre 6 miliardi di tagli
per la sicurezza, un miliardo e mezzo solo quest’anno.
C’hanno davvero
dissanguato. Anche per questo il 27 agosto i sindacati autonomi riuniti
nella Consulta Sicurezza manifesteranno a Roma donando il sangue ai
cittadini.
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