Evgenij Primakov ha elaborato il concetto di triangolo strategico Russia, India, Cina in contrappeso all’alleanza occidentale
Il
24 marzo 1999, Evgenij Maksimovich Primakov volava verso gli Stati
Uniti per una visita ufficiale. A metà strada, sull’Oceano Atlantico, il
primo ministro russo apprese che le forze combinate della NATO avevano
cominciato a bombardare la Serbia, suo stretto alleato. Primakov ordinò
immediatamente il rientro a Mosca con una manovra chiamata “Loop di
Primakov”. La decisione di Primakov era in sintonia con ciò che voleva
raggiungere.
Nel 1996, da Ministro degli Esteri aveva presentato
all’élite del Cremlino un piano per sviluppare il triplice perno
strategico tra Russia, India e Cina. La dottrina della multipolarità
sarebbe stata l’alternativa all’unipolarità imposta dagli Stati Uniti
nel post-guerra fredda. Allora il Cremlino era tarlato da moscoviti
filo-occidentali, marci fino al midollo e al soldo dei think tank
statunitensi (agenzie di spionaggio). Non era tempo e luogo per
presentare un’idea così radicale come unire tre Paesi diversi in un
abbraccio strategico.
Ma come la maggior parte delle grandi idee, quella
di Primakov era semplice. In primo luogo, la Russia doveva por termine a
una politica estera servile verso gli Stati Uniti. Quindi sottolineò la
necessità di rinnovare i legami con l’India e promuovere la nuova
amicizia con la Cina. Primakov sosteneva che la trojka Russia-India-Cina
(RIC) nel mondo multipolare permetteva una certa protezione alle
nazioni libere e non alleate all’occidente. Disse che la crisi economica
in Russia presentava una rara convergenza di condizioni nei RIC. Leonid
Fituni, direttore del Centro di studi strategici e globali di Mosca
spiega:
“La Cina è praticamente l’unico Stato nel mondo contemporaneo che gode di oltre 3000 anni di statualità ininterrotta. Ha proprie ricche tradizioni di governo statale, che non sono identiche a quelle esistenti nell’occidente di oggi, ma mai inferiori. Attraverso millenni, la Cina ha accumulato esperienza impareggiabile nell’organizzazione e sviluppo sociale e politico“.
Fituni aggiunse:
“l’India, anche se diversa per molti aspetti, gode di simile ricchezza storica, spesso incomprensibile agli occidentali. Gli ultimi due secoli sono stati un periodo di degrado e umiliazione per queste due grandi nazioni. Agli occhi di cinesi e indiani ciò era indissolubilmente legato all’avanzata europea/occidentale: colonialismo e dominio imperiale, compresa l’imposizione della servitù normativa ed economica che ancora intrappola la semi-periferia, anche dopo il colonialismo“.
La Russia si trovava in una condizione simile. Era un momento in cui le ex-economie pianificate venivano
“spietatamente saccheggiate dalle democrazie vittoriose con il pretesto delle riforme economiche e della liberalizzazione. Pensatori sociali e storici russi hanno notato le somiglianze con il periodo di distruzione e saccheggio di Cina e India nel 19° e inizio 20° secolo“,
scrive il prof. Li Xing su ‘I BRICS e il futuro‘.
Primakov, ex-giornalista, orientalista e agente dell’intelligence,
previde il degrado inevitabile dell’economia russa, la riduzione allo
status di “terzo mondo” e il continuo drenaggio delle risorse (naturali,
finanziarie, tecnologiche ed umane) da parte del vittorioso occidente
nel tentativo di rinviare la sua crisi imminente, indebolito da decenni
di guerra fredda. (Un parallelo inquietante con il drenaggio di risorse,
denaro e talenti high tech dall’India all’occidente).
Avvio lento
Nel 1998 Primakov visitò l’India e propose la creazione del triangolo strategico RIC. La nuova leadership russa di Vladimir Putin mutò la deriva dell’era Boris Eltsin nei rapporti Russia-India, firmò un importante trattato di partenariato strategico e creò l’istituzione dei vertici annuali. Quattordici anni dopo che la Russia aveva abbandonato l’alleato, gli indiani sentirono voci amiche da Mosca. “L’India è il numero uno“, ha detto Putin riferendosi al primato dell’India nel subcontinente. A dire il vero, la trojka ha impiegato molto tempo per raggiungere un accordo di base.
Nel 1998 Primakov visitò l’India e propose la creazione del triangolo strategico RIC. La nuova leadership russa di Vladimir Putin mutò la deriva dell’era Boris Eltsin nei rapporti Russia-India, firmò un importante trattato di partenariato strategico e creò l’istituzione dei vertici annuali. Quattordici anni dopo che la Russia aveva abbandonato l’alleato, gli indiani sentirono voci amiche da Mosca. “L’India è il numero uno“, ha detto Putin riferendosi al primato dell’India nel subcontinente. A dire il vero, la trojka ha impiegato molto tempo per raggiungere un accordo di base.
