Se pensate che la battaglia
dell’Ucraina con Franklin Templeton per la ristrutturazione del debito
durata cinque mesi sia stata tosta, aspettate di vedere cosa succederà
quando il Paese inizierà i negoziati con il suo secondo maggior
creditore, la Russia.
C’è un debito da 3 miliardi in Eurobond che l’ex
Presidente Viktor Yanukovych ha venduto alla Russia poco prima della sua
defenestrazione del Febbraio 2014 e della conseguente annessione della
Crimea da parte di Vladimir Putin il mese successivo.
Scadenza dei crediti russi verso l’Ucraina.
In una intervista rilasciata Giovedì,
poche ore prima dell’annuncio che i maggiori creditori avevano
consentito ad una ristrutturazione del 20% del debito del Paese, il
Ministro delle Finanze, Natalie Jaresko ha detto che pagare questi
titoli di Stato per intero è una “opzione non percorribile” e che
l’Ucraina vuole che la Russia accetti le stesse condizioni degli altri
creditori.
Il suo corrispettivo a Mosca, Anton
Siluanov, ha declinato prontamente l’offerta, dicendo che la Russia non
parteciperà alla ristrutturazione, e chiederà il pagamento dell’intera
somma. A detta del Ministro il Paese si ritiene un creditore ufficiale,
non commerciale, e (ha aggiunto) progetta di investire questi tre
miliardi di dollari in infrastrutture.
Questa vicenda sembra puntare dritta
dritta verso il sindacato del Fondo Monetario Internazionale, che deve
ancora decidere come classificare i titoli, e dal quale l’Ucraina ha
ottenuto un prestito di soccorso da 40 miliardi di dollari. La
situazione è ulteriormente complicata dalle tensioni diplomatiche con la
Russia, che l’Ucraina accusa di sostenere l’insurrezione che cova nelle
sue regioni più orientali.
Ecco tre scenari che si presentano
all’Ucraina in relazione alla vicenda dei titoli, corredati dalla
illustrazione delle ragioni per cui potrebbero verificarsi o meno.
Primo scenario: pagare.
L’Ucraina potrebbe non avere scelta ed essere costretta a pagare i
titoli fino all’ultimo centesimo, pena il rischio di vedersi revocare il
piano di salvataggio del Fondo Monetario Internazionale nel caso
quest’ultimo decida che si tratta di debiti ufficiali. La politica del
Fondo Monetario Internazionale esclude la concessione di prestiti a
Paesi insolventi su obbligazioni di questo tipo, mentre in caso di
mancati pagamenti a privati il piano di salvataggio può essere
mantenuto
.
Una fonte competente ha detto a Blomberg
a giugno che il parere preliminare della commissione che si occupa dei
prestiti in situazioni di crisi è che i titoli dovrebbero essere
considerati debito ufficiale. La decisione finale verrà presa dal
comitato esecutivo del FMI che, secondo Nokokay Gueorguev, il Capo
Missione in Ucraina del FMI, discuterà il problema solo nel caso
l’Ucraina resti in arretrato con la Russia.
La maggiore remora all’adozione di
questa soluzione potrebbe essere che girare una somma di tali
proporzioni alla Russia sarebbe “politicamente inaccettabile” per il
Presidente Ucraino Petro Poroshenko, secondo Christopher Granville,
direttore esecutivo del gruppo di ricerca Trusted Sources di Londra. Il
capo dello Stato sta già lottando per ottenere un pubblico sostegno.
Pagare i titoli, inoltre, esaurirebbe le già scarse riserve in valuta e
metterebbe a rischio di obiettivi di risparmio fissati dal FMI, che ha
chiesto all’Ucraina di realizzare 15,3 miliardi di dollari di tagli nel
settore pubblico nei prossimi quattro anni.
Secondo scenario: ristrutturare.
L’Ucraina potrebbe perseguire l’obiettivo di ristrutturare il debito
senza perdere il piano di salvataggio se l’FMI decidesse che i titoli
sono debito del settore privato. Anche nel caso, poi, il FMI dovesse
decidere che si tratta di debito ufficiale, secondo Douglas Rediker, ex
membro del comitato esecutivo, il fondo potrebbe cambiare la sua
politica sui prestiti a chi accumula arretrati. La questione è già stata
sollevata nel 2013. Esiste un documento secondo il quale il FMI stava
considerando di allentare le politiche che consentono prestiti ai
governi, includendo quelli in arretrato anche con i creditori ufficiali,
non solo con i privati.
L’aspetto problematico di questo
scenario è che è difficile che la Russia accetti, avendo ripetutamente
ribadito dall’inizio dell’anno che i titoli non sono debito privato. Il
Ministero delle Finanze di Mosca ha dichiarato in marzo che, sebbene i
biglietti hanno materialmente la forma di un Eurobond negoziabile, non
sono stati rilasciati alle stesse condizioni di mercato. Il titolo,
offerto all’Ucraina come parte di un prestito da 15 miliardi dopo che si
era ritirata dal trattato commerciale con l’Unione Europea, è stato
venduto con una cedola del 5%, a fronte di una rendita sul debito del
2017 che al tempo era fissata al 12%. Il presidente ucraino Petro
Poroshenko ha descritto il titolo come “una bustarella”.
Terzo scenario: fallimento.
L’Ucraina potrebbe preferire il fallimento, a patto di essere sicuro
che il FMI continuerà ad erogare prestiti. Se l’Ucraina mancherà il
pagamento, avrà un periodo di tolleranza di 10 giorni, il che significa
che andrà in fallimento il 30 dicembre. La Russia ha anche l’opzione di
richiedere il rientro anticipato visto che l’Ucraina ha violato i
termini del prestito superando il rapporto debito prodotto interno lordo
del 60%.
Il possibile effetto domino di una mossa
simile include una azione legale da parte russa, mossa che il Ministro
delle Finanze Anton Siluanov ha già minacciato in giugno, in occasione
del saldo di una rata di interessi. Tutto questo avrebbe prodotto una
resa dei conti davanti ad una corte inglese, visto che i titoli sono
soggetti alla legge inglese.
Il rifiuto di pagare potrebbe esacerbare
ulteriormente le relazioni ucraine con la Russia in un periodo in cui
si sta cercando di mantenere un fragile cessate il fuoco nell’est e
rinegoziare i prezzi delle forniture di gas.
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Articolo di Natasha Doff apparso su Novorussia Today il 30 agosto 2015
Traduzione in italiano a cura di Marco Bordoni per SakerItalia.it
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