ROMA - Si dice che dall’Italia scappano le imprese perché i costi dell’energia sono elevati, ma diciamo che c’è un’enorme incongruenza tra consumi effettivi e costi di fornitura che il gestore richiede. Ma questo non riguarda soltanto le imprese, le famiglie sono penalizzate dal conteggio ingarbugliato ma che, comunque, non fa ricadere sulla società erogatrice le incongruenze esistenti tra consumi e costi.
Andiamo per ordine: abbiamo fatto un’analisi ad una bolletta elettrica ed è uscito fuori qualcosa che spiega perché la bolletta è salata.
Se prendete la bolletta dell’Enel è quasi indecifrabile, ma noi abbiamo fatto l’analisi precisa per capirci bene.
L’Enel correttamente indica nel periodo di riferimento i kwh consumati nel periodo indicato sulla bolletta, e lo trovate dove c’è scritto consumi mensili. Dopodiché inizia la schermata “quota energia” che significa i kwh consumati in base alle tre fasce orarie: F1, F2, F3.
Le voci F2 e F3 vengono sommate in un’unica conteggio F23. Già parlare di fasce orarie per un servizio di utilità come l’energie elettrica è un qualcosa di assurdo e confonde soltanto l’utente finale.
Ma diamo per buone le fasce come sono previste. Nella quota energia ci sono i kwh consumati e pagati, quindi il consumo effettivo dell’utente corrisposto alla società in base ai prezzi stabiliti.
A questo punto la bolletta dovrebbe finire, e aggiunta l’Iva e spese varie uscirebbe il totale.
Dovrebbe, ma non è così.
Dopo la quota energia inizia il costo del servizio che la società Enel fa pagare all’utente per sostenere i costi di acquisto dell’energia, di produzione e trasporto affinché sia garantito il servizio.
L’Italia compra in prevalenza energia elettrica sviluppata attraverso le centrali nucleari degli altri paesi.
Ma andiamo avanti: dopo la quota energia che è il calcolo del consumo in base alle tariffe, nella bolletta compare “componente di dispacciamento (parte variabile)” questo significa che il consumatore inizia a pagare i costi che la società sostiene per garantire il servizio di trasporto e fornitura di energia elettrica. Idem anche per “componente di peraguazione”, anche in questo caso sono i costi da dare all’Enel per garantirci il servizio.
Ma non è finita, perché in fondo alla bolletta c’è la scritta “quota variabile”. Cosa succede in questo caso, l’Enel vi ricalcola di nuovo tutti i kwh indicati e già pagati nella quota energia, e ve li fa pagare in base al consumo: più consumi più paghi.
Ma anche la “quota variabile” serve per garantire il corretto funzionamento del servizio. Questa quota variabile è quella che fa schizzare le bollette alle stelle.
Facciamo un esempio: prendiamo in esame una bolletta Enel con un consumo elevato di 1185 kwh in un bimestre. Il costo nella quota energia dei consumi reali è di 93 euro, però il saldo finale della bolletta da corrispondere all’Enel e di 346 euro.
In effetti, il consumo reale già pagato dall’utente è di 93 euro, però sommando tutti gli altri costi: componente di dispacciamento, componente di perequazione, quota fissa, quota potenza, quota variabile, accisa sull’energia elettrica, Iva, si arriva a 346 euro.
Morale della favola, il cittadino utente dovrebbe al massimo spendere tra nessi e connessi 130 euro, si ritrova a pagare un servizio di fornitura elettrica che prevede tante di quelle voci che portano la bolletta a raggiungere i 346 euro effettivi da pagare per permettere al gestore di coprire tutti i costi di acquisto, produzione e trasporto di energia e garantire il servizio.
Non sarebbe opportuno togliere le fasce orarie stabilendo un prezzo totale del kwh in modo tale che l’utente sa per certo quello che deve pagare?
Poi c’è anche un altro particolare: l’utente fa il contratto di energia quindi significa che per accendere la luce gli deve arrivare l’energia elettrica in casa, lui consuma e paga in base al kwh consumato, quindi perché l’utente deve pagare quelle tante voci per garantirsi il servizio?
È come andare dal panettiere per comprare il pane e quello ti dice “mi devi 2 euro per il pane, e venti euro per averti garantito che stamattina ho fatto il pane, totale 22 euro”.
La componente Energia, che copre i costi sostenuti per l’acquisto dell’energia elettrica incidono per circa il 50%, più il costo di altre voci fanno lievitare la bolletta rispetto al consumo dei kwh pagati in base ai prezzi stabiliti.
Allora la domanda è scontata: perché un consumo di 93 euro deve arrivare a 346 euro per via di una somma di costi di fornitura? La risposta è semplice: l’energia elettrica in Italia è elevatissima perché noi non siamo in grado di produrre energia, quindi dobbiamo acquistarla da chi la produce attraverso il nucleare per poi rivenderla a noi incapaci italiani.
Anche promozioni e concorrenza, se si fanno i conti al millesimo, si nota che alla fina il risparmio non esiste o al massimo è minimo, poiché i costi di gestione ci sono sempre.
I cittadini utenti sono indifesi, perché se non pagano la bolletta di 346 euro gli staccano la fornitura, quindi deve pagare e basta. Purtroppo è tutto lecito, a prenderla in saccoccia sono i cittadini che, ancora una volta, non possono fare nulla.
Allora le associazioni dei consumatori facciano sul serio le associazioni a difesa del cittadino e si adoperino per far cambiare il sistema di conteggio della bolletta elettrica abolendo quella montagna di costi che servono a garantire il servizio.
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Fonte: quotidianoitalia.it
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