Una ragione fondamentale di ciò è la controversia di
confine tra India e Cina che ha creato la versione asiatica della corsa
agli armamenti tra i due colossi. In secondo luogo, in qualsiasi
collaborazione trilaterale, il membro più debole, in questo caso
l’India, acquista prestigio e potere sproporzionati alla forza
effettiva. Pechino, che ha tradizionalmente ha visto l’India debole,
divisa, pedissequamente filo-occidentale e soprattutto potenziale rivale
strategico, chiaramente non voleva aiutare l’India a raggiungere tale
status. Inizialmente, i leader dei RIC s’incontravano solo a margine dei
vertici mondiali.
“Una volta che il formato fu avviato nel 2003, ampliandolo includendo il Brasile non ha presentato problemi insormontabili“,
scrivono Nikolas K. Gvosdev e Christopher Marsh su ‘Politica estera
russa. Interessi, Vettori e Settori’. (Il termine di Jim O’Neill,
economista della Goldman Sachs, rapidamente adottato dagli analisti
finanziari e dei mercati emergenti del mondo, si diffuse opportunamente
in quel momento esatto. O’Neill o meno, i BRICS sono una realtà anche
senza tale goffo nome). Non fu che nel 2012, in coincidenza con l’India
che testava con successo un missile balistico a lungo raggio in grado di
raggiungere le coste orientali della Cina, che i colloqui RIC
decollarono. Infine, la riunione a Pechino del febbraio 2015 impartì un
nuovo impulso, con la Cina che avallava la mossa della Russia
d’includere l’India nella Shanghai Cooperation Organization (SCO).
Grande impronta
Ampliando gli scopi, Primakov andò oltre i RIC.
Ampliando gli scopi, Primakov andò oltre i RIC.
“La dottrina Primakov era volta principalmente a diluire forza e influenza degli Stati Uniti, aumentando l’influenza della Russia e la sua posizione in Medio Oriente e Eurasia“,
scrive l’analista politico statunitense Ariel Cohen della Heritage Foundation in un rapporto intitolato
‘La Dottrina Primakov: Gioco a somma zero della Russia con gli Stati Uniti‘. “Primakov si è dimostrato un maestro nel sfruttare i sentimenti antiamericani della dirigenza sciita iraniana, dei nazionalisti arabi, e anche dell’élite politica estera francese. Visitando Giappone e America Latina, Primakov ha promesso il sostegno della Russia nei loro sforzi per assicurarsi seggi permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite“.
Ma Primakov non lasciava i falchi statunitensi agire incontrastati. In un discorso del 2006 tuonò:
“Il crollo delle politiche statunitensi in Iraq ha dato un colpo fatale alla dottrina statunitense dell’unilateralismo”. “Inglobando sempre più Paesi nell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord avvicinandosi ai nostri confini, ciò non può non preoccuparci”, aggiunse Primakov. “L’espansione della NATO è sempre accompagnata da retorica anti-russa e da politiche aggressive perseguite dagli Stati Uniti nelle repubbliche ex-sovietiche. Mosca non può non considerare tutto ciò come attività istigate dal dispiacere di certi ambienti occidentali per il fatto che ripristinando il suo enorme potenziale futuro, la Russia riconquista lo status di superpotenza“.
Una nuova era nella diplomazia russa
Il grande contributo di Primakov è aver chiuso l’età dell’innocenza russa. Approfittando di una Mosca conciliante e troppo fiduciosa, gli statunitensi la ingannarono in diversi teatri, come Iraq, Libia, espansione della NATO e trattato ABM.
Il grande contributo di Primakov è aver chiuso l’età dell’innocenza russa. Approfittando di una Mosca conciliante e troppo fiduciosa, gli statunitensi la ingannarono in diversi teatri, come Iraq, Libia, espansione della NATO e trattato ABM.
“Siamo troppo onesti in questa materia e tale ingenuità in campo politico non porta buoni risultati”, disse in un’intervista. “Mi auguro cambiamenti nella nostra politica“.
Con una frecciatina allo Scontro delle civiltà di Samuel Huntington
disse che la Russia non avrebbe accettato la divisione del mondo in base
a principi di civiltà e religiosi, ma avrebbe invece perseguito proprie
politiche,
“il raffreddamento delle teste calde che non riescono a imparare dalle loro lezioni in Iraq, è inutile, essendo pronte a ripetere le perniciose tecniche di lotta ai regimi indesiderati“.
In realtà, il suo credo era:
“Coloro che fanno del bene saranno premiati. Sulle rive del fiume vedrete passare il cadavere dei vostri nemici“.
