Vi sono storie di marchingegni che hanno
il sapore del meraviglioso, ma di cui non esistono prove certe della
loro esistenza e funzionalità ricercate con piglio scientifico. In
alcuni casi quanto viene presentato al pubblico ha la parvenza di
qualcosa di realmente realizzabile, o forse già realizzato, ma tant’è;
del manufatto descritto e delle sue potenzialità, non si rilevano tracce
e così rimane il sempre dubbio, difficile da fugare, di abili montature
fini a se stesse per il beato divertimento di qualche cervello
vagamente alterato.
Eppure
nel caso in esame esiste una così vasta documentazione su quanto viene
raccontato, che la ragione vacilla e sorge il dubbio di una possibile
verità, su cui è necessario interrogarsi. Questi i fatti: Viktor
Grebennikov, classe 1927, è un personaggio conosciuto fin dagli anni
settanta del secolo scorso; ora recenti lavori sulle leggi
gravitazionali, hanno riportato alla luce la sua figura, i suoi
affascinanti studi ed il mistero in essi è racchiuso, difficile da
svelare, essendo il protagonista di questa storia morto nel 2001.
Viktor Stepanovich Grebennikov, è stato
un naturalista, un entomologo professionista, un artista, in poche
parole un intellettuale con una vasta gamma di interessi e attività. E’
conosciuto come lo scopritore degli effetti determinati dalle strutture
cavernose (CSE) che è riuscito ad interpretare e ad utilizzare con
profitto, stando a quanto ha dichiarato, osservando la natura ed i suoi
segreti più intimi.
Nel
1988 dichiarò di avere rilevato la presenza di effetti
anti-gravitazionali determinati dalla struttura caratteristica del
guscio di chitina di certi insetti, una scoperta avvenuta quasi per
caso, in un modo alquanto singolare. Un giorno, in preda ad una grande
stanchezza nel corso di alcune sue osservazioni di insetti che stava
conducendo da solo nella steppa siberiana, si sdraiò a terra per
riposare e cadde addormentato. Ma il suo sonno non era tranquillo.
Avvertiva un ronzio da cui era assai disturbato. Quel rumore gli
procurava una sensazione di allarme, impedendogli di dormire.
Si alzò e fece pochi passi per
allontanarsi da quel luogo che lo inquietava. Subito il disturbo cessò.
Avvicinatosi al punto in cui si trovava in precedenza, subito ricomparve
quello strano malessere da cui era stato disturbato. Solo allora
comprese di essersi sdraiato su di un grande alveare ed il fatto di
trovarsi in quel punto esatto gli procurava la sensazione di ricevere
una notevole energia. Non ebbe pace fino a quando, dopo studi accurati,
realizzò che il tutto era causato dalla perfetta forma geometrica
dell’alveare.
E’ un concetto poco convenzionale, ma
risaputo, di cui però è necessario tenere conto, al fine della
comprensione del modo in cui ragionò Grebennikov. Le forme emettono
energia; troviamo traccia di questa idea nell’alfabeto di lingue
antiche, come il sanscrito e l’ebraico ed ancora nei pentacoli. E’ il
fondamento della radionica e delle scienze affini. In questa occasione è
sufficiente pensare alla forma della piramide, che anche se ricostruita
in modelli rispettosi delle proporzioni originali, emette una energia
di cui si è avuta più volte la riprova ed oggi l’esistenza dell’energia
emessa dalle forme piramidali è accettata da un gran numero di
ricercatori.
Grebennikov studiò non solo la forma dell’alveare, ma si chiese come potessero insetti, anche di dimensioni notevoli, dotati di pesanti corazze, vincere la forza di gravità e volare veloci, nonostante le ali relativamente piccole.
Estese allora il suo studio alla
struttura della corazza degli insetti e vide al microscopio che queste
sono costruite in modo tale da realizzare una mirabile forma cava, una
struttura Cavernosa (CSE) la definì, caratterizzata da un aspetto
estremamente ordinato in cui, secondo lo studioso, si accumula una forza
di grande potenza che determina una spinta antigravitazionale.
Forte di questa conclusione volle
riprodurre la struttura, progettando alcuni prototipi che, solo in base
alla loro forma, generavano una potente forza tale da riuscire a
sollevarsi dal terreno, vincendo in maniera autonoma la forza di
gravità. La sua preparazione, e le conclusioni a cui era giunto, gli
permisero di costruire una piccola piattaforma con cui afferma di essere
riuscito a sollevarsi da terra e a compiere alcuni voli alla
incredibile velocità massima di 25 km / min. Dal 1991-1992 affermò di
aver utilizzato questo dispositivo per il trasporto veloce.
Ma il più impressionante fenomeno
concomitante a questi effetti da lui scoperti, è stato quello notare la
possibilità di ottenere una invisibilità completa o parziale, o anche di
avvertire una percezione distorta degli oggetti materiali, nel momento
in cui si entra nella zona in cui è avvertibile l’effetto
antigravitazionale.
Questo è quanto si evince dalla lettura
del materiale oggi a disposizione in Internet e le conclusioni che si
possono trarre è che potrebbe anche non trattarsi solo di una semplice
farneticazione di una mente fantasiosa, ma forse quanto descritto,
poggia su basi che, almeno su di un piano teorico, potrebbero avere i
loro riscontri. Innalzamenti spontanei di persone sono descritti anche
in epoca moderna, come la levitazione degli Yogi che praticano la
meditazione trascendentale secondo Maharishi. Talvolta si sono
verificate levitazioni documentate dei medium nel corso di sedute
spiritiche.
Il discorso potrebbe essere ampliato, ma
già in base a queste semplici considerazioni sarebbe opportuno che,
quanto descritto dal professor Viktor Grebennikov, non venisse
etichettato banalmente come “fantascienza” o pura fantasia. Gli
accademici hanno le proprie convinzioni, che poggiano su basi reali ben
documentate e riproducibili a piacere, ma simili intuizione non devono
essere accantonate o nascoste al pubblico senza essere approfondite e
verificate prima che possano, nel caso si riuscisse a realizzarle,
cadere preda di organismi capaci di sfruttarle a fini militari facendo
si che, da una idea in grado di alleviare il peso della vita degli
uomini, possa derivare un ulteriore fattore di destabilizzazione della
società tale da accelerare la fine di questo già fin troppo disgraziato
pianeta.
Rodolfo Alessandro Neri



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