martedì 30 giugno 2015

LA VIA DEL SERVIZIO

 
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli. - Mt 5,14–16
È innanzitutto indispensabile comprendere che noi esseri umani, al pari di ogni altra creatura, non esistiamo “a caso” e non siamo liberi di fare ciò che vogliamo. L’orgoglio illuminista – che è servito a forgiare il nostro ego – ci ha portato a credere di poter dominare la nostra vita senza dover rendere conto di nulla a nessuno. 

Spazzando via la vecchia credenza nel Dio delle religioni abbiamo però anche abbandonato l’idea che l’Esistenza stessa possa essere pervasa di Intelligenza e stia seguendo un ben determinato Piano. In questa prospettiva l’intera vita di ognuno di noi rappresenterebbe solo una delle innumerevoli tessere dell’inconcepibile mosaico che è il Piano Divino.

Il Piano non può che riguardare il ritorno di ogni essere umano all’Uno. Il nostro allontanamento dalla Fonte è sempre stato illusorio, quindi ciò che il Piano prevede è semplicemente la cessazione dell’illusione della separazione in ognuno di noi. Allora capiremo di essere sempre stati l’Uno e che solo l’Uno esiste. Il nostro beneamato ego è in realtà solo un’appendice, un’escrescenza dell’Uno, destinata a soffrire nel momento in cui perde i contatti con quella Fonte.

La nostra completa realizzazione interiore coincide unicamente con la capacità di comprendere e di adeguarci a tale Piano. Possiamo anche esprimere il nostro libero arbitrio disinteressandoci alla missione che ci è propria, ma, al di fuori del Progetto del Grande Architetto, diventiamo schegge impazzite destinate a vivere soffrendo... e condannate a morire. L’essere umano vive nel patimento fino a quando non scopre cosa è venuto a fare su questo pianeta!

Ognuno di noi ha una sua «croce» da portare. Attraversando le sofferenze insite nella materia, strutturiamo la nostra anima, la tempriamo, la scolpiamo facendone scaturire delle qualità... e in tal modo evolviamo. Questa è la «croce». Al contempo, ci è data la possibilità di identificarci sempre di più con l’anima, assaporare la gioia del Regno dei Cieli e divenire autenticamente immortali.

Oltre a occuparci della nostra personale «croce», dovremmo assumerci la responsabilità di prendere su noi stessi parte del carico del mondo, contribuendo coscientemente, insieme ai nostri simili, alla realizzazione del Piano Divino. Questo si chiama Servizio. Nel Vangelo è scritto: 
Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.” (Lc 9,23)
Rinnegare se stessi significa smettere di pensare ai mille problemi legati alla propria personalità egoica.

Prendere la propria «croce» significa cessare di lamentarsi e di chiedere aiuto per la soluzione di questi problemi. Quando preghiamo Dio affinché ci aiuti a risolvere le nostre difficoltà con il partner, i soldi, il lavoro... ci stiamo rifiutando di prendere la nostra «croce». La vogliamo mettere sulle spalle di qualcun altro. Sulle Sue spalle.

Sempre nel Vangelo è scritto: 
Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero.” (Mt 11,28–30) 
Questo è un invito a partecipare al Piano Divino. Chi è affaticato e oppresso dai suoi crucci personali sarà ristorato in seguito alla decisione di dedicarsi interamente – di «sacrificarsi» (= farsi sacro) – a uno scopo superiore, quale può essere il portare aiuto all’umanità prigioniera dell’illusione. L’«eroe» è colui che non concentra più l’attenzione sulla soluzione dei suoi problemi quotidiani. 

Le difficoltà concernenti il denaro, il lavoro, la famiglia, i desideri personali... passano in secondo piano. Egli si dedica a un obbiettivo più elevato, uno scopo in grado di rapire la sua coscienza in Cielo ed evitare che resti abbagliato – e frenato – dagli affanni materiali. Il messaggio è: non lamentiamoci per i problemi relativi alla personalità, non mettiamoli al centro della nostra vita, non sprechiamo energie nel pensare ad essi. 

Dedichiamoci invece con tutta l’anima a servire il Piano Divino, cioè, in altre parole, troviamoci un obbiettivo conforme al risveglio planetario e seguiamolo. Non dobbiamo scoprire già oggi che cosa siamo venuti a fare, perché per alcuni di noi è ancora troppo difficile trovare la propria strada nel caos quotidiano; ciò che invece è indispensabile facciamo, se vogliamo metterci al Servizio, è entrare in uno stato d’animo di dedizione verso l’umanità, mettendo in secondo piano le nostre paure legate alla sopravvivenza del corpo. E questo, sì, possiamo farlo già a partire da oggi.

È sufficiente che prendiamo la ferma decisione di consacrarci al benessere degli altri perché il Fuoco inizi a discendere su di noi e a trasformarci. Grazie al Servizio si vive nella gioia, perché se il sacrificio è fatto con il Cuore non produce pesantezza, ma beatitudine.

La consacrazione al Servizio permette a tutte le nostre potenzialità di emergere. Quando i nostri talenti vengono “offerti”, o «sacrificati» (= fatti sacri), essi subiscono una clamorosa fioritura. Uno scrittore che scrive per il bene dell’umanità, anziché per il suo, diventa uno scrittore sempre più raffinato. Un cantante che canta per il bene del pubblico, anziché per il suo, diventa un cantante sempre più armonioso. Quando viviamo per il Servizio ogni giorno possono giungerci intuizioni nuove.

Se prendiamo oggi la risoluta decisione di dedicarci agli altri – perché sentiamo che fra noi e loro non c’è più distanza – con il tempo possiamo comprendere il reale motivo per cui siamo venuti sulla Terra, quale parte del Piano ci spetta... e allora diveniamo INARRESTABILI.

Siamo le spade nella roccia che aspettano di venir estratte da Dio.

Ma esiste un significato ancora più elevato e profondo per il termine Servizio.

Il sacrificio supremo è il sacrificio dell’ego, cioè il sacrificio di tutto ciò che crediamo di essere. Sto parlando del crollo dell’illusione di essere “qualcuno” di separato dall’Esistenza. Questo arrendersi completo della personalità fa sì che noi diveniamo canali perfetti dell’Uno. A quel punto non c’è più una mente che decide, spera, progetta, soffre... ma solo l’Uno che usa una mente per i suoi scopi. 

Questo è il Servizio più sublime, il Servizio dove il servitore è morto. Dobbiamo morire anche al desiderio di servire. Allora ogni nostra parola, ogni nostro respiro, sarà Servizio, perché sarà l’Uno stesso a compiere ogni azione attraverso un corpo di carne, non esistendo più un ego che insiste nel prendersi la paternità di tutte le azioni.

Per concludere, non posso evitare di ricordare che già adesso, in questo preciso istante, per quanto ciò possa apparire piuttosto strano, è sempre solo l’Uno che agisce attraverso di noi, poiché l’ego non è qualcosa che prima esiste e poi viene distrutto dai praticanti spirituali... l’ego non c’è mai stato, e non c’è nemmeno in questo momento. Pertanto già adesso, pur senza saperlo, noi siamo a pieno titolo nel Servizio... è solo che non ne abbiamo ancora assunto consapevolezza nella quotidianità.


Salvatore Brizzi
(occupazione: domatore di fiumi) 

 

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