L’eredità di Primakov è riassunta al meglio dall’attuale ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov:
“Nel momento in cui ne assunsi la direzione, il Ministero degli Esteri russo segnò una svolta drammatica nella politica Estera della Russia. La Russia ha lasciato la via che i nostri partner occidentali avevano cercato di farle seguire dal crollo dell’Unione Sovietica, e ora segue la sua strada“.
Indicando il successo dei BRICS, emersi dai RIC,
Lavrov ha detto che la linea dei Paesi desiderosi di unirsi al gruppo
dei cinque “Continuerà”. Tra decenni, o forse tra qualche anno, si
parlerà di “declino e caduta dell’occidente”, riconoscendo l’uomo giunto
dalla Guerra Fredda per cambiare la mappa del Nuovo Ordine Mondiale.
Rakesh Krishnan Simha RIR 27 giugno 2015
Un saluto rosso all’uomo del rinascimento della Russia
MK Bhadrakumar Indian Punchline 28 giugno 2015
L’origine
del termine “uomo del Rinascimento” rimane oscura. Molti significati si
accumulano nella mente. In generale, si parla di una persona a tutto
tondo straordinariamente versatile, profonda conoscitrice ed esperta in
molti campi. Leonardo da Vinci? Sì. Michelangelo? Hm, non del tutto.
Pablo Picasso, Winston Churchill? Non sono sicuro. Rabindranath Tagore?
Certo che si. Nella misura in cui il suo genio era presente in molti
campi, lo statista russo Evgenij Primakov era certamente un uomo del
Rinascimento. Primakov si dilettava brillantemente in molti campi,
giornalismo, accademia, spionaggio, diplomazia, governo, politica,
scritti, commercio e industria. C’è anche una vodka che porta il suo
nome, una vodka dolce e leggera che va bene con ghiaccio. I necrologi
arrivano da tutto il mondo e sono eloquenti. Così per Henry Kissinger
Primakov era
“un vero patriota che ha difeso gli interessi del proprio Paese con coraggio, vigore e saggezza“, un uomo dai “saggi consigli e buon umore” con cui HK ha “goduto in innumerevoli conversazioni… sulla vita in generale”.
Per l’allora presidente degli Stati Uniti Bill Clinton e la sua “mano
russa” Strobe Talbott, la nomina di Primakov a Ministro degli Esteri nel
gennaio 1996 fu un campanello d’allarme, alludendo al disincanto di
Boris Eltsin sull’alleanza della Russia post-sovietica con il mondo
occidentale. Per molti in occidente Primakov era l’archetipo della
“guerra fredda”. Ma Primakov non rientrava in alcuna casacca. Era un
realista freddo ed è utile ricordare che fu lui che negoziò l’Atto
istitutivo, importante accordo della Russia con la NATO (1997) che aprì
la porta all’espansione dell’alleanza nei Paesi dell’ex-Patto di
Varsavia, e che oggi è la dolente nota politica in Eurasia e nel
rapporto russo-statunitense. Questo perché Primakov capiva perfettamente
che la politica è l’arte del possibile. (L’origine ebraica lo
spiegherebbe?) Naturalmente c’è il famoso episodio in cui ordinò al suo
aereo in volo verso gli Stati Uniti, sull’Atlantico, di rientrare a
Mosca dopo aver saputo dei bombardamenti NATO sulla Serbia nel 1999, che
molti vedono come momento decisivo nella politica Estera della Russia.
Primakov evocò forti sentimenti tra gli intellettuali russi.
I suoi
accoliti lo vedevano come il difensore ultimo della Fede, mentre i suoi
detrattori come trapezista consumato nel mondo malvagio della politica
del Cremlino. In effetti, la sua carriera è impressionante e facilmente
passò dal Cremlino dell’era sovietica a quello di Eltsin. Ricordo di
aver letto di una conversazione alimentata da bicchieri di vodka tra
Aleksandr Jakovlev, il venerdì di Mikhail Gorbaciov, e Eltsin al
Cremlino (mentre Gorbaciov si riposava nell’anticamera, esausto e
deluso) nel fatidico ultimo giorno dell’Unione Sovietica (25 dicembre
1991), quando il potere passava inesorabilmente a Eltsin, impaziente di
creare la squadra per far uscire la Russia dalla macerie del grande
crollo. Jakovlev avvertì Eltsin di diffidare del KGB per paura che
controllasse l’informazione a lui diretta, sottolineando come l’agenzia
di spionaggio spaventò Gorbaciov costringendolo ad adottare la linea
dura contro i democratici (che alla fine portò al fallito colpo di Stato
e al crollo sovietico). Eltsin annuì e disse che intendeva creare
cinque o sei canali indipendenti d’informazione. Ma alla fine scelse
Primakov, il decano del KGB, come direttore del neo-costituito servizio
d’intelligence SVR, posizione che Primakov mantenne dal 1991 al 1996
(quando fu promosso ministro degli Esteri).
Senza dubbio, Primakov ebbe un ruolo fondamentale nell’orientare della
politica estera russa nel decennio cruciale degli anni ’90, anzi nella
transizione della Russia verso l’era di Vladimir Putin. Senza dubbio, le
idee cardine della politica estera russa di oggi, come multilateralismo
e opposizione all’unilateralismo degli Stati Uniti, “Look East“,
ritorno della Russia in Medio Oriente, ecc., vanno attribuite
all’intelletto di Primakov. Certo, Eltsin licenziò Primakov da primo
ministro nel maggio 1999 (dopo poco più di 8 mesi), quando si sentiva
minacciato dalla popolarità di quest’ultimo e dalla sua vicinanza al
Partito Comunista (che non si curò mai di nascondere). In effetti
Primakov a un certo punto espresse l’idea di concorrere per la
presidenza succedendo a Eltsin. Primakov è meglio noto dai saggi indiani
per aver promosso il “triangolo strategico” Russia, India e Cina per
controbilanciare gli Stati Uniti. L’India la ritenne una strana idea,
avendo iniziato già allora (1999) a ritenersi “alleata naturale” degli
Stati Uniti.
Ma i semi che Primakov sparse divennero l’albero imponente
di oggi sulla scena mondiale, sotto forma d’intesa sino-russa. Il
“triangolo strategico” di Primakov prenderà mai forma? Il punto è che le
tre potenze regionali Russia, India e Cina seguono una via decisamente
nazionalista e vi potrebbero essere ricadute inevitabili sulle loro
politiche estere (non ancora visibili oggi), incontrando il predominio
occidentale sul sistema internazionale. È interessante notare che
l’adesione formale a pieno titolo dell’India al Shanghai Cooperation Organization
(SCO), ampiamente attesa al prossimo vertice di Ufa (9-10 luglio),
porta le tre potenze regionali sotto un unico tutto, per la prima volta
affrontando le questioni di sicurezza regionale. Primakov sarebbe stato
contento di vedere cosa succederà.
Tuttavia, sembra che Primakov fosse
molto avanti, come visionario e pensatore. India e Cina lottano per
avere reciproca fiducia, considerando che Russia e Cina sono guidate
dagli imperativi dell’equilibrio strategico globale raggiunto
recentemente, nel momento migliore di tutta la loro tumultuosa storia di
confinanti. D’altra parte, il carattere scientifico dell’intelletto di
Primakov non fu mai per un attimo messo in dubbio. Oggettivamente
parlando, è sempre più evidente che le tre potenze emergenti condividono
preoccupazioni ed interessi, che non scompariranno. La banca BRICS e la
banca d’investimento per le infrastrutture asiatiche della Cina (dove
l’India è il secondo maggiore azionista) lo testimoniano.
Primakov era un grande amico dell’India. Da giovane terzo segretario dell’ambasciatore a Mosca, ebbi il grande privilegio di assistere alle conversazioni brillanti di Primakov, una volta accese da qualche bicchiere di cognac. Primakov era invitato sempre ai ricevimenti dell’ambasciata dall’ambasciatore IK Gujral, immensamente stimato quale voce autorevole della politica estera sovietica. Primakov indossava le vesti dell’accademico in quel periodo (a metà degli anni ’70) nell’influente organo del Ministero degli Esteri IMEMO (Istituto di Economia Mondiale e Relazioni Internazionali), dove continuò a dirigere l’Istituto di Studi Orientali. Avrebbe potuto ascoltarti con grande facilità regalando concise osservazioni su politica, uomini e topi con l’unico senso dell’umorismo russo, a volte sardonico ma sempre penetrante scatenando flussi di pensiero molto dopo. Primakov era un narratore per eccellenza.
Il Presidente Putin ha ordinato che Primakov
riposi per l’eternità nei templi del cimitero di Novodevichij in
compagnia di Anton Cechov, Gogol, Majakovskij, Aleksej Tolstoj,
Prokofiev, Ejsenstejn, Rostropovich, Iljushin, Shostakovich, Lazar
Kaganovich, Maksim Litvinov, Nikolaj Bulganin, Anastas Mikojan, Molotov,
Nikita Krusciov, Sergej Gorshkov, Andrej Gromyko e altri 170 che hanno
lasciato un segno indelebile nella vita nazionale, cultura, politica e
storia sovietica e russa tra cui, ovviamente, Boris Eltsin medesimo.
Come valutare i passi di Primakov dal punto di vista della Russia di
Putin? Si legga l’analisi spassionata di un cronista di Bloomberg qui.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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